Canal du Midi

Una settimana in house boat da Carcassonne ad Aigues-Mortes. Dolce abitar navigando, tra chiuse e porticcioli romantici; tra borghi, abbazie e castelli carichi di storia.

Indice dell'itinerario

Viaggiare alla velocità di sei chilometri l’ora, seguendo il serpeggiare di un canale vecchio di quattrocento anni, non è certamente il modo più veloce o efficiente per conoscere la campagna francese. Si tratta di un incedere curioso, in cui la possibilità di scelta o di deviazione è di fatto preclusa. Voi siete su una barca e potete andare solo in due direzioni: avanti o indietro. Per uscire dal canale i mezzi a disposizione sono due: i piedi oppure le minuscole biciclette che le compagnie di noleggio dei battelli chiamano con condiscendenza vélo-boat, ma che non permettono di coprire grandi distanze e tantomeno dislivelli più che minimi. Però, in verità, è difficile sentirsi rinchiusi o costretti, mentre si percorre il Canal du Midi. A un passo dalle sue banchine ci sono città grandi (come Tolosa, Carcassonne, Béziers, Narbonne e Sète) e piccoli paesi che, dopo la fine del traffico commerciale lungo il canale, sono rimasti un po’ ai margini dello sviluppo. In parte felicemente, a volte con un velo di tristezza, come quelle cittadine che, dopo l’apertura di una nuova superstrada, vedono scomparire nell’arco di qualche giorno tutto il loro traffico e la loro animazione. Ma le tracce del passato, lungo il canale, si trovano dovunque. Le banchine sono percorse dalle strade d’alzaia, lungo le quali camminavano i cavalli da tiro trascinando lentamente le chiatte su e giù dall’Atlantico al Mediterraneo. Ogni tanto, da un’ansa del Canal du Midi appare la mole di una grande costruzione chiara che, nata come punto di sosta per i naviganti (con magazzini, locanda e stalle per i cavalli), è diventata una fattoria, una villa oppure un supermercato. Il bello di una vacanza di questo genere sta nell’entrare nella mentalità del navigante, cioè di pensare alla terra oltre le sponde in funzione del canale e non viceversa. Così, il gioco diventa divertente e si arriva a sorridere dell’assurda velocità delle auto che, su un ponte o a fianco della riva, sfrecciano rumorose. Ci vuole pazienza, insomma, per apprezzare la vita sulla vecchia via d’acqua. Ma questa viene in genere ripagata con un senso di tranquillità e d’appartenenza allo scenario maggiore che in molti altri modi di viaggiare.

Da Carcassonne a Béziers
Chi non ha mai sentito parlare di Carcassonne? Famosa (e affollata ai limiti della decenza) la città turrita sulle colline fu una fortezza ambita, assediata e conquistata molte volte durante i secoli in cui imperversarono le guerre di religione. Divenuta in seguito una delle piazzeforti del regno alle spalle del confine con la Spagna, iniziò a declinare fino alla comparsa di un’eccentrica figura d’architetto: Eugène Viollet-le-Duc, nel 1844, se ne innamorò e iniziò a ricostruirla. In parte seguendo l’evidenza storica, in parte fidando sulle sue personali convinzioni su come dovesse apparire una vera città medioevale. Fatto sta che la rocca, con le sue torri, le sue stradine piene di negozi per turisti è lì, a un passo dal canale più famoso di Francia, e la visita è inevitabile. E può anche riuscire, scansate le lusinghe colorate e profumate del turismo-show, di coglierne l’anima (soprattutto la mattina presto o la sera, quando i pullman sono sciamati via dai suoi mille parcheggi). Il nostro canale si snoda invece compassato verso est, fino al porto di Trèbes, a una dozzina di chilometri di distanza. Oltre le chiuse del paese e quelle di Marseillette, la discesa continua (e questo significa il moltiplicarsi delle chiuse) fino a La Redorte, con il suo castello sulle rive.
Questo tratto del Canal du Midi corrisponde perfettamente all’immagine classica delle Voies Navigables de France: interminabili file di platani ombreggiano l’acqua quasi immobile, piccoli paesi nascondono porti turistici (come a Homps) chiese e, ovviamente, cantine sociali. Spettacolare è quella di Ventenac-en-Minervois, racchiusa nella mole di un castello ricostruito a un passo dal canale, con ottimi vini e un piccolo museo dedicato alla viticoltura tradizionale.Oltrepassata Argens Minervois, si entra in un tratto senza chiuse lungo 54 chilometri. Il paese di Le Somail è una sosta quasi obbligatoria: qui si trova la base da cui si sperimentano i battelli turistici elettrici mentre il piccolo ponte a schiena d’asino porta allo stravagante Musée du Chapeau e verso un negozio sorprendente: la libreria Le trouve tout du livre (tel. 0033/468/462164) nasconde infatti nelle sue grandi sale una ricchezza eccezionale di libri, per la maggior parte vecchi o antichi, dedicati a tutti gli argomenti possibili. Con un’oretta di pazienza, sui suoi scaffali si riesce a trovare veramente di tutto. Un paio di chilometri più a est di Somail, in corrispondenza di Port-la- Robine, si stacca dal canale principale la deviazione verso sud che, in 10 chilometri porta a Narbonne e in circa 30 alle spiagge di Port-la-Nouvelle, sul Mediterraneo.
Un’escursione interessante di circa quattro chilometri (con un po’ di salita da fare in bicicletta) porta dal Pont de Pigasse e dal suo antico punto di tappa verso il paese di Quarante e l’abbazia di Sainte Marie, dove il culto dei santi Dalmazio, Landulfo, Valente, Lamberto e Gervasio risale al V secolo. La chiesa venne rimaneggiata profondamente nel Trecento.
Le banchine del porticciolo di Capestang offrono una sosta piacevole, ma il paese più caratteristico di questo tratto è certamente Poilhès, la romana Podium Valerii, che conserva tracce dello splendore d’epoca romana (qui transitava il basolato dellaVia Domitia) e l’ombra dell’olmo di Sully, piantato secondo la tradizione nel lontano 1608 per fare ombra alle assemblee del villaggio.
Il Tunnel de Malpas, ormai distante solo 8 chilometri da Béziers, è un curioso sottopassaggio lungo il corso del Canal du Midi. Lungo 160 metri, crea echi impressionanti durante la navigazione e non permette l’incrocio di due battelli. Nel momento in cui le guglie della cattedrale di Béziers appaiono all’orizzonte, una battuta d’arresto è obbligatoria davanti all’impressionante scala di chiuse di Fonserannes. Sette bacini collegati l’uno all’altro permettono di scendere quasi 14 metri su una distanza di 280. Per ovvi motivi, il traffico avviene per un paio d’ore in discesa e per un paio in salita durante la mattina. Il pomeriggio la sequenza si ripete. Qui i battelli, in caso d’affollamento, entrano nei bacini quattro per volta creando una discreta confusione fatta di cime, comandi e tonfi dei parabordi contro le pareti muschiose. Una pedalata (sempre in ripida salita) porta da Fonserannes fino a Béziers, prima romana, poi visigota e infine straziata dagli eccidi della Crociata degli Albigesi (vedi PleinAir n. 324/325). Il 22 luglio del 1209, infatti, l’assedio dei Crociati contro la città degli eretici giunse al termine e, mentre le truppe del Legato Pontificio sciamavano in città, a chi chiedeva come risparmiare le vite dei numerosi cattolici, il prelato rispose (con una frase che forse non gli avrà schiuso le porte del Regno dei Cieli): «Uccideteli tutti e Dio riconoscerà i suoi!».
La città, in alto sulla sua acropoli, conserva la grandiosa cattedrale di Saint Nazaire ricostruita dopo il saccheggio, la piazza Jean Jaures con i negozi e i bar che si aprono sulla via dedicata al costruttore del canale Riquet e un museo con opere di pittori francesi e stranieri. Oltrepassata Béziers (qui il canale supera il fiume Orb al di sopra di un ponte costruito per evitare i problemi legati al variare del livello delle acque) ormai l’atmosfera inizia a cambiare. L’odore del Mediterraneo è nell’aria e sempre più spesso, tra Villeneuve-les-Béziers e Agde, ai platani sulle rive si sostituiscono i pini.

Da Agde a Palavas-les-Flots
L’arrivo ad Agde è annunciato dalla comparsa dell’unica chiusa circolare di tutto il Canal du Midi: l’entrata e l’ancoraggio non mancano di creare qualche problema, prima di capire i trucchi del caso. La forma del bacino è necessaria per consentire l’accesso al piccolo Canalet, che permette alle barche attrezzate per il mare di raggiungere il Mediterraneo. Agde, sulle rive dell’Hérault, è probabilmente una delle città più antiche di Francia. Fondata dai mercanti greci, poi romana e araba e quindi distrutta da Carlo Martello, la città è allegra, solare e meridionale in tutto, tranne che nel colore scuro della sua pietra vulcanica. La cattedrale di Santo Stefano si trova sulla riva del fiume e innalza una sagoma fortificata che somiglia più a quella di un castello che a una chiesa. Strutture carolingie e del XII secolo l’hanno formata e del chiostro, distrutto nell’Ottocento, rimangono solo dei frammenti. Attorno, tra i vicoli di Agde, la Provenza è ormai di casa: pescherie e negozi di ostriche, banchi di lavanda e di stoffe colorate aspettano i passanti sull’angolo dei vicoli del centro. Il Canal du Midi, oltrepassata la città, sfocia nel corso placido e scuro dell’Hérault per poi raggiungere, con un paio di anse, il Bassin de Thau. Lo specchio d’acqua – placido e popolato di coltivazioni di ostriche (prima autoctone, poi portoghesi e oggi giapponesi) ma ondoso e pericoloso con il vento forte – segna un altro cambiamento nell’atmosfera del viaggio. Non più canale, non più colline e platani. Qui siamo ormai al mare, dove solenni barche a vela con l’albero abbassato sulla tolda prendono il posto dei tipici barconi. A poca distanza dalla Pointe des Onglous, che segna lo sbocco del canale nello stagno, le banchine di Marseillan non hanno più nulla del porto fluviale. La sera, il vento fa tintinnare le sartie delle barche a vela, mentre sul lungomare si piegano le sedie a sdraio e i ristoranti di pesce iniziano ad apparecchiare i tavoli all’aperto. Un’ora di navigazione verso est ed ecco Mèze, simile a Marseillan e circondata da allevamenti di ostriche, e poi si può affrontare l’ultima traversata fino a Sète, che si annuncia con il colossale e rugginoso ponte levatoio della ferrovia sotto al quale riescono a passare solo i battelli più bassi. La collina di Sita, in epoca romana, era un’isola e tale rimase fino al Medioevo, quando l’avanzare dei tomboli delle dune la collegò alla terraferma. Visto che tutti i porti mediterranei del regno erano poco profondi e perennemente insabbiati, Luigi XIV volle la nascita del porto moderno e della città nel 1673. Solcata da canali e animata come può essere una città del Midi francese, Sète è famosa per il porto, per i cantieri navali e per i joutes: queste specie di tenzoni acquatiche si svolgono tra due barche che, spinte da nerboruti rematori, corrono l’una verso l’altra mentre due uomini armati di una lancia di legno, in alto su una piattaforma collocata a poppa, si preparano a scontrarsi. Scopo del gioco – apprezzato in tutta la zona – è di gettare in mare l’avversario, in una confusione aumentata dalla musica tradizionale vecchia più di tre secoli.
Con Sète e il suo traffico alle spalle, si entra in un lungo tratto del canale (praticato dai surfisti) dove il paesaggio è fatto di paludi, stagni e fenicotteri rosa. Ormai la Camargue non è lontana, e la via d’acqua scorre in un limbo sospeso tra la terra e il mare. La vicinanza del Mediterraneo causa il frequente insabbiamento del canale: per questo motivo è meglio prestare attenzione alle enormi chiatte che portano altrove (spesso sbandando da una riva all’altra sotto la spinta del mistral) tonnellate di fango dragato dal fondo. Costruita sul cordone di dune, dove un minimo rialzo permette alla vista di spaziare per chilometri, l’abbazia di Maguelone potrebbe essere stata in origine un emporio fenicio. Certo è che, distrutta dal solito Carlo Martello nel 737, la cattedrale risorse nel 1030 come struttura fortificata, che univa il culto alla difesa all’interno delle sue spesse mura. Rifugio di papi fuggiaschi nel ‘200 e poi sede vescovile fino al XVI secolo, Maguelone ha un interno di forme eccezionali: la navata è sovrastata da una tribuna solenne e il pavimento conserva tombe del XIII secolo.
La breve passeggiata in bicicletta per arrivare fin qui dal canale percorre la duna costiera, con il mare da un lato e il lento incedere di aironi, garzette e fenicotteri dall’altro. Ormai, oltre il ponte mobile di Maguelone, il grande insediamento balneare della Grande-Motte annuncia la fine degli stagni e l’arrivo a Aigues Mortes, creata da San Luigi sulle sponde del Mediterraneo. Dagli spalti del porto dei cavalieri, da cui partivano le galee dirette in Terrasanta, le mura di Carcassonne distano appena 200 chilometri. Che richiedono, al passo lento delle peniches e dei barconi del Canal du Midi, almeno sette lunghi giorni di navigazione.

PleinAir 370 – maggio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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