Cuori, quadri e tanti fiori

Nel mese di maggio, ad Acquapendente, la miracolosa liberazione dal tiranno Barbarossa è celebrata con una spettacolare tenzone a colpi di petali, colla e fantasia.

Indice dell'itinerario

Nei borghi vicini lo chiamano (ironia che non manca di invidia) il paese dei balocchi, perché i suoi abitanti «stanno sempre a far festa». E davvero nell’arco dell’anno le mura di Acquapendente, l’ultimo comune del Lazio settentrionale, sono il teatro di numerose manifestazioni vissute con un entusiasmo e una partecipazione collettiva di stampo senese.
Una delle più suggestive è la Festa dei Pugnaloni, che ricorre ogni terza domenica di maggio in occasione della Madonna del Fiore. L’origine risale al 1166, anno della liberazione dal dominio del Barbarossa. Leggenda vuole che la Madonna avesse fatto fiorire un ciliegio secco sotto gli occhi di due contadini: a questo segnale propiziatorio il popolo insorse, scacciando il tiranno e distruggendone il castello. Da allora l’evento è celebrato con una grande festa in onore della Vergine per ringraziarla della riconquistata libertà.
Attestati almeno dal secolo scorso, i pugnaloni erano in origine dei pungoli da buoi, inghirlandati di fiori e portati in processione a seguire la statua della Madonna; con il passare del tempo la fantasia aquesiana ha trasformato l’usanza dando vita a una forma di comunicazione e d’arte popolare unica nel suo genere. Gli odierni Pugnaloni sono infatti grandi quadri realizzati con la tecnica del mosaico, utilizzando fiori al posto dei tasselli colorati per riprodurre un soggetto più o meno ispirato al tema della miracolosa liberazione.
Tutti i gruppi che concorrono alla manifestazione (nel 2003 erano sedici) devono sottoporre con adeguato anticipo un bozzetto al parere della Pro Loco; solamente dopo averne ricevuto l’assenso si potrà dare inizio alla preparazione delle grandi tavole, e l’evento in un modo o nell’altro coinvolge ogni anno tutti gli abitanti di Acquapendente in una disputa a… colpi di petali. Sarà premiato il lavoro giudicato più significativo sia per il contenuto che per l’abilità tecnica dimostrata nell’esecuzione.
La notte del sabato che precede la processione, nei laboratori sparsi per il centro storico (i cosiddetti cantieri) si assiste a una febbrile lavorazione per portare a compimento le opere. Giovani, ma anche bambini e persone più grandi si danno un gran da fare con forbici, colla, foglie e fiori; tireranno mattina per comporre distese di petali imitando ora le onde del mare, ora il volto della Madonna, ora un’astratta sagoma della cinta muraria che si staglia fra spettacolari cromatismi.
Tutt’intorno, a decine, curiosi e turisti fanno il giro dei laboratori per assistere ai lavori in corso, bere un bicchiere, commentare con piglio da critico d’arte le creazioni in fieri. Il tutto non senza aver assaggiato un menù tipico medioevale proposto per l’occasione dai ristoranti locali oppure, se si è fortunati, dopo aver condiviso penne all’arrabbiata e allegria contradaiola alla tavolata di un cantiere (noi abbiamo volentieri brindato con i simpatici ragazzi del gruppo GSA).
Il giorno seguente la festa continua: al mattino con l’esposizione dei Pugnaloni nelle piazze e nelle vie del centro, nel pomeriggio con un’esibizione di sbandieratori nella piazza gremita, dove si radunano tutti i gruppi fino a sera nella trepidante attesa che la giuria annunci il verdetto. I Pugnaloni rimarranno esposti tutto l’anno nella basilica del Santo Sepolcro.

PleinAir 381 – aprile 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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