Carosello tra i giganti

Al centro della Val Rendena, una perfetta base per le vacanze sulla neve tra imponenti massicci alpini, grande natura protetta e impianti sciistici per tutti i gusti.

Indice dell'itinerario

Circondata dai massicci delle Dolomiti del Brenta e dell’Adamello-Presanella, con il cielo verso nord chiuso dall’Ortles, dal Cevedale e dallo Stelvio, la Val Rendena (in particolare la parte alta) risulta sempre tra le zone più nevose dell’arco alpino centrale. Un territorio originale e a suo modo unico, per la diversità delle due grandi sentinelle che lo vegliano: Brenta e Adamello, infatti, presentano ambienti e morfologie molto diversi tra loro, anche se riuniti dalla costituzione del parco naturale che li tutela dal 1988. Le montagne del Brenta, in particolare, costituiscono una sorta di anomalia essendo le uniche Dolomiti a occidente della Val d’Adige, con splendide rocce rosate, guglie verticali, torri solitarie e pareti segnate dalle caratteristiche cenge orizzontali; l’Adamello, invece, presenta pendici granitiche più scure e regolari.
La Val Rendena si dipana in direzione nord da Tione di Trento, prima bassa e sonnacchiosa sull’ampio letto del Sarca e poi, a partire da Villa Rendena e Verdesina, più densamente popolata con i paesi che si susseguono raccolti attorno ai loro campanili su entrambe le rive del pittoresco torrente: Iavrè, Darè, Strembo, Pelugo (dove spicca la solitaria chiesa dedicata a Sant’Antonio, affrescata sulle pareti perimetrali da pittori bergamaschi del Cinquecento). Sono abitati che recano i tratti della cultura rustica alpina, rinvenibili nell’impianto urbanistico e nell’architettura delle case come pure nei dipinti, spesso a soggetto religioso, che ornano le facciate degli edifici; ma non è l’unica peculiarità della zona poiché le genti della Val Rendena non hanno sostanzialmente subito l’influenza austriaca né quella veneta e si possono considerare trentini puri.

A Caderzone si incontra il primo segno importante per la vacanza bianca: l’arrivo (che da sud può anche fungere da partenza) della lunghissima pista da fondo che, grazie a un anello sulle due sponde del Sarca, giunge fino a Pinzolo e a Carisolo; si tratta di ben 20 chilometri di tracciato, di cui tre quarti a sviluppo circolare.
Pinzolo, 780 metri di altitudine all’imbocco della straordinaria e selvaggia Val di Genova che si infila tra Adamello e Presanella, è lo storico paesone di valle oggi attrezzato con tutti i servizi e le strutture di una moderna località turistica. Di rilievo la chiesa cimiteriale di San Vigilio che conserva notevoli affreschi e bassorilievi, tra cui una grandiosa Danza Macabra del 1539; vicino al fiume una vastissima area verde attrezzata, molto bella e godibile, è attraversata dal citato percorso di fondo e da sentieri escursionistici per passeggiate a piedi e, nel periodo estivo, in bicicletta e in mountain bike.
Dos del Sabion, la montagna che sovrasta Pinzolo, si presenta come un grandioso solarium naturale. Su questa destinazione, raggiungibile in cabinovia dal centro del paese, il Comune e le autorità turistiche locali stanno investendo molto con l’apertura delle nuove piste Clump e Brenta all’Alpe Grual (raggiunte da seggiovie quadriposto), offrendo soluzioni per i turisti sportivi ma anche per chi non scia e per le famiglie con bambini: scuola di sci, servizio nursery, divertimenti sulla neve e un grande snowpark con numerosi servizi. Pinzolo, inoltre, dispone di uno stadio del ghiaccio con pista olimpionica in grado di ospitare manifestazioni di hockey, pattinaggio artistico e ritmico, gare di velocità e competizioni di curling.Carisolo e Sant’Antonio di Mavignola sono i due caratteristici abitati posti tra Pinzolo e Campiglio; nel mezzo, in località Faè, è situato l’omonimo campeggio in cui abbiamo fatto base per il nostro soggiorno montano. Interessante la passeggiata nel nucleo antico di Carisolo, che sino alla fine di gennaio ospita una mostra di presepi (inserita in una più ampia manifestazione che coinvolge tutta la Val Rendena). Alla periferia del paese parte la pista da fondo Frassanida, con centro di addestramento riconosciuto dalla FISI: lunga 5 chilometri di cui 2 illuminati per la notturna, è dotata di segnaletica, servizi e posto sciolinatura. Nei pressi, in vetta alla rupe a picco sul Sarca, sorge l’antica chiesa di Santo Stefano il cui interno racchiude un interessante affresco, raffigurante il battesimo di un catecumeno amministrato da un papa alla presenza di Carlo Magno; la Pro Loco è in procinto di avviare un progetto di valorizzazione interregionale dell’opera. La visita di Sant’Antonio di Mavignola è consigliabile nelle ore calde e luminose della giornata, essendo il paesino in bella posizione balconata e panoramica.
Nonostante le numerose costruzioni recenti, Madonna di Campiglio (1.520 metri di quota) conserva una spiccata identità alpina. L’impianto odierno del piccolo abitato sorse sul finire dell’800 nell’area di un monastero dismesso ed è inserito in una parte molto stretta della valle, con i due versanti della montagna che incombono. Si è perciò tentato di risolvere lo storico problema di vivibilità e di circolazione deviando il traffico di passaggio in galleria e approntando una grande area pedonale con l’obiettivo di restituire spazi fruibili a residenti e turisti, complici anche i nuovi arredi urbani. In poche altre località italiane di montagna, d’altronde, si arriva in pieno centro con gli sci ai piedi, e a Campiglio sono infatti ben quattro le sciovie che partono direttamente dal paese: la mitica 3 Tre (con il Canalone Miramonti illuminato anche per la notturna), la Pradalago, la Belvedere e la Spinale.
Polo sciistico esterno al paese è il grandioso complesso del Grostè, a metà strada tra Campiglio e il Passo Campo Carlo Magno. Per avvicinarsi alle cime brentane del comprensorio la via invernale più battuta si avvale proprio di queste cabinovie, dalle quali si ammirano panorami mozzafiato. Sempre molto affollata ma servita da modernissimi e veloci impianti è la salita al Grostè che in due tappe conduce ai 2.420 metri di quota del Rifugio Stoppani; al valico, un impervio spartiacque (da cui d’estate a piedi, attraverso il sentiero 314, si può scendere persino al lago di Tovel), lo scenario si apre con viste davvero eccezionali sia verso l’arco occidentale, con l’Adamello e le Alpi lombarde, che quello orientale con le vette al di là dell’Adige, il Lagorai e la Marmolada. Per gli snowboarder c’è l’apposito Park Ursus con percorsi e strutture di half-pipe, quarter, spine, boardercross, che nel 2007 ospiterà i Mondiali FIS di freestyle. Risulta così quasi superfluo ogni commento circa la qualità delle piste e dei collegamenti integrati tra cabinovie, seggiovie e skilift, che rappresentano un vero paradiso bianco per intenditori ma con l’85% dei tracciati di livello medio-facile, quindi anche per la famiglia e per chi vuole imparare a sciare o muoversi con calma. A completare il quadro, il collegamento con il carosello delle vicine stazioni invernali di Folgarida e Marilleva.
Passo Campo Carlo Magno, così battezzato perché di qui (come testimonierebbe l’affresco nella chiesa di Santo Stefano a Carisolo) il grande imperatore sarebbe transitato nel 787 con il suo esercito per sfidare i Longobardi, è un vasto e assolato pianoro a circa 1.700 metri di altitudine, appena a nord di Madonna di Campiglio. La zona si presta soprattutto per lo sci di fondo con percorsi perfettamente battuti e segnalati, praticati anche dai principianti; inoltre, chi ha bambini da far giocare o da addestrare allo sci da discesa trova qui la situazione ottimale grazie a due sciovie. Dagli anelli corti del fondo si staccano percorsi più lunghi e impegnativi, in particolare il cosiddetto giro delle malghe e la splendida escursione al lago Malghette, con rifugio a circa 1.900 metri di quota. Sul lato settentrionale del pianoro, infine, troverete un bar ristoro e un campo base con noleggio attrezzature, scuola di fondo e sdraio prendisole. Nelle belle giornate invernali il bosco innevato, i grandi spazi e le rosse cime brentane fanno di questi campi di neve una meta da non perdere: il sito d’eccellenza per camminare, sciare e vivere l’inverno en plein air.

PleinAir 402 – gennaio 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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