Che bel carattere

Si chiamano proprio così, cités de caractère, e sono un ottimo esempio di come sia possibile recuperare tradizioni che ormai si credevano perdute. Piccolo viaggio in una Provenza fuori dal tempo, alla ricerca di colori, profumi e sapori tra borghi storici e laboratori artigiani.

Indice dell'itinerario

Con la parola francese cité non si intende la città bensì un quartiere antico, un piccolo borgo, un centro storico caratteristico, mentre il termine caractère identifica, similmente all’italiano, per l’appunto un carattere o una specificità. Mettetele insieme ed ecco quelle cités de caractère che nel giro di pochi anni sono divenute piccole perle di architettura e di cultura alpina dell’Haute Provence, cuore montuoso della regione a pochi chilometri dal confine con l’Italia. Collegate fra loro da piacevoli itinerari studiati in particolare per chi viaggia con le bici al seguito, sono un ottimo esempio della capacità politica francese di cogliere le occasioni offerte dall’Europa: un buongoverno del territorio che ha dato ottimi risultati. E’ bastato infatti saper gestire i finanziamenti comunitari per ristrutturare questi borghi medioevali, ridando nerbo a piccole economie locali e ripopolando villaggi d’alta quota che erano stati quasi del tutto abbandonati e che oggi, grazie alle numerose occasioni di impiego createsi grazie al rafforzamento del settore turistico, vedono ritornare nei luoghi d’origine coloro che erano stati costretti ad emigrare verso i centri maggiori in cerca di nuove opportunità.
La ristrutturazione architettonica delle cités de caractère si basa sugli stessi parametri per ogni località e per ogni tipo di edificio, pubblico e privato: eliminazione degli impianti elettrici e telefonici a vista, restauro delle facciate riscoprendone le murature in pietra e tufo, eliminazione dell’asfalto dalle strade per far riemergere i disegni della pavimentazione originaria. Sono stati inoltre disposti tutti quegli interventi atti a valorizzare elementi distintivi come portali, finestre, arcate, lavatoi e fontane, il tutto arricchito da piccoli giardini e aiuole. Per concludere, oltre alla rivisitazione dell’arredo urbano è stato incentivato lo sviluppo di attività artigianali (botteghe del legno, della lavanda, della ceramica) e artistiche (esposizioni di pittura, fotografia, scultura), promuovendo inoltre la ristorazione tipica in graziosi localini dove si gustano specialità locali preparate sulla base di antiche ricette popolari.

Ritorno al futuro
Dal Colle del Monginevro o da quello della Maddalena si raggiungono facilmente la valle della Durance e il lago artificiale di Serre-Ponçon, punto di partenza del nostro giro alla scoperta delle cités de caractère. A Les Celliers passiamo dall’altra parte della Durance e imbocchiamo la suggestiva D900c, che raggiunge Selonnet e qui si immette nella D900 arrivando in breve a Seyne. Il paese, che in epoca medioevale fungeva da avamposto per difendere la vallata del fiume Blanche, acquisì notorietà nel XVIII secolo come centro di allevamento e addestramento degli asini, attività che ha resistito fino alla prima metà del ‘900. Oggi, riscoperto il mestiere, i turisti si divertono con le numerose possibilità di escursioni della durata di uno o più giorni verso gli alpeggi in alta quota: a portare zaini e provviste ci penseranno i docili, simpatici e robusti ciuchini. Proseguendo sulla D900 verso sud-ovest e superata Digne-les-Bains, la strada si accosta al corso della Bléone che poco più avanti si getta nella Durance. Ci troviamo qui sulla Route Napoléon, il celebre itinerario tematico dedicato al Bonaparte. Dopo aver riattraversato il fiume a Les Mées, andiamo a cercare la D101 e dopo 7 chilometri ci immettiamo nella D951, da seguire in direzione di Saint-Étienne-les-Orgues (i veicoli di grossa stazza, che potrebbero trovarsi in difficoltà sulla D101, giungono allo stesso punto da Digne-les-Bains passando per L’Escale, Château-Arnoux Saint-Auban, Peipin e Châteauneuf-Val-Saint-Donat). In questo tratto si entra nella valle che solca le montagne della Lure, disseminate di antichi ovili in pietra celati nelle fitte foreste di abeti e faggi. Prossima meta è il borgo di Cruis con la parrocchiale di Notre-Dame-et-Saint-Martin, costruita su un’antica abbazia di monaci agostiniani, che domina le distese di campi di lavanda. Nell’interessante laboratorio di Maestre Micoulin si degustano marmellate, caramelle e dolciumi preparati seguendo ricette di famiglia vecchie di cinque generazioni, e non esitiamo a soddisfare la nostra golosità con queste tradizionali leccornie.
Le strade dipartimentali serpeggiano nelle vallate ricoperte di boschi, incrociando numerosi torrenti. Dopo Saint-Étienne-les-Orgues, continuando sulla D951, incontriamo la D950 presso Le Rocher d’Ongles, la seguiamo fino a Banon e ci immettiamo sulla D51 fino a Simiane-la-Rotonde, una delle cités più suggestive del nostro itinerario, importante centro per il trattamento e la lavorazione della lavanda: i campi attorno alla cittadina sono infatti dedicati quasi esclusivamente alla coltivazione di questa pianta. Nel castello si può visitare il Laboratoire Sainte-Victoire, dove esperte guide illustrano i segreti della fito-aromaterapia facendo conoscere ai visitatori le erbe medicinali e gli oli essenziali, la cui produzione è una delle attività economicamente più significative in tutta la zona con la distillazione di oltre 420 tonnellate ogni anno. All’interno del complesso, inoltre, si può assistere in diretta alla trasformazione della colorata pianticella nel profumato liquido che verrà poi impiegato per uso medicinale o cosmetico. Grazie alla ristrutturazione dello Château des Agoult, risalente alla fine del XII secolo, Simiane-la-Rotonde è divenuta anche un punto di riferimento del circuito per quanto riguarda la conservazione della storia e della cultura medioevale: durante la stagione estiva, i concerti di musica antica e le feste in costume ricreano suggestive atmosfere d’altri tempi.
L’itinerario prosegue ora verso sud-est per Carniol, Val-Martine e Revest-des-Brousses lungo la tortuosa ma suggestiva D18 e poi la D5, che compongono la pittoresca Route de la Lavande. Più avanti si attraversa il paese di Saint-Michel-l’Observatoire così chiamato per la vicinanza all’Observatoire de Haute Provence, aperto alle visite e con numerose manifestazioni estive di conoscenza degli astri. Raggiunta la D4100, la prendiamo verso nord in direzione di Mane (anche in questo caso c’è un’alternativa più facile per i camper di maggiori dimensioni, tornando indietro da Simiane-la-Rotonde a Banon e continuando per Forcalquier e Mane). La cittadella medioevale, unico esempio di borgo fortificato presente nel dipartimento, è caratterizzata da una doppia cinta di mura costruita prima del XV secolo e oggi completamente restaurata: all’interno si passeggia piacevolmente fra le case dalle spesse mura in pietra e i negozietti che vendono ceramiche e prodotti di artigianato locale. Da non perdere nelle vicinanze il complesso monastico di Salagon (vedi riquadro “La storia in giardino”),che include un parco etnobotanico in cui si possono ammirare centinaia di specie provenienti da diverse parti della regione. Poco distante è il settecentesco Château de Sauvan, che include una caratteristica struttura ricettiva. Un’opportunità da cogliere al volo, è il caso di dirlo, si trova nella vicina Forcalquier, dove sperimentiamo una tranquilla e divertente gita in mongolfiera che ci permette di sorvolare campi, colline e castelli visti fin qui dal livello del suolo.
Ridiscesi a terra, ci apprestiamo a concludere il nostro viaggio tra le cités de caractère. La D12 ci porta velocemente a Lurs, un borghetto di neanche 400 abitanti che vanno fieri della leggenda legata alla sua nascita: sarebbe stato Carlo Magno in persona a volerne la costruzione tra l’812 e l’814, per farne dono al vescovo di Sisteron. Morbidamente disteso fra il verde in cima a una collina, il villaggio è circondato da coltivazioni di olivi e domina la vallata della Durance, segnata dal passaggio dell’autostrada A51 che collega Aix-en-Provence a Gap: un invito a continuare, se ancora non è giunta l’ora del rientro, nella scoperta di grandi e piccole meraviglie di questa dolce Provenza.

Testo e foto di Carlo Piccinelli

PleinAir 444 / 445 – Luglio / Agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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