Civiltà della pietra

Un marmo pregiato è tra le ricchezze naturali del Parco Regionale dei Monti Aurunci, nel Lazio meridionale. Andiamo a conoscerne da vicino i segreti, grazie anche a un nuovissimo museo.

Indice dell'itinerario

Nel centro storico di Ausonia, le case sembrano osservarti con malinconia mentre arranchi tra stretti vicoletti sormontati da archi, o sali le interminabili scale in pietra che per secoli hanno conosciuto il passo stanco dei contadini e delle donne di ritorno dal bucato… Cambi scenario, ma l’atmosfera è la stessa in tanti altri paesi di questo angolo di Lazio che già ha il sapore della Campania, come dimostra il dialetto o il gesticolare delle persone, e che per troppo tempo è rimasto ai margini della storia, quella con la S maiuscola. Territorio appartenente all’Abbazia di Montecassino prima, poi terra di scontro per popoli stranieri, infine possedimento dei Borbone. Nel corso dei secoli i padroni sono cambiati spesso, restando però immutate le condizioni di vita. Qui il vero padrone era la fame, la fame che uccide e avvelena i cuori. Pian piano i piccoli paesi della zona, dai nomi musicali, Fratte (l’odierna Ausonia), Coreno, Selvacava, Castelnuovo Parano, Castelforte, sono andati spopolandosi in favore degli Stati Uniti, del Canada, dell’Australia.
Coinvolta pesantemente dai combattimenti dell’ultima Grande Guerra (Ausonia venne in gran parte distrutta), tutta la zona compresa tra il fiume Liri e gli Aurunci sembrava destinata a essere dimenticata. Ma la svolta è arrivata, per merito di un bene che da sempre gli abitanti avevano avuto davanti gli occhi, su cui avevano camminato e grazie al quale avevano edificato case, strade, scalinate: la pietra. Proprio quella pietra che sembrava priva di valore, una specie di maledizione per i contadini che se la ritrovavano tra i solchi dei campi, è diventata famosa nel mondo. Risale agli anni ’50 la scoperta della pietra di Coreno, un marmo pregiato e molto richiesto grazie alla presenza di fossili che creano singolari disegni quando le lastre vengono lucidate. In breve tempo sono sorte diverse cave e, di conseguenza, numerose segherie e botteghe artigiane che da quella pietra ricavano oggetti d’arte o lastre per l’edilizia più lussuosa. Così, grazie alla roccia “inutile” degli Aurunci, c’è stato anche chi è potuto tornare dall’America.
Ma la pietra non è solo quella che si cava a Coreno e dintorni: la mole superba del monte Fammera che domina il paese di Ausonia è l’altra ricchezza di questa valle. Il comprensorio degli Aurunci è infatti un parco naturale regionale, uno dei più vasti e più belli del Lazio (vedi PleinAir n. 328), caratterizzato proprio dalle vaste pietraie carsiche delle quote maggiori contornate da boschi di faggio e punteggiate dalle costruzioni secolari dell’uomo, ovviamente in pietra. E alla sua civiltà è dedicato il nuovissimo Museo della Pietra, struttura quasi unica nel suo genere. Ospitato nel castello di Ausonia, il museo ripercorre tutto il percorso storico dell’uomo in rapporto alla pietra, ma non solo: grazie alle ricerche svolte dall’architetto De Vita per il suo allestimento, si sono potute riscoprire tradizioni, racconti orali, tipologie costruttive che il tempo rischiava di cancellare definitivamente. Un itinerario nella terra di Ausonia, quindi, non può che partire da qui per poi dipanarsi tra i paesi e arrancare sui sentieri fino alle quote maggiori (ma occorre prima munirsi dell’apposita carta edita dal parco). Noi qui ci limitiamo a indicare solo un percorso di visita da seguire con mezzi a motore o, volendo, anche in bicicletta.Su strada
Da Ausonia, dopo aver visitato il museo e dato un’occhiata al bel centro storico (unica nota stonata, il moderno palazzo comunale) prestando attenzione anche ai particolari in pietra (illustrati nel museo), dirigiamoci verso Santa Maria del Piano, ben visibile dal paese. E’ una chiesa importante, carica di storia: edificata nell’XI secolo sopra i resti di un tempio pagano, ospita una statua della Vergine che secondo la tradizione vi sarebbe giunta miracolosamente da Castro dei Volsci. Non molto lontano dalla chiesa si nota un piccolo ponte, dai più considerato romano, ma molto probabilmente di origine medioevale. Dirigiamoci ora verso Esperia, semmai effettuando una deviazione per il piccolo borgo di Castelnuovo Parano, alto su una collina e ornato dai resti di un piccolo castello. Dalla piazza all’ingresso di Esperia si prende la strada – stretta e tortuosa – che sale verso Roccaguglielma, la parte vecchia del paese, dove è possibile dare un’occhiata ai ruderi del possente e panoramico castello (ampio piazzale per la sosta). Di fronte avremo anche il bel monastero di San Pietro.
Da Esperia si raggiunge Pontecorvo, noto per i suoi mulini; poi, attraversando San Giorgio a Liri, si segue la strada per Sant’Andrea del Garigliano per arrivare sulle rive del fiume. Costeggiandolo si giunge a Suio, con le sue terme, per poi risalire verso il bel borgo di Castelforte. Non lontano si trovano anche il paese di Santi Cosma e Damiano e la frazione di Ventosa. Da qui la strada si dirige verso Coreno, con ampie viste sulle sue famose cave, per poi ritornare a Esperia, da dove eravamo partiti. Naturalmente la lunga e faticosa deviazione per il Garigliano può essere evitata raggiungendo Coreno e Castelforte direttamente da Ausonia, risparmiando un bel po’ di chilometri: se si viaggia in bici, non guasta… Vale la pena ricordare che dalla zona di cui ci stiamo occupando sono facilmente raggiungibili (anche pedalando) le località della costa, tra cui la bella Riserva di Torre Gianola, Oasi Blu del WWF.

PleinAir 366 – gennaio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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