Creta in kayak

Camper e pagaie lungo le penisole di Rodopos e Gramvousa

Indice dell'itinerario

Pareti ripide e scoscese dalle rocce aguzze su cui solo le capre si arrampicano esperte, senza mostrare fatica. Sentieri e scalini che salgono all’infinito verso i candidi santuari abbarbicati sul costone della montagna di pietra rossa, ocra, bianca e giallo oro. Un soffitto color indaco, quasi di smalto, dove le nuvole scivolano veloci e gli ultimi grifoni e gipeti d’Europa volano maestosi in grandi cerchi. La parte occidentale di Creta è così: una fatica di vette inviolate dalle piste aspre e tortuose, tutte sacrificio e dedizione per il viandante, che contrastano con le minuscole baie e i golfi incredibilmente calmi anche fuori stagione, una via d’acqua liscia e invitante che va a confondersi con il cielo all’orizzonte. E allora affrontiamola dal mare la nostra isola micenea, come fecero le prime grandi civiltà: con un kayak sit-on-top di nuova generazione, inaffondabile e sicuro, giriamo attorno ai grandi promontori e godiamoci la costa, senza avventurarci sui sudatissimi sentieri tra gli scogli.
La penisola di Rodopos è il primo “dito” dell’ovest cretese, a meno di un’ora da Chanià. Si può lasciare il camper nel parcheggio del piccolo porto peschereccio di Kolymbari, qualche centinaio di metri prima del monastero di Odigitrias (indicato su tutte le cartine) lungo la strada per Rodopos. Pagaiando verso nord, si costeggia una parete ripida dalle rocce cangianti, con numerose grotte carsiche dove nidificano i colombi. In meno di un’ora si arriva alla spiaggetta di Afrata, con un’incantevole edicola sacra sull’acqua e la prima taverna in cui rifornirsi di acqua e viveri. Con altre 2 ore circa, in buone condizioni di mare e vento favorevole, si arriva alla baia riparata di Diktynna, con un importante tempio romano; anche qui un localino offre ristoro e una strada sterrata (ma in condizioni davvero poco praticabili) permette il recupero se ci si è organizzati. Lo stesso tempo, circa 3 ore, si impiega per costeggiare la penisola verso sud: ottima sosta è la spiaggia di ciottoli di Aghios Pavlos, un piccolo santuario raggiungibile anche via terra ma con una faticosa e impegnativa pista sterrata. Molto più semplice il recupero sulla spiaggia di Ravdouha, ancora un’oretta più avanti, a cui si arriva con l’asfalto da Aspra Nera e Rodopos.
Meno impegnativa ma anche meno selvaggia della precedente è la più sottile penisola di Gramvousa. Si scende in acqua al porto di Kissamos, sfilando davanti alle lunghe spiagge dorate e all’invadente architettura di un grande albergo che lasci pochi dubbi sul futuro edilizio di Creta. In circa 2 ore e mezzo, con buone condizioni di mare si riesce a doppiare il capo e a rilassarsi nelle acque cristalline dall’aspetto tropicale della spiaggia di Balos, dove un grosso scoglio montuoso blocca la sabbia e le maree in una laguna simile a un atollo corallino. Alcune taverne per il pranzo e possibilità di rientro in traghetto nel primo pomeriggio con la Gramvousa Balos Cruise. Con altre 2 ore di pagaiata si raggiunge invece Falassarna, sito archeologico romano e invitante spiaggia di sabbia riparata dal vento, dove il recupero è facile anche in camper grazie all’asfalto che arriva sino al mare.

Testo di Federica Botta

PleinAir 407 giugno 2006

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