Budapest e dintorni: cuore europeo

Alla scoperta di Budapest e della parte settentrionale dell'Ungheria lasciando per una volta i percorsi più battuti

Indice dell'itinerario

Salame ungherese, paprika, ortaggi d’ogni tipo: il nostro saluto a Budapest è all’insegna di profumi e sapori della terra magiara. Passeggiamo tra i banchi del grande mercato coperto della Vámhaz Körút, il più grande dei cinque esistenti, situato nella pianeggiante e moderna Pest, sulla riva sinistra del Danubio (non lontano dal ponte della Libertà che collega questa zona a Buda); progettato nel 1896 per regolamentare e rendere più igienico il traffico delle merci, è un maestoso fabbricato a campata unica della lunghezza di 330 metri, meta ideale prima di partire per il nostro itinerario con la cambusa colma di fresche prelibatezze a prezzi convenienti.
Ma facciamo un passo indietro per scoprire alcune delle innumerevoli meraviglie che ci riserva la capitale ungherese. Dal lungofiume di Pest si apre lo scenografico panorama sulla collina di Buda dominata dal castello della Citadella (il mezzo più semplice per arrivarvi è la funivia Budavári Sikló, la cui stazione di partenza si trova nella piazza Adam Clark): dalla cima si apprezza la vista su tutta la città con l’isola Margherita e l’omonimo ponte sulla sinistra, il palazzo del Parlamento, il ponte delle Catene al di sotto e, a destra, quello della Libertà.

Sulla collina di Buda vediamo l Bastione dei Pescatori
Sulla collina di Buda vediamo l Bastione dei Pescatori

La parte meridionale della collina è occupata dall’imponente mole del palazzo reale (oggi sede museale) che, raso al suolo dai turchi, fu ricostruito nel 1740 da Maria Teresa d’Austria e in seguito ampliato. Dai giardini si giunge dinanzi alla Galleria Nazionale, preannunciata dal monumento equestre di Eugenio di Savoia, e alla fontana di Mattia Corvino Cacciatore; da qui, superato un cancello in ferro battuto, si rientra verso l’antico e tranquillo borgo.
La via Tárnok, dove le pittoresche case medioevali sono oggi adibite a ristoranti e bar, sfocia nella piazza della Trinità con l’omonimo obelisco: è dominata dalla chiesa dell’Assunta in cui furono incoronati alcuni re ungheresi. Sul lato destro la statua equestre di Santo Stefano preannuncia il candido bastione dei Pescatori, la turrita costruzione dei primi del Novecento il cui nome ricorda il mercato ittico che nel Medioevo vi aveva luogo; nel 1988 quest’ultimo e la veduta su Buda che si scorge dalle mura sono stati inseriti dall’Unesco nel patrimonio mondiale dell’umanità. Nelle vicinanze è d’obbligo una sosta alla casa dei vini ungheresi, dove si ha la possibilità di degustare e acquistare i vini provenienti da 22 regioni del paese.

Le cupole della casa degli elefanti
Le cupole della casa degli elefanti

Sulla piazza Vörösmarty, salotto buono della città, si aprono le vetrine della pasticceria Gerbeaud, arredata con mobili d’epoca e nota per i suoi confetti e per il boero, il cioccolatino ripieno di visciola e cognac confezionato in scatolette decorate ideate dallo stesso Gerbeaud. La vicina Váci Út è la prima zona pedonale che incontriamo, nonché centro dello shopping cittadino. Più avanti il maestoso ponte delle Catene, il primo a collegare nel 1849 le due sponde della città, e poco distante il palazzo del Parlamento (che fu costruito a somiglianza di quello di Londra e del duomo di Colonia): l’ingresso della piazza Kossuth Tér è opposto all’imponente prospetto principale, che affaccia direttamente sul Danubio; mentre l’interno, visitabile in gruppo e con guida, conserva preziose composizioni artistiche su vetro e affreschi di autori ungheresi, oltre all’immensa biblioteca che conta mezzo milione di volumi.
Entrando nel viale Andrássy, una delle principali arterie cittadine, al civico 60 troviamo l’edificio che negli anni Quaranta fu sede del partito delle Croci Frecciate, stretto collaboratore della Germania nazista, e fino al 1956 dell’EVH, i temuti servizi segreti ungheresi. Attualmente è adibito a museo che, con il nome di Casa del Terrore, ricorda le vittime del nazismo e del comunismo, le due dittature che hanno caratterizzato la storia ungherese del XX secolo. Nel cortile interno è collocato un carro armato, corredato da un enorme pannello con foto delle vittime; nei due piani del fabbricato sono ricostruiti fedelmente gli uffici di un tempo, con una corposa raccolta di oggetti d’epoca, e in sale multimediali vengono proiettati filmati originali che illustrano episodi legati a quel periodo. Le didascalie sono solo in ungherese, ma è sufficiente visitare i sotterranei per intuire quali siano state le atrocità qui perpetrate. In fondo al viale, nell’ampia Piazza degli Eroi si ammira il grandioso monumento equestre del principe Árpád, capostipite della razza ungherese, circondato da sei capi tribù e dalle figure dei re più importanti: Santo Stefano, fondatore dello stato cattolico d’Ungheria, Carlo Roberto d’Angiò e Mattia Corvino. Più oltre, un ponte su un laghetto artificiale immette nel parco civico del Városliget, con il giardino zoologico caratterizzato dal portale in stile liberty; lungo i suoi viali si erge l’orientale palazzo dell’Elefante, con la cupola ornata da teste di animali in ceramica e rivestita da policrome mattonelle maiolicate della fabbrica Zsolnay di Pécs. Sempre nei pressi del parco, ancora più bello è il tetto del museo geologico in Stéfánia Út, realizzato con materiali provenienti dalla stessa fabbrica: l’azzurro intenso delle tegole smaltate, i disegni geometrici e gli svettanti camini sono opera dell’architetto magiaro Lechner, che fu il primo a introdurre il liberty in Ungheria aggiungendo elementi decorativi tratti dalla tradizione popolare, dando così vita a uno stile assai caratteristico.

Non si può lasciare la capitale senza aver fatto una gita notturna in battello sul Danubio: accompagnati dalle musiche di Chopin e di Bach, sorseggiando un calice di spumante in un rilassante tour di un’ora, si scivola dolcemente tra lo spettacolo di ponti, monumenti e palazzi illuminati. Per i più avventurosi c’è la possibilità di ammirare Budapest dall’alto, utilizzando il pallone aerostatico che salirà fino a 150 metri di altezza per un volo della durata di circa un’ora.
A una decina di chilometri, lungo la vecchia statale 7 in direzione del Balaton, merita ancora una tappa lo Szoborpark (dotato di un ampio parcheggio sterrato). Nel 1980 si decise di riunire qui tutte le statue dell’epoca comunista che decoravano le piazze pubbliche della nazione: un’operazione che non voleva essere rievocativa, ma conservare la memoria di un preciso periodo storico. All’ingresso le raffigurazioni di Lenin e Marx introducono al centro del parco, dominato dall’ampia stella a cinque punte di gerani rossi, com’era in uso nelle piazze di Budapest. Lungo i viali si osservano statue di dirigenti ungheresi e russi, dell’operaio in corsa con la bandiera (simbolo dell’amicizia russo-ungherese) e quella – la più odiata dagli ungheresi – del soldato russo con bandiera e kalashnikov.

 

 

I villaggi dell’ovest

Piazza Fo della pittoresca cittadina di Szentendre
Piazza Fo della pittoresca cittadina di Szentendre

Se la capitale offre mille motivi di visita, non da meno sono i dintorni, dove piccoli borghi offrono tappe ricche di opportunità. In direzione nord-ovest, la statale 11 conduce in appena 10 chilometri a Széntendre, uno dei centri più frequentati dell’ansa del Danubio, colonizzato nel Settecento da profughi serbi (il non facile accesso al centro storico per i veicoli ricreazionali consiglia di sostare sulla statale lungo gli argini del fiume). Fulcro cittadino è la piazza Fö, circondata dalle case multicolori dei mercanti e sulla quale affaccia la chiesa ortodossa in stile rococò della Blagovestenska; vi sfociano le strette strade animate da un flusso costante di turisti in cerca di souvenir, tra cui le famose porcellane di Herend. Da non perdere una sosta presso la pasticceria Nosztalgia in Vöröshadsereg Út 2: fondata nel 1979, sulla base di antiche ricette produce artigianalmente cioccolatini e torte al caffè e al marzapane da degustare nel piccolo cortile fiorito; ai piani superiori il curioso museo Dobos, un’esposizione di ben 10.000 oggetti per la lavorazione del cioccolato risalenti al XIII secolo. A 3 chilometri si trova la più grande mostra all’aperto d’Ungheria, lo Szabadtéri Néprajzi Múzeum. Ricostruiti in questo luogo in rappresentanza di dieci regioni, i ben 340 edifici dai tipici tetti in paglia, le chiese dalle svettanti guglie, i mulini e le officine testimoniano il modo di vivere della società rurale dalla fine del XVIII secolo ai nostri giorni.

Un costume tipico di Szentendre
Un costume tipico di Szentendre

Continuando sulla statale 11 si costeggia un’estesa area boschiva prima di arrivare, in 15 chilometri, a Visegrád. La città deve la sua notorietà soprattutto al leggendario palazzo reale del 1300, voluto da re Mattia Corvino, che gli scavi hanno riportato alla luce solo negli anni Trenta. Secondo un’antica tradizione, d’estate i reali si ritiravano in questa corte rinascimentale caratterizzata da vaste sale, terrazze, colonne di marmo rosso, fontane e cortili. Il restauro per il Giubileo del 2000 ha tra l’altro riportato in vita la meravigliosa fontana in marmo ungherese del Nettuno Bambino, opera di Giovanni d’Almata, mentre nelle sale interne gli episodi della vita di corte sono illustrati da diorami. Il palazzo era protetto dal duecentesco castello che, situato su una rupe dominante l’intera ansa del Danubio, controllava i movimenti stradali e fluviali tra Buda e Vienna. La visita (parcheggio e ingresso a pagamento) offre la possibilità di godere anche dell’eccezionale panorama che si apre sul fiume. Consigliamo una sosta al Renaissance Restaurant (Fö Út 11) dove un’ambientazione rinascimentale con camerieri in costume, posate e ciotole di legno fa da cornice a prelibate pietanze.

I quartieri barocchi di Esztergom visti dalla basilica chiudono la nostra escursione a nord-ovest della capitale
I quartieri barocchi di Esztergom visti dalla basilica chiudono la nostra escursione a nord-ovest della capitale

Esztergom, la Strigonia latina, ci accolgono le statue di Liszt e della principessa Sissi. Nella città natale dove fu incoronato re e morì, Santo Stefano fondò la prima chiesa cattolica ungherese: nel 2000, a distanza di mille anni dall’incoronazione, è stato eretto un maestoso monumento che ne ricorda l’evento. Emblema di questa tradizione religiosa è l’ottocentesca basilica neoclassica all’interno della quale, oltre alle pregevoli tele d’altare e alle splendide oreficerie del Tesoro, vi è la rinascimentale cappella Bakócz in marmo rosso con altare di Andrea Ferrucci, architetto italiano che lavorò con Michelangelo a Firenze. Le terrazze che cingono la basilica offrono un panorama sull’ansa del Danubio e sul ponte Maria Teresa Valeria, che collega questa tranquilla cittadina alla Slovacchia.

 

Il nord-est ed Eger

Il palazzo Reale di Godollo
Il palazzo Reale di Godollo

Da Budapest la statale 3 attraversa Gödöllö dove spicca il palazzo reale, una costruzione barocca del Settecento: già proprietà di un nobile ungherese d’origine croata, fu poi donato dallo Stato a Francesco Giuseppe e a Sissi in occasione della loro incoronazione; divenuto in seguito casino di caccia, dopo la Seconda Guerra Mondiale fu depredato dai nazisti e dai russi (era il centro di comando dell’Armata Rossa), nella seconda metà del secolo scorso fu trasformato in casa di riposo e infine, nel 1990, è stato restaurato e adibito a centro museale con l’esposizione di oggetti legati alla vita dei reali austro-ungarici.

Due donna in costume a Holloko
Due donna in costume a Holloko

Da Gödöllö, percorrendo l’autostrada M3 fino a Hatvan e quindi la statale 21 verso Salgótarján, prima di giungere a Pásztó un bivio a sinistra conduce al celebre borgo di Hollók (anche questo nella lista dell’Unesco). Situato a breve distanza dalla frontiera slovacca, conta appena 70 abitazioni e deve la sua importanza all’isolamento linguistico vissuto dalla sua popolazione, i Palóc. In seguito all’incendio del 1909 che distrusse buona parte del centro, le case vennero ricostruite rispettando l’impianto urbanistico precedente – lungo l’asse stradale principale su cui affacciano cantina e veranda – ma sostituendo la paglia con le tegole per la copertura dei tetti.
La volontà di conservare la propria identità si evidenzia anche nel vestito tradizionale delle donne, indossato durante le festività pasquali e in altre manifestazioni folkloristiche: gilet ricamato sulla candida camicia con manica a palloncino, minigonna plissettata dai vivaci colori, fazzoletto in vita, grembiule riccamente decorato, calzettoni bianchi e scarpe dalla doppia allacciatura; infine, colorate collane e un copricapo (obbligatorio per le donne sposate). La peculiarità è data dal numero delle bianche sottogonne di questo costume: se ne indossano normalmente sei che possono arrivare fino a sedici nei giorni di festa. Oggi l’economia del villaggio fa leva essenzialmente sul turismo, tanto che lungo il breve corso centrale si aprono numerosi negozi di souvenir con vendita dei tipici abiti e di teli colorati tessuti a mano, ristoranti, piccoli musei (della bambola, della tessitura e della posta) e alloggi per vacanze che offrono la possibilità di vivere in una vera casa palóc, con tre stanze e un piccolo giardino.

Una vista di Eger con la fortezza per sfondo
Una vista di Eger con la fortezza per sfondo

Da Hollók il percorso più comodo, sebbene non il più breve (110 chilometri) per raggiungere Eger ridiscende verso la statale 21 per riprendere ad Hatvan l’autostrada M3 fino a Füzesabony. Da qui la statale 25 ci conduce in una delle più belle città barocche del paese, con una storia millenaria che vide il suo apice nella seconda metà del Quattrocento, durante il regno di Mattia Corvino. Eger rappresenta anche il simbolo dell’eroismo degli ungheresi che qui opposero strenua resistenza all’assedio turco del 1552, ricordato da due monumenti situati nella piazza Dobó (su cui affaccia anche la chiesa di Sant’Antonio): il primo è dedicato alla battaglia a cavallo tra un ussaro ungherese e un turco, l’altro al capitano Stefano Dobó che riuscì a respingere l’attacco di 80.000 invasori comandati da Solimano il Magnifico.

A Egerzalok si usa frequentare le terme all'aperto
A Egerzalok si usa frequentare le terme all’aperto

La vivacità culturale della cittadina è dovuta alla presenza di un antico e prestigioso liceo, costruzione settecentesca che vanta una ricca biblioteca barocca in legno, e alla Specola che nel Settecento era uno dei più moderni osservatori astronomici. Le maggiori testimonianze architettoniche sono rappresentate dalla basilica con cupola di 40 metri, dal minareto e dal palazzo arcivescovile impreziosito dalle balconate di ferro battuto, opera di Enrico Fazola, fondatore dell’omonima industria ungherese e autore anche delle porte della Prefettura. Conosciuta pure per i suoi stabilimenti termali, Eger è altresì un importante centro vinicolo noto per la produzione dell’Ungaricum, del passito di Tokaj e, soprattutto, del Bikavér. Lasciamo le colline ricoperte di vigneti di Eger per una piacevole e rilassante escursione: le terme di Egerszalók. Percorrendo 8 chilometri in direzione sud-ovest, sulla cima di alti pali si possono scorgere numerose coppie di cicogne che, incuranti del traffico, nidificano tranquillamente. In una pianeggiante e verde radura alberata ai margini, fra tavoli da picnic e barbecue, vi sono due piscine in cemento; leggermente discosta, una passerella di legno conduce dapprima a piccole cascate e più in alto alla sorgente, in un candido luccichio di calcite che, cristallizzandosi a contatto dell’aria, solidifica e forma piccole terrazze digradanti.

 

I parchi del nord

Nel parco nazionale di Bukk un trenino conduca alle cascate del Velo
Nel parco nazionale di Bukk un trenino conduca alle cascate del Velo

Da Eger, risalendo verso nord lungo la statale 25 in direzione Ózd, una deviazione ricca di vegetazione arborea porta a Szilvásvárad, nel comprensorio del parco nazionale di Bükk. La cittadina si presenta con tutte le infrastrutture tipiche di un centro turistico molto frequentato: alberghi, ristoranti, negozi di souvenir, maneggi, campi da tennis, parcheggi (per auto e bus turistici) e un campeggio.
Oltre che per l’amenità dei luoghi, questa copiosa offerta è dovuta alla presenza del centro ippico in cui sono allevati i cavalli lipizzani, un ibrido nato oltre 400 anni fa da un incrocio tra i migliori equini di razza greca, araba, spagnola e italiana: l’originario allevamento, legato al nome degli Asburgo, venne trasferito nell’area dei monti Bükk, dove trovò il clima e l’alimentazione ideale per riprodursi. Ad accudire e a controllare le mandrie – protette da una legge nazionale – ci pensano i csikós, che sfoggiano il tradizionale costume con cappello in feltro nero, pantalone-gonna azzurro e gilet rosso. Nella scuderia è possibile conoscere più da vicino gli stalloni, mentre nel piccolo museo annesso è illustrata la storia di quest’elegante animale. Nella valle del ruscello Szalajka, le Fátyol o Cascate del Velo, così chiamate per la nebulizzazione che l’acqua crea scendendo da un’altezza di 17 metri, rappresentano l’altro motivo d’interesse naturalistico della zona. D’estate è in funzione un trenino a scartamento ridotto che, partendo dal centro di Szilvásvárad, in 20 minuti raggiunge questo luogo immerso nel verde. Il ritorno può compiersi con lo stesso mezzo oppure con una passeggiata di un’ora attraverso boschi, specchi d’acqua e allevamenti di trote.

I cavalli lipizzani e gli csikos in costume sono l'attrattiva del centro ippico di Szilvasvarad
I cavalli lipizzani e gli csikos in costume sono l’attrattiva del centro ippico di Szilvasvarad

Il tragitto da Szilvásvárad ad Aggtelek, via Ózd e Serényfalva, per buona parte dei suoi 50 chilometri costeggia la frontiera con la Slovacchia per addentrarsi nell’area del parco nazionale di Aggtelek, noto per i suoi fenomeni carsici. Le grotte, patrimonio mondiale dell’Unesco, con 25 chilometri di lunghezza sono tra le più estese d’Europa: abitate già 6 o 7.000 anni fa, come dimostrano i reperti archeologici emersi dagli scavi, sono popolate da oltre 500 specie di fauna protetta tra cui la salamandra, simbolo del parco. Per una breve sosta è possibile parcheggiare negli ampi prati alberati, dove si trovano numerose bancarelle di souvenir. Da questo ingresso (l’altro è a Jósvaf), dalle 8 alle 18 si può visitare la grotta Baradla con itinerari guidati di varia durata: il più breve, di circa un’ora, conduce fra stanze e corridoi decorati da stalattiti e stalagmiti a cui esploratori e visitatori hanno dato nomi di fantasia, ad esempio Babbo Natale, oppure ispirandosi a monumenti celebri come il Minareto di Eger o la Biblioteca di Mattia Corvino; il tutto in un susseguirsi di sale che culminano in quella dei Concerti, utilizzata appunto per manifestazioni musicali.

La torre dell'orologio di Eger
La torre dell’orologio di Eger

Siamo alle nostre ultime tappe: da Aggtelek, percorrendo il raccordo per la statale 27 e passando dal villaggio di Jósvaf, si attraversa una valle popolata di paesini medioevali le cui case si specchiano in piccoli laghetti e corsi d’acqua. A Szalonna sorge la bella chiesa protestante del 1765 con abside e campanile ricoperto da scandole e il soffitto a cassettoni affrescato del XIII secolo. Continuando fino a Miskolc, si prosegue sulla statale 37 verso la città di Tokaj (vedi approfondimento “I piaceri della tavola”) e quindi a Sárospatak: qui troviamo la cinquecentesca fortezza Rákóczi, affacciata sul fiume Bodrog, che tra le parti più antiche conserva la loggia Lorantffy e la cosiddetta Torre Rossa, per la copertura in tegole colorate. Nelle sale, arredate con mobili rinascimentali, si evidenzia quella dei Cavalieri con una nicchia teatrale unica in Europa dove si esibivano musici e attori.

La palestra di Sarospatak
La palestra di Sarospatak

Prima di ripartire in direzione della capitale, varrà la pena conoscere più da vicino alcune opere di Imre Makovecz, il padre della moderna architettura organica, un’invenzione magiara che trae ispirazione dall’arte popolare transilvana: il liceo e la palestra su Rákóczi Út oppure il complesso condominiale a Hild Tér, dalle fantasiose forme che, ispirandosi alla natura, creano un singolare contrasto con le antiche vestigia. Dopo un ultimo brindisi sui colli del Tokaj, in breve si farà rientro a Budapest (che da qui dista poco più di 200 chilometri): per trascorrere ancora qualche giorno in città oppure per proseguire verso il Balaton, lungo gli itinerari classici del pleinair in Ungheria.

 

 

 

 

 

 

 

 

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