Castelli di calcare

Nelle viscere del Carso sloveno si celano grotte tra le più famose d'Europa, mentre all'aria aperta un circuito di castelli e residenze nobili disegna affascinanti percorsi nella storia. Un piccolo viaggio a due passi dall'Italia per immergersi nella cultura e nel paesaggio di una terra antica e giovane.

Indice dell'itinerario

La vecchia frontiera tra Italia e Slovenia non esiste più: ne restano le tracce, un gabbiotto doganale, qualche agente che di tanto in tanto effettua un distratto controllo ai documenti. Ma di fatto, da due anni, la demarcazione che separava i due paesi è scomparsa, rimarginando una ferita aperta quasi sessant’anni fa: e non ci accorgiamo quasi del passaggio quando dal centro di Gorizia ci ritroviamo a Nova Gorica. Siamo ai piedi delle montagne del Trnovski Gozd, ammantate di faggete e abetaie bordate dai vigneti. Appena fuori città sorge il palazzo di Kromberk, tipico maniero rinascimentale a pianta quadrata con torri angolari, costruito nel XVI secolo sui resti di un precedente impianto e circondato da un ampio parco. Oggi ospita il Goriski Muzej, che ci offre l’opportunità di fare un ripasso della travagliata storia recente di questa regione.
Questa è zona di produzione vinicola e, seguendo la strada Vipavska Vinska Cesta che si snoda tra orti e filari, ci addentriamo nel versante sloveno del Collio fino a raggiungere il villaggio di Dobrovo. Anche il suo castello, costruito nel XVI secolo, ha pianta quadrata con al centro un bel cortile e quattro torri che ne segnano i vertici. I ricchi arredi interni sono andati perduti, tranne alcuni affreschi nella Sala di Caccia, sulla scalinata e nel Salone dei Cavalieri. Dal 1974 è amministrato dal Goriöki Muzej e vi sono stati eseguiti lavori di restauro; al piano superiore è allestita una mostra permanente del pittore e incisore Zoran Music, fra i più illustri esponenti dell’arte slovena contemporanea.

Vino, acqua e calcari
La geologia carsica di questo territorio fa sì che l’acqua vi defluisca spesso per via sotterranea, affiorando ai piedi delle montagne. E’ il caso di Vipava, cittadina sorta a ridosso di ben venticinque sorgenti che formano numerosi canali e le hanno valso il nomignolo di piccola Venezia slovena. Ma Vipava, che raggiungiamo da Nova Gorica seguendo la strada 613 e poi la 444 invece dell’autostrada di recente costruzione, è nota anche per il suo vino che conosce numerosi estimatori.
Lungo il percorso, superata Ajdovscina, ci fermiamo a visitare l’elegante palazzo di Zemono che sorge sulla cima di una collinetta, circondato da un bel colonnato al centro di un vasto giardino: una scenografia che lo rende molto richiesto per i matrimoni. L’edificio, con pianta a croce greca, ha il suo centro in una grande sala affrescata, mentre i quattro ambienti laterali, anch’essi abbelliti da dipinti, sono dedicati ai quattro elementi, acqua, aria, fuoco e terra.
Tornati sulla statale, ci dirigiamo verso Lubiana ma subito siamo tentati da una deviazione, la prima delle tante che faremo in questo viaggio. Dopo Vipava, imboccata la strada 409, giungiamo a Postojna e seguiamo le indicazioni per la Postojnska Jama, ovvero la Grotta di Postumia, una delle mete preferite dai turisti anche perché è comodamente visitabile mediante un trenino che si addentra nella montagna. Il luogo è talmente famoso che in alta stagione è opportuno prenotare; ma noi siamo diretti a un’altra grotta, la Pivka Jama, la cui particolarità è costituita dal Predjamski Grad, un castello eretto proprio alla sua imboccatura. Procediamo per una decina di chilometri su strette ma agevoli stradine, serpeggianti tra macchie di bosco e piccoli appezzamenti agricoli, fino a raggiungere un’alta rupe calcarea che fa da sfondo allo spettacolare edificio. La visita è resa estremamente piacevole dagli interni suggestivi con ambienti distribuiti su diversi livelli, scale e rampe che conducono fino ai piani alti, inoltrandosi nella caverna. Risalente al XIV secolo, il castello appartenne al cavaliere Erasmo di Predjama, oggi ricordato da un torneo cavalleresco che si svolge ogni estate sul prato antistante.
Circa 120 metri più in basso, da un ramo inferiore della stessa cavità, sgorga il fiume Lokva proveniente dalla zona di Vipava. Qui gli speleologi trovano pane per i loro denti: la cavità si sviluppa per ben 13 chilometri, parte dei quali visitabili in compagnia di guide specializzate. Vale senz’altro la pena visitare anche la Skocjanska Jama, ovvero la Grotta di San Canziano, attraversata dall’imponente fiume Timavo che è uno dei maggiori corsi d’acqua sotterranei al mondo (vedi riquadro “Carso, terra di grotte”). Ripresa la 409, da Planina seguiamo le indicazioni per Cerkinca e poi per Rakov Skocjan, un paesaggio carsico estremamente affascinante, dichiarato parco naturale.

Piccola come una capitale
Ormai a Lubiana manca poco, e la eleggiamo a base di visita dei dintorni: è quasi sera al nostro arrivo, e ne approfittiamo per fare due passi nel centro di questa città sorprendentemente animata, che con i suoi 250.000 abitanti è una delle più piccole capitali d’Europa. Sorta intorno al Ljubljanski Grad, che domina una rupe sul fiume Ljubljanica, si presenta moderna e ordinata, con un’atmosfera di grande vivacità artistica e intellettuale. Trascorriamo una bella serata visitando i diversi localini affacciati sul fiume, lungo le strade Cankarjevo Nabrezje e Hribarjevo Nabrezje.
Nella Vodnikov Trg, dedicata al filologo sloveno Valentin Vodnik, si tiene un coloratissimo mercato ortofrutticolo che visitiamo il mattino successivo. Poi passeggiamo lungo il fiume seguendo la Adamic-Lundrovo Nabrezje fino allo Zmajski Most, il Ponte dei Draghi, risalente al 1901 e primo in Europa ad essere costruito in cemento armato. Tornati in centro prendiamo a salire e in breve siamo ai piedi al castello, il cui cortile è stato completamente trasformato e viene utilizzato per accogliere eventi culturali, spettacoli e le immancabili cerimonie nuziali, che nei periodi canonici si susseguono a ritmo serrato. Dalla torre più alta ci godiamo il panorama: l’aria oggi non è tersa ma lo sguardo può spingersi fino al Triglav, la principale montagna della Slovenia. Tra gli edifici distinguiamo il teatro dell’opera e il Neboticnik, il primo grattacielo d’Europa, in stile Art Déco. Verso ovest è il grande parco del Tivoli, che visiteremo più tardi e del quale si scorgono i viali, i boschetti e i due eleganti palazzi. Anche questo spazio, come buona parte dell’urbanistica di Lubiana, rivela la mano di Joze Plecnik, ritenuto il più importante architetto sloveno.

Per boschi e montagne
Meno di 30 chilometri ad ovest di Lubiana, presso Bistra, c’è il Tehniski Muzej Slovenije, ospitato in un ex convento. Qui, tra canali e chiuse ancora funzionanti, è riassunta la storia della tecnica slovena e nei giorni festivi si svolgono dimostrazioni didattiche con antichi macchinari idraulici, tessili, agricoli e domestici. Ci sono anche una vasta raccolta di automobili utilizzate da Tito e infine una sezione naturalistica, con collezioni di uccelli e altri animali imbalsamati. Un’altra bella escursione ci conduce al castello di Bogensperk, a 45 chilometri dalla capitale. In forme sobrie esaltate dal colore chiaro della pietra, il maniero si erge tra i boschi sulla cima di una collina e conserva raccolte storiche, abiti d’epoca, oggetti stravaganti, libri e preziose incisioni del barone Janez Vajkard Valvasor.
Sempre partendo da Lubiana, circa 25 chilometri di scorrevoli strade ci portano a Skofja Loka, alla confluenza tra i fiumi Poljanska Sora e Selska Sora. Percorrendone le viuzze affiancate da edifici di pregio ci portiamo alle pendici della collina su cui sorge il Loski Grad; un percorso pedonale parte dal centro storico e si addentra in un parco alberato alla base della fortezza. Al suo interno è stato allestito un museo che raccoglie opere d’arte e antichi oggetti di uso quotidiano, componendo un itinerario di visita dedicato alle corporazioni, ai mestieri, alle usanze tipiche, alle abitazioni tradizionali.
Da qui, invece di tornare a Lubiana per riprendere la via del ritorno, decidiamo di allungare il nostro giro verso la parte nord-occidentale della Slovenia. Nostra ultima tappa è il Blejsko Jezero, ovvero il lago di Bled, passando per Kranj e Lesce fino alla breve deviazione per il bacino, formatosi durante le ultime glaciazioni a causa dello sbarramento dei depositi morenici abbandonati da una grande lingua di ghiaccio. Ecco che ci si presenta uno spettacolo inatteso per la stagione: la notte scorsa è nevicato e oggi l’aria è tersa, permettendoci di apprezzare pienamente la vastità del paesaggio dal belvedere del castello di Bled, affacciato in pittoresca posizione su una rupe. Fu residenza di Tito e oggi ospita, oltre a un museo di storia del luogo, un ristorante in stile medioevale: un po’ caro, per la verità, ma con un’ottima cucina. Al centro dello specchio d’acqua sorge un isolotto occupato quasi interamente dalla chiesa dell’Assunzione della Vergine, rifatta in stile barocco, che si può raggiungere lasciandosi trasportare da caratteristiche imbarcazioni o noleggiando una barca a remi. Ne vale la pena: l’acqua è sempre calma, popolata di pesci e uccelli acquatici. In fondo, le maestose montagne che si ergono verso l’Austria si stagliano nitide e imbiancate, ultimo ricordo dell’inverno che si prepara a finire.

PleinAir 440 – Marzo 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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