Dove regnava Augusto - NYET

Un'illuminata dinastia di regnanti, otto secoli di storia, un susseguirsi di mete d'arte e di architettura fra le più preziose di tutta la Germania: visitiamo in libertà la parte meridionale della Sassonia, arrivando a sfiorare i confini con la Polonia e la Repubblica Ceca e seguendo a tratti il corso dell'Elba che qui, appena entrato in terra tedesca, bagna la splendida Dresda.

Indice dell'itinerario

La via del Brennero verso Innsbruck e Monaco, fra i percorsi più battuti dal turismo europeo, è anche l’accesso più rapido ai territori che furono della Germania Est: sfiorato il capoluogo bavarese, si prosegue per Regensburg sulla A93 e da qui, avvicinandosi al confine con la Repubblica Ceca, ancora verso nord sulla A72, entrando in Sassonia a Plauen. E’ questo il punto di partenza di un itinerario che ci condurrà piacevolmente a scoprire i numerosi motivi d’interesse di questo Land orientale, che ha nella città di Dresda il suo principale richiamo. Nella medioevale Plauen, centro principale del Vogtland, il commercio del cotone fu favorito nella seconda metà del ‘500 dall’insediamento di una colonia di svizzeri. Le attività tessili avrebbero conosciuto una svolta sorprendente tre secoli dopo, verso il 1880, con le prime macchine capaci di sostituire il tradizionale ricamo a mano per produrre pizzi destinati ad essere esportati ovunque: un’attività ancora fiorente che proviene anche da piccoli laboratori sparsi in tutto il distretto. Giungendo in città, il punto di sosta più consigliabile per i camper è nell’ampio parcheggio dell’Hauptplatz, riservato a pullman e v.r. Da qui pochi minuti a piedi portano sulla collinetta del centro storico, con la chiesa di Sankt Johann, l’ufficio turistico, il mercato settimanale dell’Altmarkt cui fa da sfondo il fantasioso fondale cinquecentesco del vecchio palazzo comunale. Proprio quest’ultimo ospita il museo dedicato al pizzo che, oltre a raccontarne l’evoluzione tecnica, offre una larga scelta di souvenir. Pochi chilometri a nord di Plauen, in riva al Thalsperre Pöhl, il camping con lo stesso nome gode di una ridente posizione che ben si presta a vela, surf e altri sport nautici, ma anche a lunghe passeggiate a piedi o in bici.
La prossima meta, Zwickau, si raggiunge via autostrada o seguendo la quasi parallela statale 173: da preferire senz’altro la seconda soluzione, che consente di passare per Netzschkau e vedere lo spettacolare Göltzschtalbrücke: con i suoi 574 metri di lunghezza per un’altezza di 78, è il più grande ponte ferroviario del mondo costruito in mattoni (se ne impiegarono almeno 26 milioni di pezzi). Ultimato nel 1851 e per fortuna risparmiato dagli eventi bellici, continua a svolgere egregiamente il proprio compito con i necessari adattamenti che lo hanno abilitato ai 160 chilometri all’ora dei convogli attuali: queste e altre curiosità si apprendono nell’interessante museo prossimo al parcheggio libero.
Sette chilometri prima di Zwickau, domina i campi circostanti da una piccola altura di basalto la fortezza di Schönfels, aggiornamento tardogotico di un impianto precedente, che ospita oggi un museo del territorio. A Zwickau si potranno ammirare gli storici edifici dell’Hauptmarkt, in particolare il duomo tardogotico di Santa Maria e le antichissime Priesterhäuser ovvero le “case dei preti” con annesso museo, il municipio dalla curiosa facciata neogotica, la Gevandhaus. Nella piazza anche il monumento a Robert Schumann, con eventuale visita alla casa natale del celeberrimo compositore romantico. Di Zwickau va anche detto che primeggiò nell’industria automobilistica con il tecnico August Horch che, dopo essersi fatto conoscere con il proprio nome sin dal 1904, non poté servirsene in una sua successiva azienda e decise così di cambiarne il nome in Audi, traduzione latina del proprio cognome; ma nel locale museo di storia dell’auto è ben rappresentata anche la Trabant, che qui si produceva nel periodo comunista.

Le fortune dei Wettin
Nonostante le poche decine di chilometri, per raggiungere Chemnitz (Karl-Marx-Stadt dal 1953 al 1990) converrà entrare nella A72, lasciandola a Chemnitz Süd per evitare di smarrirsi nella fitta periferia industriale che precede la città, per due secoli il maggior centro produttivo tedesco. Ma dall’inizio del millennio importanti investimenti pubblici e privati l’hanno trasformata in un’accogliente meta di cultura, che si visita con piacere anche per le luminose arterie e le moderne architetture. Punto di riferimento, dopo aver cercato parcheggio nei dintorni, è il Neumarkt: qui affacciano la Roter Turm, unica testimonianza rimasta del XII secolo, la vecchia Rathaus con le figurine in bronzo del suo carillon, il limpido disegno della trecentesca chiesa di San Giacomo. In un vistoso contrasto, frequente a Chemnitz, il marcato uso del vetro nei moderni edifici commerciali e nella stessa nuova Rathaus. Tra i musei da non mancare in zona quello dell’industria, ospitato in un’ex fonderia, o quello delle collezioni artistiche, che privilegia l’arte moderna. Partendo dal centro, la Annaberger Strasse conduce al margine meridionale di Chemnitz in direzione dell’aggraziato castello sull’acqua di Klaffenbach, voluto nel ‘500 da un ricco signore che aveva per professione il conio delle monete: oggi l’edificio, che offre la possibilità di lasciare il camper nei parcheggi lungo il ruscello all’esterno della cinta, ospita mostre temporanee di vario genere, mentre i suoi annessi offrono albergo, bar, ristorante, centri artistici e sportivi. Da qui, tornati indietro per la stessa strada in direzione del centro di Chemnitz, si seguono la Brückenstrasse o, in alternativa, il Südring fino ad immettersi nella Augustusburgstrasse: come dice il nome, siamo diretti ad Augustusburg, distante una quindicina di chilometri. Il castello, fondato da un principe Augusto Wettin, appartiene alla seconda metà del ‘500, quando la maggior parte dei manieri veniva edificata non più per protezione e difesa ma per sottolineare lustro e potenza delle grandi famiglie, come quella dei signori della Sassonia. L’Augustusburg, che svela dai suoi 500 metri ampi panorami su campi e monti dell’Erzgebirge, deve oggi il suo forte richiamo anche agli interni, che ospitano raccolte come il maggior museo tedesco della moto (170 esemplari fra cui una Daimler in legno del 1885 funzionante a petrolio), il museo della tortura, quello delle carrozze, una raccolta di diorami che splendidamente inserisce nel suo ambiente naturale la fauna di questa parte della regione. Nel parco si svolgono invece dimostrazioni di falconeria.
Con la scoperta nel Medioevo di ricchi giacimenti d’argento, la cittadina di Freiberg fu all’origine delle fortune dei Wettin e dello sviluppo economico di un ampio territorio. Nell’Obermarkt si trova la Rathaus del XV secolo con l’adiacente ufficio turistico, nell’Untermarkt l’interessante museo minerario, con una raccolta considerata fra le più vaste del mondo. Non lontano il duomo di Santa Maria, il più importante monumento storico, con il prezioso portale appartenuto alla precedente basilica romanica, la cinquecentesca cappella funeraria dei Wettin opera dell’italiano Nosseni e soprattutto due eccezionali pulpiti scolpiti, che hanno per tema il lavoro dei minatori. Spesso vi sarà anche possibile ascoltare le armonie di uno dei due organi dovuti a Gottfried Silbermann, fra i più illustri costruttori di questi strumenti nel ‘700.
Dirigendosi verso Meissen si transita necessariamente davanti al bianco castello di Nossen, nel quale venne detenuta per un mese una certa contessa delle cui vicende avremo occasione di occuparci più avanti. A Meissen si toccano l’Elba e il percorso ciclabile di 860 chilometri che dalla foce, presso Amburgo, giunge sino alla frontiera con la Repubblica Ceca, nella quale si trovano le sorgenti del fiume. Alcuni ponti dividono la parte orientale dell’abitato dal quartiere antico, sul quale si levano le eleganti sagome del castello e del duomo raggiunti da una pittoresca passeggiata e dove si producono da tre secoli le famose porcellane. Tutto ebbe inizio per il desiderio del più famoso dei Wettin, Augusto I il Forte, che dal farmacista e chimico Friederich Böttger pretendeva un sistema per fabbricare l’oro: l’impresa naturalmente fallì, ma ben miglior successo ottenne l’inventore nel fabbricare la prima porcellana europea. Il sovrano si rese subito conto dell’importanza economica della scoperta alla cui produzione, per proteggere la segretezza del procedimento, destinò nel 1710 i sicuri ambienti del castello di Meissen. Oggi la manifattura, situata nella parte sud dell’abitato, è meta turistica di assoluto interesse e il suo stesso museo appare sempre diverso, dal momento che le 3.000 opere presenti nella Schauhalle sono annualmente scelte tra le 20.000 che compongono la collezione.
Vista la destinazione che Augusto il Forte riservò al maniero di Meissen viene spontaneo immaginare che proprio questo abbia indotto lo stesso principe, a partire dal 1723, a convertire la vecchia struttura castellana della vicina Moritzburg in un bellissimo complesso barocco sull’acqua, luogo di piacere ma anche di rappresentanza. I suoi ampi e articolati volumi sono preceduti da una terrazza decorata con deliziose sculture di musicanti, putti e scene di gioco, mentre le belle sale si distinguono per arredi, magnificenza dei trofei di caccia e pitture. A fare da contrappunto con le sue più intime atmosfere, il gusto tutto cinese del tetto e le delicatezze del rococò è la Fagianeria, voluta più tardi da Augusto III: raggiungibile con una passeggiata di mezz’ora, guarda un piccolo lago nel quale si svolgevano simulazioni di battaglie marittime.

Simbolo sovrano
Con le ultime tappe abbiamo aggirato sul lato di nord-ovest la meta principale del nostro itinerario. All’origine di Dresda città d’arte c’è ancora Augusto I il Forte che divenne re di Sassonia una decina d’anni dopo il grande incendio che aveva distrutto l’abitato sulla sponda nord dell’Elba. Le vecchie case in legno andate in fumo vennero ricostruite in pietra, battezzando il nuovo centro con il nome di Neustadt; fu però in buona parte sulla sponda sud che il re fece sorgere, accanto al preesistente castello, il quartiere di monumenti, chiese, musei dove si trova l’odierna City. E’ comunque nella Neustadt che conviene cercare un punto di sosta anche notturna nelle vie che convergono sulla Albertplatz e sull’area commerciale adiacente alla Bautzner Strasse, spostandosi al mattino (anche a piedi) sulla riva opposta. Intanto, fra le cose interessanti su questa sponda va ricordato lo Japanischer Palast, voluto dal sovrano in uno stile tra barocco e neoclassico, con concessioni al gusto giapponese, e che ospita oggi i musei di preistoria e di etnologia. E’ da questo lato inoltre che si può ammirare l’articolata silhouette oltrefiume di cupole, palazzi, campanili e altri storici edifici, resa famosa dal pittore Bernardo Bellotto detto Canaletto come suo zio. Non lontano, nel punto in cui l’Hauptstrasse sta per immettersi nell’Augustusbrücke, si può ammirare il Goldener Reiter, la statua equestre dorata di Augusto I, realizzata dopo la sua morte avvenuta nel 1733.
La passeggiata per eccellenza della sponda nord è la Brühlsche Terrasse, dominante l’approdo dei vaporetti a ruota dell’Elba e a cui, giungendo dal ponte Carolabrücke, si perviene dopo aver incontrato l’Albertinum. Oltre alla collezione di sculture l’edificio ospita le 2.000 opere dei Neue Meister, pittori dell’800 e del ‘900, inclusi gli impressionisti tedeschi; da non perdere Caspar David Friedrich, illustre maestro del paesaggio romantico, e le opere dell’espressionismo tra le due guerre. Alle spalle dell’Albertinum, nella protestante Frauenkirche dall’alta cupola le nuove pietre chiare si alternano a quelle scurite dell’impianto originario, dichiarando la ricostruzione da pochi anni ultimata dopo i tragici bombardamenti dell’ultima guerra. Più avanti la Katholische Kirche, cattedrale di Dresda dalle sobrie forme barocche di ispirazione romana: la sfilata di 78 statue di santi alte 3 metri e mezzo lungo tutto il coronamento sarebbe stata escogitata a causa del divieto luterano di svolgere le processioni in uso presso i cattolici. Qui va precisato che Augusto (già non ostile alla Chiesa di Roma) poté divenire nel 1697 anche re della cattolica Polonia solo abiurando il culto protestante. Separa le due chiese un tratto di strada lungo il quale una sorprendente rappresentazione su porcellana lunga oltre 100 metri, la Fürstenzug, mostra la sfilata delle trentacinque generazioni di margravi, principi, re, protagonisti del potere dei Wettin in Sassonia durato otto secoli, dal 1089 al 1918. A pochi passi torreggia il castello residenziale reale, nel quale sono visitabili varie collezioni statali fra cui primeggiano i tesori della cosiddetta Volta Verde, fantastica raccolta di oggetti preziosi in ambra, oro, argento, perle, avorio, corallo.
Basterà ora attraversare la strada per trovare altre due gemme. La prima è la Semperoper, come viene chiamata l’Opera di Stato dovuta all’architetto Gottfried Semper; l’altra, lo Zwinger, è una vera apoteosi del barocco creata dal Pöppelmann e adorna delle sculture in arenaria uscite dal laboratorio del Permoser. Nei corpi di fabbrica sono alloggiate altre raccolte di eccezionale valore come lo splendido museo delle porcellane, di origini svariate, e la galleria degli Alte Meister dove occupa i primi posti l’arte italiana del Rinascimento, da Raffaello a Tiziano a Giorgione per citarne solo alcuni, insieme a tutta la grande pittura europea. Una curiosità davvero unica del secolo scorso si incontra proseguendo oltre lo Zwinger sino alla fine della Ostra Allee, dove si scopre una moschea con alto minareto che risale al 1909: ma la Yenidze è solo in apparenza un tempio islamico, che servì a un industriale del tabacco ad aggirare il divieto di costruire industrie al centro di Dresda. Ciò che torreggia sulla falsa moschea è infatti una ciminiera travestita da minareto.

Filosofi e mercanti
A una quindicina di chilometri dal centro di Dresda il castello di Pillnitz, con il suo parco di grande raffinatezza botanica, è un luogo delizioso che spesso era frequentato dalla corte sassone. Al parcheggio interno si può accedere con il mezzo anche per trascorrervi la notte, ma un’alternativa da non scartare consiste nel giungere dalla città con i vaporetti a ruota (la piacevole navigazione sull’Elba richiede da un’ora a un’ora e mezzo circa a seconda delle corse), anche perché il proseguimento del nostro itinerario comporta in ogni caso il ritorno verso Dresda. Fu il maestro Pöppelmann a portare a termine, su incarico di Augusto il Forte, la ristrutturazione del complesso in chiave barocca con annesse cineserie, che comportò tra l’altro la creazione di un palazzo dell’acqua preceduto da una grande scalinata semicircolare che va a bagnarsi nel fiume.
Rientrati in città, dal crocevia di Albertplatz basta prendere la statale 6 direzione Bautzen, fino alla deviazione per Stolpen. L’abitato è disposto sul declivio di un’altura vulcanica alla cui sommità, da raggiungere a piedi passando per la piazza cittadina con l’Altes Rathaus, si trova la fortezza. L’area è caratterizzata da interessanti formazioni di basalti colonnari, illustrati in una piccola esposizione, mentre della fortificazione restano varie torri; in quella di Sankt Johann, di forma circolare, fu esiliata Constantia von Cosel, ex favorita di Augusto (vedi riquadro “Il romanzo di una contessa”), mentre sulla torre poligonale si sale per godere di un’ampia veduta del sito.
Tutt’altro ambiente quello del barocco castello di Rammenau, dotato di un parco dalle belle fioriture. In questo villaggio nacque nel 1762 da una famiglia di modesti tessitori Johann Gottlieb Fichte: quando aveva appena nove anni ne indovinò le possibilità il parroco del posto, che in occasione dell’arrivo al castello di un importante personaggio vi portò il ragazzo, il cui talento non sfuggi al visitatore. Fu così che Fichte poté salire i gradini della conoscenza, diventando uno dei grandi dell’idealismo germanico.
La miglior veduta della parte antica di Bautzen e delle sue torri si ha dal viadotto sulla Spree, lungo la strada che entra in città. Un’altra torre, la Reichenturm, si caratterizza per la sua pendenza di quasi un metro e mezzo; poco lontano sorge il duomo duecentesco, che dal 1543 ha la poco usuale funzione di ospitare, su differenti altari, sia il culto cattolico che quello protestante. Alle sue spalle l’ex vescovado, oggi convento, di aspetto settecentesco. Ma una particolarità di Bautzen e del suo territorio è la presenza della poco nota minoranza etnica slava dei Sorbi o Sorabi, risalente all’Alto Medioevo e insediata anche nel Brandeburgo meridionale: in tutto 60.000 persone che, pur parlando correntemente il tedesco, hanno saputo conservare nei secoli la propria lingua (nell’uso quotidiano ma anche nell’insegnamento scolastico, in alcuni giornali o nella segnaletica stradale) e la propria identità. Un attaccamento, nonostante pressioni e divieti, ben dimostrato dal museo situato nei pressi del castello.
Da Bautzen siamo ormai a una quarantina di chilometri dalla Polonia e la nostra prossima sosta a Görlitz ci rivela una città double face, che dal 1945 il fiume Neisse divide dalla polacca Zgorzelec. Risparmiata dall’ultima guerra, Görlitz fu sede nel XVI secolo di importanti attività tessili, e molti mercanti italiani vi tenevano propri fondaci. Il centro storico mostra tuttora la gradevole varietà di stili acquisita dal ‘200 in poi: restauri recenti hanno contribuito ad abbellirla anche con la partecipazione di un misterioso benefattore, il quale dal 1995 versa ogni anno in forma anonima mezzo milione di euro proprio al fine di mantenere la bellezza della città. La lunga piazza dell’Obermarkt, con i suoi intonaci policromi, ospitava un tempo i commerci del grano e del sale; da visitare qui la chiesa della Trinità, per poi spostarsi nell’Untermarkt caratterizzato da nobili edifici, compresa l’antica Rathaus, dove il gotico si fonde con il rinascimento e il barocco. Sulla strada per Zittau il convento di Marienthal, fondato da Santa Cunegonda nel 1234, è la più antica sede cistercense femminile della Germania. Interamente distrutto da un incendio nel 1683, venne ricostruito nel barocco boemo dell’attuale complesso, attrezzato anche per il soggiorno dei visitatori. Il maggior motivo di interesse di Zittau è invece un raro oggetto quattrocentesco della tradizionale religiosità popolare: un Fastentuch o “panno del digiuno” con cui si coprivano, nei giorni di quaresima, immagini sacre e altari. Ma qui non si tratta dell’usuale copertura viola bensì di un enorme drappo, che misura circa 7 metri per 8, sul quale furono dipinti novanta episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento; conservato nella chiesa dell’Heiligen Kreuz, si può ammirare per intero pur con un’illuminazione molto tenue, che ne preserva i disegni in parte scoloriti dalla luce.
Oltre Zittau si notano lungo il percorso le case rustiche tipiche di questa zona, con lastre di ardesia a motivi geometrici che scendono a proteggere i fianchi in legno. Dopo il paese di Oppach cominciano ad accompagnarci i paesaggi della cosiddetta Svizzera Sassone, con prati e boschi intervallati da colline a cui la cima tronca imprime un curioso aspetto western. Alla stazione termale di Bad Schandau, in riva all’Elba, una sosta agli uffici del Naturpark Sächsische Schweiz servirà a procurarsi carte e altro materiale su escursioni e attività sportive: noi compiamo un breve itinerario nel fondovalle dell’Elba sino alla frontiera ceca di Schmilka, anticipata da un parcheggio asfaltato lungofiume.

Percorsi di frontiera
La prossima meta, oltre il ponte sull’Elba e il paese di Königstein, è l’omonima e imponente altura il cui nome, “pietra del re”, designa un imprendibile complesso fortificato voluto dalla dinastia sassone, che nel ‘400 ottenne lo strategico sito dal re di Boemia. Nel secolo successivo l’approvvigionamento d’acqua fu assicurato con lo scavo di un pozzo tuttora esistente, profondo 150 metri. Oggi la piana sommitale che ospita gli edifici (raggiungibile anche in ascensore) è un eccezionale belvedere a dominio del fiume, ma la vista si estende in tutte le direzioni. Tra i numerosi ambienti spiccano le enormi cantine e una bassa costruzione priva di finestre che conteneva denaro e preziosi: intorno al 1860, per trasferire dal paese alla fortezza i 2 milioni di talleri del tesoro di Stato, occorsero ben 34 carri su cui venne caricata la bellezza di 200 barili di monete.
Ripassato il fiume, nei pressi di Bastei una delle maggiori attrattive naturalistiche del parco della Svizzera Sassone è il selvaggio caos di rocce svettanti di arenaria grigia, tra le più ricercate in Germania per il free climbing. Vi si arriva procedendo verso nord-ovest e prendendo, dopo diversi chilometri, l’apposita deviazione che conduce a un ampio parcheggio; da qui, continuando a piedi o in navetta, si transita davanti al Berghotel Bastei fino ad alcuni belvedere, anche sull’Elba, e una balconata con ottima vista su una successione di rupi frequentate dagli arrampicatori.
Nella cittadina di Pirna, ormai di nuovo alle porte di Dresda, riattraversiamo un’ultima volta il fiume per poi deviare verso il giardino di Grosssedlitz, nei pressi di Heidenau. Qui gli ornamenti barocchi del famoso Pöppelmann disegnano, accanto ai sereni spazi verdi, lievi sottolineature in pietra che divengono un armonico capolavoro nella duplice scalinata detta Stille Musik.
La tranquilla valle di Müglitz ha per protagonista il castello di Weesenstein, sorto su un’altura edificata nei secoli in stili differenti procedendo verso il basso: ragion per cui l’ingresso alle antiche scuderie si trova al livello più elevato, mentre il giardino è posto a quello inferiore. Weesenstein fu pensatoio, dal 1838 e prima che divenisse re di Sassonia, del principe Johann Wettin, uomo di grande cultura che viaggiò molto in Italia e che nel castello lavorò alla traduzione in tedesco della Divina Commedia.
Siamo ormai in prossimità del confine ceco quando il nostro percorso devia in direzione di Altenberg, proseguendo poi verso ovest per strade sempre poco frequentate e gradevoli ambienti naturali in direzione di Neuhausen, dove vale una visita il divertente museo che conserva ben 4.500 esemplari di schiaccianoci provenienti da numerosi paesi. Ci troviamo del resto nel sud della Erzgebirge, che vanta una grande tradizione nell’artigianato del legno anche con originali invenzioni tecniche fin dalla metà del ‘700. Potremo capire ancora meglio la storia e gli sviluppi di quest’attività, rimasta fiorente ai nostri giorni, nell’eccezionale museo dei giocattoli della vicina Seiffen, che comprende 5.000 oggetti dal XIX secolo a oggi.
Al termine della piacevole visita inizia da qui il percorso di avvicinamento all’autostrada per Monaco. Ultima significativa tappa dell’itinerario è Annaberg-Buchholz, anche se la planimetria irregolare dell’abitato comporta qualche difficoltà a trovare adeguati spazi di sosta notturna. La nascita della cittadina fu dovuta alla scoperta, sul finire del ‘400, di un ricco filone d’argento che richiamò un gran numero di liberi cercatori. Nella situazione mise ordine il duca Giorgio di Sassonia, che fece realizzare la grande Marktplatz ancora esistente e, nei pressi, la grande chiesa dedicata a Sant’Anna, patrona dei minatori: l’edificio originario, costruito in legno, venne sostituito nei primi decenni del ‘500 da uno in muratura che il duca, viste le risorse ormai abbondanti, volle splendido come tuttora lo si può ammirare. All’interno colpiscono la luminosità dell’ambiente e la magnificenza di un gotico fiammeggiante nel quale i pilastri delle tre navate si raccordano ai petali di sottili nervature di rara eleganza, così come la Schöne Tür (Porta Bella), i rilievi a colori della tribuna e le sculture dei vari retablo. In fondo alla navata di sinistra è la pittura che rappresenta, in un ampio paesaggio minerario, gli scavatori, il loro lavoro e gli strumenti del mestiere, tra simboli legati alla religione o alle usanze dell’attività estrattiva. Compiendo infine il periplo dell’edificio si scoprirà un portale chiuso che, grazie al geniale uso della pietra tagliata, crea una suggestione non comune, come se si fosse sospesi sull’orlo dell’infinito.
Mancano ormai poche battute per imboccare la via del ritorno: passando per Zwönitz e Hartenstein, a Zwickau-Ost rientriamo nella A72 e salutiamo questa varia, piacevole e accogliente Sassonia.

testo e foto di Franco Patini

PleinAir 444 / 445 – Luglio / Agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio