Divino Piemonte

Turismo da intenditori in un Piemonte tutto da gustare e, naturalmente, da bere. Visita ai tesori di Casale Monferrato. E poi, in una campagna disegnata dai vigneti, in camper fino all'arte del Sacro Monte di Crea e di Vezzolano. Per finire in pianura, lungo il Po, dove i boschi lasciano il posto alle lanche e al volo degli aironi.

Indice dell'itinerario

Visto dal belvedere naturale del Sacro Monte di Crea, il Monferrato è un mare verde increspato di colli. Le vigne sono la sua risacca, e si adagiano sui fianchi delle alture esplodendo di gialli e rossi dopo che il tempo della vendemmia ancora una volta ha fatto di questa terra un tesoro. Ovunque lo si giri, il mezzo lungo queste strade infila una vigna. Grignolino e Barbera, i due vitigni che la fanno da padrone si spartiscono le cantine ma pure i paesaggi. Col Po che a nord lo separa dalle risaie del Vercellese e a sud il Tanaro a far da confine con le Langhe, già consegnate alla notorietà dei media grazie a Cesare Pavese, Nuto Revelli e al binomio vincente barolo-tartufo, il Monferrato è ancora una terra da scoprire.
Già la storia confonde le acque. Dai romani in poi, quando la città più importante era Vardacate nelle vicinanze di Casale, e passando per i longobardi, l’antico marchesato di Monferrato non conosce confini certi, e passa in pochi secoli dagli Aleramici ai Paleologi (la famiglia dell’imperatore di Costantinopoli), dai Gonzaga ai Savoia.Casale ne diviene capitale e conosce il suo massimo splendore nel Quattrocento e Cinquecento, e ancor oggi i suoi palazzi e le sue chiese ne fanno una delle più interessanti mete d’arte del Piemonte.

Una vera capitale
La visita di Casale è quanto mai comoda per chi arriva in camper. Si può parcheggiare sotto il castello e quindi iniziare proprio da questo. Di fondazione trecentesca e ampliato nel Cinquecento, l’antico maniero dei Gonzaga, a lungo sede di una caserma, è stato di recente acquistato dal Comune e attualmente vi sono in corso lavori di restauro. A pianta esagonale con torrioni angolari, è ancora cinto dal fossato. Per raggiungere il centro ci si inoltra lungo la dritta Via Saffi, in direzione della torre comunale. All’inizio della strada, sulla sinistra, si trova il bel teatro comunale, settecentesco e a quattro ordini di palchi, attivo con una stagione di prosa di tutto rispetto, spettacoli di cabaret, concorsi musicali e mostre fotografiche nel foyer.
Poco più avanti è la torre simbolo della città, alta 60 metri (del secolo XI la parte inferiore, mentre quella dal coronamento a forma di loggia in su è del XVI secolo).
In fondo c’è Piazza Mazzini, cuore del centro, con tanto di statua equestre di Carlo Alberto e portici sotto cui si aprono le vetrine dei negozi. Il duomo (la cui facciata è visibile dalla piazza) è in fondo alla via omonima ed è dedicato ai santi Evasio e Lorenzo. ìDa notare in particolare sono, all’ingresso, il nartece (atrio) d’età medievale e il coevo crocifisso di legno nero col Cristo in lamina d’argento sospeso davanti all’altare, proveniente da Costantinopoli. Per una porta a destra dell’altare maggiore si accede all’ambulacro absidale, dove si trovano le statue in tufo del re longobardo Liutprando e della regina Teodolinda, un bel bassorilievo marmoreo di Santa Caterina d’Alessandria e alcuni splendidi mosaici del secolo XII provenienti dal pavimento dell’antica cripta.
Da via Paleologi a destra del duomo si raggiunge la chiesa di San Domenico, l’altro grande complesso religioso della città. Si tratta di un convento quattrocentesco che comprende un bel chiostro, il massiccio campanile in laterizio e la chiesa a tre navate, di chiara impostazione gotica. Assai più contenuto nelle dimensioni ma comunque da non perdere è poi un autentico gioiellino di Casale: la chiesa di San Michele, che si raggiunge nei vicoli dall’altra parte del duomo. In origine battistero della cattedrale, l’edificio è a pianta ottagonale. La volta è affrescata da storie cinquecentesche di arcangeli, dipinti seicenteschi adornano le pareti assieme a stucchi, mascheroni e grottesche. Chiedete al cortese e arguto signor Alberto Brondelli di Brondello, priore della confraternita proprietaria della chiesa, di mostrarvi anche la bella Crocefissione quattrocentesca nascosta dietro una porta.
A Via Lanza, non lontano da San Domenico, c’è il laboratorio/negozio Portinaro dove da più di un secolo si produce la più famosa specialità alimentare di Casale Monferrato, e cioè i biscotti krumiri. Su Via Mameli, nei pressi stavolta di San Michele, si affacciano alcuni palazzi del ‘700 tra cui quello Gozani di San Giorgio: oggi sede del Comune, è interessante testimonianza – come altre dimore nobiliari, purtroppo non visitabili – dell’elevato livello sociale ed economico raggiunto dalla comunità casalese nei secoli passati.
Del palazzo comunale si visitano la sala detta del Guala (dal nome del pittore protagonista del primo Settecento piemontese, autore dell’affresco della volta), la sala consiliare, lo scalone d’onore e la settecentesca galleria. Il non lontano museo civico (riallestito nell’antico convento di Santa Croce, in Via Cavour) presenta, oltre a dipinti che vanno dal XV al XIX secolo e a bassorilievi e tavolette di artisti piemontesi e lombardi, una collezione di sculture lignee e ceramiche e una gipsoteca che documenta – tra i pochi casi in Italia – l’attività dello scultore casalese Leonardo Bistolfi (1859-1933) nella sua completezza.
Ma il clou della visita a Casale deve ancora arrivare. Ci si avvicina percorrendo tutta Via Cavour, poi di nuovo Via Roma verso Piazza Mazzini e subito a sinistra per Via Balbo. Una piccola traversa conduce, oltre un ingresso dimesso, alla sede della comunità ebraica della città. E’ qui che, dietro una porta anonima, si dispiega a sorpresa la squisita eleganza della sinagoga, monumento di grande importanza artistica forse non conosciuto come merita. Venne eretta nel 1595, come indica una lapide murata sulla parete sinistra del tempio, dopo che il duca Guglielmo Gonzaga concesse libertà di culto agli ebrei di Casale, una delle comunità all’epoca più importanti del Piemonte. La luce dei finestroni intervallati dagli archi della volta si riflette negli ori che rivestono stucchi e decorazioni lignee, dando al complesso una veste quanto mai sfarzosa. Alle pareti e sul soffitto campeggiano iscrizioni in ebraico e un pulpito settecentesco finemente intarsiato (bimah) ospita i lettori dei testi durante il rito. Nel matroneo, la galleria riservata alle donne, è allestito su due piani il Museo di Arte e Storia Antica Ebraica con pezzi di grande valore e bellezza. Spiccano gli addobbi per i rotoli della legge (corone e terminali) sbalzati, cesellati o in filigrana d’argento, un mantello per i rotoli della legge in velluto rosso e ricami d’argento dorato, delle Tavole della Legge risalenti al XVIII secolo nonché le ricostruzioni di tutti i momenti della vita e della tradizione ebraica, dalla circoncisione alla tavola pasquale. La comunità, che nel Settecento conobbe la massima espansione (duemila individui, cioè il 10% della popolazione), oggi è ridotta al lumicino e conta appena sei adulti e due bambini.
Usciti dalla sinagoga, la visita alla città si può dire conclusa; volendo, si può completarla dov’è iniziata, proprio in Piazza Castello, nella chiesa di Santa Caterina con l’interno impreziosito dalla cupola ellittica interamente affrescata.Nei dintorni
Usciti dal capoluogo, subito ci si immerge in una campagna dolce, visibilmente frutto di un rapporto antico con l’uomo che l’abita, fatta di vigneti e cascinali, torri sui crinali e strade campestri. Girovagare quasi senza meta, scendendo ogni tanto dal camper per una passeggiata o una fotografia, almeno per noi è stato un vero piacere. Descriviamo, tra i tanti, due possibili percorsi. Il primo da Casale porta a Torino, unendo due vecchie capitali in un percorso a zigzag sulla sponda destra del Po.
Varcato il fiume in città e presa la statale 31 bis si può andare a Morano per un’incursione nel pianeta delle risaie, col loro prodotto da consumare in negozio alla riseria in Viale Stazione (vendono anche al minuto le diverse varietà, dal carnaroli all’arborio al parboiled), oppure a tavola all’ Osteria dei tre Merli (rane, pesciolini e panissa, tipico piatto della tradizione contadina piemontese; prenotare sempre, allo 0142/85275). Tornati sulla sponda sinistra si può prendere la stradina che segue il fiume dalle prime alture del Monferrato, toccando i castelli di Coniolo e poi Gabiano. Incontrata a Brusasco la statale n. 590, la si segue a sinistra fino al bivio per Montiglio, dove nel parco del castello si possono ammirare gli affreschi trecenteschi della cappella di Sant’Andrea. Nella campagna della vicina Montechiaro si trova invece la solitaria, deliziosa chiesetta romanica di San Nazario, risalente al secolo XI (l’interno, spoglio, non è visitabile) e dal bel campanile con bifore. Raggiunta la provinciale Asti-Chieri, la si percorre fino a Castelnuovo, nei pressi del quale c’è il santuario Colle Don Bosco, quindi si seguono i segnali per Albugnano. La stradina che dal paese porta all’abbazia di Vezzolano, minuscola sulla carta stradale ma ben percorribile, offre più d’uno scorcio incantevole su una campagna tutta coltivata a vigneti. E l’abbazia non è da meno. Fondata attorno al Mille da un gruppo di signori locali e sottoposta alla regola canonica di Sant’Agostino, testimonia con le sue opere d’arte medioevale un lungo periodo di splendore nei secoli XII e XIII, seguito da un lento declino (nell’Ottocento il chiostro e gli edifici annessi vennero venduti all’asta per 15.000 lire). All’esterno si fanno notare le absidi, di cui l’unica non ricostruita è la maggiore, nonché il chiostro e le decorazioni della facciata in stile romanico assai espressivo. Ma è all’interno che la chiesa rivela la sua originalità più preziosa e cioè lo jubé, una sorta di setto impostato su archi a sesto acuto che divide l’ingresso dal resto della chiesa. Si tratta di una struttura caratterizzante molte chiese francesi e invece presente in Italia solo in pochissimi casi (tra cui Sant’Andrea in Flumine, come faceva notare Franco Patini su PleinAir n. 317). Straordinaria è soprattutto la decorazione nella parte più alta, costituita da due ordini di figure con in basso i Patriarchi della Chiesa seduti. Infine, prima di avviarsi verso Torino, un ottimo spunto per una passeggiata nel verde la offre la riserva naturale Bosco del Vaj, che si raggiunge per le strade da Casalborgone a Chivasso e a Gassino. Sono settanta ettari di bosco di querce e castagni, qui misti al faggio – ed è una rarità da queste parti. Vi si trovano alcune aree picnic e un sentiero botanico, e gli incontri coi suoi abitanti meno elusivi come lo scoiattolo o il picchio verde non sono poi così rari.
Un secondo percorso da Casale può avere come prima tappa il vicino paese di San Giorgio col suo castello (visitabile solo su prenotazione, tel. 0142/806338). Quindi si raggiunge il vicino Sacro Monte di Crea, una delle mete più interessanti dell’area. Si tratta di un particolare itinerario devozionale costituito oggi da 23 cappelle e 5 romitori (in origine erano 40) che sorgono lungo il viottolo che risale a chiocciola un’altura ricoperta dal bosco. In ogni cappella sono raffigurate scene della vita della Madonna e di Gesù, ad eccezione delle prime due con episodi della vita di Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli. Le sculture, realizzate in due fasi nel Cinque-Seicento (in terracotta) e nell’Ottocento (in stucco o gesso), sono assai espressive e nonostante le cappelle siano solitamente chiuse la grata d’ingresso ne consente un’agevole visione. L’ultima cappella, quella del Paradiso, è la più ricca e viene aperta nei giorni festivi. Nessun problema per il camper: si parcheggia nello spiazzo che precede la piazza del santuario principale, in basso. Da notare, l’area del santuario è inclusa in un parco naturale regionale istituito nell’80. Da Crea con la statale n. 457 si può scendere a Moncalvo, piacevole paesino su un cocuzzolo e quindi per stradine secondarie a Vignale. Domina il paesino la mole massiccia dello storico Palazzo Callori, che ospita una delle nove enoteche regionali del Piemonte. Questo è il regno del Grignolino, del Barbera, della Malvasia e degli altri vini le cui bottiglie sono esposte nella bella cantina del palazzo dalle volte, manco a dirlo, a botte.
Per concludere il giro si può far ritorno a Casale o all’autostrada sulla via di casa facendo una puntatina sul Po, che in questo su e giù per colli s’era quasi dimenticato. Abbiamo sperimentato con successo la stradina che dalla chiesa di Frassineto Po punta al fiume, prima del quale si lascia il camper per raggiungere l’ampio greto e l’acqua, qui insolitamente azzurra. Siamo nel Parco Fluviale del Po, istituito dalla Regione nel ’90, che tutela 14.000 ettari lungo 90 chilometri di corso. E ha inizio qui il suo tratto più bello, dove ampi ghiaieti, isole e lanche segnalano la confluenza del Sesia e poi del Tanaro. Si cammina o, meglio, si pedala in mountain bike senza una meta precisa, seguendo a distanza il fiume dietro boschetti ripariali o scendendo sul greto sotto il volo di aironi e sterne. Le esili fronde dei pioppi nascondono il profilo sinuoso del Monferrato e più a valle, oltre il ponte di Valenza, il fiume dilaga in pianura correndo all’abbraccio col turchese Ticino.

PleinAir 321 – aprile 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio