Crocefisso ad Alghero

Gli antichi riti catalani della Settimana Santa sono il primo richiamo per una vacanza in camper ad Alghero. Ma non l'unico: perché la primavera accende tutta la Sardegna di nuovi splendori che l'isola riserva soltanto a pochi intimi

Indice dell'itinerario

Tutto cominciò con un naufragio, il 18 gennaio del 1606. Quel giorno il veliero “Santa Maria di Montenero” partito da Alicante, in Spagna, e in rotta per Genova, s’inabissò nelle acque a largo di Porto Conte insieme a un carico di balle di lana e ad una cassa contenente una preziosa opera d’arte…
Era questa un Crocefisso a grandezza naturale, in legno dipinto e dalle braccia articolate, cui fu subito attribuito il miracoloso salvataggio di tutti i passeggeri. Recuperato e trasferito ad Alghero, in quella che oggi è la chiesa della Misericordia (dove è custodito), il simulacro non tardò ad imporsi alla venerazione degli abitanti (allora quasi tutti spagnoli) e ad ispirare la messa in scena degli spettacolari riti pasquali che a distanza di quasi quattro secoli ancora catalizzano la città. La sceneggiatura, i ritmi e la regia delle sacre rappresentazioni si basano infatti su quelle braccia, inerti ma mobili, che riescono a comunicare da sole il pathos della morte e la promessa di resurrezione.

 

Passione di Alghero

La statua dell’Addolorata
La statua dell’Addolorata

Non a caso i momenti più intensi della Passione di Alghero coincidono proprio con le solenni cerimonie dell’innalzamento della Croce e della Deposizione rappresentate il Giovedì e il Venerdì Santo in Cattedrale. Trasposte fin dall’origine in azioni teatrali, portano già nel titolo in lingua catalana, arborament e desclavement (inalberamento e dischiodamento), tutta la drammaturgia degli eventi; ma una Via Crucis (il giovedì) e due interminabili processioni (il venerdì), dalla Misericordia in Cattedrale e viceversa, ne amplificano a dismisura la carica emotiva: quando, alla luce incerta delle candele e al risuonare lugubre dei canti mortuari, eseguiti nei punti nodali del percorso da vari complessi corali, sfilano lentamente tra la folla i figuranti in costume, i simboli della Passione, le scale, le bende, la bara del Cristo Morto.

La processione del Venerdì Santo: sfilano i simboli della Passione
La processione del Venerdì Santo: sfilano i simboli della Passione

Più o meno sullo stesso tragitto, che varia di poco da un anno all’altro (salvo casi eccezionali come, lo scorso anno, l’inagibilità della Cattedrale) si snodano altri cortei: a cominciare da quello dell’Addolorata il venerdì precedente la Domenica delle Palme; a seguire con la processione dei Misteri dolorosi il Martedì Santo; per finire con quella della mattina di Pasqua, che prelude all’incontro tra la Madonna e il Cristo risorto. Al programma liturgico si intreccia poi un nutrito programma di festeggiamenti civili.

Dunque, ce n’è d’avanzo per motivare un viaggio e una permanenza di più giorni. Senza contare il fascino della città e quello del suo entroterra, la Nurra, che impongono adeguate attenzioni e perciò un’accurata gestione del tempo disponibile. Sulla città basti osservare che Alghero conserva intatto l’impianto urbanistico con le principali architetture della dominazione catalano-aragonese e spagnola (dal XIV al XVIII secolo), ma anche l’idioma e molti costumi domestici, tuttora tenacemente ancorati a quelle radici. Quanto alla Nurra, le atmosfere primaverili favoriscono più di qualche piacevole puntata sulle spiagge e le scogliere di Porto Conte, Capo Caccia e Porto Ferro, dove è facile incontrare in questo periodo equipaggi stranieri in sosta libera.Ma, infine, il suggerimento più pertinente riguarda chi può sbarcare in Sardegna fin dalla Domenica delle Palme: non mancare cioè una prima tappa a Castelsardo, altro notevole centro storico e marinaro, per assistere già il lunedì alla processione dei Misteri, forse la più antica dell’isola.

La sella verso la baia di Porto Conte
La sella verso la baia di Porto Conte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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