Cammina e sarai libero

Cento giorni a piedi e altrettante notti in tenda dal Belgio a Santiago di Compostella, per riconquistare un futuro che sembrava spezzato. E’ il soggetto di un documentario d’autore realizzato con il supporto di un alleato insostituibile: il camper.

Indice dell'itinerario

Da quasi trent’anni l’associazione non governativa belga Oikoten lavora a stretto contatto con minori che hanno problemi con la giustizia, aiutandoli a reinserirsi nella società. Le loro storie di vita spesso si assomigliano, e sono quelle di ragazzi che provengono da famiglie assenti o con gravi problematiche, cresciuti in contesti sociali disagiati e privi di modelli di comportamento alternativi alla criminalità. Strapparli da questo circolo vizioso è difficile, a volte impossibile, eppure sono molti i giovani che dall’esperienza vissuta grazie a Oikoten traggono benefici concreti e duraturi. Ecco la ricetta: ai minori carcerati ritenuti idonei viene proposto un periodo di cammino su una lunga distanza, che in buona parte dei casi (ma non è un obbligo) consiste nell’itinerario dal Belgio al santuario di Santiago di Compostella, in Spagna. Un’esperienza che metterebbe a dura prova la resistenza fisica e psicologica del più incallito pellegrino, figuriamoci quella di adolescenti più o meno criminali che non hanno mai indossato un paio di scarponi. La contropartita è però di tutto rispetto: se arriveranno a destinazione otterranno lo sconto della pena e saranno liberi dal carcere.
Durante i quattro mesi circa di marcia, sempre accompagnati da una guida che condivide con loro tutte le fatiche del viaggio, i ragazzi dovranno portare in spalla tutto l’occorrente, compresa una piccola tenda che utilizzeranno per i pernottamenti: e così il ricovero di tela diventa simbolicamente il primo tetto da persone libere, o meglio alla ricerca di quella libertà di sognare il proprio futuro che il destino sembrerebbe aver loro negato.
L’esperienza formativa di Oikoten viene ora per la prima volta raccontata in Italia nel documentario dal titolo La retta via della casa di produzione romana Terra. «Ho percorso il Cammino di Santiago tre anni fa rimanendone entusiasta» racconta Roberta Cortella, coautrice del film insieme a Marco Leopardi, che ne ha curato anche riprese e regia. «Così è nato in me il desiderio di trasferire nel mio lavoro questa esperienza». Quando è venuta a conoscenza dell’operato di Oikoten ha subito intuito di avere tra le mani il soggetto giusto, ma non è stato facile ottenere la fiducia dei responsabili. «All’inizio erano estremamente diffidenti – ci confida Roberta – perché temevano che avremmo invaso la privacy dei protagonisti senza interessarci al loro processo di cambiamento». Tuttavia, dopo due anni di contatti telefonici e ripetuti viaggi in Belgio, il progetto è diventato realtà e la troupe di Terra ha preso accordi per seguire, con il supporto di un camper, il cammino di due ragazzi effettuato da febbraio a giugno di quest’anno. Ne è nato un documentario intenso e poetico eppure al tempo stesso privo di retorica e sensazionalismi, la cui forza espressiva risiede nell’estrema verità del racconto, anche nei suoi risvolti più temuti e difficili: i giovani si trovano più volte a voler scappare, a pensare di mollare tutto, a preferire di tornare in prigione piuttosto che sopportare la fatica di alzarsi tutti i santi giorni, smontare la tenda, prepararsi i pasti, camminare per lunghe ore in ogni condizione climatica e tormentati dalle vesciche. Eppure è proprio in questa regola inflessibile che risiede il segreto di un possibile mutamento. «Questo viaggio non mi serve a niente – confesserà uno dei protagonisti – l’unica cosa a cui mi è servito è che ho imparato a pensare, non faccio altro che pensare tutto il giorno». «E non ti sembra che questo sia un risultato?» gli farà candidamente notare la guida.
Il cammino sradica dalla quotidianità e proietta verso una dimensione in cui i ragazzi non hanno il marchio di delinquenti, ma sono innanzitutto persone. E arrivare a Santiago sarà sentire, forse per la prima volta nella loro vita, di aver saputo giorno dopo giorno mettere insieme tanti piccoli traguardi nel grande viaggio verso la meta più grande.

Testo e foto di Michela Bagatella


PleinAir 446 – Settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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