Adagiata a circa 1.200 metri di quota in una vasta conca cui fanno da cornice i boschi, Aprica ha origini molto antiche, come testimoniano le incisioni rupestri ritrovate nella vicina Val Belviso. E’ molto probabile che un primo nucleo abitativo sia stato fondato dai Romani che estraevano ferro nelle vallate attigue, tuttavia la prima notizia certa di un insediamento umano sul valico riguarda la presenza di un alloggio per viandanti intorno all’anno Mille. Aprica fu per secoli un’importante stazione di transito anche in tempo di guerra e, a causa della posizione strategica, subì la dominazione francese, elvetica e poi quella austriaca. Fu proprio il governo austriaco, intorno alla metà dell’Ottocento, a far costruire la nuova strada per Sondrio; nel 1870 sorse anche il primo albergo della città, dando origine a un’attività turistica diventata oggi – grazie a strutture ricettive adatte a ogni esigenza – la principale risorsa economica della comunità.
Dal punto di vista naturalistico, Aprica è la porta orientale di accesso al Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi, circa 46.000 ettari estesi per una sessantina di chilometri (vedi PleinAir n. 357). Istituito nel 1989, il parco gestisce e tutela un ecosistema che va dai pascoli di fondovalle a vette di oltre 3.000 metri di altitudine, con flora e fauna tipiche dell’ambiente alpino, tra cui lo stambecco in alta quota e l’ormai raro gallo cedrone, simbolo dell’area protetta.
Tra le tante passeggiate ed escursioni più o meno impegnative intorno ad Aprica (oltre 200 chilometri di sentieri), due in particolare offrono notevoli spunti d’interesse.
Osservatorio Ecofaunistico Alpino. Inaugurato nel 1997, rappresenta una delle aree ecofaunistiche attrezzate più interessanti d’Europa. Esteso su circa 25 ettari all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi, è visitabile in tre ore seguendo la guida lungo un comodo itinerario didattico-naturalistico nel bosco. Il percorso permette di conoscere, con l’ausilio di pannelli informativi, varie specie vegetali e animali presenti nel parco, tra cui diversi tipi di uccelli e mammiferi (cince, ghiandaie, scoiattoli, marmotte, caprioli e così via); al fine di non disturbarli, le visite sono contingentate e occorre prenotarsi presso la Direzione (vedi Buono a Sapersi). Per non perdere l’opportunità di osservare gli animali nel loro habitat, è necessario muoversi in silenzio e seguire i consigli della guida. Non di rado è lo stesso ideatore e attuale direttore della struttura, il biologo e naturalista Bernardo Pedroni, ad accompagnare i visitatori.
La visita inizia da un gabbiotto a monte raggiungibile in pochi minuti utilizzando l’impianto di risalita Palabione e scendendo poi per un breve tratto. Ma si può anche arrivare a piedi da Aprica in circa 40 minuti percorrendo il sentiero 327 per la Malga Palabione (1.700 m), base di partenza anche per altre passeggiate, come quella che in poco più di un’ora porta al lago Palabione (2.109 m), l’unico bacino naturale del territorio di Aprica. Il giro termina presso un altro gabbiotto a valle, da dove in circa 15 minuti si può tornare in paese a piedi.
Tra gli obiettivi dell’Osservatorio, oltre quello di allevare esemplari di fauna alpina a rischio di estinzione (come il gallo cedrone e l’orso bruno), c’è la costruzione di un sentiero natura attrezzato anche per disabili.Torbiera di Pian di Gembro
Situata nel comune di Tirano tra Aprica e Trivigno, è una conca pianeggiante di 126 ettari posta a circa 1.300 metri di quota. Formatasi in seguito al ritiro dei ghiacciai nel Quaternario e successivamente occupata da un lago, nel corso degli anni è stata invasa da detriti vegetali. Questi, a causa dell’acidità del suolo e della carenza di ossigeno, si sono trasformati in uno strato di torba, un combustibile fossile la cui estrazione per fini industriali iniziò nella zona i primi del Novecento ed è durata fino a pochi decenni fa. Oggi la torba non trova più impiego se non come fertilizzante nel giardinaggio e l’area di Pian di Gembro è attualmente protetta dalla Regione Lombardia che nel 1988 l’ha dichiarata riserva naturale. Il luogo è di grande bellezza e di notevole interesse naturalistico. Le grandi pozze d’acqua costituiscono un ecosistema per specie vegetali rare nelle nostre zone (mirtillo di palude, andromeda polifolia, equiseto), piante carnivore (drosera, pinguicola e utricularia) e animali tipici degli ambienti umidi alpini come rane, salamandre, bisce d’acqua, numerosi tipi di libellule e gli ormai rari tritoni crestati. Nei boschi adiacenti si possono raccogliere lamponi, fragoline e funghi (per i quali occorre il permesso del Comune di Villa di Tirano, in vendita presso l’APT di Aprica), mentre dai punti panoramici si aprono splendidi scorci, a nord sulla Valtellina e Tirano (capolinea del famoso trenino rosso del Bernina), a sud verso il Monte Palabione che domina il Passo dell’Aprica, a est sul massiccio dell’Adamello. All’estremità occidentale di Pian di Gembro, su un rialzo del bosco ai margini di una strada sterrata, si trovano le rovine della chiesetta di San Fortunato, con un imponente monolito incastonato nelle mura (forse un menhir preistorico).
La torbiera è raggiungibile a piedi da Aprica con una passeggiata di un’ora lungo il sentiero 349, ripido all’inizio, che parte dalla contrada Dosso; oppure in auto, percorrendo per circa 4 chilometri la stretta e tortuosa strada asfaltata per Trivigno, sconsigliabile ai camper ingombranti (imbocco dalla statale 39 in prossimità del campeggio). Vale la pena essere sul posto al mattino presto, quando la nebbiolina che sale dai laghetti conferisce al paesaggio un fascino particolare. Per la visita, trattandosi di una zona paludosa, è assolutamente sconsigliabile uscire dagli appositi sentieri.
D’inverno lo scenario muta completamente e la conca, grazie a una pista battuta di 7 chilometri, diventa un piccolo paradiso per lo sci di fondo e per splendide escursioni con le racchette.
PleinAir 372/373 – luglio/agosto 2003