Cowboy d'Italia

Un giorno in compagnia dei butteri, custodi leggendari di un sodalizio tra uomo e animale che è al tempo stesso appassionante spettacolo e duro lavoro quotidiano.

Indice dell'itinerario

Spavaldi, teatrali, altezzosi, sicuri della vittoria, i cowboy americani dovettero cedere al vivace puledro che li disarcionava l’uno dopo l’altro in pochi attimi di frenetico carosello. A chiudere la partita fu Augusto Imperiali detto Augustarello, che dalla sua Cisterna di Latina era giunto a Roma a sancire definitivamente la supremazia del mandriano di casa nostra. Le cronache dell’epoca – era il 1890 – narrano che lo spiritato cavallino fu costretto a tenerlo in groppa sino a quando Augustarello decise di scendere con un’acrobatica piroetta, accompagnato dalle esaltate ovazioni del pubblico romano.
William Frederick Cody, il mitico Buffalo Bill, incassò così male la sconfitta che smontò le tende del suo Wild West Show – lo spettacolo equestre che portava in tournée per mezzo mondo – e lasciò la capitale in fretta e furia, dimenticando di pagare quanto pattuito per la scommessa: la somma, all’epoca non indifferente, di 1.000 lire.
Questa vicenda è accaduta centoquindici anni fa: eppure, a sentirla raccontare oggi dai butteri con tanta passione e orgoglio, viene da pensare che quell’epica sfida tra la squadra d’oltreoceano e quella del duca Caetani di Sermoneta sia cosa di ieri. Ovviamente la versione riportata è quella italiana, e sarà meglio non ricordare ai nostri interlocutori che i loro avversari del Nuovo Mondo ne narrano una alquanto diversa; noteremo che gli animi si accendono come se si stesse parlando di un derby. Capiremo allora che essere butteri non è solo un lavoro ma una dedizione profonda, un credo esistenziale, una filosofia di vita rimasta immutata nel tempo.
Certo è che questa storia amplia l’area di presenza dei butteri anche a sud di Roma. La tradizione, infatti, era tipica non solo della Maremma toscana ma anche della campagna laziale, comprese le lontane Paludi Pontine: solo dopo la bonifica e la messa a coltura i colleghi di Augustarello si ritirarono a nord.
Seppur meno diffusa di un tempo, la figura del buttero ancora oggi sopravvive laddove esistono allevamenti allo stato brado. E’ impensabile poter governare e controllare centinaia di capi di bestiame senza ricorrere a questi uomini in grado di arrivare ovunque in sella ai loro cavalli, più agili e veloci degli stessi mezzi meccanici, trattori o potenti fuoristrada spesso in difficoltà sugli impervi terreni del pascolo brado. L’attività non conosce soste e varia di stagione in stagione, adattandosi alle diverse condizioni del tempo e agli inevitabili imprevisti.
E’ un onore accompagnare una delle squadre per seguirne il lavoro, che inizia sin dalle primissime ore della giornata. Innanzitutto bisogna verificare lo stato di salute degli animali, che i butteri sanno riconoscere uno ad uno: fortunatamente non ci sono particolari problemi, ma alcune vacche mancano all’appello e bisogna rintracciarle subito. Con ammirazione li vediamo sfrecciare in sella da una parte all’altra della macchia per andare a stanare gli imponenti bovini di razza maremmana. E’ tutto un gioco di equilibrio al galoppo fatto di accelerazioni, brusche frenate e repentine inversioni in un caos di polvere, zoccoli, corna, grida e imprecazioni. La maestria con cui un buttero riesce a controllare il cavallo come se fosse parte del proprio corpo, potente strumento che in ogni condizione e su ogni tipo di terreno ha ragione degli animali più ribelli, ci lascia sbalorditi. La perfetta conoscenza dell’ambiente e delle abitudini degli animali consente di muoversi con sicurezza anche nei punti più pericolosi e di intervenire tempestivamente, specie nel periodo delle nascite, a primavera: le vacche in procinto di partorire tendono ad appartarsi e ritrovarle spesso è questione di vita o di morte per la madre e per il suo vitellino.
Dopo un paio d’ore gli animali sono finalmente radunati e vengono scortati nel recinto guidandoli con i cavalli ed aiutandosi con l’uncino, il tipico bastone dei butteri. Oggi inizia la smammatura, che consiste nel separare i vitelli di 6 o 7 mesi dalle madri. I piccoli dimostrano di avere già acquisito il carattere battagliero dei genitori: alcuni si rifiutano con veemenza di entrare nel loro recinto, ingaggiando accese competizioni con i cavalieri che si lanciano al loro inseguimento. A volte, per portare alla ragione un vitello, occorrono anche due uomini che con perfetto sincronismo devono operare un gioco di squadra nel quale l’uno deve capire all’istante la strategia dell’altro. Compiere tutto ciò nel ristretto spazio del recinto, affollato dagli altri animali, non è impresa da poco; qui il buttero deve dar fondo a tutta la tecnica, l’abilità e il coraggio che è in grado di esprimere per non mettere a repentaglio la propria incolumità e quella del cavallo. Le corna delle maremmane possono infliggere profonde ferite.
Terminata questa fase arriva il momento della merca, ossia la marchiatura a fuoco dei vitelli. Oggi tale pratica è in realtà in disuso e si procede a una semplice timbratura, ma con l’intento di salvaguardare una componente essenziale delle radici culturali a cui è legata la figura del buttero, in alcune fattorie è ancora permesso utilizzare questa tecnica. A noi appare come uno spettacolo cruento, ma ci assicurano che in realtà la dura pelle dell’animale assorbe la scottatura senza traumi particolari. La vera difficoltà sta invece nel farlo capire al vitello… Uno alla volta, vengono fatti entrare in un ulteriore recinto circolare e presi al laccio: questo è uno dei pochi momenti in cui gli uomini scendono da cavallo, poiché in questa fase la lotta è corpo a corpo. Bloccato con il laccio, l’animale viene afferrato da due o tre butteri per la coda e per le corna e atterrato con una mossa che ricorda il wrestling; poi viene immobilizzato, legando insieme le zampe anteriori e posteriori, mentre le corna vengono sempre tenute ben salde al suolo per evitare colpi pericolosi. Una prova di forza che fa tendere allo spasimo i muscoli sia degli uomini che dell’animale, un vero braccio di ferro che termina con la marchiatura del vitello e la sua liberazione. In un’estenuante maratona di abilità e tenacia, la marchiatura prosegue fin quasi al termine della giornata.
L’abilità del buttero si esprime non solo sul piano fisico, ma anche nell’altrettanto tipico artigianato: dalla lavorazione del legno a quella del cuoio, in particolare con la produzione di pregiatissime selle per la monta buttera, adatte cioè per trascorrere lunghi periodi a cavallo e abbastanza robuste da sopportare grandi sollecitazioni. Di rilievo – e particolarmente genuina – è anche la produzione di alimenti di qualità legati all’allevamento delle maremmane: squisita è ad esempio la ricotta che viene fatta, sempre secondo tradizione, esclusivamente con latte di vacca maremmana.
Tutta la cultura e l’economia della civiltà dei butteri, d’altronde, si basano su bovini e cavalli. Solo dove questi possono vivere l’uomo può lavorare: e il sodalizio tra il buttero e il suo cavallo, attenti custodi delle mandrie, è inscindibile. Come l’uomo, questi animali sono stati temprati dall’ambiente rude e selvaggio in cui vivono. «Non potrebbero mai essere rinchiusi nelle stalle – ci dice un buttero con un misto di orgoglio e commozione – e il solo modo in cui è possibile allevarli è allo stato brado. Come nella notte dei tempi…». Una situazione, aggiungiamo noi, che più di ogni altra ci riporta alla mente quel senso primordiale di libertà che al tramonto, intorno al bivacco, come d’incanto ci pervade. Lo sentiamo nel vento che trasporta il profumo delle essenze della macchia, nel sospirato brontolio dei cavalli e dei loro sordi colpi di zoccolo, nei volti di questi cavalieri che, al di là di ogni effettiva convenienza, continuano a praticare uno stile di vita che sembra appartenere più alla leggenda che alla realtà.
Con il sole ormai scomparso dietro la collina, ci gustiamo un bicchiere di vino, sorridiamo e brindiamo tutti insieme. Anche alla salute di un certo Buffalo Bill.

PleinAir 398 – settembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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