Cammini di fede

Santuari della natura, sentieri della devozione? Nessuna definizione può rendere appieno l'essenza della secolare unione tra pleinair e religione, tra arte e misticismo che i Sacri Monti esprimono. Un itinerario costruito a misura di caravan ci conduce alla visita dei più importanti.

Indice dell'itinerario

Non c’è dubbio che la natura rappresenti, per coloro che credono, una delle più grandiose espressioni del creato. Non è quindi un caso che, nel corso dei secoli, chi ha voluto i Sacri Monti abbia scelto di realizzarli in luoghi isolati e immersi nella natura. E nemmeno è un caso che oggi questi luoghi siano divenuti riserve naturali protette, per la salvaguardia sia del patrimonio storico-artistico che ambientale. L’idea nacque nel Cinquecento: un religioso volle realizzare una sorta di Gerusalemme sull’altura che domina Varallo, a testimonianza della vita di Cristo e come meta di pellegrinaggi. Successivamente l’esempio fu seguito altrove, anche se con motivi diversi di venerazione. I Sacri Monti si presentano sempre come itinerari nel verde segnati da cappelle ed edifici più complessi, che mostrano scene e temi religiosi per mezzo di affreschi e statue in gesso e terracotta. In origine i fedeli erano liberi di entrare nelle cappelle e subivano probabilmente l’impatto emotivo derivante dall’essere partecipi della scena sacra, a volte drammatica, che vi era rappresentata. Il percorso si snoda normalmente verso l’alto, verso il cielo, e termina di solito presso un santuario: si tratta quindi di un cammino di fede e di preghiera. Ciò non toglie, ma anzi esalta, l’aspetto artistico e paesaggistico, che rende queste passeggiate, facili per tutti, un’esperienza piacevole e originale. Questi singolari luoghi di fede si trovano in Piemonte, dislocati in un raggio abbastanza limitato e comunque su zone montuose; vicino, ma in territorio lombardo, sorge il Sacro Monte di Varese. Ciò rende la loro visita abbastanza semplice, nonostante le strade non sempre agevoli. La possibilità di lasciare la nostra caravan in strutture agrituristiche o in aree attrezzate ci ha permesso una mobilità totale, comoda e veloce, mentre per gli autocaravan l’accesso può risultare spesso difficoltoso. Evitiamo di parlare degli agriturismi utilizzati, nella zona di Casale Monferrato, Santhià e Biella, perché ci riserviamo di effettuare ulteriori verifiche: le cifre pagate, in rapporto ai servizi prestati, ci sono sembrate decisamente elevate. Possiamo comunque raccomandare di pretendere massima chiarezza sulle tariffe applicate. Estremamente positiva l’esperienza circa le aree di sosta: segnaliamo, in particolare, l’ottima area attrezzata di Gavirate (vedi PleinAir n. 329), posta proprio sotto il Sacro Monte di Varese e molto vicina a un buon numero di quelli che citeremo. Un’ultima annotazione: l’ingresso ai Sacri Monti è libero e gratuito.

VARALLO.
Il Sacro Monte di Varallo è il più antico e, per significato artistico e religioso, forse anche il più importante. Edificato a partire dal 1491 su un balcone naturale a 600 metri, domina l’abitato di Varallo e la Val Sesia. Come Riserva Naturale Speciale è di grande interesse anche dal punto di vista geologico, soprattutto per la presenza di banchi di calcare cristallino. Nella vegetazione originaria, costituita da castagni, tigli, frassini, aceri e ciliegi, sono stati introdotti nel tempo elementi che hanno modificato il paesaggio, in conseguenza delle mutate esigenze religiose e sociali e dello sviluppo architettonico del luogo. Specie ornamentali esotiche fanno oggi compagnia a meravigliosi esemplari di faggio e spiccano tra siepi di bosso.
La perfetta ambientazione del Sacro Monte nel contesto paesaggistico è dovuta anche all’uso di materiali da costruzione esclusivamente locali. Di beole, lastre di pietra grigia, sono fatti i tetti degli edifici; di marmo di Parone o di Cilimo sono i particolari più preziosi; di legno pregiato, noce in particolare, sono gli arredi ed erano le statue del primo Sacro Monte. Solo a Cinquecento inoltrato si cominciò infatti, con l’apertura di cave e l’introduzione di forni, a realizzare statue in terracotta dipinta.
Inizialmente il Sacro Monte di Varallo, ai confini estremi dell’allora Ducato di Milano, voleva essere una ricostruzione dei Sacri Luoghi palestinesi: ne fu artefice infatti un francescano, rettore di Gerusalemme e grande amico di Ludovico il Moro, che fece edificare le cappelle rappresentanti Nazareth, Betlemme, il Getsemani e così via. Alla pregevole opera dell’artista Gaudenzio Ferrari seguì, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, un globale e lento lavoro di ristrutturazione che ha portato all’aspetto attuale. Oggi il Sacro Monte risulta costituito da una basilica e da 45 cappelle, isolate o inserite in grandi complessi monumentali (che rappresentano Calvario, Sepolcro e così via), affrescate e popolate da più di 800 statue in legno e terracotta policroma a grandezza naturale.
L’area sacra si presenta divisa in due zone ben distinte. La prima è in pendenza, ricca di piante e di verde, ed è strutturata come un giardino; le cappelle, poste in punti strategici del percorso, narrano la vita di Cristo. La seconda zona è situata invece sulla cima del colle: vi si accede attraverso la Porta Aurea, costituita da palazzi con portici e da vari elementi architettonici; gli edifici sono impostati come una città con l’intento di riproporre l’antica Gerusalemme: proprio tale carattere ‘cittadino’ distingue il Sacro Monte di Varallo da qualsiasi altro. L’opera di artisti quali Tabacchetti, Morazzone, Tanzio, Tibaldi e altri ancora hanno fatto di questo luogo il più spettacolare e sacro teatro in pleinair.
Non è consigliabile raggiungere la sommità con grossi veicoli ricreazionali, viste le dimensioni della strada e le difficoltà di parcheggio. Merita una sosta la sottostante cittadina di Varallo, animato centro di villeggiatura, con motivi di richiamo artistici e punto di partenza di escursioni montane, nonché del sentiero che arriva al Sacro Monte.

ORTA.
Qui il luogo di culto domina lo stupendo omonimo lago e l’affascinante borgo di Orta San Giulio, nonché quel prospiciente gioiello che è l’isola di San Giulio. Al Sacro Monte si può accedere o in auto o a piedi dalla piazza del paese, dove sorge il singolare palazzo cinquecentesco della Comunità, seguendo la salita della Motta. Si tratta di uno scenografico viale a gradoni, fiancheggiato da belle case d’epoca, che conduce alla Chiesa dell’Assunta; da qui inizia la camminata fino alla sommità del colle, dove si va per le cappelle che narrano la vita di San Francesco ma si finisce per essere catturati dal luogo. Tra boschi di pini e faggi emergono il silenzio della devozione e lo spettacolo dei panorami, che rendono ancora più preziosi San Giulio e il Cusio. Il Sacro Monte di Orta, probabilmente uno dei più noti, fu iniziato nel 1583 da monaci piemontesi, tra i quali alcuni allievi di Tibaldi. Le venti cappelle, in stile manieristico-barocco, sono affrescate e decorate con 376 statue in cotto che rappresentano scene francescane. Artisti come Procaccini, Morazzone e i Nuvolone hanno reso il complesso una significativa testimonianza di arte sacra. Anche questa zona, fin dal 1980, è stata destinata a Riserva Naturale Speciale. Proprio al suo ingresso esiste un’area attrezzata comunale, ombreggiata e provvista di acqua e pozzetto. Peccato che la strada piuttosto stretta e i parcheggi selvaggi la rendano a volte inutilizzabile.

CREA.
Anche il Parco Naturale del Sacro Monte di Crea è stato istituito nel 1980; si sviluppa per 47 ettari nel territorio dei comuni di Ponzano Monferrato e Serralunga di Crea e domina dai suoi 450 metri le dolci colline della zona. L’eccezionale interesse naturalistico del luogo è legato alla natura del terreno, di marne e arenaria, ma soprattutto al bosco che presenta elementi di flora e fauna non comuni nelle aree circostanti. Le 23 cappelle, che costituiscono un itinerario tra i misteri della vita di Maria e di Gesù, furono costruite a partire dal 1589 proprio nei pressi di un santuario mariano. Ancora oggi meta di pellegrinaggio, custodisce una pregevole tavola e un ciclo di affreschi del Cinquecento. Notevoli i gruppi statuari in terracotta policroma e i dipinti che ornano le cappelle, opera tra gli altri dei Moncalvo e di Alberini.
Il Sacro Monte, dopo la decadenza dovuta al periodo napoleonico, è stato oggetto di un lungo lavoro di restauro che lo ha splendidamente restituito a coloro che amano il raccoglimento e la natura. Non è quindi casuale la realizzazione di percorsi attrezzati a disposizione di quanti intendono, civilmente e discretamente, seguire un ricco cammino di fede immerso nel verde. Non ci sono particolari problemi per la sosta dei veicoli nei parcheggi adiacenti.

OROPA.
Sicuramente Oropa è più conosciuta per il grandioso e complesso santuario, una tra le più antiche mete di pellegrinaggio del mondo, che per l’itinerario del Sacro Monte: questo infatti, anche se la scenografia architettonica e ambientale (siamo a oltre 1100 metri) fa la sua parte, non è certo tra i più belli dal punto di vista artistico. Le stesse cappelle non si presentano al meglio: strano destino il loro, visto che alcune non sono mai state realizzate per mancanza di fondi. Sicuramente il luogo è però tra i più pittoreschi, per la natura bellissima in cui è immerso e per i massicci montuosi dai quali è circondato. E anche tra i più originali, dato che rappresenta sì i Misteri del Rosario, ma visti dalla parte di Maria. Contrariamente agli altri Sacri Monti, non esiste un itinerario tra le varie cappelle, che sono disposte parallele su una doppia fila, ma solo un percorso naturale libero. Il colpo d’occhio, suggestivo, è dovuto al fatto che esse sono tutte diverse, rappresentando la volontà e il progetto dei diversi committenti; tutte hanno comunque la facciata rivolta verso chi sale. Agli esterni particolarmente sobri corrispondono ricche decorazioni interne. Affreschi e statue, plasmate dalle mani dell’esperto Giovanni D’Enrico, costituiscono scene realiste, ispirate alla dura vita della gente del luogo. Alle sue immagini drammatiche seguono quelle di altri artisti, come i biellesi Auregio, più morbide e impenetrabili.
Le cappelle sono 19 in tutto, dodici delle quali realizzate tra il 1620 e il 1720. L’ultima, la prima a essere costruita, è detta Cappella del Paradiso: con le sue 156 statue è senza dubbio la più spettacolare. Anche se, come dicevamo, le condizioni generali di questo eccezionale teatro di montagna, minato purtroppo dall’umidità, non sono ottimali; tra l’altro l’oscurità interna aumenta l’alone di mistero ma costituisce un sipario allo spettacolo. In ogni caso, pur essendo fuori dal mondo (non è così, del resto, che dovevano essere i Sacri Monti?), Oropa merita una visita prolungata. Il grandioso santuario vanta origini antichissime: sembra che la statua lignea della Madonna Nera, opera forse dell’evangelista Luca, venne portata qui da Sant’Eusebio nel IV secolo. Certo è che il labirinto di piazzali, porticati e scalinate forma un quadro davvero suggestivo. E la natura qui non è certo da meno, ce lo dimostra subito la tortuosa strada d’accesso che sale ripida tra faggi e pini. Una deviazione sulla sinistra porta al Parco Naturale della Burcina. Grossi interventi privati iniziati fin dal secolo scorso caratterizzano questo strano ambiente, dove oggi troviamo alberi giganteschi, tra cui cedri e altre specie importate da oltre oceano.
Da Oropa si può salire in funivia sui monti circostanti, a circa 2000 metri, e quindi raggiungere a piedi il lago di Mucrone. Nessun problema, a parte la faticosa salita, per la sosta dei v.r.

VARESE.
Costituisce un luogo sacro da oltre mille anni, nonostante il suo ruolo in origine prevalentemente militare. In piena Riforma e per volere di San Carlo Borromeo il sito riacquistò la sua importanza strategica come baluardo contro le eresie provenienti dal nord. Si volle quindi creare un percorso devozionale per i pellegrini che, già numerosi, si recavano all’antico santuario di Santa Maria. L’idea della Via Sacra, costituita da un complesso monumentale di 14 cappelle lungo i ripidi fianchi della montagna e da un largo vialone di accesso, si deve al padre Giambattista Aguggiari da Monza. Si era all’inizio del Seicento e, nell’arco di appena ottant’anni, l’intera opera venne realizzata grazie alla solidarietà della popolazione. Il percorso, unico tra quelli dell’epoca e certamente uno tra i più suggestivi, è dedicato ai Misteri del Rosario. Le cappelle, inserite armonicamente nello scenario del Sacro Monte, furono concepite utilizzando soluzioni architettoniche e modelli diversi; alla loro realizzazione lavorarono artisti quali il Bussola, Nuvolone e Morazzone. Il percorso, lungo meno di due chilometri e in buona pendenza, si snoda tra una vegetazione abbondante e mostra, verso l’alto, scorci sul lago di Varese e sull’arco alpino. Chi è stanco di salire può lasciare la macchina in cima, seguire comodamente la Via Sacra a ritroso e risalire con il bus di linea. Altri, nonostante il divieto, scendono in mountain bike godendosi la suggestione del luogo: lo spazio abbonda, la tranquillità pure. Non lontano dalla sommità del Sacro Monte di Varese si trova la cima di Campo dei Fiori (1227 m), il punto più alto del massiccio che costituisce l’omonimo parco montano. Da qui si può raggiungere l’ex Forte di Orino, ideale per lunghe e comode passeggiate tra i boschi, oppure affacciarsi dalla cima Tre Croci, ritenuta uno dei più bei balconi della Lombardia: da qui, oltre ai laghi della regione, è facile scorgere le cime dell’Appennino Ligure e quelle delle Alpi (il Monviso, i massicci del Rosa, dello Jungfrau e dell’Ortles). A parte l’eventuale affollamento, non ci sono difficoltà di accesso per i v.r.

PleinAir 331 – febbraio 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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