Cuore catalano

In settembre Barcellona si scatena nelle sfrenate celebrazioni della Mercé: una festa per scoprire fino in fondo (con l'aiuto di un nuovissimo approdo per i camper) questa città di strepitosa e geniale bellezza, che si esalta nelle incredibili architetture di Gaudí.

Indice dell'itinerario

Dicono che Barcellona sia una città in grado di soddisfare tutti gli stati d’animo. Perennemente sospesa fra terra e mare, emana una sorta di serenità mista a un velo di malinconia: c’è chi ritiene che sia l’eterno conflitto tra i due opposti sentimenti catalani, il seny e la rauxa, l’equilibrio nelle passioni e l’anelito di andare oltre i limiti.
La statua di Cristoforo Colombo scruta le onde del Mediterraneo dalla cima del Mirador de Colón, mentre il quartiere medioevale del Barrio Gótico, cuore della città vecchia, è ancorato agli umori terreni dei suoi vicoli. Quanto alla Sagrada Família, l’incompiuto capolavoro di Antonio Gaudí continua a essere un cantiere a cielo aperto che nessuno sa bene quando mai finirà, una sorta di testamento spirituale dell'”architetto di Dio” che può essere interpretato come un paradigma della città: meglio andare avanti con i lavori o lasciarlo com’era nel 1926, quando un incidente pose fine alla vita del maestro?
A settembre invece, durante i giorni della Mercé, un altro genere di architettura è quella portata in scena dai funambolici castellers che si allenano formando piramidi umane (una tecnica che forse trae origine dagli assedi medioevali) nelle affascinanti stradine del Barrio Gótico. In un groviglio di braccia, piedi e teste, decine di acrobati fanno le prove generali sotto gli occhi dei passanti: i muscoli si tendono come corde, grida di incitamento risuonano nell’aria, tutto dev’essere preparato a puntino per il giorno campale quando a Plaça Sant Jaume, gremita di folla, le piramidi umane raggiungeranno un’altezza di 10 metri. L’ultima pedina della torre, di solito un bambino leggero e agilissimo, arriverà quasi a fissare negli occhi le autorità affacciate al balcone del palazzo delle Generalitat de Catalunya, sede del governo regionale.
Ma i castellers non sono che uno degli incredibili spettacoli rappresentati a Barcellona durante la Mercé, una manifestazione di travolgente e caotica allegria che coinvolge l’intero centro storico negli ultimi giorni d’estate. Sul palco davanti alla cattedrale si esibiscono eterogenei gruppi musicali, mentre per le strade scoppiettano i fuochi e le scintille del correfoc in cui stravaganti marchingegni raffiguranti draghi, mostri e altre diavolerie vengono trascinati tra fumi e lanci di petardi. Sfilano invece al ritmo delle bande musicali i gegant i capgrossos, enormi statue di cartapesta che raffigurano personaggi storici e mitologici.
Concerti, mostre, conferenze, balletti animano ogni angolo, dalle stradine più nascoste del Barrio all’affollatissima rambla che va da Plaça de Catalunya al Mirador de Colón, la via più celebre di Spagna su cui si affacciano l’uno dopo l’altro bar, ristoranti, negozi, musei: un chilometro e mezzo di teatro all’aperto lungo il quale si può assistere alle esibizioni di giocolieri e saltimbanchi e soprattutto di incredibili statue viventi, veri e propri artisti del genere che meriterebbero ben più del modesto obolo gettato dal pubblico nel cappello. A scandire la passeggiata tra la folla ci sono anche i caratteristici chioschi dei fiorai (uno di essi aveva per cliente Alexander Fleming, l’inventore della penicillina, al quale è dedicato anche uno dei giardini della città) e dei venditori di uccelli che cantano nelle loro gabbiette di ferro.Di ferro battuto è anche la scenografica entrata del prospiciente mercato ortofrutticolo della Boqueria, intriso di colori, voci e odori, di fronte al quale c’è un grande mosaico colorato opera di Joan Miró, con l’autografo dell’artista su una delle mattonelle. Al grande surrealista è dedicata la splendida fondazione omonima, opera del suo amico architetto Josep Lluís Sert, che fa il paio con l’altra grande attrazione della città, il Museu Picasso, un appassionante viaggio alla scoperta di capolavori quali L’onda, Ritratto della madre, Scienza e Carità.
In tanta festosa confusione pare impossibile che certe strade possano essere vuote: e invece lo sono quelle dove avanzano in assetto di guerra i fucileros, romanzeschi personaggi vestiti con pantaloni a sbuffo e giacconi ottocenteschi, che girano armati di archibugi e polvere da sparo. Chi li vede spuntare all’improvviso farà bene a darsela a gambe o almeno a mettersi le mani sulle orecchie per non farsi cogliere troppo di sorpresa dal frastuono delle fucilate: gli allegri briganti, infatti, sparano in aria incuranti di chi si trova nei paraggi.
Si sentono invece solo il respiro del vento e il mormorio della risacca sulla spiaggia di Platja del Bogatell, dove volano gli aquiloni, mentre turisti e residenti approfittano del sole ancora caldo per farsi una nuotatina davanti alla lunga striscia di sabbia tra Platja de la Barceloneta e Platja de la Mar Bella. Al Port Vell, il vecchio scalo portuale completamente rimodernato in occasione delle Olimpiadi del 1992, si trova invece uno dei più grandi acquari d’Europa, con pesci e mammiferi marini d’ogni parte del mondo (compreso un gruppo di squali che nuota nel tunnel trasparente di osservazione); proseguendo la passeggiata si arriva fino al Puerto Olímpico per veder luccicare un altro genere di creatura, il gigantesco pesce in metallo dorato opera di Frank Gehry, l’architetto del Guggenheim di Bilbao.

L’incompiuta meraviglia
Ma è sempre lui, Gaudí, a regalare le emozioni più intense: i suoi tesori valgono da soli il viaggio a Barcellona. Nell’incredibile Parque Güell, stravagante città-giardino che gli fu commissionata dal conte Eusebi Güel nel 1906, si passeggia nel verde tra fantastiche sculture policrome, la Fuente del Dragón, il Banc de Trenadis, la Sala Hipostila con le sue 84 colonne che doveva essere un mercato e, non da ultimo, la casa-museo dove il maestro dell’Art Nouveau trascorse i suoi ultimi vent’anni.
L’incompiuta Sagrada Família resta però il luogo migliore per capire l’anima della città. Fra le altissime guglie, collegate da vertiginose passerelle pedonali, i lavori continuano da decenni (si dice che ci vorrà ancora mezzo secolo per portarli a termine) ma procedono a rilento perché sono finanziati solo dalle offerte degli estimatori, con il freno delle polemiche di chi vorrebbe lasciare tutto com’era alla morte di Gaudí. Dopo la sua scomparsa la costruzione fu portata avanti per qualche tempo, si interruppe a causa della guerra civile e riprese solo nel 1952 sotto le direttive di un gruppo di architetti, ma senza il progetto originale andato perduto nei bombardamenti.
La stessa vita del maestro, del resto, non seguì mai un’evoluzione armonica: fu un susseguirsi di altalenanti esperienze, proprio come la sua architettura sempre ostinatamente refrattaria all’uso della linea retta. Alcuni esempi di questa concezione artistica si possono osservare sul Passeig de Grácia, una sorta di museo a cielo aperto dove si trovano alcune delle più grandi testimonianze dell’architettura modernista della città. Al civico 35 c’è Casa Lleo Morera di Lluís Domènech i Montaner, al 41 Casa Amatller di Puigh i Cadafalch e al 43 Casa Batlló, uno dei progetti più celebri di Gaudí, con i balconi rigonfi e il tetto a scaglie colorate. Altra opera somma dell’artista è La Pedrera, al civico 92, con le stanze in cui abitò e sul tetto i giganteschi camini attorcigliati, che sembrano giganti d’altri mondi piovuti dal cielo. E’ in questo scenario surreale, tra i gatti randagi e le antenne della tv, che nelle calde serate estive si tengono concerti al chiaro di luna: a meno di non volersi recare all’incantevole Palau de la Música Catalana, il capolavoro modernista di Domènech i Montaner con l’auditorium dal soffitto in vetro blu, i mosaici policromi e le spettacolari decorazioni.
Altre sono le suggestioni del Laberint d’Horta, uno splendido giardino creato nel 1791 dal marchese Desvalls con la collaborazione dell’architetto genovese Domenico Bagutti: fra le meraviglie celate al suo interno troviamo una statua in marmo raffigurante Eros, posta al centro di questo intricato labirinto vegetale dove è facile perdere l’orientamento in mezzo a sculture malinconiche, tempietti e piccoli stagni.
Al ritorno avrete tutto il tempo di arrivare dietro il Palau Nacional de Montjuïc per assistere al fantasmagorico spettacolo di luci, suoni e colori che chiude la festa della Mercé, quando una folla cosmopolita si mette col naso all’insù per ammirare i fuochi pirotecnici che fanno risplendere i tetti di Barcellona.

PleinAir 408/9 – luglio/agosto 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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