Cuore selvaggio

L'hanno definita l'Irlanda dell'emisfero australe. E' la Tasmania, un'isoletta a forma di cuore alla deriva nell'oceano e così originale da non essere paragonabile a nessun'altra.

Indice dell'itinerario

Questo lussureggiante fazzoletto verde, più vicino all’Equatore che al Polo Sud, è sicuramente più affascinante di tante celebri, ma anonime isolette “tutto palme e spiagge”. Un velo di mistero avvolge la Tasmania, forse perché si trova quasi agli antipodi, o perché un terzo della sua superficie è protetto da riserve naturali.
Più della metà dell’isola è coperta da foreste dove trovano rifugio specie scomparse in altri stati dell’Australia, come il diavolo della Tasmania: un marsupiale delle dimensioni di un cane, dotato di potenti mascelle e dentatura poderosa. E’ abbastanza schivo, perciò non è facile incontralo; è più semplice avvistare il wombati dal naso nudo e il wallaby dal collo rosso, un marsupiale presente in gran numero nell’isola. Risulta estinto il tilacino o tigre della Tasmania, un marsupiale carnivoro di grossa taglia: l’ultimo esemplare morì nel 1936 nello zoo di Hobart.
Secondo alcuni, animale dal mantello zebrato ancora vivrebbe nascosto negli angoli più remoti della foresta, ma nessuno è riuscito a documentarne la presenza, né ad incassare il premio di 100.000 dollari promesso a chi riesce a fotografarlo. Per ora, ci si deve accontentare di vederlo riprodotto sulle etichette della birra Premium Lager.

Una continua sorpresa
Nel più piccolo stato della federazione australiana si concentra un’impensabile varietà di ambienti naturali. In un paio d’ore di auto, si passa dai fondali di corallo a montagne che ricordano le Alpi, dai fiordi simili a quelli norvegesi alle foreste di eucalipti, dalle piantagioni di lavanda al rosso di scogliere a picco sul mare tormentato che, un paio di secoli fa, vide arrivare le navi dei galeotti britannici.
L’isola conserva il discreto fascino di una terra poco abitata: su una superficie equivalente al triplo della Toscana si contano circa mezzo milione di abitanti, per lo più concentrati in tre città. La gente vive con le porte di casa aperte e ancora accoglie il viaggiatore con un sorriso. «E’ un vero paradiso, basta saper apprezzare la pace e la natura» confida Mauro di Benedetto, un abruzzese che vive a Hobart da quasi cinquant’anni. C’è da credergli. Ecco perché alcune targhe automobilistiche dello stato, oltre all’immagine del rimpianto tilacino, recano scritta una grande verità: Tasmania, holiday isle.

On the road
Hobart mescola con grazia edifici moderni e antiche architetture coloniali, il lungomare brulicante di vita e i silenziosi giardini, come i Royal Tasmanian Botanical Gardens. Visitato il Tasmanian Museum & Art Gallery, dove sono esposti manufatti degli aborigeni e oggetti del periodo coloniale, conviene recarsi al porto: qui, ogni mattina, approdano le imbarcazioni con il pesce destinato agli ottimi ristoranti della zona. Da non perdere la visita del Bonorong Wildlife Park (Briggs Road Brighton, circa mezz’ora in auto) e il mercato allestito ogni sabato in Salamanca Place (magazzini in arenaria un tempo di supporto alle navi attraccate).
Lasciare la capitale è semplice, basta attraversare il ponte sulla baia e seguire le indicazioni per l’aeroporto e Sorrel. La strada attraversa belle campagne e alcuni vigneti digradanti verso il mare; oltrepassato l’abitato di Sorrel si continua lungo l’A9 che, raggiunto l’abitato di Copping, piega decisamente verso sud per insinuarsi prima nella Forestier Peninsula e poi nella Tasman Peninsula. Alcuni chilometri dopo Murdunna si devia sulla sinistra (indicazioni) fino al Tesselated Pavement, un basamento naturale di roccia che ricorda un mosaico con enormi tessere.
Ripresa la strada principale, dopo la località Eaglehawk Neck conviene deviare sulla sinistra per visitare tre singolari scogliere: Tasman Blowhole, Tasman Arch e la Devil’s Kitchen. Tornati sulla E9, dopo l’abitato di Taranna, s’incontra il Tasmanian Devil Park (parco zoologico con gli esemplari più significativi dell’isola). Ancora pochi chilometri ed ecco Port Arthur, la cui notorietà è legata alla colonia penale, costruita nel 1830 per ospitare delinquenti inglesi e delle colonie. Quell’inferno da cui era impossibile scappare accolse circa 12.000 detenuti, la maggior parte dei quali, ottenuta la libertà, non tornò più in patria.
Nella zona ci sono diverse possibilità di escursioni; presso l’ufficio informazioni è disponibile uno stampato che segnala i principali luoghi d’interesse della penisola.
Da Port Arthur si segue l’A9 fino a Sorell, continuando per l’A3 fino a Swansea. Sulla strada è ben visibile il Bark Mill-Wine & Wool Centre: qui è possibile acquistare prodotti in lana di buona fattura e visitare un piccolo museo dedicato alla lavorazione della corteccia dell’acacia, materia prima per la produzione dell’acido tannico necessario alla concia delle pelli. A nord dell’abitato di Swansea, sulla destra, c’è la deviazione per la Freycinet Peninsula, con l’omonimo parco nazionale istituito nel 1916 (250 chilometri da Port Arthur). All’interno dell’area protetta c’è un campeggio. Vi consigliamo di visitare la Sleepy Bay con la splendida costa di granito rosa (10 minuti di cammino) e di raggiungere la Wineglass Bay (circa 3 ore tra andata e ritorno) per un sentiero ben segnato che attraversa una foresta costellata da enormi massi sferici. In località Bicheno alla sera è possibile avvistare i pinguini, in mare aperto i delfini, le megattere e la balena franca australe. Presso Schouten Island si possono vedere le foche e l’aquila di mare (per escursioni chiedere agli uffici del parco o alla reception dei bungalow).
Tornati sulla A3, prima di Swansea deviare sulla destra per la B34. Prima del Lake Leake, sulla destra, una strada sterrata attraversa la Meetus Falls Forest Reserve portando in una decina di chilometri a un parcheggio (con barbecue) dove inizia il sentiero che in circa mezz’ora di cammino porta alla cascata. Attenzione, se piove molto la strada può essere impraticabile con veicoli senza trazione integrale. Proseguendo sulla B34 si continua fino a Campbell Town, dove si devia per Devenport (280 chilometri dalla Freycinet Peninsula). Visitato qui il Tasmanian Aboriginal Culture & Art Centre (noto come Tiagarra, in Mersey Bluff) che vanta una preziosa collezione di petroglifi, conviene programmare un’escursione al Rocky Cape National Park con una bella spiaggia bianca dove è possibile fare il bagno.
Abbiamo sfruttato una giornata di sole per raggiungere il Cradle Mountain – Lake St. Clair National Park (90 chilometri). Vasto più di 160.000 ettari, è probabilmente il parco più celebre del paese, anche se le giornate di sereno sono meno di 30 in un anno. Tantissime le possibilità di escursioni; l’Overland Track, un percorso lungo 80 km, percorribili in una settimana, attraversa tutta l’area protetta. Da non perdere le più brevi escursioni sul Dove Lake e sul Crater Lake; i tempi di percorrenza, segnalati su tabelle esposte al parcheggio del lago, variano a seconda dei percorsi scelti.
Al tramonto e all’alba, nei pressi del lago si possono incontrare canguri, echidne, wombati e il diavolo della Tasmania (sono organizzate anche escursioni notturne; per informazioni rivolgersi agli uffici del parco). Una raccomandazione: il tempo cambia molto rapidamente, può nevicare anche d’estate perciò dotatevi di calzature e abbigliamento adeguati.
Dal parco, raggiunta la A10, si scende a Rosebery e Zeehan per visitare il West Coast Pioneers’ Memorial Museum dedicato all’attività mineraria. Da qui si continua per la B27 fino a Strahan, un paese affacciato sul mare che conserva deliziose abitazioni coloniali (150 km dal parco). E’ il punto di partenza per molte gite a piedi o in gommone sul Gordon River che lambisce una foresta in parte inesplorata. Per rendersi conto della vastità del territorio conviene prenotare un volo in idrovolante (Wilderness Air, Esplanade, Port Strahan, tel. 03/64717220; 105 dollari australiani a persona): l’escursione dura un’ora e mezzo, compresa la sosta alla John Falls.
Nella baia Macquarie Harbour s’individua un fazzoletto verde coperto da vegetazione: è Sarah Island, un’isola tristemente nota perché ospitava una colonia penale, costruita nel 1821, dove venivano segregati i peggiori criminali deportati. Dopo un quarto d’ora di volo si arriva sopra una foresta sconfinata e impenetrabile, un mare verde, senza case né strade, interrotto dal fiume Gordon che dall’alto appare come un sinuoso serpente scuro.
Per tornare a Hobart si segue prima la B24 fino a Queenstown poi la A10. Lungo il tragitto si visita la Nelson Falls (la cascata si trova a 15 minuti di cammino dalla strada principale). All’altezza di Derwent Bridge s’imbocca, a sinistra, la rotabile diretta al Lake Saint Clair posto sul confine meridionale del Cradle Mountain-Lake Saint Clair National Park. E’ un buon posto per escursioni a piedi, in canoa o in barca; un traghetto porta all’estremità settentrionale del lago. Dal lago Saint Clair a Hobart sono circa 180 chilometri.
L’itinerario descritto è lungo in tutto circa 1500 chilometri e richiede 7-10 giorni, senza contare le escursioni all’interno dei parchi naturali; le strade segnalate sono buone e percorribili anche in camper.

PleinAir 338 – settembre 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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