Diavoli in pelliccia

Colonia romana, feudo dei vescovi salisburghesi e importante centro asburgico, la città slovena di Ptuj è anche lo scenario di uno dei più bei Carnevali europei: i suoi numerosi personaggi formano una vera e propria galleria del folklore slavo, celebrando la fine dell'inverno e il risveglio primaverile della natura in un'atmosfera di scatenata allegria.

Indice dell'itinerario

E’ notte fonda quando nelle campagne di Ptuj risuona un clangore di campanacci. Attorno all’enorme falò acceso poco lontano dalla casa del re del Carnevale, la gente del posto e i forestieri attendono con impazienza l’arrivo dei figuranti. Al freddo pungente dell’inverno si cerca conforto mangiando salsicce e dolci o con generose bevute di slivovitz, un distillato di prugne piuttosto forte.

Il frastuono diventa sempre più intenso, le ombre prendono forma: compare un manipolo di uomini che indossano un gilè di pelle di pecora, un fazzoletto rosso a pois bianchi intorno al collo, vistosi calzettoni rossi e un copricapo scuro, a volte appesantito da due corna di mucca. Brandiscono la jezevca, un bastone con un’estremità ricoperta da aculei di porcospino, e ballano attorno al fuoco scuotendo i pesanti sonagli che pendono dalla loro cintura. Qualcuno salta sopra le fiamme, altri urlano come guidati da una forza misteriosa mentre le faville si disperdono nel cielo nero. E’ un momento di grande pathos, che segna la fine dell’inverno e del gelo e l’arrivo della bella stagione, il ritorno della luce.
Il rumore assordante serve ad allontanare gli spiriti maligni, a esorcizzare il male, a dimenticare le difficoltà. Poi, passata la mezzanotte, all’improvviso tutto finisce e i figuranti scompaiono, il fuoco si spegne e torna la quiete: il Kurentov Skok, fulcro rituale degli eventi carnevaleschi di Ptuj, è giunto a compimento.

In questa località della Slovenia nord-occidentale, che dista 230 chilometri da Trieste, la prima edizione del Kurentovanje si è svolta nel 1960, ma le sue radici sono sicuramente molto più remote e si collegano ad antichi riti propiziatori dell’area slava e mitteleuropea diffusi anche in Serbia, in Croazia, in Austria e in Ungheria.
Il Carnevale è espressione di allegria e gioia di vivere, ma anche un momento scaramantico per propiziarsi la fertilità della terra e l’abbondanza dei raccolti. Figure chiave dell’evento sono i Kurenti (o Korant per i più tradizionalisti), personaggi imponenti dall’aspetto tenebroso, rappresentazione di millenarie divinità pagane a cui è legata l’energia della natura.
Queste figure dai tratti animaleschi, che infondono timore e allegria al tempo stesso, sono analoghe ai Krampus del Tirolo e ai Rollate di Sappada, nel Veneto: indossano una folta pelliccia di pecora o di capra e pesanti scarponi in parte coperti da calzettoni ricamati, mentre il volto è nascosto da un’inquietante maschera dalla quale pendono nastri colorati e piume. Zanne di cinghiale, un tronchetto di legno per naso e una lunga lingua rossa che scende fin sul petto rendono l’insieme ancora più grottesco. Per il peso della bardatura i figuranti avanzano goffamente, muovendo le anche per far risuonare i cinque campanacci da mucca legati intorno alla vita.

Nei giorni del Carnevale il centro storico di Ptuj è completamente interdetto al traffico per consentire la sfilata di centinaia di Kurenti in arrivo da Podravje, Marcovci, Lancova Vas e da altre località della Slovenia. Ad incitarli e a subirne gli scherzi ogni anno accorrono decine di migliaia di spettatori provenienti anche da oltreconfine, attirati da quella che è una delle manifestazioni più coinvolgenti e interessanti d’Europa anche dal punto di vista etnografico. Non per caso dal 1991 Ptuj rientra nella Federazione Europea delle Città del Carnevale, e le sue maschere principali sono un vero e proprio simbolo del paese tanto da essere riprodotte persino sui francobolli. Ogni anno una delegazione di Kurenti visita il Presidente della Repubblica e ormai di frequente alcuni gruppi in costume si esibiscono oltre i confini nazionali.

La sfilata più importante ha inizio il pomeriggio dell’ultima domenica di Carnevale, quella che precede il Martedì Grasso. Oltre ai Kurenti, il lungo e spettacolare corteo vede la partecipazione di molte altre maschere tradizionali: gli Hudic, diavoli dal volto rosso fuoco, un centauro scherzoso chiamato Rusa, i lancieri e alcuni giovanotti che roteano e fanno schioccare magistralmente la frusta. Gli Oraci, gli aratori, si distinguono invece dal copricapo coperto di fiori di carta impreziosito da numerosi nastri colorati e dall’aratro, simboleggiando il risveglio della natura e l’inizio delle attività agricole. E poi gruppi di uomini e donne che rappresentano il ceto benestante, i contadini con la botticella d’acquavite, i Dornarski Cigani, ovvero i gitani di Dornar, ma anche vari animali della fattoria e gli orsi, un’altra incarnazione della natura selvaggia. Nel caos multicolore della sfilata, al boscaiolo è riservato il compito di aiutare le fanciulle a trovare l’anima gemella, mentre al giovane Jürek quello di combattere e sconfiggere i temibili demoni dell’inverno.

Davanti al palco delle autorità, allestito ai piedi del palazzo municipale che per l’occasione è decorato da nastri colorati, i Kurenti si fermano e ballano: un tempo il loro ruolo era riservato ai giovanotti da maritare, mentre oggi la cerchia si è allargata a uomini sposati, donne e non di rado ai bambini. Di sera la festa prosegue sotto un grande tendone dove i figuranti, tolte le pesanti maschere, continuano a danzare coinvolgendo il pubblico in un’atmosfera ormai scatenata.

Nel periodo del Carnevale sono previsti anche eventi e spettacoli espressamente pensati per i bambini, e altre esibizioni vengono organizzate nei paesi limitrofi come a Cirkulane, a Videm pri Ptuju, a Markovci e a Cirkovce. Noi abbiamo scelto Dornava, un borgo principalmente agricolo situato a nord-est di Ptuj, dove la festa ha un carattere decisamente più rustico e forse più genuino. Oltre all’immancabile presenza dei Kurenti, sfilano carri allegorici spesso goliardici o ispirati al mondo contadino. La kermesse si conclude a tavola davanti a salsicce con crauti, costine di maiale, krofi (bomboloni ripieni di marmellata di albicocche) e tante altre golosità: gli ultimi peccati di gola prima della Quaresima.

Per saperne di più sui personaggi del Carnevale e sulle tradizioni della Spodnje Podravje, la regione della Drava slovena inferiore, conviene visitare il Pokrajinski Muzej, il museo regionale di Ptuj allestito presso il castello. Solo una torre dell’imponente maniero risale alla struttura della prima metà del XII secolo voluta da Corrado I, vescovo di Salisburgo; nel XIV secolo l’edificio fu ricostruito e successivamente rimaneggiato in stile barocco. Posto su un colle già abitato in epoca preistorica da cui si dominano la città e la Drava, custodisce al secondo piano numerose maschere carnevalesche tradizionali, anche di epoca antica.
Merita una visita la collezione di ritratti di personalità ottomane che, oltre a dipinti di principi, ministri e condottieri, comprende incisioni in rame dell’artista francese Georges de la Chapelle e diverse tele raffiguranti popoli di paesi lontani. Interessanti anche la sezione dedicate alle armature e alle armi (bianche, da fuoco e da caccia), con più di 500 pezzi, e quella degli strumenti musicali in cui desta curiosità il fischietto doppio romano, del secolo II o III.

Passeggiando in città
E’ appunto l’età romana a costituire uno dei periodi più importanti della lunga storia di Ptuj, menzionata anche da Tacito in uno scritto del 69 a.C. L’antica Colonia Ulpia Traiana Poetovio venne costruita sulle rive della Drava, dunque in un punto di collegamento nevralgico tra le province della Pannonia e del Noricum, situate tra il Mar Baltico e l’Adriatico. Sulla sponda destra del fiume erano acquartierati i Romani, mentre sulla sinistra, dove oggi si trova la città, la popolazione locale.
Divenuta un vivace polo amministrativo e commerciale con circa 40.000 abitanti (16.000 in più di quelli attuali), tra il II e il III secolo Poetovio si affermò come uno dei maggiori centri di culto del mitraismo, una religione misterica nata in Oriente che si era diffusa anche tra i legionari dell’Urbe. Nel territorio di Ptuj sono stati scoperti vari templi dedicati al dio Mitra: il più antico, dell’anno 157, si trova nella frazione di Spodnja Hajdina e conserva alcune statue tra le quali il Tauroforos, Mitra portatore del toro.
Alcuni dei reperti rinvenuti nei quattro luoghi di culto della zona sono oggi visibili nel già citato Pokrajinski Muzej, o direttamente nei luoghi degli scavi. Del terzo tempio, in località Zgornji Breg (K Mitreju 3, chiedere le chiavi al custode che abita accanto), si possono ammirare parte del basamento, colonne e bassorilievi fra i quali l’altare di consacrazione, su cui è raffigurata la scena della stretta di mano.

Con il declino della potenza imperiale romana, per Ptuj si aprì un periodo tormentato dalle incursioni dei Goti e degli Unni. In seguito si insediarono gli Slavi, e a cominciare dalla seconda metà del IX secolo il potere passò all’arcivescovo di Salisburgo. Nel Medioevo la città raggiunse il massimo splendore: in quel periodo furono costruiti il castello e alcuni importanti edifici religiosi come il Minoritski Samostan, il convento dei minoriti eretto nel 1200 nell’omonima piazza. L’edificio, anche se in parte danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, conserva il refettorio con gli splendidi affreschi e una biblioteca con migliaia di volumi e antichi manoscritti. Dello stesso periodo è il Dominikanski Samostan, il convento dei domenicani in Muzejski Trg 1: abbandonato alla fine del ‘700, quando l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo promulgò un editto che sciolse molti ordini religiosi, oggi ospita il museo archeologico con una ricca collezione di statue, pietre tombali romane e monete.

Lasciato il veicolo ricreazionale nel campeggio che si trova ad appena un chilometro dalla città, la storia e la piacevole atmosfera di Ptuj si scoprono tranquillamente a piedi, passeggiando tra edifici rinascimentali, barocchi e neogotici, senza mancare di concedersi qualche pausa enogastronomica. La Putjska Vinska Klet è una delle cantine più fornite e rinomate del paese: oltre a Chardonnay, Rizling, Pullus e altri vini locali, dispone di alcune preziose bottiglie di Zlata Trta, il “vino dorato“, che risalgono al 1917 e sono le più vecchie della Slovenia. Si trova in Vinarski Trg 1 a due passi dalla storica Slovenski Trg, la piazza principale, altro luogo amato da turisti e residenti.

Qui, all’ombra della Mesti Stolp, la torre civica della seconda metà del XVI secolo, si erge il monumento a Orfeo, una stele del II secolo alta 5 metri raffigurante l’omonima figura mitologica e alcune belve: nell’800 veniva usata come gogna, mentre oggi è uno dei simboli di questa deliziosa città dichiarata monumento nazionale della Slovenia. E alla fine della giornata, perché non rilassarsi nel tepore delle acque termali? Non c’è bisogno di fare tanta strada: basta tornare in campeggio…

Testo e foto di Alberto Campanile e Anna Brianese

PleinAir 463 – febbraio 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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