Confini di neve

Sci da discesa e fondo tra Italia e Austria, dove non si direbbe che i camper siano bene accolti. E invece, per ricredersi, basta approdare a Racines e a Ridanna, in quel di Vipiteno.

Indice dell'itinerario

Vipiteno, Sterzing in tedesco, è nota al grande pubblico per due motivi: è stata ritiro estivo della squadra di calcio della Roma ed è l’ultima cittadina italiana prima dell’Austria, se si esclude il minuscolo abitato di Brennero. D’inverno è quasi misconosciuta dai nostri turisti ma è ben frequentata da tedeschi e austriaci, e questo ci ha invogliato a scoprire cosa può offrire il territorio dell’Alta Valle Isarco, ovvero la Wipptal, il cui capoluogo è appunto Vipiteno.
Mentre viaggiamo ci echeggiano nella mente tutte le ammonizioni di divieto di sosta libera che accompagnano i resoconti dei viaggi in camper in Alto Adige, ma ci incoraggia sapere che proprio nella nostra meta sono a disposizione l’area di sosta attrezzata Autocamp Sadobre (indicata fin da Campogalliano, sulla A22) e il camping Gilfenklamm, aperto pressoché tutto l’anno (vedi PleinAir n. 378, pag. 138). Una tranquilla opportunità per sostare l’avremmo dunque individuata; ma una volta arrivati a destinazione proviamo a salire verso la valle di Racines, dove si trovano gli impianti di risalita di Racines-Passo Giovo: vediamo un po’ se tante volte…
Lasciamo il camper poco distante e ci avviciniamo all’addetto del parcheggio della seggiovia: «Scusi, possiamo posteggiare?». «Ma certo, fermatevi pure laggiù, wilkommen!», e con quel benvenuto si allarga in un sorriso radioso. Il parcheggio, molto ampio anche se a tutta prima non sembra, è accessibile da un ponte e vigilato di giorno da numerosi addetti (riconoscibili dalle giacche a vento verdi e blu). Dunque è bastato chiedere e ora siamo sistemati, per giunta proprio sotto l’impianto di risalita.
Vipiteno si trova appena fuori dall’autostrada, quindi per raggiungerla non s’incontrano difficoltà. Usciti dal casello ci indirizziamo a sinistra in direzione del Passo Giovo, il Jaufenpass, oltrepassiamo il fabbricato della latteria e, raggiunto subito dopo il campeggio Gilfenklamm, voltiamo a destra in direzione Ratschings-Ridnauntal; in breve entreremo nell’abitato di Stange, sede del Comune di Racines, dell’ufficio turistico e della stazione dei Carabinieri. Proprio davanti a quest’ultima la strada si biforca: ecco il vertice del nostro itinerario, una proposta praticabile sia dagli amanti dello sci alpino che da quelli del fondo e delle passeggiate invernali.

Racines, anche con i bambini
La strada a sinistra conduce a Innerratschings, ovvero Racines di Dentro; è in salita ma non presenta particolari difficoltà e culmina nel citato parcheggio della seggiovia. Il consiglio è di concordare la sosta – gratuita – con gli addetti, che disciplinano la sistemazione dei veicoli in modo da agevolare accessi e uscite (non fermatevi invece dove capita, meno che mai davanti al ponte che immette nel parcheggio o sulla strada, utilizzata per la sosta degli autobus).
Lasciato il camper scoprirete diverse comodità: una Stube aperta anche di sera, una pizzeria-ristorante, una discoteca, uno sportello bancomat (l’intera zona ne è ben dotata) e, poco più su, un negozio di generi alimentari, il tutto completato da scuola di sci e noleggio con deposito di sci e scarponi.
Il comprensorio sciistico di Racines-Passo Giovo (siamo a circa 1.300 metri di quota) è munito di un imponente impianto di innevamento artificiale, anche se in questa valle la natura è generosa di precipitazioni nevose. La seggiovia quadriposto che conduce sui campi da sci è lunga quasi 2 chilometri e supera in 10 minuti un dislivello di 550 metri. Arrivati a quota 1.800 si apre un anfiteatro innevato e completamente privo di alberi; da qui si salirà ancora fino a 2.200 metri con tre diverse seggiovie, incontrando altrettanti ristoranti (tutti con ampio solarium). Una quarta seggiovia, quella della Malga Calice, è spostata sulla sinistra e non visibile al primo sguardo: si trova praticamente sotto il Passo Giovo, che collega la Valle Isarco alla Val Passiria, ed è uno storico posto di ristoro che nei primi anni dell’Ottocento fu sede del quartier generale di Andreas Hofer (il Garibaldi tirolese, per semplificare).
Con questi impianti si scia lungo due diversi tracciati fin sotto al parcheggio. Una seggiovia intermedia è posizionata proprio di fronte all’albergo Blosegg, sulle piste, con ristorante e Stube: un’altra possibilità per mangiare o per bere qualcosa di caldo. In cima è invece situato un altro deposito sci e, annesso al ristorante Rinner Alm, il Kinder Ski Land, che offre sorveglianza giornaliera e corsi di sci per bambini dai 3 anni in poi.

Ridanna, la valle del fondo
Finora si è detto per gli amanti dello sci alpino: ma per quelli del fondo e per i buongustai del turismo Ridanna offre un ritmo più lento, lontano dal carosello degli impianti di risalita e dei solarium con musica e birra fin dal mattino. Anche qui, per la precisione a Masseria, esiste un’altra possibilità di sosta libera proprio davanti al museo di Monteneve (che d’inverno è chiuso, ma da informazioni assunte sul posto consente di parcheggiare il camper anche d’estate). Da qui inizia un Loipe, ovvero un percorso che si snoda lungo tutta la vallata passando sotto le chiesine di San Lorenzo e Santa Maddalena, su bei ponticelli, intorno alle case e ai masi, e che offre la possibilità di praticare sia il fondo classico che quello pattinato, oppure di camminare a piedi o con la slitta.
Ridanna nel 2002 è stata sede dei campionati di biathlon ed è fornita di piste da fondo preparate accuratamente ogni sera, di una qualificata scuola per questa disciplina e di un punto noleggio dell’attrezzatura: non ci sono davvero scuse per non provarci…
Che si percorra con gli sci o con la slitta, attraversare la Val Ridanna offre motivo di riconciliarsi con il mondo e di osservare attentamente gli antichi edifici rurali, il vecchio negozio di generi vari (ora però sostituito da un supermercato), le due chiesine e numerosi crocefissi campestri in legno riccamente ornati con pannocchie di granturco (una forma di devozione che ricorda una carestia di tanti anni fa). Sopra le porte d’ingresso delle case si notano misteriose iscrizioni fatte col gesso, ad esempio “20 C+M+B 02”: indovinare cosa voglia dire non è facile, ma scopriamo che vengono scritte nel giorno dell’Epifania a testimoniare il passaggio dei Re Magi (20 e 02 sta per l’anno, mentre C+M+B sono, in tedesco, le iniziali di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre). Singolari anche le retine appese agli alberi in riposo invernale: contengono cibo per gli uccellini, che non ce la farebbero a sopravvivere al gelo senza l’aiuto dell’uomo.
Con un po’ d’intraprendenza si può capire meglio la dimensione della vita quotidiana su queste montagne chiedendo il permesso di visitare le case che si incontrano lungo il cammino. Noi ci imbattiamo in quella di un cacciatore, che sfoggia una vasta collezione di trofei; da queste parti la selvaggina è tutta di grandi dimensioni, trattandosi perlopiù di animali come il capriolo. Non è neppure impossibile ottenere ristoro con un grappino fatto in casa che qui chiamano, come in Austria e in Baviera, Schnapps; mentre ai bambini offriranno “un succo” che non è, come pensiamo noi, una bevanda di frutta bensì sciroppo di sambuco diluito con acqua.

Non solo sci
Specialmente da queste parti, complice il clima invernale, non si fa turismo solo per l’aria aperta ma anche per il piacere della gola. Qui di caratteristico troviamo i prodotti dell’Alto Adige: il principe è lo speck, servito sul tipico tagliere rotondo di legno (che si può acquistare come souvenir ed è senz’altro utile per il camper); una porzione di speck am Brettl è sufficiente per due persone visto che ne portano in tavola, con un affilato coltello per tagliarlo da sé, un unico trancio di circa 3 etti, guarnito a volte di cetrioli sottaceto e altre di pasta di Kren, ovvero il rafano grattugiato (il sapore è molto forte e può non piacere). Buoni sempre e comunque gli Knödel, i classici canederli; da provare anche il Bauernbrot o pane del contadino, una pagnotta rotonda e bassa di farina integrale e semi aromatici che si gusta tagliata a pezzetti finché è fresca o lasciata seccare all’aria per tre o quattro giorni. Le trovate spesso nelle Stube, esposte sul bancone dentro capienti scodelle: provate a sgranocchiarlo mentre bevete una birra o del vino. Altra cosa da non mancare sono i Kaminwürzen, salsicce secche affumicate di sapore particolarissimo. Se poi volete assaggiare qualcosa di delicatamente gustoso, cercate lo speck cotto che si vende affettato come il suo più noto cugino stagionato; non è facile da trovare, ma ne vale la pena. E per concludere in dolcezza c’è il Kaiserschmarrn, sorta di omelette spezzettata con uvetta, coperta di zucchero a velo e marmellata di mirtilli: per i più golosi, una vera prelibatezza.

PleinAir 379 – febbraio 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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