Capodanno a Torre Salsa

In quest'angolo di Sicilia si fa il bagno anche a dicembre. Ma soprattutto c'è modo di avvicinare senza fatica, a piedi e in bici, le tante bellezze della zona rese impraticabili dal solleone. Andiamoci in camper a salutare il nuovo anno.

Indice dell'itinerario

Di Torre Salsa avevamo riferito nello “speciale” dedicato alla Sicilia su PleinAir n. 322. Abbiamo avuto modo di tornare sul posto e di verificare il successo che questa località ha riscosso da parte di tutti quelli che hanno seguito le indicazioni, e di apprezzarne ancora una volta le eccezionali qualità. Tanto da ritenere che un luogo simile sia fortemente sottoutilizzato se frequentato unicamente nella stagione estiva. Peraltro molti clienti, soprattutto tedeschi, hanno cominciato a frequentarlo assiduamente già a partire da febbraio, e il fenomeno sembra destinato a estendersi. I tedeschi sono sempre un buon punto di riferimento quando si tratta di valutare ipotesi più avanzate di vacanza nella natura, e anche di compatibilità economica della stessa. E in effetti le potenzialità di questa estesa e bellissima costa siciliana sembrano davvero meritevoli di attenzione. Vediamo perché.

Inverno a colori
Innanzi tutto il look invernale è ancora migliore di quello estivo: i prati bruciati estivi diventano verdi, con tante fioriture multicolori poste in valore dalla luce radente con la quale il sole li illumina nelle limpide giornate invernali. E questo vale non solo per Torre Salsa, ma per tutte le località di interesse naturalistico (e sono davvero tante) visitabili in giornata sia sulla costa che verso l’interno. Questo valorizza in modo particolare le risorse interne della tenuta. In estate infatti tutta la rete viaria interna (complessivamente una decina di chilometri) viene vista e usata soltanto come strumento per raggiungere la costa da parte dei visitatori che, in vario modo, si sono stanziati nella tenuta (camperisti, agrituristi, equipaggi in tenda, visitatori giornalieri). Durante le fresche (non fredde) giornate invernali invece le passeggiate lungo i viottoli interni offrono sensazioni deliziose.
Particolarmente bello è il percorso che dalla fattoria scende leggermente nella macchia, poi risale verso la torre restando per un paio di chilometri sul ciglio del bianco strapiombo di roccia, quindi attraversa i prati e scende sul mare nella bella baia dove sfocia il fiume Salso. Da qui si può tornare alla base camminando sulla spiaggia e ammirando il panorama dal basso. L’azzurro del cielo e del mare, il candore della roccia, il verde punteggiato di colori e la luce radente di una giornata limpida creano una tavolozza davvero ineguagliabile.

Oasi in festa
La stessa tavolozza e le stesse sensazioni forti si possono poi gustare recandosi alle Foci del Platani, un parco reso oggi ancor meglio accessibile da recenti sistemazioni. Non è necessario spostare il camper: molto meglio inforcare le bici (chi non le ha può trovarle sul posto) e percorrere una strada secondaria che vi può offrire una giornata davvero speciale. Si tratta di recarsi a Montallegro e da lì seguire la strada provinciale per Bonsignore. Si incontra subito sulla sinistra (5 chilometri da Torre Salsa) il laghetto artificiale del Gorgo, ben visibile (ma non accessibile) dalla nazionale. In estate le acque sono scarse e si può vedere solo qualche airone o qualche raro falco di palude: d’inverno è un’altra cosa. Tutte le specie migratorie in transito scelgono infatti questo rifugio ben protetto per sostare, e chi ama osservare gli uccelli può prendersi molte soddisfazioni con poco sforzo. Nell’unica costruzione che si vede c’è il custode, al quale è bene rivolgersi sia per il permesso di entrare sia per utili consigli e informazioni.
Proseguendo si arriva a Bonsignore (15 chilometri da Torre Salsa) dove si vedono le indicazioni per la Riserva Naturale delle Foci del Platani. L’ingresso è al termine di un lungo rettilineo, molto stretto e del tutto privo di spazi di parcheggio (altro buon motivo per usare la bici). La viabilità interna è oggi curatissima, come anche la segnaletica, che vi condurrà innanzi tutto verso la zona dei canneti con i relativi punti di osservazione, quindi alla foce sotto le spettacolari rocce candide di Capo Bianco, e infine in un giardino botanico ben attrezzato e munito anche di una confortevole area picnic, ottima per rifocillarsi e tornare con tutta calma alla base. Escursione tra le memorie
Un’altra possibilità prevalentemente invernale la offrono le rovine dell’antica Montallegro, ben visibili sulle pendici e sulla vetta del monte Suso, e segnalate anche all’ingresso del paese, ma assai improbabili da visitare con la canicola estiva. Alcune iniziative locali sono in corso per ripulire i sentieri che attraversano le rovine, suggestivamente panoramiche, e si pensa anche di creare un impianto d’illuminazione. Questa piacevole e facile escursione si può completare con la visita all’interessante museo contadino, assai ben attrezzato e allestito presso la scuola del paese. Si tratta di una collezione piuttosto diversa dalle solite, che normalmente mostrano gli stenti di una società povera. Qui invece si possono vedere i caratteri di una società contadina relativamente florida e ben organizzata, con gran dovizia di particolari e con una presentazione degna di nota.

Presepio vivente
E’ piuttosto comune che a Natale i paesi di montagna si trasformino in presepi viventi, ma il caso di Caltabellotta è davvero speciale. Questo bellissimo borgo (40 chilometri da Torre Salsa), di cui abbiamo diffusamente parlato nel nostro speciale, è noto come il “paese presepio” per la sua stessa forma, arroccato com’è sulle pendici delle più spettacolari emergenze rocciose dell’interno. In estate i faticosi saliscendi cui è costretto il visitatore attenuano il piacere di visitarlo a fondo e di apprezzare non solo la bellezza dell’insieme, ma anche i numerosi particolari e gli altrettanto numerosi piccoli tesori d’arte nascosti. D’inverno questo è possibile, tanto più nel periodo natalizio, quando si svolgono le tradizionali manifestazioni in costume che trasformano questo borgo in una Betlemme siciliana: suggestive e molto note da queste parti, vanno ad aggiungersi ai numerosi motivi che rendono appetibile il soggiorno invernale.

Bagni invernali
Quaggiù nelle annate buone si fa il bagno in mare anche a dicembre. Ma lo si può fare sempre nelle Terme di Montevago (70 chilometri da Torre Salsa), molto amate dai siciliani che in questa stagione frequentano in gran numero la confortevole piscina di acque calde. La presenza di un comodo parcheggio e l’ambientazione in un sereno paesaggio agricolo e verdeggiante rendono questa meta sicuramente da non mancare, malgrado la distanza. Tanto più che, una volta arrivati da queste parti, si può profittare dell’occasione per visitare Selinunte e soprattutto le vicine e suggestive Cave di Cusa. Quest’ultima località è particolarmente vocata per un turismo da stagione fredda, quando si apprezzano gli spazi aperti, il sole e le passeggiate tra gli ulivi, la macchia e le gigantesche colonne scavate direttamente nella roccia viva e mai terminate né portate ai templi cui erano destinate. Più vicina e abbordabile nella stessa giornata, che dunque diventa molto intensa e varia, è Sciacca (40 chilometri da Torre Salsa), con il suo bel centro storico vicino alle terme, situate in cima a un panoramico sperone roccioso sul mare.

L’interno profondo
Fra tutte le possibili mete raggiungibili in giornata e quasi impraticabili durante la stagione calda la più suggestiva è senza dubbio, dopo Caltabellotta, il Santuario di Rifesi (40 chilometri da Torre Salsa). La strada che vi conduce non è riportata sulle carte ma è facile da trovare e relativamente comoda anche per un camper. Da Torre Salsa si deve andare prima a Ribera (attenzione all’attraversamento molto laborioso della città) e poi a Villafranca Sicula. Usciti in direzione di Burgio si trova (a 500 metri da Villafranca) una rotonda con l’indicazione che vi guida sulla destra: dopo un paio di chilometri di strada comoda si trova un bivio, dove occorre imboccare sulla destra una salita molto ripida (ma asfaltata). In poco meno di 3 chilometri si raggiunge il rifugio Casa del Gallo, che segna il termine dell’asfalto: dove si può (sia pure un po’ a fatica) parcheggiare e continuare a piedi. La mulattiera prosegue per circa un altro chilometro e mezzo (mezz’ora di cammino) e arriva alle suggestive rovine del santuario, che si impongono all’attenzione soprattutto per l’ambiente circostante. Siamo a mille metri di quota su ampi spazi prativi che dominano un panorama immenso, circondati da un bosco rigoglioso e in compagnia di mucche e cavalli che pascolano in libertà. Ancora una volta la veste invernale si presenta assai più accattivante di quella estiva. Tornati a valle può avere un certo interesse l’esplorazione delle selvagge Gole del Sosio, ma la cosa è fattibile e piacevole solo se siete in compagnia di chi conosce bene i posti e può guidarvi in un ambiente che, altrimenti, risulterebbe inespugnabile e si potrebbe solo vedere da lontano.

I nobili paesi
Poche parole per dire come nella stagione fredda ci si può dedicare con gusto alla visita di molti borghi e città vicini che, sia pure in preda al degrado o alla speculazione edilizia, nascondono ancora preziosità architettoniche che meriterebbero ben altro trattamento: tale è ad esempio Agrigento, e tali sono Siculiana e Naro; quest’ultimo presenta anche, nelle immediate vicinanze, un bel lago artificiale con qualche attrezzatura che testimonia una certa predisposizione all’uso per il tempo libero, e che può essere utile per l’occasione.Tutela contro turismo?
“Torre Salsa mi ha salvato”. Così descrive la sua esperienza siciliana un camperista incontrato per caso. Deluso da ciò che aveva trovato sulle coste orientali, si era rifugiato in questa oasi di natura serena e intatta e vi era rimasto a lungo fino a riconciliarsi con la Sicilia. Un tesoro del genere va dunque salvato, difeso, ma anche valorizzato. Per questo assistiamo con una certa apprensione alle polemiche che ogni tanto oppongono le forze ambientaliste locali ai titolari dell’azienda, due soggetti che invece vorremmo sempre vedere dalla stessa parte. Suggeriamo sommessamente una chiave di coesistenza pacifica e costruttiva. Ognuno faccia il suo mestiere. In una società come la nostra, dove gli equilibri derivano sempre dalla dolorosa composizione di interessi di parte, ci può anche stare che gli ambientalisti definiscano “uno scempio” l’opportuna installazione di quattro docce sulla spiaggia, e che cerchino di porre sotto tutela stretta il maggior numero di ettari di terreno. Ci sta un po’ meno che ciò avvenga quando gli stessi soggetti entrano nella pubblica amministrazione o assumono iniziative imprenditoriali. Gli ambientalisti facciano gli ambientalisti e gli imprenditori facciano gli imprenditori, senza invasioni di campo. Forse si scontreranno più spesso e più aspramente, ma il compromesso che comunque ne verrà fuori sarà più utile per tutti.

PleinAir 328 – novembre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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