Era di origine francese, nacque probabilmente a Milano, fu giustiziato per ordine di Diocleziano trafiggendolo con frecce che tuttavia non gli causarono la morte, sopraggiunta solo quando fu percosso e gettato da una rupe: San Sebastiano è un altro dei martiri che si vedono tributare grande venerazione nel Catanese, come ad Acireale dove il 20 gennaio si svolge una grandiosa processione in suo onore.
Fra storia e leggenda, la miracolosa intercessione di Mmastianuzzu toccò l’apice nel 1577 quando l’abitato di Aquilia – antico nome della cittadina – rimase immune da una pestilenza che poco lontano mieteva centinaia di vittime. Nel 1693 fu costruita, ampliando una chiesa preesistente divenuta ormai troppo piccola e parzialmente danneggiata da un terremoto, la straordinaria basilica di San Sebastiano che da più di quattro secoli è il fulcro dei festeggiamenti. I devoti indossano la tradizionale maglia color rosso mattone, il fazzoletto bianco e una fascia a tracolla: a piedi scalzi accorrono sin dalle prime ore del mattino da tutti i quartieri, avvolti da un fragoroso scampanio e da una raffica di botti e di fuochi d’artificio, mentre dal campanile cade una pioggia di coriandoli. In un clima di eccitazione incontrollabile, lo splendido (e pesantissimo) carro settecentesco su ruote che trasporta la statua del santo – vestito solo di un panno intorno alla vita per lasciare in vista qualche rivolo di sangue vermiglio che sgorga dalle trafitture – esce dalla chiesa ondeggiando lungo un ripido scivolo. La gente si assiepa intorno al fercolo argenteo, a decine gridano: «Cu tuttu ‘u cori, viva Sanmmastianu!» e pare quasi che quel cuore sia lo stesso sfiorato dalle frecce degli aguzzini. Acquistata velocità, il carro curva repentinamente e dopo una breve corsa si arresta tra due ali di folla festante prima di raggiungere Piazza Duomo: il suo andamento, più o meno veloce, veniva interpretato come un auspicio per l’annata. La processione prosegue fino a tarda notte lungo le vie della città facendo ritorno sempre in corsa alla basilica, per il saluto conclusivo della folla al suo San Sebastiano.
PleinAir 402 – gennaio 2006