Castagniccia, orgoglio isolano

Estesa a sud di Bastia come una grande mappa verde fra il mare e la catena montuosa centrale, la Castagniccia è la più profondamente corsa delle regioni corse: non a caso ebbe qui i natali Pasquale Paoli, simbolo dell’identità culturale del suo popolo. Una terra dall’anima rurale che invita a camminate primaverili fra gole, cascate e villaggi di impronta italiana

Indice dell'itinerario

Che osserviate il paesaggio dalle pendici del Monte San Petrone, dal belvedere barocco La Porta o da uno dei mille tornanti delle stradine che s’intrecciano tra i paesi, il panorama non vi deluderà quasi mai. Uno sguardo dall’alto sulla Castagniccia porta di colpo a una distanza enorme dalla confusione estiva che scorre lungo la costa orientale dell’isola. Da lassù i profili dei villaggi, che da secoli prosperano raccogliendo le loro risorse nel cuore della grande foresta, quasi non si vedono, ma le sagome aguzze dei loro campanili li indicano, come frecce colorate, all’interno della grande mappa verde che li circonda.

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Da Bastia a San Parteo

Lasciata alle spalle Bastia, per raggiungere la Castagniccia conviene seguire per un tratto la costa orientale. È certamente l’area più costruita e trafficata dell’isola – si tratta anche dell’unica vera pianura – ma conserva alcuni luoghi dove vale la pena sostare. A sud del grande stagno salmastro della Riserva di Biguglia (da qui nelle belle giornate la sagoma di Capraia è ben visibile sull’orizzonte) si raggiunge per stradine secondarie una delle chiese più imponenti e antiche: la Canonica.

La cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, è una struttura dalle linee perfette costruita dai Pisani nel ‘200 durante il tentativo di ripopolare questo tratto di costa. Qui infatti sorgeva la città romana di Mariana, con il porto voluto da Augusto, che venne però abbandonata dopo invasioni, razzie e a causa dell’espandersi delle paludi malariche.

Oggi la Canonica sorge isolata, anche se a fianco si possono vedere brevi tratti di strade e di fondamenta, e qui dovrebbe sorgere un museo dedicato sia alla chiesa che alla colonia romana in terra corsa. Le poche decorazioni esterne risaltano sulla roccia gialla e grigia che al tramonto diventa dorata: i rilievi dell’arco del portale, le monofore del lato sud e le lastre decorate sistemate tra queste. Tra i campi, a poca distanza dalla cattedrale, una seconda chiesa ricorda l’importanza della zona: si tratta di San Parteo, costruita anch’essa nel ‘200 che però, a differenza di Santa Maria Assunta, è sempre chiusa al pubblico.

La cattedrale di Santa Maria Assunta di Lucciana, chiamata la Canonica
La cattedrale di Santa Maria Assunta di Lucciana, chiamata la Canonica

Vescovato

Tornati sulla strada costiera diretta verso sud, una deviazione verso l’interno porta a uno dei borghi più famosi della piccola regione della Casinca, stretta fra la piana costiera e la Castagniccia. Vescovato offre un colpo d’occhio spettacolare, con le sue case abbarbicate alle rocce di una cresta che sprofonda in una gola. Il borgo, che deve il suo nome al trasferimento verso l’interno del vescovo di Mariana, è percorso da stretti vicoli, scale e piazzette da cui, ogni tanto, ci si può affacciare verso il panorama dominato da castagni e ulivi. Ai margini della zona più antica, la piazza centrale, con gli immancabili caffè e tavolini all’aperto, è un tocco di Francia in terra corsa, con la sua fontana ornata da una vistosa aquila imperiale color bronzo.

Le case di Vescovato
Le case di Vescovato

Parc Galéa di Taglio Isolaccio

Parafrasando un vecchio proverbio, si potrebbe dire che non tutti i parchi tematici vengono per nuocere. Diversamente dai suoi simili sparsi in giro per l’Europa, con aquafan e pupazzi di gommapiuma ad uso e consumo di turisti smarriti, il Parc Galéa di Taglio Isolaccio è una meta decisamente interessante. In un’area pianeggiante di scarso fascino ma abbellita da una collezione di cactus, i suoi padiglioni possono essere una buona introduzione alla storia e alla natura dell’isola.

Una struttura è dedicata alla storia antica, con un laboratorio per i bambini che insegna a realizzare vasi in terracotta sporcandosi per bene di fango; una seconda offre uno sguardo d’insieme sugli ambienti dell’isola e sulla fauna, a fianco di un’altra riservata alla storia del lavoro e dell’industria corsa. Veramente spettacolare è la saletta sotterranea dedicata al canto popolare, illuminata solo da una cascata di stelle il cui bagliore si riflette sulle sagome che raffigurano i cantori.

Due immagini del Parc Galéa di Taglio Isolaccio
Due immagini del Parc Galéa di Taglio Isolaccio

Aléria

È arrivato il momento di lasciare la trafficata RN198 e le sue improbabili rotatorie in corrispondenza di Moriani e del bivio che verso l’interno conduce in direzione di San Nicolao. Per chi è appassionato di storia romana, si può suggerire una deviazione verso sud che porta al sito dell’antica città di Aléria. Da qui volendo si può risalire la selvaggia vallata del Tavignano: ad Altiani, lungo la RN 200.ì, si trova uno dei ponti genovesi più imponenti della Corsica le cui tre arcate furono consolidate dai francesi dopo la conquista dell’isola.

Tornati sui nostri passi, giunti a Moriani è il momento di iniziare a gustare le strade strettissime e serpeggianti delle colline corse. Oltre la chiesa barocca di San Nicolao inizia il tracciato della Corniche de la Castagniccia, una strada panoramica – da qui l’arcipelago toscano appare spesso in tutta la sua bellezza – che tra scorci e verde porta alla cascata dell’Ucellulina, scavalcata da un ponte. Il poetico nome è riferito ai rondoni che nidificano sulle pareti rocciose della gola scavata da un torrente. Anche se l’accesso è libero, è sconsigliabile salire lungo il pendio per traversare fino all’acqua della cascata come fanno molti turisti in ciabatte: le pietre lisce possono essere scivolose.

È tutta un castagneto

Il centro storico di Cervione
Il centro storico di Cervione

Circondato dal verde di vigneti e oliveti, Cervione è la nostra porta d’accesso alla Castagniccia. Anche qui il centro storico è suggestivo e ben tenuto, con una piccola piazza dalla forma insolita che davanti alla chiesa offre la possibilità di sostare in un caffè o in un ristorante.

Nel complesso del palazzo vescovile si trova il museo curato dall’associazione per lo sviluppo di arte, archeologia e tradizioni popolari della Corsica centro-orientale, che espone una raccolta di oggetti e documenti sulla storia della regione. Ma il vero gioiello si trova più in basso del paese: è Santa Cristina di Campoloro, a pochi chilometri di distanza da Cervione, ai piedi della frazione di Valle di Campoloro in direzione della costa. Per raggiungerla bisogna scendere lungo la strada diretta a Pruneti, dove s’incontra sulla sinistra un cartello che indica un itinerario pedonale verso la chiesa.

La chiesa di Santa Cristina di Campoloro
La chiesa di Santa Cristina di Campoloro

Proseguendo in direzione della costa si prende il primo bivio sulla sinistra (c’è un cartello con la scritta Charcuterie) e poi uno stradello in direzione della costruzione. Per visitarla bisogna richiedere in anticipo le chiavi all’ufficio turistico di Moriani-Plage, lasciando un documento d’identità che si potrà riavere alla riconsegna. La piccola chiesa romanica del IX secolo conserva due absidi gemelle dedicate alle patrone Santa Cristina e Santa Polita, decorate da splendidi affreschi risalenti al 1473 che raffigurano il Cristo in Maestà circondato dai simboli degli evangelisti e il Cristo affiancato dalla Madonna e da una figura inginocchiata.

Chiesa di Santa Cristina di Campoloro, un particolare delle absidi affrescate
Chiesa di Santa Cristina di Campoloro, un particolare delle absidi affrescate

Lasciate alle spalle Cervione e la costa, la panoramica e tortuosa D71 s’inoltra tra i rilievi della Castagniccia in direzione di Carpineto, Stazzona e Orezza. Attorno al nostro itinerario la foresta di castagni è impressionante e vale la pena fermarsi a cercare nel bosco i patriarchi vegetali. Nella zona di Piedicroce, dopo un lungo girovagare, ne abbiamo trovato uno con una circonferenza di oltre 8 metri che sorge da un sottobosco segnato dal passaggio dei cinghiali (insieme alla farina di castagne e al formaggio sono la più grande specialità gastronomica della zona).

La fonte della sorgente di Orezza
La fonte della sorgente di Orezza

Orezza

Per gli isolani Orezza è sinonimo di acqua minerale. Ma il frizzante contenuto delle bottiglie che troverete nei supermercati ha poco a che vedere con l’acqua della sorgente, ricchissima di ferro e bicarbonato (in passato la si dava agli anemici). Se riempite qualche bottiglia alla fonte gratuita, avrete poi la spiacevole sorpresa di bere un liquido torbido e marroncino, dal deciso sapore di ferraglia. Orezza è famosa nella storia dell’isola per il suo convento, che si trova più in alto sul fianco della collina, lungo il tracciato della D71 che collega La Porta a Piedicroce.

L’antico monastero – dove si svolsero numerosi episodi delle guerre d’indipendenza, tra cui lo storico incontro tra Pasquale Paoli e Napoleone – è in rovina, dopo la sua distruzione da parte delle truppe tedesche nell’ultima guerra. Anche se tutti scavalcano senza timore le recinzioni, il consiglio è di muoversi con molta cautela tra le pareti instabili, ancora ornate da fregi e decorazioni barocche.

Il paese di Piedicroce
Il paese di Piedicroce

Piedicroce

Seguendo la D71 si raggiunge rapidamente Piedicroce dove si trovano un piacevole alberghetto frequentato da camminatori e ciclisti, l’ufficio turistico della Castagniccia e una splendida piazza panoramica con chiesa barocca (e splendido organo), dalla quale ci si rende finalmente conto di essere al centro di un vero e proprio mare di alberi. Tornati sui nostri passi e superate quindi le rovine del convento, il paese successivo è La Porta, che vanta un’altra delle chiese più famose di tutta la Corsica.

San Giovanni Battista, costruita a cavallo tra il ‘600 e il ‘700 con il suo campanile che è il più alto dell’isola, testimonia di un periodo storico di grande ricchezza, durante il quale questo borgo fu il più importante della sua regione. Superata la facciata color ocra, la decorazione dell’interno colpisce per la sua ricchezza, con trompe-l’oeil e un imponente altare maggiore di marmo di Carrara. 4067

Il pulpito della chiesa di San Giovanni Battista a La Porta
Il pulpito della chiesa di San Giovanni Battista a La Porta

Monte San Petrone

La strada che prosegue in direzione ovest verso l’interno corre sulle pendici della montagna più elevata della Castagniccia: anche se si tratta di una vetta alta “solo” 1.767 metri, Monte San Petrone domina il paesaggio e offre a chi abbia la voglia di affrontare una camminata verso la sommità una veduta eccezionale sulla costa ovest e sulle isole toscane. Anche se non si ha voglia di camminare troppo, una volta raggiunto il colle di Bocca di Prato, a 985 metri di quota, vale la pena salire verso i ruderi della chiesa di San Petrucolo.

Il sentiero verso San Petrucolo sul Monte San Petrone
Il sentiero verso San Petrucolo sul Monte San Petrone

Dal colle, dove si può parcheggiare, si prende la sterrata verso sud (sinistra se si arriva da La Porta, e cartello che indica U Magu) che s’inerpica leggermente fino a una curva in cima a una breve salita da seguire sulla destra. Dopo una cinquantina di metri si può lasciare la sterrata e imboccare un sentiero sulla sinistra che sale tra gli alberi fino ai resti della chiesa di cui si conservano le mura della navata, dai quali il panorama è molto ampio. Se invece si vuole arrivare alla vetta bisogna mettere in conto circa tre ore di salita dal colle.

Morosaglia, dove nacque Paoli

Morosaglia, paese natale di Pasquale Paoli
Morosaglia, paese natale di Pasquale Paoli

Continuando a scendere verso la valle centrale della Corsica, effettuiamo la tappa successiva a Morosaglia, paese che diede i natali all’eroe nazionale Pasquale Paoli (vedi il capitolo U Babbu di A Patria) a cui è dedicato un museo nella frazione di Stretta. In questa zona abbondano le piccole pievi, per la maggior parte di origine pisana, che s’incontrano lungo i tracciati delle antiche vie di comunicazione. Sono un segno della colonizzazione capillare del territorio e conservano spesso al loro interno affreschi di diverso valore artistico, che comunque testimoniano di una devozione secolare. Vale quindi la pena di perdere un po’ di tempo a cercarle, giacché le strade di oggi solo in parte coincidono con quelle del passato, per poter conoscere uno degli aspetti più interessanti della storia della Castagniccia.

Morosaglia, paese natale di Pasquale Paoli
Morosaglia, paese natale di Pasquale Paoli

Partendo da Morosaglia la prima deviazione da seguire conduce verso sud, in direzione di San Lorenzo lungo la D639, nei cui pressi si trova la cappella di San Quilico di Cambia. Arrivati alla frazione, chiedere la chiave all’ultima casa che s’incontra scendendo al di sotto del parcheggio. Isolata tra i boschi sulle pendici del Monte San Petrone, la cappella romanica fu probabilmente edificata nel ‘200 per volere di un ricco benefattore: le sue forme e la sua architettura sono più nobili e rifinite della maggior parte delle chiesette rurali dell’isola.

Costruita con grandi pietre squadrate di scisto giallo e grigio, presenta un’elegante decorazione con motivi stilizzati di uomini e animali, come la tentazione di Eva al di sopra della porta est e la lotta tra un omino e un serpente sulla facciata sud. All’interno si trova un ciclo di affreschi del XVI secolo dai colori molto vivaci: il Padre e Cristo in croce sono sovrastati dalla luna e dal sole e circondati da angeli ed evangelisti, mentre più in basso sono raffigurati la Madonna e i dodici apostoli.

Il borgo di Sermano
Il borgo di Sermano

Sermano

Ancora più a sud s’incontra Sermano dove, seguendo per una decina di minuti un sentiero che parte vicino alla parrocchiale, si può raggiungere la cappella affrescata di San Nicolao. La chiesetta è una delle più antiche – gli esperti parlano del VII secolo – e nell’abside gli affreschi sono quattrocenteschi e di grande bellezza, con al centro un Cristo in maestà affiancato da Maria e dal Battista. Per le chiavi, chiedere in paese: in genere sono custodite in una casa a poca distanza dal cartello che indica la discesa verso la parrocchiale.

Da Morosaglia si possono raggiungere anche le due chiese di Santa Maria di Rascamone e di San Tommaso di Pastoreccia. Bisogna seguire la D71 in direzione di Ponte Leccia fino al colle di Bocca di Serra, e da qui prendere sulla destra la D15b. Raggiunte le prime case di Valle di Rostino, svoltare a sinistra lungo la D615 in direzione Ponte Novo fino al centro equestre che si trova sulla sinistra (c’è un cartello che indica il sito). Si può parcheggiare oppure seguire la sterrata in discrete condizioni che sale a un pianoro.

Da qui, sistemato il mezzo, continuare per qualche decina di metri e poi scendere verso destra lungo un sentiero che in pochi minuti conduce alla pieve. La chiesa venne costruita nell’XI secolo e conserva una splendida abside realizzata con scisti di diverse sfumature di colore. Completamente diverso è il battistero: la struttura, di imponenti dimensioni, è quasi del tutto crollata anche se conserva un fregio con Adamo ed Eva tentati dal serpente.

Gli interni della cappella di San Quilico di Cambia e della chiesa di San Nicolao a Sernano
Gli interni della cappella di San Quilico di Cambia e della chiesa di San Nicolao a Sernano

San Tommaso di Pastoreccia

Per raggiungere invece San Tommaso di Pastoreccia (qualche cartello vi indicherà però il nome Santomasghju), da Valle di Rostino bisogna tornare al tracciato della D15b e seguirla verso sinistra fino alle case di Pastoreccia; oltrepassato il villaggio, un bivio a sinistra conduce a un campo di calcio e poi alla chiesa. La cappella è stata costruita su uno sperone roccioso che si affaccia sulla valle del Golo ed è circondata da un minuscolo cimitero. Purtroppo nel 1930, durante i lavori di un ripristino mal progettato, venne demolita metà della struttura. Ciò che rimane conserva una serie di affreschi all’interno dell’abside che risalgono al XV secolo.

Per lasciare la Castagniccia, a questo punto del nostro viaggio serpeggiante si possono seguire due strade: tornare verso la costa est seguendo le diramazioni delle strade che s’inoltrano tra i castagneti, oppure scendere verso la valle centrale della Corsica. Da Ponte Leccia Corte è ormai vicinissima, così come lo sono le montagne della catena principale. Alle spalle lasciamo, con qualche rimpianto, le immense foreste che fin dall’epoca pisana e genovese avevano fatto della Castagniccia una delle regioni più ricche del Mediterraneo.

Archeologia corsa

L’antica Aléria
L’antica Aléria

L’antica capitale della Corsica greca e romana è oggi un borgo di poche case su un altopiano che domina il corso del fiume Tavignano. Dell’antica Aléria, che secondo Erodoto venne fondata nel 565 a.C. da coloni greci, rimangono visibili tracce del foro, del capitolium, di alcuni templi e di qualche bottega. All’area archeologica si accede provenendo dal forte Matra, dove ha sede il museo dedicato a Jérôme Carcopino, l’archeologo che è stato il grande esploratore dell’area. Nelle sale sono esposti vasi, piatti e monili che testimoniano i fitti rapporti commerciali della città con il mondo mediterraneo romano e, prima di questo, con l’Etruria e con la Grecia.

U Babbu di A Patria

Casa natale Pasquale Paoli a Morosaglia
Casa natale Pasquale Paoli a Morosaglia

Il condottiero più celebre della Corsica è stato certamente Pasquale Paoli, nato a Morosaglia il 6 aprile 1725 da una famiglia di strenui sostenitori dell’indipendenza corsa. Facile accorgersi della sua fama: in ogni paese o cittadina c’è una sua statua oppure una via o piazza a lui intitolata. Dopo un periodo di esilio in Italia insieme alla famiglia, Paoli tornò nell’isola nel 1755 e venne proclamato Generale della Nazione.

Tra i suoi atti più importanti figurano l’insediamento della capitale del nuovo governo a Corte, l’emanazione di una costituzione nazionale, la fondazione dell’università di Corte e lo sviluppo del commercio. Incapace di gestire la rivolta, Genova però vendette l’isola alla Francia e l’esercito corso si trovò di fronte un’armata francese che nel 1769 sconfisse Paoli a Ponte Novo. Nuovamente esiliato, stavolta in Inghilterra, tornò nella sua terra nel 1790 e venne nominato presidente del Consiglio Dipartimentale per poi tornare definitivamente a Londra dove morì nel 1807. Per i corsi Paoli è stato il padre della patria, U Babbu di A Patria, e a Morosaglia è aperto un piccolo museo nella casa natale, a fianco della cappella dove sono custodite le sue ceneri.

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