Color turchese

Grazie al camper, ma soprattutto grazie alla barca - un caicco noleggiato per qualche giorno - andiamo a scoprire in Turchia gli autentici valori della costa mediterranea: preziosi lembi di natura e di storia scampati alla "valorizzazione" turistica.

Indice dell'itinerario

Quando si viaggia in un Paese che è crocevia di storia e di cultura millenarie, non si può pretendere di vedere tutto. Se poi quel Paese sta mutando volto, occorre essere pronti a cambiare programma o a imboccare sentieri non previsti. In questo viaggio nella Turchia mediterranea la flessibilità è risultata preziosa e il camper, traghettato da Brindisi, il mezzo ideale. Dopo lo sbarco a Cesme, la prima meta è Efeso, una delle più affascinanti località storiche del Paese. Luogo simbolo della cultura antica, è oggi visitata da centinaia di turisti e conviene essere presto sul posto per evitare la calca. La biblioteca dona ancora grandi emozioni, con le sue colonne sovrapposte e le sue statue. Del tempio, famoso nell’antichità, resta invece ben poco.
Lasciata la strada nazionale, si incontrano altri due siti di notevole valore: Priene e Mileto, un tempo sul mare, oggi nell’entroterra a causa dei depositi alluvionali del fiume Menderes. Fra il VII e il VI secolo a.C. erano porti attivi in tutto il Mediterraneo e la loro ricchezza è testimoniata dai resti delle agorà, dal teatro romano e dal tempio di Apollo. Oggi l’Egeo richiama soprattutto turisti e imprenditori d’assalto, a giudicare dall’urbanizzazione dilagante.
Il nostro primo contatto la Costa Turchese avviene a Marmaris. Per raggiungere la località occorre lasciare la statale a Gokova, salendo per qualche chilometro lungo la strada panoramica. Uno stupendo viale di eucalipti, un tempo unica via di accesso, corre a fianco della nuova strada, che prosegue su un promontorio coltivato ad agrumi. Marmaris è oggi una città balneare con ogni tipo di servizio, ma è preferibile inoltrarsi nel capo che si spinge in mare fin quasi a toccare l’isola greca di Kos, se si vogliono scoprire piccoli villaggi e panorami interessanti.
Prima di riprendere la strada verso sud, in direzione di Fethiye, è d’obbligo una deviazione alla volta di Dalyan. Sulla riva del fiume diversi campeggi offrono l’opportunità di ammirare alcune bellissime tombe rupestri, risalenti al periodo in cui i Lici governavano la zona. Noleggiando una barca si potrà percorrere il fiume fino alle rovine di Kaunos, antico porto commerciale oggi distante tre chilometri dalla costa. L’escursione sul fiume (dove non è difficile vedere grosse testuggini) continua verso il Koycegiz Golu, un lago dalle acque verdi e calde. Lungo il percorso, il barcaiolo potrà fermarsi a una sorgente d’acqua sulfurea dagli effetti, a detta dei locali, miracolosi per la pelle.
Dopo una giornata fra storia e natura il viaggio continua: ma diventa sempre più evidente che il desiderio di mare rischia di rimanere tale. Le spiagge o le baie accessibili da terra sono poche e molto frequentate. E proprio la bellezza dei luoghi ha indotto a costruire dove sarebbe stato meglio non intervenire. La morfologia del territorio costringe la strada a correre lontano dalla costa e ciò garantisce una salvaguardia ambientale, però le zone più belle restano irraggiungibili. Ma a Fethiye abbiamo trovato la soluzione: il noleggio di una barca.

Vista dal mare
Fethiye è una cittadina che ha conosciuto un discreto sviluppo ed è pregevole per almeno due motivi: sorge nei pressi dell’antica Telmessos e vanta una bella flotta di caicchi per crociere. E dopo i giorni trascorsi invano alla ricerca di spazi tutti per noi, è soltanto con una crociera in barca che riusciremo ad apprezzare le meraviglie della costa turca. Contrattando con fermezza, si riusciranno a strappare prezzi assai convenienti: uno yacht di venti metri, per dieci o dodici persone, con tre membri d’equipaggio, può essere noleggiato con mezzo milione al giorno, pasti esclusi. La navigazione da Fethiye verso Antalya permette di scoprire angoli stupendi, con baie silenziose, falesie impressionanti, piccole calette e resti archeologici di grande valore. Già il Golfo di Fethiye offre un primo assaggio di quello che sarà la crociera: numerose isolette fanno da corona al vasto specchio di mare, solitamente calmo.
Doppiato Capo Iblis appare l’isola di Gemile (San Nicolò), dove bisogna fare un giro tra i resti di un’antica città, probabilmente d’origine bizantina. Alcuni edifici sono semisommersi, ma salendo verso la sommità se ne trovano altri ben riconoscibili, fino al palazzo del sultano, da cui parte una lunga galleria in pietra che arriva in prossimità del mare (serviva alle mogli del sovrano per scendere in acqua senza che nessuno potesse vederle!). Un altro angolo di grande impatto paesaggistico è Olu Deniz, una baia bellissima in mezzo al verde, dove nemmeno la fila d’ombrelloni di uno stabilimento riesce a compromettere il fascino del luogo. Doppiato il Capo Kotu si entra nella zona dei Sette Capi, così chiamata a causa di una serie di rocce che si protendono in mare. Al termine si apre una lunga spiaggia semideserta da cui si può giungere alle rovine di Patatara, prima di arrivare a Kas, un villaggio che, negli ultimi anni, ha conosciuto un notevole sviluppo turistico. Meglio ancorare in una delle stupende baie a sud-est della cittadina, silenziose e protette, dove gustare un emozionante bagno di mezzanotte alla luce delle stelle. Proseguendo verso Antalya compare, vicina alla costa, un’isola greca molto nota agli appassionati di cinema: Kastellorizo, dove è stato ambientato Mediterraneo, che è valso l’Oscar al regista italiano Gabriele Salvatores.
La meta successiva è l’isola di Kekova, nelle cui acque non sarà difficile trovare resti di antiche anfore. Nell’ansa Tersane, una splendida baia sulla costa nord dell’isola, si possono visitare le rovine di una chiesa bizantina e i resti di alcune antiche costruzioni; è un luogo magico, dove potrà capitare di essere abbordati da venditrici di pareo a bordo di piccole barche a remi. Poco oltre, nei pressi di Kale (villaggio dominato dalla mole del castello medievale), una delle attrazioni più fotografate: un sarcofago immerso nell’acqua, segno che il terreno, nei secoli, si è abbassato. Nei pressi si può scendere al villaggio di Uc Agiz, dall’architettura molto originale, il quale è però quasi sommerso da una esposizione di tappeti in vendita. Kale è anche la base di partenza per un’interessante escursione a Myra, un antico sito ricco di reperti ancora ben conservati, come il teatro e il complesso delle tombe rupestri. Finike è l’ultimo porto raggiungibile con una crociera di quattro o cinque giorni. Con più tempo a disposizione è possibile continuare fino ad Antalya.
Una volta tornati a Fethiye, è il momento di cambiare decisamente paesaggio: la voglia di mare è stata soddisfatta e si può partire alla volta della regione dei laghi, verso Isparta. Il panorama, fra Kemer e Korkuteli, è tipicamente agricolo e montano: si incontrano alcuni villaggi con case fatte di fango e abitanti di una cordialità che non ha eguali. Le contadine si perdono nel mare d’oro delle grandi distese di grano o, più avanti, nel verde intenso delle coltivazioni di tabacco. Il primo lago dell’itinerario, Burdur, è una delusione ed è praticamente irraggiungibile. L’omonima città è tutta un cantiere e non offre nulla all’infuori, forse, del museo. Meglio senz’altro Egirdir; ci sono campeggi e ristoranti e la possibilità di godersi le fresche acque del vasto bacino. Una sorpresa ancora più piacevole è offerta dal lago Salda, nei pressi di Yesilova. Il colore turchese delle acque è così intenso che sembra di trovarsi su una spiaggia esotica e l’ambiente circostante offre più di una occasione di riposo e svago. Un’ulteriore attrazione del luogo è, ogni giovedì, il mercato: un tuffo nella più genuina vita rurale della Turchia. Dal lago Salda verso Denizli si attraversa un altopiano coltivato a cereali, frutta e tabacco, per poi giungere a Pamukkale, un’autentica meraviglia della natura, purtroppo oggetto di uno spietato sfruttamento. Qui da millenni acque calcaree scorrono verso la valle, creando fantasmagoriche sculture di travertino e stupefacenti piscine naturali. Accanto sorge Hierapolis, una città dalle origini misteriose che conobbe il periodo di massimo splendore fra il I secolo a.C. e il II secolo d.C.: di intatto fascino sono le terme, una bella via con colonnato, un ninfeo, il teatro e l’arco di Domiziano. Un po’ appartata, lungo uno stretto sentiero, sorge la necropoli, molto estesa e con centinaia di sarcofagi, tumuli e tombe di varia forma. Ascoltando attentamente, si potrà forse udire in lontananza il muggito delle mucche e dar credito alla leggenda di Endimione, il bel pastore che, preso dall’amore per la dea della Luna, dimenticò di mungere le sue bestie. Il bianco nettare, allora, si sparse dappertutto pietrificandosi sulla collina. E mai, guardando i moderni scempi urbanistici che offendono questa zona, latte versato fu così rimpianto.

PleinAir 312/313 – luglio/agosto 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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