Destinazione Camargue

Per viaggiare e compiere escursioni nel Parco della Camargue, il camper attraversa splendidi luoghi della Provenza.

Indice dell'itinerario

Provenendo da Aix-en-Provence, appena attraversato il fiume Durance su un bellissimo ponte, un cartello avvisa che siamo nel parco naturale regionale del Lubéron. Pertuis è il primo paese che incontriamo: basta una breve visita a farci capire che in passato ebbe momenti di splendore, come testimoniano il torrione, emblema civico, e i resti della cinta muraria. La chiesa di San Giacomo, il più bell’esempio di stile gotico fiammeggiante in Provenza, è priva di campanile, sostituito proprio dalla torre che si affaccia sulla stessa piazza.
Fattorie isolate, stradine bianche in mezzo al verde e i colori sgargianti della primavera (per non dire del vino e del buon vivere) fanno pensare alla nostra Toscana. C’è un bel libro che lo spiega, Un anno in Provenza di Peter Mayle (un pubblicitario che ha lasciato le nebbie d’Inghilterra per trasferirsi appunto nel Lubéron), ottima premessa ai paesi disseminati su tutto il territorio, quattro dei quali – Gordes, Lourmarin, Ménerbes e Roussillon – fanno parte dell’associazione dei più bei villaggi di Francia (vedi PleinAir n. 309).

La chiesa di Pertuis
La chiesa di Pertuis

Lourmarin invita subito a una sosta. Il suo castello rinascimentale, su una collinetta staccata dal paese, è stato definito “la villa dei Medici di Provenza”: in realtà si compone di due castelli, il vecchio e il nuovo, uniti da una splendida scalinata (visita a pagamento). Nel cimitero riposa lo scrittore Albert Camus, mentre nell’abitato si incontrano numerosi atelier, a dimostrazione che questa è ancora una terra che stimola la fantasia degli artisti. Una buona base per esplorare tutta la zona è il camping Les Hautes Prairies, aperto tutto l’anno.
Poco prima di arrivare in paese, una deviazione verso Roque d’Anthéron porta a visitare l’abbazia di Silvacane, una delle tre più belle della Provenza (dette appunto “le tre sorelle”). La seconda, di Sénanque, la visiteremo nei pressi di Gordes mentre la terza, quella di Le Thoronet, l’abbiamo già incontrata prima di Aix-en-Provence (vedi riquadro). In comune hanno una maestosa e sobria bellezza e la posizione isolata.

 

 

 

Da Buoux a Pernes-les-Fontaines

Un tratto delle mura di Pernes-les-Fontaines
Un tratto delle mura di Pernes-les-Fontaines

La strada che prosegue verso Apt scorre accanto al canyon del Lubéron, scavato dal fiume Aigue Brun, e in alcuni tratti sfiora pareti impressionanti. Un vallone laterale introduce al castello di Buoux, ma evitate di risalirlo in camper poiché la strada è stretta e con scarse possibilità di manovra (se poi i parcheggi sono pieni…); l’unica alternativa, dal bivio, è una passeggiata in bici o a piedi.

Una deviazione da fare senza pensarci due volte è invece quella che porta a Bonnieux. Non bisogna aver fretta: tutto il paese è in salita e richiede frequenti pause, peraltro sempre piacevoli. La chiesa, nella parte più alta, è in cattivo stato (come tante altre della zona) e per giunta chiusa; in compenso, da lassù la vista spazia fino ad Apt.

Lasciato sulla destra Lacoste, con le rovine dell’imponente castello del marchese De Sade, altre soste s’impongono a Ménerbes, allungato su un costone di roccia ma ben visibile anche dal basso, e soprattutto a Gordes, non senza aver prima ammirato il Pont Julien (dopo Apt in direzione Cavaillon), intatto capolavoro dell’ingegneria romana.
Gordes, sviluppato intorno a un castello, è anch’esso aggrappato – o, come dicono i francesi, perché – a uno sperone di roccia. La sua storia è millenaria e solo nel XIX secolo s’avviò a un lento declino, aggravato dal terremoto del 1886 che fece crollare parte del villaggio. Si trovava sul cammino dei pellegrini da Torino a Santiago de Compostela, come testimonia l’Aumonerie Saint Jacques, ovvero la casa del cappellano, che in passato fu una locanda.

A 2 chilometri dal paese sorge il Village Noir, un agglomerato di bories, antiche capanne rurali in pietra che un piccolo museo mette a raffronto con costruzioni simili, come i trulli di Puglia e i nuraghi della Sardegna.

L'abbazia di Senanque
L’abbazia di Senanque

Da Gordes non si può inoltre mancare un’escursione all’abbazia di Sénanque, una delle testimonianze più pure dell’architettura cistercense. Per la notte si può sfruttare il grande piazzale sterrato che si trova all’inizio della deviazione per il Village Noir, oppure il parcheggio del paese (di fronte alla gendarmeria) che di sera non è a pagamento; poco lontano c’è anche un campeggio. Prima di puntare su Avignone, merita un’altra sosta Fontaine-de-Vaucluse (il nome che identifica tutto il dipartimento deriva dal latino Vallis Clausa). Il paese offre alcuni musei tra cui quello dedicato a Francesco Petrarca, allestito nella casa del poeta che qui soggiornò fra il 1337 e il 1352 e conobbe Laura; ma è proprio la fontaine e tutto quello che circonda le “chiare, fresche, dolci acque” a costituire uno spettacolo naturale di eccezionale bellezza. In fondo a una gola verdeggiante, da un impressionante baratro aperto ai piedi di una falesia scolpita dall’erosione, una risorgiva dalle origini misteriose dà vita a un magico fiume, La Sorgue. Alimentato in ogni stagione da sorgenti secondarie, forma a valle un placido corso ombreggiato da immensi platani (un vero paradiso per i canoisti); con una media di 20.000 litri d’acqua al secondo e un flusso totale di 630 milioni di metri cubi l’anno, è la prima sorgente di Francia e la quinta al mondo. Sulle sponde, uno spazioso parcheggio con servizi e rifornimento idrico a pochi passi dal centro rende la sosta ancora più piacevole.

Prima di ripartire, da non perdere – proprio sulla strada per la fonte – una visita alla stamperia in cui si fabbrica e si vende carta artigianale. Una breve escursione ai ruderi del castello dei vescovi di Cavaillon permette infine di osservare dall’alto tutto il circondario.

Ripresa la strada, si raggiunge in breve Pernes-les-Fontaines che deve il suo nome alle trentatré fontane sparse nell’abitato; da vedere la Tour Ferrande, la chiesa di Notre-Dame (XII-XIV secolo) e la porta omonima.

 

Avignone

Il palazzo dei Papi
Il palazzo dei Papi

I bastioni, le torri, i palazzi, l’incredibile fuga di tetti e le mura con dodici porte, che racchiudono Avignone come in uno scrigno, fanno pensare a quelle città immaginarie tramandate da pitture e arazzi medioevali. Sede pontificia dal 1309 al 1376 durante il cosiddetto periodo della “cattività avignonese” (in cui il papato fu praticamente sotto il controllo della monarchia francese), vanta uno dei più ampi castelli feudali del mondo e uno stupefacente aspetto monumentale. Una buona guida potrà fornire tutte le indicazioni utili alla visita: noi ci limitiamo a suggerirvi la passeggiata sulla rocca, ovvero la Promenade du Rocher des Doms con una meravigliosa veduta sul Rodano e sul ponte Saint-Bénezet che divide la città da Villeneuve, borgo fortificato dove i papi si recavano talvolta in ritiro. Costruito tra il 1177 e il 1185, il ponte conserva solo quattro delle ventidue arcate originarie.
I parcheggi attorno alle mura non sono il massimo della tranquillità per la sosta e sono da evitare per la notte, anche in assenza di divieti: meglio utilizzare il grande campeggio municipale che si trova al di là del ponte.

 

Saint-Rémy, 20 chilometri a sud, un altro tranquillo campeggio poco distante dal centro permette di godere le atmosfere incantatrici della Provenza tanto amate da Van Gogh. Il pittore trascorse qui l’ultimo anno della sua vita, nel convento di Saint-Paul-de-Mausole ora trasformato in casa di cura (a un chilometro dall’abitato). La storia della città e della regione è documentata nel Musée des Alpilles, dove si trovano anche testimonianze sul grande poeta provenzale Frédéric Mistral e su Nostradamus, nativo del luogo.

E' uno spettacolo di pietra il borgo fortificato in rovina di Les-Baux-De-Provence
E’ uno spettacolo di pietra il borgo fortificato in rovina di Les-Baux-De-Provence

Ancora pochi chilometri a sud e l’itinerario ci regala un altro superbo spettacolo: la piccola catena di Les Alpilles con il villaggio di Les Baux-de-Provence, un borgo fortificato in rovina che emerge nel paesaggio come un immenso vascello di pietra. La visita è commentata da un narratore (attraverso un auricolare fornito gratuitamente). Volendo pernottare in zona, sono da sconsigliare i parcheggi a pagamento ai piedi del borgo: conviene invece spostarsi in direzione di Maillane sui piazzali gratuiti delle vicine cave; in una di queste si trova anche una cantina-enoteca.
Si respira ormai aria di Camargue, ma la nostra successiva tappa non è il capoluogo Arles, che pure è di strada e che oltrepassiamo varcando di nuovo il Rodano: è Aigues-Mortes, sul versante occidentale del parco.

 

Il porto di re Luigi

Le mura di Aigues-Mortes protessero il porto, ora interrato, voluto da Luigi IX per le navi francesi da destinare alle Crociate
Le mura di Aigues-Mortes protessero il porto, ora interrato, voluto da Luigi IX per le navi francesi da destinare alle Crociate

E’ il 1240 quando papa Innocenzo IV chiama a raccolta i sovrani d’Europa perché lo aiutino a riprendere Gerusalemme: ma Luigi IX di Francia, che ha assunto il comando della settima crociata, non ha un porto adeguato e decide allora di costruire Aigues-Mortes. Si dovrà aspettare il 1248 prima di poter salpare verso Costantinopoli, ma il nuovo scalo marittimo presto fa la fortuna della cittadina che, grazie anche alle concessioni elargite per attirare la gente, pochi anni più tardi conta già più di 12.000 abitanti. La lega alla terraferma un solo argine, difeso dalla Tour de Constance (una volta chiamata Tour du Roi) che domina la laguna dall’alto dei suoi 40 metri, circondata da un fossato sul quale si affacciano due porte e si gettano due ponti. Le mura non sono ancora finite nel 1270 quando Luigi IX muore a Tunisi sulla via dell’ottava crociata; suo figlio Filippo l’Ardito e in seguito Filippo il Bello faranno proseguire i lavori impiegando la bellissima pietra calcarea di colore giallo chiaro, proveniente dalle vicine cave di Beaucaire e di Les-Baux-de-Provence. All’inizio del 1300 ecco terminato il capolavoro: un quadrilatero perfetto, ancora oggi intatto, che si estende per 1.634 metri.
Entriamo in città attraverso una delle tante porte e percepiamo subito la struttura regolare dell’abitato, evidentemente studiata a tavolino. Nella grande piazza centrale, il monumento a Luigi IX domina l’animazione quotidiana. La chiesa in stile gotico ogivale di Notre Dame des Sablons, costruita con lo stesso materiale delle mura, è lì a due passi e si fa ammirare nella sua spoglia semplicità.

Lasciato il camper nella bella area di sosta accanto al canale (gratuita, ma priva di servizi e su fondo sterrato), si può fare un breve giro in bici fino alle saline. Tre grossi battelli, i moderni Isles de Stel e Aventure o la caratteristica chiatta Pescalune, effettuano escursioni guidate tra i canali.
Aigues-Mortes è ora un crocevia della navigazione interna lungo il Canal du Midi che collega il sud al nord della Francia (vedi PleinAir n. 370). Nel Medioevo rimase uno dei più importanti porti del Mediterraneo, ma già dalla fondazione l’incessante deposito di materiali alluvionali del Rodano ne aveva decretato la fine, interrandolo poco a poco; e nel 1481 il ricongiungimento di Marsiglia alla corona di Francia gli diede il colpo di grazia. Solo nel 1725 il canale di Le-Grau-du-Roi collegò di nuovo la città al mare.

 

La città dei gitani

Cavalli bradi della Camargue
Cavalli bradi della Camargue

Ci spostiamo di 30 chilometri e il paesaggio cambia completamente: siamo tra gli stagni salmastri e sul lungomare di Les-Saintes-Maries-de-la-Mer, un villaggio di pescatori divenuto un affollato centro turistico di fama internazionale, ma rimasto piacevole e accogliente (non manca un’area per camper, qui a pagamento, con fondo in asfalto, toilette, pozzetto e fontana).
Qui l’immensità si tocca con mano, sia sulle spiagge – addomesticate quelle prossime al centro cittadino, più selvagge quelle appena al di fuori – che si susseguono a est e a ovest (dove si trovano i due campeggi), sia sugli stagni, dove i fenicotteri sostano indisturbati e sono l’attrazione delle escursioni in jeep ma soprattutto delle lunghissime passeggiate a piedi, a cavallo e in bicicletta, quest’ultima ideale per visitare gli angoli più nascosti. Uscendo dall’abitato verso est inizia un lungo sterrato che scopre tutti i paesaggi più tipici della Camargue, dagli stagni alle dune, dalle paludi alle saline e ai sansouires (terreni imbevuti di acqua salata, dove cresce una flora specifica e vivono allo stato brado animali come cavalli e tori). Sino al faro della Gacholle si percorrono 13 chilometri, altri 15 (gli ultimi 10 su asfalto) se si vuole arrivare a Salin-de-Giraud.

I fenicotteri della Camargue
I fenicotteri della Camargue

Un’altra escursione molto interessante è quella che porta a Méjanes, verso nord, costeggiando dapprima lo stagno di Les Impériaux e poi quello di Vaccarès. Si prende la D 58A per Cacharel e poco dopo si incontra un museo all’aperto di caravan e carrozzoni gitani (vedi PleinAir n. 302); quindi al quarto chilometro, in località Mas di Cacharel, si prosegue a destra per una strada non asfaltata. I primi 3 chilometri sono buoni, i restanti 10 percorribili solo se il terreno è asciutto.
A Méjanes si può arrivare anche per strada normale ed è possibile sostarvi la notte, ma occorre chiedere il permesso in quanto si tratta di un’immensa tenuta con tanto di arena, ristorante e albergo. Un trenino, su un percorso di 3 chilometri e mezzo, permette di osservare gli animali nel loro habitat naturale.

 

Il centro di Les-Saintes-Maries-de-la-Mer non offre molto, tranne alcune stradine e piazze animate da negozi, bar e ristoranti; da non perdere comunque la chiesa fortificata che è il riferimento dell’annuale raduno dei gitani fedeli delle Saintes Maries (vedi PleinAir n. 262). La leggenda vuole che l’edificio sorga nel luogo in cui Maria Giacobba, Maria Salomè e la domestica Sara, insieme a Lazzaro, Marta e Maria Maddalena, scacciati dalla Palestina alla morte di Gesù, trovarono scampo dopo un avventuroso viaggio in mare.
Da visitare anche il museo Baroncelli ospita collezioni di archeologia, etnografia e fauna della Camargue, ma è consigliabile accostarsi alle attività agricole, ai pascoli e alle paludi di una delle tipiche fattorie, qui chiamate mas. In località Mas du Pont de Rousty (tra Arles e Les-Saintes-Maries) un’antica costruzione rurale ospita per l’appunto il Musée de la Camargue, per concludere degnamente l’itinerario e farsi un’idea più approfondita della zona, della sua storia e dell’ambiente prima di rientrare a casa.

 

 

 

 

 

 

 

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