Candide visioni

Musei e laboratori artistici di Pietrasanta raccontano i fermenti culturali di una città amata dagli artisti di tutto il mondo.

Indice dell'itinerario

Per arrivare alle spiagge basta fare un paio di chilometri, ma il bello di Pietrasanta sta nelle sue laboriose botteghe. Per esempio quella di Franco Cervietti in Via Sant’Agostino dove, tra il ronzio del frullino elettrico e i rintocchi del mazzuolo, il marmo subisce la lenta opera di sgrezzatura prima di trasformarsi nell’opera compiuta. In mezzo a volti di santi e madonne, le polveri levitano nell’aria e voi comincerete pian piano a tramutarvi in una di quelle bianche, diafane statue accatastate alla rinfusa in questa affascinante galleria.
Al piano superiore della premiata ditta si trova la meravigliosa gipsoteca, la più completa ed eccentrica della cittadina toscana, che raccoglie i calchi in gesso collezionati negli anni dalla famiglia (alcuni di questi, come la Pietà e il David di Michelangelo, ottenuti addirittura sull’originale). Se vi daranno il permesso di salire la cigolante scala di legno che accede a questo sancta sanctorum – sono davvero pochi quelli che possono, per ragioni di sicurezza – vi troverete circondati da un esercito di re, regine, cardinali, santi, illustri personalità, anonimi personaggi e fantasiose realizzazioni, come in un piccolo teatro dell’assurdo in cui scoprire che in fondo anche l’arte è una forma estrema di democrazia. «In quale altro posto – sorride Franco Cervietti – si possono vedere i culi di Botero in mezzo ai volti dei Papi?».
Ben più scientifica è la disposizione dei reperti nel museo ufficiale di Pietrasanta, quello dei Bozzetti, allestito nell’ex monastero cinquecentesco di Sant’Agostino. Qui non c’è il fascino decadente della gipsoteca Cervietti, ma una collezione di più di 600 opere tra sculture, bozzetti e modelli in gesso realizzati dai grandi maestri dell’arte contemporanea: Consagra, Mitoraj, Naguchi, Cascella, Giò Pomodoro, Niki de Saint Phalle, Penalba, Murabito e decine di altri. L’entusiasmo per il museo è tale che qualche anno fa ne è stata aperta una succursale, il Museo dei Bozzetti Due, che ospita anche un’area dedicata alla donna artista, un’esposizione di gigantesche sculture del ‘900 e inoltre settori dedicati alle tecniche di lavorazione, agli atelier didattici e ad artisti e laboratori della città.
Quella di Cervietti, infatti, è solo una delle botteghe del marmo. A Pietrasanta ce ne sono una decina, ognuna con le proprie storie e i propri personaggi, per non dire delle fonderie del bronzo come la storica Mariani e una prolifica scuola del mosaico, la bottega Stagi, dove si impara l’arte di intagliare e assemblare tasselli colorati.
Non sorprende dunque scoprire che qui vive e prospera un’eclettica colonia di scultori, apprendisti e studenti da ogni parte del mondo, erede di quel fermento culturale che ebbe inizio ai primi del ‘900 con la prestigiosa Accademia d’Arte. Né si può dimenticare che in pieno Rinascimento, per la vicinanza delle Apuane e delle loro cave, Pietrasanta divenne la base di sommi maestri quali Brunelleschi, Donatello, Michelangelo, gli Stagi. Quell’età dell’oro è rinata negli anni ’60 quando schiere di artisti si riversarono in città per trasformare in materia sogni e inquietudini: era l’epoca di Henry Moore, Salvador Dalí, Giò e Arnaldo Pomodoro, icone della cultura moderna che hanno idealmente consegnato il testimone alle nuove generazioni.
A fare da nume tutelare di questo grande laboratorio diffuso, si erge solitaria e maestosa al centro della sua piazza la meravigliosa cattedrale: vi si ammirano capolavori cinquecenteschi come le acquasantiere di Stagio Stagi e lo splendido pulpito marmoreo di Lorenzo Stagi, Donato Benti e Andrea Baratta. Quando uscirete, per avere la controprova del clima cosmopolita che qui si respira vi basterà prendere una bibita al Caffè Michelangelo, abituale punto d’incontro cittadino dove non è raro incontrare artisti e artigiani che vanno e vengono dalle botteghe dei dintorni: nei dieci minuti necessari a sorseggiare con comodo un aperitivo potreste conoscere, com’è accaduto a noi, una norvegese in bicicletta, un barbuto newyorkese in canottiera e due slavi in sandali con tanto di scalpello impolverato. Ben più difficile incontrare Igor Mitoraj e Fernando Botero, i due maestri di fama mondiale che dal 1983 hanno fatto di Pietrasanta la loro seconda casa e luogo di lavoro, o Gina Lollobrigida, che ha conseguito il diploma all’Accademia e fa regolarmente la spola da Roma per creare qui le sue opere. In compenso, ecco una giovane parigina intenta a fare uno schizzo dell’inquietante Centauro di Mitoraj nella piazza omonima, subito dietro la cattedrale, e un’altra quasi in estasi di fronte ai due bovini in marmo di Cascella che si trovano davanti al municipio.
Un’altra cosa bella di Pietrasanta infatti è che ci si muove in una sorta di museo a cielo aperto per le continue donazioni di opere – la più celebre è il debordante armigero firmato da Botero – da parte dei suoi famosi frequentatori. Per la cronaca, del celebre maestro colombiano ci sono in città anche due giganteschi dipinti: sono esposti all’interno della chiesa di San Biagio o della Misericordia, in Via Mazzini, e raffigurano l’Inferno e il Paradiso popolati di fantasiosi e coloratissimi personaggi decisamente sovrappeso. Se le vie del Signore sono infinite, questa è sicuramente una strada alternativa e meno oscura di intendere l’aldilà.

PleinAir 417 – aprile 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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