Che tempo che fa

Tutto pronto per partire, ma il cielo minaccia pioggia... Meglio restare a casa o decidere comunque di sfidare gli elementi? Se propendete per la seconda ipotesi potreste scoprire una nuova passione: la caccia ai fenomeni meteorologici, non più vissuti come fastidio ma come una delle più affascinanti espressioni della natura. Vediamo qualche trucco per farsi le previsioni da sé, alcune mete privilegiate per l'osservazione e gli hobby ispirati dalla ricerca di cumulonembi, fulmini e tempeste.

Indice dell'itinerario

Viviamo nell’epoca della pianificazione. Tutto viene programmato sin nei minimi particolari, anche i viaggi: si sceglie con cura la meta e si decide con attenzione l’itinerario da seguire per raggiungerla, ci si informa sulle cose da vedere, sui monumenti o sulle bellezze naturali, si valuta dove sostare e quali attività svolgere. Ci si preoccupa anche di avere con sé tutto l’occorrente per un viaggio sereno e tranquillo: vestiario adatto, parti di ricambio per il camper o l’auto, i mille accessori – dalla fotocamera digitale alle scarpe da trekking – che potranno rendere l’esperienza come la desideriamo, cioè assolutamente indimenticabile.
Ma c’è qualcosa che è in grado di rovinare tutti i nostri piani e scompaginare ogni progetto fino a rendere la vacanza certamente da ricordare, e non nel senso che ci aspettavamo; qualcosa che si fa beffe della voglia di pianificare tutto, qualcosa che – nonostante decenni di ricerche e di teorie scientifiche, tecnologie avanzatissime, supercomputer – ancora l’uomo non riesce a controllare e di cui sa a malapena prevedere l’andamento sul breve termine, diciamo cinque giorni a voler essere molto ottimisti. Questo elemento insondabile e imprevedibile è, manco a dirlo, il tempo meteorologico. Può piovere a dirotto in piena estate e far caldo d’inverno, si può partire col sole e trovare la neve, organizzare una gita al mare e incontrare una burrasca senza precedenti, fare una passeggiata in montagna e ritrovarsi zuppi fino al midollo (“tanto le previsioni sono buone” era il noncurante pensiero prima di mettersi in marcia).
Ebbene, fra tutte le scienze della Terra la meteorologia è quella che più interessa il viaggiatore, ma anche quella che meno è in grado di dare risposte certe e soprattutto circostanziate, specialmente da quando il clima è diventato una delle emergenze planetarie a causa dell’inquinamento. Se è vero infatti che entro cinque giorni il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare Italiana è in grado di fornire dati che portano a elaborazioni abbastanza precise, è altrettanto vero che spesso tali previsioni vengono emesse e pubblicate sui siti Internet o sui quotidiani tenendo conto di aree geografiche piuttosto ampie. Alzi la mano chi non si è trovato almeno una volta a fare un picnic sotto il solleone mentre al mattino, sul giornale, veniva annunciata pioggia scrosciante. Non è la previsione a essere sbagliata: magari tutt’intorno la pioggia sta davvero cadendo a catinelle, mentre noi ci siamo trovati in una zona riparata. C’è poi da dire che i meteorologi, se ci sono ottanta possibilità su cento che piova, preferiscono avvisare di quel restante 20% avverso: in altre parole, se le previsioni dicono che in Lombardia pioverà, non è detto che ciò effettivamente si verifichi su Mantova piuttosto che su Sondrio.
E allora, dopo aver dato un’occhiata alla tendenza su Internet o sui giornali, sarà bene imparare a capire meglio il dettaglio e magari a farci le previsioni per nostro conto, in modo da decidere con ragionevole certezza se è il caso di scalare una montagna o di andare a prendere il sole su una spiaggia. Un buon viaggiatore è infatti almeno un buon interprete dei messaggi del cielo, affinando l’osservazione diretta e magari utilizzando qualche semplice strumento.

Previsioni fai-da-te
Una volta, quando non c’erano i bollettini meteo e si viveva molto di più a contatto con la natura, era assai diffusa la capacità di interpretare i segni che essa ci inviava. Ad esempio l’avvicinarsi di una massa d’aria umida, segno di un rapido cambiamento del tempo, può provocare dolori articolari alle persone particolarmente sensibili e rendere nervosi gli animali, mentre la tensione elettrostatica dell’aria creata dall’avvicinarsi di un temporale induce insetti e uccelli a volare più bassi. “Se il ragno fa il filato il bel tempo è assicurato” dice il proverbio, ed è vero, perché animali sensibili come i ragni non si metterebbero a filare la tela se sentissero l’avvicinarsi del maltempo.
Il sopraggiungere di nuvole anche non particolarmente minacciose da determinati punti riconoscibili può indicare l’arrivo della pioggia. A Roma, se esse provengono da dietro la cupola di San Pietro c’è da preoccuparsi, mentre nelle campagne vicino alla Capitale la tradizione riporta diversi proverbi significativi in tal senso: “La sera la marina, la montagna la mattina” vuol dire che se sul mare appaiono nuvole dense di sera il mattino dopo pioverà, mentre i vecchi contadini sanno che “Quando lampa a Maccarese piglia la zappa e va’ al paese” (Maccarese è una zona agricola a ovest di Roma, verso Fiumicino).
Altri detti sono di valore più generale. “Nuvola vagante non disseta le piante” (i cumuli vaganti in effetti non provocano pioggia e per questo nella terminologia scientifica sono detti cumulus humilis), “Pioggia estiva passa come arriva” (d’estate, a causa dell’anticiclone delle Azzorre, le perturbazioni hanno breve durata), “Luna bianca tempo bello, luna rossa venticello” (ma in realtà non c’è alcuna connessione tra il colore della luna e le condizioni meteorologiche). L’attendibilità di queste perle di saggezza popolare non è altissima, anche se intere generazioni di agricoltori li hanno utilizzati con soddisfazione. Dal canto loro i meteorologi sostengono che il diffusissimo “Rosso di sera, bel tempo si spera” è usualmente sbagliato, mentre “Cielo a pecorelle, acqua a catinelle” potrebbe funzionare perché le “pecorelle” sono cirrocumuli che precedono un fronte caldo in grado di portare pioggia (non molto intensa, a dire il vero) se sono in rapido arrivo da sud-ovest.
Certo, decidere se effettuare o meno una gita o un breve viaggio sulla base di un proverbio è quantomeno azzardato. Molto meglio, allora, affidarsi all’osservazione delle nubi: se si vedono delle innocue nuvole bianche iniziare a scurirsi diventando dei cumuli, per poi crescere in altezza assumendo la forma di enormi funghi, è meglio restarsene al coperto perché i cumulonembi sono l’indizio più certo di un temporale in arrivo.
Ricorrendo ad alcuni semplici strumenti si può essere poi molto più precisi. Oggi si possono facilmente acquistare piccole stazioni meteorologiche elettroniche di vario tipo, installabili anche a bordo del veicolo ricreazionale, e ci sono perfino delle comuni sveglie digitali che forniscono previsioni essenziali con simboli quali il sole o la nuvoletta; ma chi preferisce fare da sé potrà dotarsi di un igrometro, anche autocostruito (il più semplice è il cosiddetto igrometro a capello, che utilizza la capacità dei capelli umani di accorciarsi o allungarsi a seconda dell’umidità dell’aria), grazie al quale si può valutare l’arrivo di un fronte umido. Un tradizionale barometro può fornirci dati sull’evoluzione della pressione atmosferica: se aumenta costantemente, in genere il tempo volge al bello in modo stabile (se l’aumento è repentino il miglioramento è solo provvisorio), mentre una diminuzione legata anche a forti venti in quota, con un deciso aumento della nuvolosità, annuncia l’arrivo di una perturbazione tanto più prossima quanto più il calo sarà stato netto.

Escursionismo meteorologico
«No, questo weekend non esco in camper, è previsto brutto tempo…». Quante volte avete pronunciato questa frase o ricevuto una risposta del genere da qualche amico? Ma nuvole, pioggia o neve possono essere un’attrattiva irresistibile se invece di considerarle una seccatura si riesce a vederle per ciò che sono, ovvero fenomeni naturali che, a volte, possono rivelarsi davvero affascinanti. Poche cose sono in grado di competere con una tempesta di fulmini quanto a spettacolarità, e non c’è paesaggio più bello di quello appena imbiancato dalla neve fresca, che si ferma anche sui rami più piccoli degli alberi. Può insomma valere la pena, almeno qualche volta, andare in controtendenza e partire anche se il tempo non si prospetta dei migliori. Sì, ma dove? Visto che i fenomeni atmosferici non sono prevedibili con esattezza, anche i migliori bollettini indicano solo se in una certa zona può piovere o meno, ma difficilmente possono garantire che si verifichino una tempesta di fulmini piuttosto che una tromba d’aria, o almeno il passaggio di enormi cumulonembi. Possiamo però cercare luoghi che, per la loro posizione geografica e le caratteristiche morfologiche del territorio, offrono la più ampia visibilità e le migliori condizioni orografiche. Uno di questi è il Gran Sasso: a causa della sua mole possente che si alza per quasi 3.000 metri al centro dell’Italia, quindi con esposizione diretta ai venti provenienti sia dal Tirreno che dall’Adriatico, è costantemente visitato da formazioni nuvolose che spesso danno luogo a spettacolari acquazzoni, comodamente osservabili dalla stazione di arrivo della funivia di Campo Imperatore. Qui, come sui Sibillini o sulla Majella (ma anche in gruppi minori, come i Monti Lepini nel Lazio) sono frequenti le cosiddette piogge orogenetiche, che hanno cioè un’origine completamente locale, legata alla circolazione dell’aria umida che si innalza sui fianchi scoscesi delle montagne: è questo il motivo per cui durante un’escursione, anche se le previsioni davano tempo soleggiato, ci si può comunque ritrovare sotto l’acqua.
Chi vuole trovare dei punti ideali per osservare in relativa sicurezza i fenomeni atmosferici dovrà comunque optare per un orizzonte ampio, che è garantito soprattutto dai promontori a picco lungo le coste: dalla cima lo sguardo spazia quasi all’infinito, e le masse d’aria che si scontrano sul mare creando condizioni di tempesta possono essere osservate senza che si frappongano ostacoli. In questo senso il Monte Conero nelle Marche, l’Argentario in Toscana e il Circeo nel Lazio sono tre luoghi di particolare interesse; in Sardegna, invece, l’escursione che porta a Capo Caccia e poi verso Punta Cristallo, a più di 300 metri di quota, può regalare soddisfazioni indimenticabili a chi ama osservare la natura non soltanto nei suoi momenti di calma e tranquillità, ma anche quando sembra volerci travolgere con la sua forza. Scendendo verso sud, lo Stretto di Messina costituisce un’altra meta di prim’ordine con le sue improvvise e violentissime tempeste, ben note già in epoca antica. Rimanendo in Sicilia, l’Etna offre situazioni mozzafiato non solo per i panorami e le eventuali eruzioni ma anche perché, alzandosi ben al di sopra dei 3.000 metri in una regione la cui altitudine media è più bassa e oltretutto a breve distanza dal mare, è generalmente battuto da furiosi temporali, che si osservano facilmente dalla strada per il Rifugio Sapienza. Se invece siete incuriositi dalle tempeste di fulmini, in Italia le zone dove più facilmente si scatenano sono le Alpi, la Riviera Ligure di Levante e l’Appennino centro-settentrionale. Quando decidete di avventurarvi incontro al maltempo anziché sfuggirlo, se siete in camper o con la caravan al traino prestate comunque la massima attenzione al vero nemico atmosferico del turista itinerante: il vento. L’Italia, con la sua sagoma stretta e lunga collocata in quel calderone che è il Mediterraneo, è una terra naturalmente molto ventosa e ci sono punti, ad esempio dove la catena appenninica si abbassa leggermente di quota, dove le correnti fra Adriatico e Tirreno riescono a divagare liberamente, causando condizioni di rischio da non sottovalutare. Un altro noto problema è costituito dalle violente grandinate che possono danneggiare, anche solo dal punto di vista estetico, il tetto del veicolo: ma se proprio temete che ciò possa accadere fate attenzione a tenervi lontani dai cumulonembi, nei quali si produce questa precipitazione. In ogni caso, se si superano i preconcetti e si inizia a uscire anche quando “non c’è il sole”, si potranno osservare spettacoli che pochi conoscono. E magari succederà anche a voi di sviluppare una vera e propria passione per la meteorologia, finendo con l’attrezzare il vostro camper o la vostra caravan come una vera e propria stazione itinerante per rispondere in ogni momento alla fatidica domanda: che tempo fa? ).

Testo e foto di Marco Scataglini


PleinAir 425 – Dicembre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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