Diavoli e acqua santa

Tra i tanti riti pasquali che portano in piazza tutta la Sicilia, vi presentiamo quest'anno le antiche tradizioni religiose di Piana degli Albanesi e la sceneggiata pagana dei Diavoli di Prizzi.

Indice dell'itinerario

Azzurro intenso, giallo e rosso: sono i colori dominanti dei ricchi abiti indossati dalle donne per la Pasqua di Piana degli Albanesi, a circa 20 chilometri da Palermo. La popolazione discende da quei profughi d’oltre Adriatico che nella seconda metà del 1400, per sfuggire all’esercito turco, lasciarono la patria e trovarono rifugio in Sicilia, nella piana di Monte Pizzuta. La volontà di questa gente di mantenere viva la propria identità culturale ha permesso di conservare fino a oggi lingua, religione e usanze della terra d’origine, che nel periodo pasquale (uno dei momenti più importanti del calendario bizantino) trovano la loro più scenografica espressione.

Le cerimonie, che hanno inizio la Domenica delle Palme e si susseguono il Giovedì e il Venerdì Santo, culminano a Pasqua con il solenne pontificale officiato nella cattedrale dal vescovo, l’Eparca. Già dal primo mattino l’andirivieni di donne affaccendate lascia intuire che in molte abitazioni fervono i preparativi: le ragazze, infatti, sono aiutate a indossare (alcune per la prima volta) il fastoso costume tradizionale gelosamente conservato e tramandato di madre in figlia. L’abito portato in questo giorno, insieme a quello nuziale, è senz’altro il più importante e il più ricco: una gonna di seta rossa ricamata in oro con motivi floreali e accompagnata da un corpetto di simile fattura, un grembiule di pizzo nero o blu, il busto, la camicia di lino bianco con maniche ampie e lunghe, il mantello di seta azzurra, un fiocco tra i capelli e il brezi, cintura argentea con grande placca centrale cesellata a mano, raffigurante soggetti religiosi (tradizionalmente donata alle future spose per augurare fertilità). Collane d’oro e anelli con diamanti completano il prezioso abbigliamento.
Dapprima alla spicciolata, poi sempre più numerose, le colorate figure procedono lungo il corso per assistere alla suggestiva cerimonia religiosa, che si svolgerà alle dieci e mezzo del mattino nella cattedrale di San Demetrio. Al termine dell’importante funzione, che dura ben due ore, la banda musicale accompagna, in un’animata confusione, il corteo delle donne in costume nella vicina Piazza Grande per assistere al sorteggio di un brezi e alla distribuzione delle uova rosse (tipica tradizione orientale), donate a tutti i presenti in segno di augurio e prosperità.

I delicati costumi di Piana degli Albanesi
I delicati costumi di Piana degli Albanesi

La presenza di un cospicuo numero di edifici di culto a Piana degli Albanesi (circa venti tra chiese e cappelle rurali) denota il forte senso religioso della comunità che, pur legata alla Chiesa di Roma, segue il culto greco-ortodosso. Tra le chiese, quasi tutte in stile barocco-bizantino, la cattedrale presenta con maggior dovizia gli elementi connessi a questa liturgia: innanzitutto si nota l’assenza di statue, sostituite da numerose icone in stile orientale tra cui la Vergine Odigitria, attribuita alla scuola senese, mentre il grande pannello ligneo dell’Iconostasi, che raffigura anche San Demetrio, separa l’abside dalla navata.Durante le festività pasquali in città si tengono numerose mostre di artigiani locali. La gioielleria Lucito in Via Costantini, ad esempio, espone originali monili d’epoca e interpretazioni moderne degli ori arbëreshë, mentre in Via Tolstoj 4 antiche tegole diventano allegri oggetti ornamentali, opera dell’artista Menina Renda.In paese esiste anche una tradizione di tutt’altro genere, che riguarda la gastronomia: qui infatti si producono i più grandi cannoli siciliani. Dati gli ingredienti (ricotta, frutta candita, cioccolato e vaniglia), la loro origine non può che essere araba e, mentre in tutta l’isola se ne confezionano in misure… umane, a Piana sono talmente grandi da aver guadagnato, l’anno scorso, il Guinness per il cannolo più lungo del mondo: 4 metri, 3 centimetri e 4 millimetri! Si possono trovare in tutte le pasticcerie della città, ma al bar situato accanto alla seicentesca fontana dei Tre Cannoli (il nome non ha però nulla a che vedere con il dolce) su richiesta vengono fatti anche di misure variabili. Volendo cimentarsi nella preparazione, la ricetta si trova sul sito web del Comune.

Sontuosi cannoli ripieni
Sontuosi cannoli ripieni

 

 

Balla coi diavoli

I diavoli di Prizzi
I diavoli di Prizzi

Spaventose maschere diaboliche dai vividi colori si aggirano per le strade di Prizzi in cerca di anime da rapire, e nel fuggi fuggi generale chi rimane preda degli assatanati inseguitori dovrà pagare pegno per liberarsi. Siamo sempre in provincia di Palermo e sempre nella Domenica di Pasqua, giorno in cui nel piccolo comune montano (si trova a circa 1.000 metri di quota) si svolge quest’originale celebrazione di origine medioevale.
Già dalle primissime ore del mattino gli abitanti sono svegliati dai Diavoli che, agitando con grande fragore catene di ferro, bussano agli usci per ricevere doni in denaro o in natura, obolo prontamente versato per liberarsene. Questi personaggi indossano lunghe vesti rosse e hanno il volto coperto da grandi maschere di un rosso ancora più brillante (a memoria del fuoco dell’inferno), tondeggianti e sproporzionate rispetto alla faccia sulla quale spicca la bocca, con denti aguzzi dai quali fuoriesce la lingua. Il mostruoso aspetto è completato da una pelle di montone che ricopre spalle e capo sormontato da lunghe corna.
Soltanto poco prima di pranzo torna il silenzio nell’attesa che, nel pomeriggio, inizi un’altra pantomima ancora più coinvolgente (si potrà approfittare della pausa per una passeggiata nel centro storico medioevale caratterizzato da erte scalinate e stradine lungo le quali troviamo la cinquecentesca Chiesa Madre dedicata a San Giorgio, la chiesa di San Rocco e quelle seicentesche di Santa Maria delle Grazie e di San Calogero, oltre ai resti del castello del XII secolo).

Intorno alle tre la banda musicale annuncia l’entrata in scena dei Diavoli in Piazza Crispi, questa volta in compagnia della Morte: più alta dei demoni che la scortano, armata di balestra e freccia, indossa una tuta color ocra e un’orrenda maschera gialla a forma di teschio sulla quale sono disegnate grandi e rosse labbra da cui fuoriescono i lunghi denti. Il compito della banda è disturbare u’ ncontru (l’incontro) tra le statue della Madonna Addolorata e del Cristo Risorto, posizionate ai due lati opposti della città. Poi inizia la sarabanda: Diavoli e Morte scorrazzano tra la folla per catturare le anime da portare all’inferno. Gli spettatori presi in ostaggio sono trascinati di corsa verso un bar o una casa dove, versando un libero contributo, possono assaggiare un dolce o un liquore tipico ed essere liberati. E’ una gran confusione, tutti vorrebbero essere in prima fila e, mentre alcuni provano a sfuggire alla cattura, altri si offrono per essere portati via anche solo per farsi fotografare.
La processione religiosa delle statue è ostacolata in tre punti prefissati del paese, dove si ripetono le scene della partenza. Man mano che trascorrono le ore i ritmi diventano sempre più incalzanti, a tal punto che gli spettatori – sempre con l’accompagnamento di una frenetica banda – vengono sospinti a saltellare in circolo e a ballare con i Diavoli. Questi ultimi, quando finalmente le statue riescono ad avvicinarsi, continuano a danzare insieme alla Morte in uno spazio sempre più ristretto finché, incastrati tra i simulacri, non sono trafitti dalle spade degli Angeli Custodi. E la Madonna, che fino a questo momento ha indossato il mantello nero, lo abbandona e libera quello azzurro, segno di definitiva vittoria sul male.

Il memoriale di Portella della Ginestra nei pressi di Piana degli Albanesi
Il memoriale di Portella della Ginestra nei pressi di Piana degli Albanesi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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