Civitas magna

Così recita orgoglioso il motto di Sestino, uno dei paesi più remoti della provincia di Arezzo ma anche uno dei più accoglienti per il pleinair: antichità ben esposte in un eccellente museo, passeggiate alla scoperta del Sasso Simone e della sua curiosa storia, robusta gastronomia regionale e un'area di sosta... anzi due.

Indice dell'itinerario

All’estremità orientale di una Toscana poco conosciuta, dove oramai le acque dei torrenti iniziano a scorrere verso l’Adriatico attraverso le colline delle Marche, Sestino sembra essere fuori dal mondo. Da Sansepolcro e dalle rive del lago di Montedoglio la tortuosa statale 258, che percorre la valle del Ma recchia giungendo a Rimini, ricalca in parte il tracciato di una strada romana fino allo spartiacque del passo di Viamaggio, che deve infatti il proprio nome all’antica Via Maior. In breve si arriva a Badia Tedalda, piacevole base di partenza per escursioni verso l’Alpe della Luna e la vicina cascata del Presale, e poco più avanti si devia per stradine montane fiancheggiate sempre più spesso, curva dopo curva, da grandi pascoli segnati dal passo lento di mucche dal mantello bianco allevate allo stato brado. Qui intorno, del resto, si entra in uno dei territori preferiti dai buongustai e da chi ama consumare carne: questa è l’area toscana più ricca di capi della celebre razza chianina, una delle varietà bovine ovunque apprezzate per le famose bistecche fiorentine. Con orgoglio, il macellaio del paese spiega che a Sestino «si trova la carne migliore della Toscana, cioè d’Italia» e non è raro, dopo aver ordinato un taglio particolare, ritrovarsi a chiacchierare a lungo di cucina, di ricette, di trucchi per conservare e cuocere la carne.
Ma le sorprese di Sestino non sono solo culinarie, anzi. Grazie alla sua posizione, il territorio dell’attuale comune fu frequentato e popolato da Umbri, Galli senoni ed Etruschi prima di diventare un municipio della VI Regio augustea. E in età romana questo doveva essere un centro, se non famoso, certamente importante come luogo di transito e di commerci lungo la strada che collegava il Tirreno e l’Adriatico, tanto che anche Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia citava gli abitanti del paese, i sestinates. I resti di quell’epoca sono custoditi nell’Antiquarium che, grazie al suo spettacolare allestimento, non mancherà di colpire favorevolmente chi ha avuto modo di visitare piccoli musei locali nei quattro angoli del Bel Paese. In una sala scura, statue e busti si affiancano alla mole candida di un piccolo mausoleo funerario risalente proprio all’epoca di Augusto e scoperto nel 1904 poco lontano dal centro del paese. Il secondo ambiente espositivo conserva, a poca distanza dalla cima del colle dove si trova la Badia di San Pancrazio, una serie di iscrizioni, lapidi e cippi che testimoniano l’indubbia importanza del municipio: fra tutte le celebrazioni del passato imperiale, più volte vengono citate dalle antiche pietre le famiglie dei Voluseni (di probabile origine etrusca) e dei Cesii, i cui figli e nipoti governarono province lontane come la Sardegna, l’Egitto, la Pannonia e il Ponto.
San Pancrazio è invece la principale testimonianza del Medioevo di Sestino, anche se la chiesa venne ricostruita nel 1784 dopo essere stata quasi completamente distrutta da un terremoto qualche anno prima. Della pieve originaria rimangono l’abside e le strutture ad essa vicine: al centro del transetto, l’altare maggiore è costituito da un cippo romano e da una mensa di travertino che reca incisa la probabile data della fondazione, 17 agosto 1259. Per le due croci dipinte conservate nella chiesa gli storici dell’arte parlano di una scuola nata da suggestioni marchigiane, umbre e dall’influenza della pittura di Giotto. Nell’oscurità silenziosa della cripta s’incontrano i resti più antichi: un ambiente romanico austero e spettacolare, sostenuto da un unico pilastro, è decorato da una serie di piccoli archi ciechi, mentre sulle pareti si possono ancora notare resti di mosaico.
Poco lontano, nel teatro dedicato al maestro Pilade Cavallini che lo volle far costruire agli inizi del ‘900, hanno sede una piccola filodrammatica e un altro dei tre musei del paese, cui si accede dalla strada. Qui è ospitato il centro visite dedicato alla riserva regionale del Sasso Simone, la grande roccia che, insieme alla più piccola mole di un secondo altopiano gemello (il Simoncello, che si trova in territorio marchigiano), costituisce una vera particolarità geologica sia per la morfologia che per la posizione. Il massiccio calcareo poggia infatti su una base di argille molto più antiche e dalla sua sommità il panorama si spalanca, nelle belle giornate, dall’Amiata al Conero. L’isolamento del roccione, sperduto ai piedi dell’Alpe della Luna tra colli e foreste, l’ha fatto inoltre diventare una meta tra le più amate d’Italia dagli appassionati dello starwatching. Questa sorta di baluardo naturale fu notata per la prima volta dai monaci benedettini che nel XII secolo vi vollero edificare un’abbazia, poi abbandonata a causa della rigidità del clima che caratterizzò la cosiddetta piccola era glaciale del Medioevo europeo. Anche al granduca Cosimo I, nel XVI secolo, non sfuggirono le forme vertiginose dell’altopiano, ottime per allocarvi una fortezza che avrebbe iniziato a vedere la luce a partire dal 1570: granai e torri, case e palazzo, cisterne e carcere, anche questi però abbandonati per le difficoltà di approvvigionamento e l’insostenibile gelo invernale sul piccolo altopiano.
A rievocare quei tentativi basta un’escursione. Pochi chilometri di strada conducono da Sestino al parcheggio del rifugio di Casa del Re, da dove una passeggiata di un paio d’ore permette di risalire la valle del Seminico per raggiungere la base delle pareti del Sasso Simone, dove si aprono grandi pascoli popolati dalle onnipresenti vacche chianine. Sul vecchio percorso che saliva alla cittadella medicea si raggiunge la sommità dell’altopiano, per poi ridiscendere verso Case Barboni e la loro zona di calanchi e tornare al punto di partenza.

PleinAir 435 – ottobre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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