E' tutto un presepio

Scavata tra i monti dell'Alta Ciociaria, la Valle di Comino risale il versante laziale del Parco Nazionale d'Abruzzo. E mostra antichi borghi ambientati come presepi tra boschi di faggio o sul ciglio di grandi doline. Veri presepi nel presepio mostra a sua volta San Donato, il centro più rappresentativo della valle...

Indice dell'itinerario

«Prova a toccare il terreno». Luca Leone, responsabile della Pro Loco di San Donato, mi introduce ai misteri della Fermentina, fonte sulfurea posta tra le campagne della Val Comino, non lontano dal paese. In una buca circondata dalla vegetazione sgorga acqua nera e ribollente; tutt’intorno rami, foglie secche e ogni oggetto appaiono coperti di un velo nerastro. Mi abbasso per toccare il terreno: è gelido, a causa dei gas che sgorgano e restano sospesi in basso; una vera trappola per i piccoli animali.
Questa sorgente, insieme alla Fonte San Fedele, che sgorga limpida nei pressi di imponenti mura megalitiche del IV secolo a.C., fa parte del Sentiero delle Fonti, un percorso ciclabile di grande interesse. Sono tante le meraviglie nascoste di San Donato e della sua valle, un luogo carico di storia ed eventi, ma oggi sempre più dimenticato nonostante l’indubbio interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico. Le montagne circostanti, ricoperte di faggete, sono comprese nel versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Il borgo antico di San Donato, disteso sui fianchi di Monte Pizzuto, a 728 metri di quota, è tra i più belli e ben conservati dell’Alta Ciociaria: conviene visitarlo con calma, a partire dall’antica torre che lo sovrasta, seguendo i vicoli ben tenuti fino all’ariosa e vivace piazzetta. Per chi si avventura qui nel periodo natalizio c’è anche un’altra attrattiva: i presepi dell’annuale concorso nazionale. Il tipico presepe di San Donato si richiama a quello napoletano del ‘700 e utilizza per l’ambientazione scorci del paese risalenti al XVIII e XIX secolo, con scalette, archi, vicoli ripidi e solitari. I personaggi sono artigiani e popolani intenti nelle loro faccende, vestiti nel modo tradizionale; gli sfondi, sempre molto curati, riproducono le belle montagne che sovrastano il paese.
Luca mi guida nelle sale del Centro di Educazione Ambientale, un interessantissimo museo dedicato alla geologia della Val Comino, in cui troneggia un grosso plastico della struttura tettonica del territorio di San Donato. Il museo, curato dal locale circolo di Legambiente, rientra in un più vasto progetto che coinvolge il vicino centro di Campoli Appennino, dove sono stati realizzati un centro visite multimediale e tre sentieri natura attrezzati. Tra questi segnaliamo il percorso che si snoda all’interno del Vallone Lacerno, il canyon più selvaggio dell’intero Parco d’Abruzzo. Ma un altro spettacolare fenomeno geologico interessa la zona: quello delle doline.
“Sull’orlo di una grandiosa e pittoresca dolina trovasi adagiato il paesello di Campoli Appennino'”: così scriveva nel 1928 Basilio Conflitti. All’interno della dolina, denominata Tumolo si riproducono i tartufi, uno dei prodotti più caratteristici del paese. Il borgo poi merita sicuramente una visita: di origine longobarda, conserva una bella torre e vicoli ricchi di portali.
Nei pressi del paese ci sono luoghi di grande fascino, come le sorgenti del Fibreno – utilizzate da alcuni mulini a pietra ancora attivi – che alimentano l’omonimo lago, dichiarato riserva naturale dalla Regione Lazio. Spostandoci verso Alvito lungo il Sentiero delle Doline si arriva alla Fossa Maiuri, quanto resta di una grotta sprofondata secoli fa. Il luogo è davvero impressionante: le pareti, appena ricoperte dalla macchia, precipitano a imbuto per decine di metri; ospitano una ricca fauna, tra cui molti rapaci notturni. Un sentiero collega la Fossa Maiuri a San Donato, consentendo di chiudere l’anello.

A piedi
Il territorio di Campoli Appennino e San Donato è attraversato da numerosi sentieri. Per orientarsi è utile la carta turistica dei sentieri edita dal Parco Nazionale d’Abruzzo e disponibile in zona. Tra i sentieri consigliati, vale la pena seguire quello per Forca d’Acero (P4) o quello per la Valle Fischia che inizia a San Donato (08) e prosegue in quota ((07). Il sentiero natura del Vallone Capo d’Acqua segue in buona parte il sentiero Q2 del PNA almeno sino all’omonimo rifugio (per le chiavi chiedere al Comune di Campoli). Diversi sentieri del parco seguono il Vallone Lacerno, sia da Campoli che da Pescosolido. Utile è la guida “A Piedi nel Lazio/1” di Stefano Ardito, edita da Iter.
I sentieri natura attrezzati di Campoli sono descritti in un bel volume a distribuzione gratuita realizzato dal Comune e da Legambiente Lazio. Un opuscolo del Comune di San Donato descrive il Sentiero delle Fonti e altri luoghi difficilmente individuabili senza una guida (per informazioni rivolgersi alla Pro Loco di San Donato o al Comune di Campoli).
Il sentiero più spettacolare, quello per il Cuccetto dell’Inferno nel canyon del Lacerno, si raggiunge da Campoli seguendo le indicazioni per Pescosolido, sino ad un bivio a destra contraddistinto da una croce di ferro. La strada prosegue dapprima asfaltata, poi sterrata fino al punto d’inizio del sentiero natura, attrezzato con pannelli e segnavia (in caso di dubbi sulla strada, rivolgersi al Comune di Campoli). Il sentiero, contrassegnato in rosso, scende a mezzacosta nell’ampio vallone e raggiunge il torrente, che segue lungamente tra fitta vegetazione, sino all’ingresso della parte stretta del canyon; il percorso va effettuato con grande prudenza ed è possibile solo con poca acqua, quindi mai in primavera. Ritorno per la stessa strada.

PleinAir 317 – dicembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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