Costa dei Trabocchi,  tra il mare e il cielo

Una vacanza sulla costa dei Trabocchi a misura di camper mescolando sapientemente cultura, natura e relax. Dalle tombe reali di Verghina alle movimentate atmosfere di Salonicco e alle splendide spiagge di Sithonia

Indice dell'itinerario

Tra Ortona e Vasto incredibili strumenti da pesca con le loro esili strutture in legno sfidano le onde che s’infrangono sul litorale: benvenuti sulla Costa dei Trabocchi.

La Costa dei Trabocchi

Un tramonto che con sapienti pennellate colora di rosa e blu il cielo, lo sciabordio delle onde sugli scogli, una deliziosa specialità di pesce da gustare di fronte alla meravigliosa vista dell’Adriatico: sono i semplici ma pregiati ingredienti con cui la Costa dei Trabocchi sa conquistare il visitatore. È in Abruzzo, tra Ortona e Vasto, che si trova uno dei tratti più romantici delle coste italiane, caratterizzato da quelle “macchine da pesca” che con le loro esili strutture sfidano le onde che s’infrangono sul litorale.

“Proteso dagli scogli, simile ad un mostro in agguato, con i suoi cento arti, il trabocco aveva un aspetto formidabile… La lunga e pertinace lotta contro la furia e l’insidia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni…”. Con queste parole Gabriele D’Annunzio descrive nel suo romanzo Trionfo della morte il trabocco e la sua epica lotta con il mare, incarnazione dell’ingegno dell’uomo che per sopravvivere è costretto a confrontarsi con la forza della natura.

La storia dei trabocchi

L’origine dei trabocchi è ancora in parte oscura – una delle ipotesi la fa risalire a famiglie safardite che si insediarono su questa costa intorno al XVII secolo – ma di certo essi sono nati dall’esigenza da parte degli abitanti, perlopiù contadini, di integrare le magre risorse provenienti dalla terra con quanto si poteva ottenere dal pescoso mare che si estendeva innanzi. L’unico modo per spingersi il più possibile verso il largo, non essendo esperti marinai, era “camminare” sopra l’acqua, quindi iniziarono a costruire passerelle e piattaforme su palafitte dove installare le reti da pesca fissate a lunghi pali di legno.

Nella loro rude semplicità i trabocchi sono un capolavoro d’ingegneria nato per durare, a tal punto che alcuni di essi, sottoposti a regolare manutenzione, sono ultracentenari. Il più famoso è quello di Punta Turchino, uno dei simboli dell’Abruzzo, realizzato nel 1860 e descritto da D’Annunzio nel suo romanzo: crollato durante una furiosa mareggiata nell’estate del 2014, alla fine dello scorso anno è tornato a nuova vita.

Gli altri trabocchi sono disseminati nel tratto di costa lungo una quarantina di chilometri e anche se ormai hanno perso la loro originaria funzione, convertiti in ristoranti dove gustare le specialità marinare, mantengono inalterato il fascino di testimoni della memoria storica del territorio. Per ora bisogna un po’ arrangiarsi per raggiungere i trabocchi – niente di impegnativo – però la tanto attesa pista ciclabile lungo il tracciato ferroviario dismesso della litoranea renderebbe più fruibile, oltre a valorizzarlo come merita, uno dei percorsi più affascinanti della nostra penisola alla scoperta della vita e delle tradizioni di questo lembo di Adriatico.

San Vito Chietino e Riserva Naturale di Punta Aderci

Anche se l’attenzione è irresistibilmente attratta dalle arcaiche strutture di legno e corde, non è meno interessante conoscere gli abitati alle loro spalle. San Vito Chietino, dal cui belvedere la vista spazia sulla Costa dei Trabocchi, Fossacesia e la splendida abbazia di San Giovanni in Venere, Rocca San Giovanni con le sue mura medioevali e la pittoresca piazzetta con la torre civica sono gli altri angoli del territorio meritevoli di essere scoperti.

Per gli amanti della natura c’è anche la Riserva Naturale di Punta Aderci, il tratto di costa vicino a Vasto tutelato per la presenza di specie botaniche tipiche dell’ambiente dunale e la varietà di avifauna che lo frequenta. Non è così raro, passeggiando lungo la spiaggia, avvistare anche il passaggio di qualche delfino: un piccolo colpo di fortuna a completamento di un bel weekend da vivere tra cielo e mare.

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