Come piaceva a Boccaccio

Dal borgo di Certaldo, che in luglio ospita gli artisti di strada nel festival Mercantia, partiamo alla ricerca di un Medioevo ancora vivo tra i colli fiorentini e quelli senesi.

Indice dell'itinerario

Palle di fuoco roteano contro il cielo stellato di questa calda serata estiva, in cui si celebra il rito purificatore del dio Quetzalcoatl. Cavalieri intrepidi e draghi lanciafiamme si affrontano in duello lungo le vie del paese per conquistare i favori di principesse avvolte da eterei sbuffi di seta. Tamburi africani risuonano ossessivi nella notte mescolandosi agli acuti di sassofoni slavi, alle marce delle street band, alle movenze sinuose delle ballerine di danza del ventre e alle rime del bigliettaio del circo, che richiama gli spettatori ai margini della piccola pista nella piazza.
Si respirano tutta la vita e l’arte di strada all’interno delle mura di Certaldo, che per una settimana diventa il palcoscenico di Mercantia: un piccolo paradiso di teatro, artigianato, musica, danza, acrobazie e spettacoli circensi rigorosamente on the road. Una kermesse che sarebbe piaciuta al più illustre cittadino di questo borgo collinare, Giovanni Boccaccio, il quale certo l’avrebbe scelta per ambientarvi uno dei suoi scostumati racconti.
Tra vicoli, piazzette, logge e terrazzi il pubblico si sofferma curioso e divertito davanti alle esibizioni di mimi, burattinai, contorsionisti, cantanti che offrono il meglio del proprio repertorio aspettando gli spiccioli per sapere se il loro spettacolo è piaciuto. Ci sono giovani dal Messico che danzano con acrobatiche contorsioni attorno a cerchi di fiamme, un gruppo di trampolieri che mette in scena l’epopea dei Cavalieri della Tavola Rotonda in bilico su due metri di pertiche, le marching band italiane che emergono con originalità dal panorama delle imitazioni di New Orleans. E poi c’è il circo Maccheroni, un piccolo tendone dei fratelli Togni che hanno voluto cogliere la sfida del festival e sono tornati a fare spettacolo con un carrozzone e una pista di segatura, senza animali feroci al seguito o grandi effetti speciali ma con un cartellone di acrobati, trapezisti e insuperabili clown. Tutto di nuovo a misura d’uomo, anzi di bambino: basta sedere sul selciato per gustarsi la scena o decidere di partecipare allo show, toccare con mano il naso rosso del pagliaccio e sbirciare nella sua scatola segreta da cui sbucano serpenti di pezza animati, guardare le marionette, scoprire i trucchi del cappellaio matto, gli attrezzi del mago e i segreti del saltimbanco che, come un tempo, tira la sua fune d’equilibrista tra il campanile e la fontana.

Torri di cristallo
Gli spettacoli di Mercantia iniziano alle 21 e tirano avanti sino a tarda notte, per cui il festival è l’occasione ideale per concedersi una visita della cittadina e dei dintorni. Basta sbirciare la carta stradale per rendersi conto che ogni meta è di quelle da non perdere: qui vi proponiamo un facile giro con qualche tappa più inusuale, ma per ampliare il percorso c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Prima di tutto, guardiamoci intorno. Il moderno abitato di Certaldo, immaginario spartiacque tra l’area senese e l’influenza fiorentina con la Val d’Elsa a fare da confine, è sovrastato dal pittoresco nucleo medioevale di Certaldo Alto, in cui si passeggia fra le tipiche case-torri in mattoni rossi, le chiese e i palazzi nobiliari che fanno da quinta alle due strade principali: la più antica Via al Rivellino, del XII secolo, e la duecentesca Via Boccaccio lungo la quale si trova la casa natale del letterato, oggi trasformata in museo. All’incrocio delle due strade sorge il merlato Palazzo Pretorio, con bella facciata arricchita da stemmi, targhe e blasoni. Prendendo la strada secondaria in direzione di San Casciano imbocchiamo il bivio per il borgo abbandonato di Petrognano Semifonte, un’azienda medioevale sorta su ruderi romani in cui è possibile cogliere tutta la ricchezza delle campagne toscane. La strada, stretta ma tranquillamente accessibile anche a motorizzati di una certa dimensione, digrada verso la pieve romanica di Sant’Appiano, uno degli innumerevoli simboli del potere della Chiesa e degli ordini monastici (il percorso, non a caso, è in parte sovrapposto alla Via Francigena).
Scendiamo ancora verso valle a Poggibonsi, dal volto operoso ma con un cuore d’artista: la Fonte delle Fate, fontana a sei arcate del Duecento alla cui base è stata installata un’opera contemporanea, in un’insolita fusione tra antiche e nuove tendenze. A dominare il tutto la fortezza di Poggio Imperiale, voluta da Lorenzo il Magnifico e progettata dai Sangallo per proteggere lo snodo strategico fiorentino dagli attacchi dell’ambiziosa Siena ma mai portata a compimento per la definitiva sottomissione della rivale. Proseguendo sulla statale 429 in direzione di Siena, San Lucchese è un monastero camaldolese-francescano che interrompe la continuità della dominazione di Firenze prima di raggiungere Staggia Senese, il cui castello merita una visita. Ma è Monteriggioni, ancora più avanti, a mostrare intatte le strategie difensive e l’importanza della zona: le quattordici torri della cinta muraria, cantate da Dante nell’Inferno (e qualcuno le ricorderà riprodotte sulle vecchie monete da 100 lire), sembrano giganti stretti in un possente girotondo e sono perfettamente conservate grazie al tradimento del comandante delle truppe di Siena che nel 1554 salvò la propria vita e l’eredità storica della cittadina consegnandone le chiavi ai fiorentini.
Abbadia Isola, sulla strada secondaria interna per Colle Val d’Elsa, torna a mostrare tutta l’influenza del potere vaticano con una chiesa che diventa un borgo fortificato, si appropria delle più fertili terre di pianura e pare sfidare la cittadina arroccata di fronte a lei. Più avanti si incontra Castel Petraia, anch’esso circondato da mura e oggi recuperato, restaurato e trasformato in albergo.
A Colle Val d’Elsa, nel cui centro storico ritroviamo le calde tonalità del mattone, la vera sorpresa è però un’altra: il cristallo. Questa infatti è una delle più rinomate zone di produzione in tutto il mondo (una tradizione antica, che ha trovato nuovo impulso nell’Ottocento e ancor più nella seconda metà del Novecento) e da qui arriva la quasi totalità del cristallo italiano.
Imboccando il secondo bivio sulla statale 68 e passando per Camporbiano e Larniano, in salita sulle dolci colline a pascolo, grano e vigneti, non rischiamo di perderci sulla via per San Gimignano: le torri della città della Vernaccia e dello zafferano si stagliano all’orizzonte, facilmente riconoscibili da ogni angolo. Un tempo se ne contavano ben 72, oggi scese purtroppo a 13, ma ciò non diminuisce il fascino di questa perla medioevale che racchiude tutti i simboli di un’epoca: il potere comunale e borghese nelle torri, l’influenza e il dominio di Firenze nelle opere d’arte dei musei, l’immancabile presenza della Chiesa e della spiritualità nella Spezieria di Santa Fina, popolana che assisteva i pellegrini sulla Francigena. Lungo la panoramica per Gambassi, merita ancora una visita il santuario di Pancole, dedicato alla Vergine e restaurato nell’anno giubilare: da qui mancano ormai pochi minuti per rientrare a Certaldo e ritrovare, nelle mille attrazioni di Mercantia, quel Medioevo che qui torna a vivere davanti ai nostri occhi.

PleinAir 395 – giugno 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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