Cervi a Carnevale

Un'antica festa pagana che rivive a Carnevale, paesi ospitali e nevi immacolate ci richiamano sulle Mainarde, al confine meridionale del Parco Nazionale d'Abruzzo.

Indice dell'itinerario

Delle montagne molisane ci si ricorda solitamente a Natale quando, insieme alle luminarie e alle caldarroste, nelle nostre città compaiono all’improvviso gli zampognari. E’ una cultura, quella della zampogna, che in Molise conserva una notevole importanza; per scoprirlo basta dirigersi verso uno dei luoghi meno noti delle montagne italiane: l’alta valle del Volturno, dove le pendici delle Mainarde scendono verso la conca di Venafro e di Isernia. Circondata da oliveti, Scapoli sorge sulla destra orografica del Rio San Pietro e conserva un bel centro d’impronta medioevale.
All’ingresso del paese, un edificio moderno ospita il Museo della Zampogna, inaugurato nel 1991. Nelle vetrine, accanto alle zampogne molisane, compaiono strumenti simili come la cornamusa scozzese, la gaita galiziana, la ciaramedda siciliana, il mezoued tunisino e la veuze bretone. Nell’ultimo finesettimana di luglio, il Museo di Scapoli organizza il Festival Internazionale della Zampogna, che vede l’esibizione di numerosi artisti. Oltre il confine con il Lazio, sulle alture che dominano Cassino, un altro meeting di questo tipo si svolge nel piccolo centro di Acquafondata (vedi PleinAir nn. 305 e 329). Ma l’alta valle del Volturno merita una visita anche per altro.
Dominati dalle Mainarde, che raggiungono nella Metuccia i 2.103 metri di quota, i territori di Scapoli, Filignano, Rocchetta al Volturno, Castel San Vincenzo e Pizzone sono in parte compresi dal 1990 nei confini del Parco Nazionale d’Abruzzo. In alto le faggete, i campi carsici e le forre disegnano un ambiente integro e aspro, che contrasta drammaticamente con gli oliveti e i campi che circondano i paesi. A bassa quota, gli appassionati di natura possono visitare la polla delle sorgenti del Volturno, a un chilometro da Rocchetta, che ospita d’inverno anatre, folaghe e altri uccelli di passo. O affacciarsi da Castelnuovo a Volturno sul recinto faunistico del parco che ospita alcuni esemplari di camoscio.
Per salire verso la montagna conviene seguire la strada che disegna una lunga serie di tornanti da Pizzone ai 1.350 metri del pianoro delle Forme, punto di partenza in estate di escursioni verso le Mainarde e la Meta. Se la strada è aperta fino alle Forme, è possibile incamminarsi con le racchette tra i faggi della Valle Pagana lungo un sentiero segnato del parco, o attraversare con gli sci da fondo le magnifiche faggete che separano il pianoro da quello di Campitelli, in territorio di Alfedena. Se l’innevamento è abbondante e la strada è chiusa, invece, è possibile effettuare l’escursione con le racchette o con gli sci sull’ultimo tratto del tracciato. L’arrivo sul pianoro, in questo caso, è un momento di grande emozione. Siamo in una delle zone del parco dove gli orsi sono più numerosi.
Altri itinerari interessanti partono dal termine della Strada delle Mainarde, che inizia tra San Vincenzo a Volturno e Rocchetta e sale a mezza costa, ai piedi di un pendio roccioso. Dalla fine del tracciato, un breve ma ripido sentiero porta all’eremo di San Michele a Foce. Si possono utilizzare le racchette, invece, sui solitari sentieri (lunghissimi e belli, anche se seguiti solo in parte) che salgono nel bosco in direzione delle Mainarde.
Chi s’interessa all’arte non deve mancare una visita all’abbazia di San Vincenzo a Volturno. Fondata dai Benedettini di Montecassino tra il 705 e il 707, è stata tra le più importanti d’Italia e ha avuto una storia tormentata. Saccheggiata dai Saraceni nel IX secolo, è stata rovinata da un terremoto nel 1349 e poi dalle bombe nel 1943. Ricostruita tra gli anni Cinquanta e Sessanta, è oggi occupata da una piccola comunità di religiose americane. All’esterno dell’abbazia, un sentiero sistemato da poco attraversa una zona archeologica. Qui la Soprintendenza Archeologica per il Molise e l’università britannica dell’East Anglia hanno riportato alla luce numerosi fabbricati della città monastica che circondava l’abbazia e alla quale si affiancano resti sanniti e romani. Solo su appuntamento, invece, è possibile visitare la cripta di San Lorenzo, una delle meraviglie dell’alto Medioevo italiano, miracolosamente sfuggita alle scorrerie saracene. Dipinti all’inizio del secolo VIII per iniziativa dell’abate Epifanio, gli affreschi della cripta conservano elementi di stile bizantino e sono le uniche pitture delle prime abbazie benedettine ad essere arrivate fino a noi. Le figure più emozionanti sono il grande Cristo barbuto e benedicente della volta, l’imberbe Cristo crocifisso circondato dal sole, dalla luna, da San Giovanni Evangelista e dalla Madonna e le processioni di arcangeli e sante in costume bizantino.
Gli altri paesi della zona propongono monumenti più modesti. Pizzone, citata nel Medioevo con il nome di Piczotum, conserva la parrocchiale di San Nicola (del 1318 ma rifatta nel Cinquecento), la cappella di Santa Liberata (del 1637) e la Fontana Lunga. A Filignano si trovano i resti della Torre Mennella, quelli dei mulini ad acqua lungo il Rio Chiaro e il museo dedicato al tenore Mario Lanza, originario del paese. Arroccata su uno sperone roccioso, Castel San Vincenzo si affaccia sull’omonimo lago e offre un bel panorama sulle Mainarde. In centro, oltre a varie case con eleganti portali in pietra, si ammirano l’arco gotico della Porta San Filippo (secolo XII) e la chiesa parrocchiale di San Vincenzo, che ospita due croci processionali del Quattrocento di scuola sulmonese. Nei pressi di Rocchetta a Volturno meritano una visita l’abitato di Rocchetta Vecchia, abbandonato nel 1964 a causa di una frana, e la chiesa di Santa Maria delle Grotte, fondata nell’anno 824, che conserva resti di affreschi duecenteschi.
Anche Castelnuovo a Volturno, la principale frazione di Rocchetta, conserva il suo aspetto medioevale. Durante il Carnevale, però, c’è un altro motivo per visitare questo centro: la festa del Cervo (Gl’ Cierv’ in dialetto locale), una delle più suggestive rappresentazioni italiane in costume. Di origini antichissime, secondo alcuni studiosi si rifà ai Lupercalia, le feste dell’antica Roma che si svolgevano nella seconda metà di febbraio per invocare la protezione delle greggi dai lupi, alle quali partecipava un uomo travestito da fauno che indossava un copricapo con le corna. Un cervo sacro (o un dio-cervo) compare anche in un frammento di un tempietto di età romana che sorgeva accanto alle sorgenti del Volturno. Mauro Gioielli, autore del volume L’Uomo Cervo, ricorda invece la somiglianza tra il rito di Castelnuovo a Volturno e le pitture rupestri della grotta dei Trois Frères, nei Pirenei francesi, risalenti al Paleolitico, nelle quali compare una figura antropoide con corna di cervo e coda equina.
Presente fino all’inizio del Novecento anche in altri paesi delle Mainarde (in particolare a Scapoli), la Festa del Cervo è stata ripresa a Castelnuovo a Volturno, a partire dal 1986, per iniziativa di un gruppo di giovani del posto. Il risultato è un rito di grande suggestione, che si svolge sull’unica piazzetta del paese. Ad aprire il rito sono le Janare, le streghe, che compiono il giro della piazza. Protagonista indiscusso è però l’Uomo Cervo, che entra in scena di corsa, urlando come un ossesso e terrorizzando i presenti. Poi arriva la Cerva, per corteggiare la quale il maschio interrompe le sue scorribande. A quel punto entra in scena Martino, una specie di Pulcinella locale, che cattura i due animali con un laccio e li mostra alle donne del paese.
Quando la gente decreta la loro condanna a morte il maschio inizia a dimenarsi, spezza le corde e fugge insieme alla sua compagna. Il Cacciatore, appena arrivato sulla scena, abbatte i fuggiaschi con due fucilate. Poi s’inginocchia, soffia loro nelle orecchie, li fa tornare in vita.
Completamente ammansiti, dopo un ultimo giro della piazza, i due animali ripartono verso la montagna. Ne scenderanno un’altra volta il prossimo anno, quando la fine del Carnevale annuncerà anche quella dell’inverno e del gelo.

PleinAir 342 – gennaio 2001

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio