Dove osano le cicogne

Due paesi, due lingue, un solo e preziosissimo parco: il Neusiedlersee, tra il Burgenland austriaco e la Pannonia ungherese, è un ricamo di acque e canneti dove il birdwatching non è uno sport ma un'abitudine.

Indice dell'itinerario

Il cuore agricolo d’Europa è in Pannonia. Frontiera mitica per i Romani, luogo in cui si sono combattute mille battaglie, terra dimenticata negli anni della tristezza e della divisione dei popoli europei – da qui, tra gli olivi e il fieno, passava il filo spinato della Cortina di Ferro – quando ad accogliere noi turisti italiani c’erano solo giovani soldati infreddoliti che si chiedevano perché fossimo arrivati sin lì. E la risposta è una: perché questa zona al confine tra l’Austria e l’Ungheria è uno dei gioielli naturali del nostro continente.
Caduto il Muro, i due paesi sono tornati a far parte della stessa famiglia sotto il segno dell’Unione e consentono di visitare uno dei parchi più belli d’Europa, quello del Neusiedlersee. Trecentoventi chilometri quadrati di acque poco profonde e lievemente salmastre con fondali di sabbia finissima, stagni, canneti, steppe e paludi, a meno di un’ora da Vienna. Fino a un secolo fa il livello del lago oscillava in funzione delle piogge o del caldo estivo, arrivando quasi a prosciugare il bacino o a raddoppiarne la portata; l’uomo è intervenuto con chiuse e dighe per regolarne il deflusso, e quello che è oggi un grande richiamo turistico è dovuto in gran parte alla modificazione dell’ambiente naturale (a dimostrazione del fatto che certe opere artificiali sono in grado di creare biodiversità e ricchezza paesaggistica). Il Neusiedlersee è inoltre un importante regolatore termico, poiché addolcisce il clima della steppa e prolunga la stagione vegetativa: se ne avvantaggiano in particolare gli uccelli migratori, che rendono l’area come una delle più importanti stazioni di svernamento e di nidificazione dell’Europa centrale. Agli occhi del turista non sfuggiranno aironi e cicogne, spatole e tarabusini, ma anche il codone, il chiurlo maggiore o il cavaliere d’Italia; per non dire di lepri, fagiani e dei caprioli che si possono scorgere tra il frumento o le viti, anche grazie alla relativa confidenza con l’uomo. E qui dimorano anche moltissime piante rare o minacciate di estinzione, come l’artemisia o l’astragalo e diverse specie di orchidee.
Per il pleinair, insomma, si tratta di una destinazione privilegiata, anche in stagioni che a prima vista potrebbero apparire azzardate se si pensa che ci troviamo in Austria. Eppure, provare per credere, questa è terra di surf e di canoa, di passeggiate e pedalate tra milioni di anatidi, aironi, limicoli che volano liberi nel cielo, nonché di dolci e ottimi vini bianchi (da non perdere il mitico Eiswein, un passito d’eccezione, frutto di uve raccolte durante la gelata notturna).
In questo ambiente, separato solo da una linea sulla carta geografica, convivono due popoli e due lingue diverse. Il confine di stato non coincide però con il limite che separa i due differenti ecosistemi: tra la steppa e il canneto, tra gli stagni e i campi coltivati è lo stesso lago di Neusiedl a costituire una frontiera.

A caccia di emozioni
I windsurf veleggiano a centinaia sulla superficie del Neusiedlersee, dove il vento soffia costante e incessante; l’economia è basata sul turismo balneare, favorito non solo dal clima mite ma anche dalla vicinanza alla capitale austriaca. Quanto ai ciclisti, anche i meno allenati trovano percorsi semplici e pianeggianti; una pista ciclabile si addentra nel cuore dei canneti (in luoghi altrimenti raggiungibili solo a piedi) transitando sul lungolago tra Austria e Ungheria per circa 100 chilometri, e se si ha bisogno di un po’ di riposo è possibile caricare la dueruote su una delle barche che attraversano il lago o sul traghetto che collega Mörbisch am See e Illmitz. Ogni cittadina o villaggio – da Neusiedl a Weiden, da Podersdorf ad Apleton – ha le proprie peculiarità, ma i tratti distintivi sono la delicatezza dell’architettura rurale e la pace che regna tra le case basse e colorate dai tetti di paglia e di canne, umili ma efficienti materiali isolanti (sono ben 180 i chilometri quadrati di canneto del Neusiedl, sfalciati in inverno anche per l’esportazione).
Un consigliabile appostamento per osservare oche selvatiche, tarabusi, garzette e spatole si trova 4 chilometri a est di Illmitz intorno al Lange Lacke, un lago che d’estate tende a prosciugarsi al contrario dello Zicksee, situato a nord-est e molto più profondo, dove ci si può anche immergere per un bagno rinfrescante. Ancora a nord di Illmitz è situato il centro visitatori del parco di Neusiedl, funzionante a energia solare.
Verso sud-est, percorrendo la statale 51 sino al passaggio di frontiera di Pamhagen, si entra in Ungheria attraversando dapprima Fertód e Balf per poi giungere a Sopron. Nell’ex zona di confine meriteranno una sosta i tipici negozietti che vendono ottima propoli, paprika e vini ungheresi, e poi bei giochi in legno. Qui troverete una terra di antica impronta, dove graziose stradine sterrate attraversano i villaggi e arrivano fin sulle sponde del lago; al sole si vedono correre veloci i citelli, roditori simpatici e attivissimi, spesso ritti in allerta sulle zampe posteriori perché uomini e falchi sono sempre in agguato. All’uscita nord del villaggio di Sarrod si trova la Kocsagvar (cascina degli aironi), centro visitatori del parco ungherese.
L’area del Seewinkel, tra Podersdorf (a sud del villaggio, sebbene mal segnalato, potrete visitare un bellissimo mulino a vento) e Illmitz, è invece la più adatta all’osservazione degli uccelli delle zone umide; mentre la steppa tra Apleton, Wallern e Pamhagen è preferibile per avvistare l’otarda che, con 95 centimetri di altezza e un’apertura alare di 260, è ritenuta il più grande uccello d’Europa. La si potrà ammirare dalle torrette di avvistamento del parco, 8 chilometri a sud-est di Sankt Andrä am Zicksee, oltre il villaggio di Tadten.
E qui, nella steppa, all’improvviso ci appare il viale della pace, un lunghissimo rettilineo tra gli alberi che conduce all’ex Cortina di Ferro: proprio nel punto in cui molti persero la vita mentre fuggivano verso l’Austria è stato realizzato un inquietante e bellissimo monumento, che ricorda quei tragici momenti. Un fossato divide i due paesi, là dove si innalzavano torrette e nidi di mitragliatrici: oggi, al posto di quelle barriere, un ponte in legno è la più bella testimonianza di pace.

PleinAir 384/385 – luglio/agosto 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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