Cuneese, su e giù per la Granda

Dominato dall’imponenza delle Alpi Cozie, il territorio a nord di Cuneo svela abbazie e castelli silenziosi e avvolti in un cielo che sa già di montagna: scopriamolo con i modi e i tempi del pleinair, rinfrancandoci dall’arrivo della stagione fredda con i piatti della tradizione piemontese

Indice dell'itinerario

La nebbia sembra adagiarsi sulle distese di alberi da frutto che disegnano con i loro filari ordinati la piana estesa in direzione del Po. Nelle belle giornate su queste strade incombe la mole triangolare e severa del Monviso, ma spesso in autunno questa immagine è solo un ricordo, così come il sole. Di colpo, dal grigio del cielo basso emerge la sagoma dell’abbazia di Staffarda, costruita dai monaci cistercensi – che furono maestri nelle bonifiche dei territori bassi e paludosi – a partire dal XII secolo. I lavori di canalizzazione delle acque e di regolazione idrica furono così accurati che in breve l’abbazia divenne un’importante azienda agricola, attirando a poche centinaia di metri di distanza dal grande fiume ricorrenti mercati e fiere.

La millenaria abbazia di Staffarda
La millenaria abbazia di Staffarda

A ricordare questo ruolo fondamentale, sul piazzale del complesso c’è la loggia del mercato, eretta nel 1270 per offrire riparo ai venditori che accorrevano qui da ogni angolo del Piemonte. La chiesa, affiancata da un imponente chiostro che venne parzialmente distrutto dalle truppe francesi nel 1690, è un’opera grandiosa che ricorda il passaggio dallo stile romanico alle forme slanciate del gotico.

Abbazia di Staffarda: il cinquecentesco polittico dell’altare maggiore
Abbazia di Staffarda: il cinquecentesco polittico dell’altare maggiore

La severità della regola di San Bernardo, che bandiva decorazioni eccessive e frivoli ornamenti dalle abbazie cistercensi, trova riscontro all’interno della chiesa, dominata da grandiosi archi e volte sorrette da pilastri imponenti, con i costoloni decorati unicamente con colori tenui.

Abbazia di Staffarda: un piccolo e accogliente bar permette di assaggiare le paste di meliga (paste ‘d melia)
Abbazia di Staffarda: un piccolo e accogliente bar permette di assaggiare le paste di meliga (paste ‘d melia)

A fianco dell’ingresso, un piccolo e accogliente bar permette di assaggiare le paste di meliga (paste ‘d melia), biscotti secchi fatti di farina di mais e frumento. Secondo la tradizione, la loro invenzione fu dovuta a una crisi economica: con l’aumentare del prezzo della farina, i fornai si videro costretti ad aggiungere il mais, macinato ben più finemente rispetto alla preparazione della polenta.

Castagne e castelli

Piazza di Saluzzo
Piazza di Saluzzo

Dalle fiere del Medioevo ai mercati di oggi, il passo non è lungo: poco più di 10 chilometri separano Staffarda da Saluzzo. La cittadina scende dalla rocca verso il centro seguendo il pendio di una delle ultime alture che digradano dal Monviso alla pianura, separando l’alta valle del Po dalla Val Varaita. Su Piazza Risorgimento, il grande spazio pubblico che si trova subito all’esterno dell’antica cinta di mura, i banchi offrono una gran varietà di frutta e verdura provenienti dalla regione e dal resto d’Italia, formaggi e carne. Ma poco distante, appena superata la porta di Santa Maria, un mercato più piccolo e silenzioso ci riporta indietro di oltre un secolo nella storia cittadina.

Castagne e funghi in vendita al mërcà dle fomne e un banco che espone tome e altri formaggi tipici
Castagne e funghi in vendita al mërcà dle fomne e un banco che espone tome e altri formaggi tipici

I banchi del mërcà dle fomne (il mercato delle donne) sono piccoli, spesso sostituiti da ceste e cassette riempite con i prodotti dell’orto o delle aziende locali, talvolta ingentilite da mazzi di fiori. Un tempo, come testimoniano i documenti d’archivio, sotto l’ombra dei Pórti Scur si affollavano le contadine che erano solite “ivi recarsi per vendere abusivamente pollami, uova, burro ed erbaggi con canestri al braccio”. Dopo lunghe camminate con le ceste cariche, le donne cercavano di integrare il reddito familiare con vendite e baratti, occasioni anche di chiacchierate e scambi di notizie; contatti che gli uomini trovavano invece nelle osterie.

Piazza di Saluzzo, su cui affaccia la chiesa gotica di San Giovanni
Piazza di Saluzzo, su cui affaccia la chiesa gotica di San Giovanni

Nei secoli il marchesato di Saluzzo è sempre stato ricco grazie all’agricoltura e il centro medioevale della città s’inerpica alla mole della Castiglia – il castello dei marchesi – conservando tracce evidenti della prosperità del passato. I legami dei signori locali con la vicina Francia furono sempre molto stretti (alla metà del ‘500, per un breve periodo, Saluzzo passò anche sotto il dominio transalpino) e i nobili furono spesso letterati, umanisti e mecenati, passati alla storia per i loro scritti oltre che per il fragore delle loro battaglie.

Museo Civico Casa Cavassa
Museo Civico Casa Cavassa

Il decorato portale rinascimentale di Casa Cavassa, a metà via nella salita verso la parte più alta del centro, è sovrastato dal motto Droit quoy qu’il soit (avanti qualunque cosa accada) affiancato da un pesce – chavasse nel dialetto di Lione – che risale la corrente senza paura. Il palazzo, esempio ben conservato e restaurato di una ricca dimora rinascimentale, ospita il museo civico: arredi, quadri e decorazioni circondano il suo capolavoro: la tavola dorata dominata dalla Madonna di Misericordia, affiancata da Margherita di Foix e Ludovico II di Saluzzo, e sistemata su una parete di scuri stalli in legno scolpito.

A poca distanza da qui, nella penombra della chiesa di San Giovanni costruita tra la metà del ‘300 e il 1504, risalta la delicata trama di bassorilievi, forme architettoniche e sculture dell’abside che, grazie alla pietra scura di Sampeyre (abbastanza morbida e malleabile appena cavata), ha offerto ai suoi maestri scultori, probabilmente di origine borgognona, la possibilità di realizzare un capolavoro gotico. Sulla Salita Castello affaccia l’antico palazzo comunale con la torre civica, che offre una splendida veduta nei pochi momenti di apertura, poi si raggiunge il maniero, dove ha recentemente aperto i battenti un museo dedicato alla civiltà cavalleresca. Proprio di cavalieri, dame e amor cortese scrisse nello Chevalier errant Tommaso III, marchese di Saluzzo.

Castello della Manta
Castello della Manta

Per passare dalle parole alla suggestione delle immagini basta lasciare Saluzzo – con il v.r. oppure seguendo per 4 chilometri una tranquilla ciclabile che parte da Via Bodoni, dove si trova la nuova area di sosta per i camper – per giungere al parco del Castello della Manta. La struttura è gestita dal FAI e non c’è dubbio che il suo capolavoro sia costituito dagli affreschi che ornano il salone baronale, fatto decorare tra il 1418 e il 1430 da Valerano, figlio di Tommaso III.

Sulle mura si succedono le figure a grandezza naturale di eroi ed eroine (tra cui non mancano Alessandro Magno, Artù, le regine delle amazzoni e Semiramide) e la fontana della giovinezza, attorniata da personaggi che corrono verso la fonte, vi si bagnano ed escono dalle sue acque ringiovaniti ed evidentemente ben disposti all’idea di nuovi amori. Intorno, non mancano le scene della vita di corte: la caccia, la ricerca di un luogo appartato da parte di due amanti, i musicisti che allietano la compagnia.

L’ottocentesco castello neogotico del Roccolo a Busca
L’ottocentesco castello neogotico del Roccolo a Busca

Lungo la via verso Cuneo, continuando a seguire la linea sinuosa del piede delle alture che si abbassano fino alla piana, anche Busca merita una sosta presso una reggia ben diversa. Il cosiddetto castello del Roccolo, a poca distanza dal borgo agricolo, fu costruito dai marchesi D’Azeglio nel 1831; riccamente decorato, l’edificio è circondato da un giardino di grande fascino con serre, statue e fontane.

Il capoluogo

I portici della piazza principale di Cuneo
I portici della piazza principale di Cuneo

Poco manca per raggiungere la capitale della castagna, che nel mese di ottobre viene festeggiata da una sagra imponente. Situata su una terrazza naturale affiancata dai corsi della Stura di Demonte e del Gesso, Cuneo è sempre stata – oltre che la chiave delle valli e del transito verso la vicina Francia – un importante centro di commerci resi prosperi grazie all’agricoltura. Nei giorni della festa l’imponente Piazza Galimberti, circondata da portici che riparano le vetrine di negozi e caffè – come Airole, dove furono creati i famosi cioccolatini cuneesi al rum – è quasi completamente occupata da banchi e stand; fumano i fuochi su cui enormi padelle cuociono senza sosta caldarroste piccole, saporite e, per una volta, anche economiche.

Cuneo: pasticcerie specializzate nel tipico dolcetto aromatizzato al rum
Cuneo: pasticcerie specializzate nel tipico dolcetto aromatizzato al rum

Lungo Via Nizza si allunga una teoria di banchi che offrono ogni sorta di leccornie locali e piemontesi, tra cui spiccano i formaggi e gli insaccati. Spettacoli, animazioni e il brusio continuo di una grande folla proveniente da Italia e Francia segnano la città mentre sul far della sera in piazza si accendono i riflettori che illuminano, su una terrazza, un gruppo di figure davanti a un microfono. L’immagine al centro del gruppo è quella di Duccio Galimberti, ritratto durante il suo discorso del 26 luglio 1943 sul balcone della sua casa (aperta al pubblico e ricca di cimeli legati alla sua vita), in cui affermò con forza il valore della resistenza alla dittatura: “La guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco e alla scomparsa delle ultime vestigia del fascismo”.

La Resistenza, nel Cuneese, è stata una vera e propria guerra durata anni e su questi colli e monti combatté Duccio che, ferito nel gennaio del 1944, divenne una delle figure di spicco delle formazioni di Giustizia e Libertà. Gli incontri segreti dei partigiani italiani con la Resistenza francese a Barcellonette furono condotti per parte italiana proprio da lui insieme a Detto Dalmastro e a Giorgio Bocca, che delle vicende di quegli anni sarebbe stato severo e appassionato narratore. Catturato e fucilato alla fine del 1944 dai fascisti, Duccio Galimberti sarebbe tornato nella sua Cuneo per esservi sepolto nel settembre del 1945, al termine di una commossa manifestazione in cui fu Ferruccio Parri, il presidente del Consiglio, a tenere l’orazione funebre.

Tancredi Galimberti detto Duccio, figura di spicco della Resistenza, la sua casa è ora un museo
Tancredi Galimberti detto Duccio, figura di spicco della Resistenza, la sua casa è ora un museo

Nei giorni della celebrazione dedicata da Cuneo ai marroni, il tempo della memoria non scolorisce nella gioia della festa. La sagra sembra voler esorcizzare l’inverno che non tarderà a coprire di neve le montagne sul vicino orizzonte delle Alpi: da Cuneo, nelle belle e fredde giornate di tramontana, sembrano veramente a portata di mano. 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio