Borghi di lusso

E' il più piccolo tra i Paesi della Comunità Europea, e una sua città, Schengen, ha suggellato l'abolizione definitiva delle frontiere tra gli Stati membri. Ma il Lussemburgo non può passare inosservato neppure al viaggiatore più distratto. Pascoli e foreste, castelli e verdi canyon lo incapsulano in un Eden inconfondibile.

Indice dell'itinerario

Il Lussemburgo è il meno esteso tra i Paesi della Comunità, con una superficie equivalente a un terzo dell’Umbria. Forse abbastanza, ci siamo detti, per andare a vedere cosa offra a un viaggiatore pleinair. Esperimento più che soddisfacente: durante il nostro viaggio non abbiamo incontrato difficoltà di pernottamento, così nei centri medi come nei villaggi di poche anime, e dove il parcheggio è sottoposto a limitazioni orarie, queste hanno validità solo durante le ore diurne. Non hanno problemi nemmeno gli habitué della sosta in camping, che trovano numerose strutture. Quanto al comunicare, in campagna la parlata è il lëtzebuergesch, di derivazione germanica; ma il francese e il tedesco sono lingue ufficiali.

Capitale a misura d’uomo
Lussemburgo, con i suoi 80.000 abitanti, è divisa in due dal fiume Alzette e dall’affluente Pétrusse. La parte più interessante è quella occidentale, dove si trova la città vecchia che include il palazzo granducale con il piccolo Parlamento. Nell’adiacente zona pedonale, la Place d’Armes è un punto di riferimento. Ci si può sedere ai tavolini dei caffè e degli altri locali: qui si tengono concerti all’aperto e ogni secondo e quarto sabato del mese un mercato delle pulci. In un angolo il City Tourist Office. Pochi isolati oltre, un parco ottocentesco e la cattedrale di Notre-Dame con le vedute del Boulevard Roosevelt (qui si trova il panoramico parcheggio orario di Place de la Constitution).
Per attraversare tutto il centro storico è sufficiente un quarto d’ora. Certamente vi capiterà di passare per la piazza dell’Hotel de la Poste dove si trova la statua in polietilene, del 1992, della scultrice parigina Niki de Saint Phalle. I lussemburghesi vi hanno fatto l’occhio ma in principio i commenti furono non sempre positivi. A noi non è affatto dispiaciuta, anche se i musei offrono ben altro.
Sul perimetro della città vecchia ecco l’arteria che più contribuisce al carattere cosmopolita della città: il Boulevard Royal, quartiere delle banche e delle attività finanziarie. Ma Lussemburgo possiede anche il maggior polo intereuropeo dopo Bruxelles (Corte di Giustizia, Banca Europea degli Investimenti, Corte dei Conti Europea) sul pianoro di Kirchberg, subito al di là dell’Alzette. Ci si arriva passando per il più moderno dei molti ponti cittadini, il Grand Duchesse Charlotte.
A Kirchberg abbiamo trovato spazio per parcheggiare liberamente. In città la sosta è invece regolata da parcheggi orari e non è sempre facile nei giorni feriali. Un’alternativa sono i P+R, parcheggio periferico più autobus, oltre al camping cittadino situato in località Kockelscheuer. Dovendo fare gasolio (e acqua) conviene servirsi dei distributori alla periferia della città perché le colonnine non sono frequenti.

Foreste, colline, villaggi
Gli aspetti più suggestivi del paesaggio si incontrano verso il centro e il nord del Paese, tra colli e altopiani, pascoli, villaggi. Lasciamo la capitale per il nord-ovest, direzione Bour, dove un’asola di alcuni chilometri sulla destra ci introduce al paesaggio di fondovalle lungo l’Eisch, ricco d’alberi e praterie ma anche di quinte rocciose. Dei due manieri, in quello della valle di Ansembourg visitiamo i giardini settecenteschi aperti al pubblico; per salire al castello di Hollenfels, e all’abitato attraverso il quale ci riporteremo sul nostro asse stradale, dobbiamo affrontare una ragguardevole pendenza.
Oltre Saeul deviamo a Useldange, un villaggio di 500 abitanti sorto intorno a un castello medioevale. Le strade sono poco trafficate e piacevoli, anche per la bellezza dell’ambiente che spesso alterna campi coltivati e boschi. E’ dopo il villaggio di Bigonville e salendo verso Boulaide che il paesaggio si fa più mosso e i colli più erti. La pista (segnalata) che sale ai 460 metri dell’Hochfels lascia passare un solo mezzo, ma trattandosi di poco più d’un chilometro può essere affrontata anche da un’autocaravan senza che un incontro crei problemi insormontabili. In cima (parcheggio per qualche mezzo) un gruppetto di querce crea l’ombra per un picnic in pleinair. Lo sguardo si apre a vaste vedute, corre su boschi e prati, scopre sentieri, rivela in basso il corso della Sûre. Più avanti la strada si avvicina al punto in cui il torrente si fa lago: è la maggior risorsa potabile del Paese ma anche luogo di sport acquatici che si appoggiano al paesetto di Insenborn.
Il centro più significativo della valle della Sûre, Esche sur Sûre, è un paese insediato nella parte interna del meandro che il fiume scavò nelle rocce della vallata; in cima all’abitato, i resti del castello medioevale e una torre di vedetta del Quattrocento. Ma in tema di castelli ha molto più da offrire quello di Bourscheid, che incontriamo prima di proseguire verso la cittadina di Wiltz, per una deviazione sulla viabilità secondaria, tra villaggi spesso inferiori al centinaio d’abitanti.
L’agricoltura è per il Paese un’importante risorsa: per sapere di più delle tradizioni dell’ambiente rustico, a Wiltz si può visitare una mostra permanente allestita nelle antiche scuderie castellane. Ma sul tema degli insediamenti contadini da non trascurare una deviazione fino al villaggio di fondovalle di Lellingen.

L’Europa senza confini
Per dirigere sulla cittadina di Clervaux si può risalire la valle della Clervé, ma fino a Draufelt noi abbiamo preferito una più erta stradina spostata a ovest, che attraversa l’altopiano. Clervaux è un vivace paese di fondovalle dove si può facilmente lasciare il mezzo in piazza. Chi ama la fotografia potrà qui visitare la raccolta “The family of the man” che nel castello ha trovato una degna sede definitiva.
Qualche chilometro a monte dell’abitato di Clervaux, l’abbazia dei santi Mauro e Maurizio desta ammirazione per le forme ispirate al romanico di Borgogna. E’ dovuta a benedettini di Angers, qui sospinti dall’anticlericalismo che attraversò la Francia a inizio secolo. I canti gregoriani che abbiamo avuto il piacere di ascoltare valgono da soli la visita.
Molti momenti suggestivi in Lussemburgo sono legati ai corsi d’acqua. Passati per Marnach ce lo conferma la valle dell’Our, di cui percorriamo una ventina di chilometri fino alla cittadina di Vianden incontrando un paio di villaggi e altrettanti campeggi in bella posizione. Poco trafficati e quindi adatti alla bici, propongono anche piacevoli camminate.
Tra le cittadine turistiche del Lussemburgo Vianden è forse la più attraente, in posizione a cavallo del ponte sull’Our, con la strada principale che sale nella valletta selvosa, il chiostro della metà del Duecento e il magnifico castello. Ci sono anche un museo di bambole e una teleferica. Più tardi, nell’allontanarci dal centro, ci piacerebbe continuare lungo il corso dell’Our, ma non troviamo indicazioni e non ci resta che prendere la strada in quota. Solo più avanti, a un quadrivio, un meccanico cui proponiamo la questione ci conferma che “quella strada a sinistra” costeggia il fiume. Eccoci così ad esplorare un percorso di fondovalle che sbocca a Reisdorf, a pochi chilometri dal castello rinascimentale di Beaufort.
Oltre Beaufort si trovano le formazioni rocciose e le cascatelle della Mullerthal, una valle soprannominata “Svizzera lussemburghese”. Il giro ci riporta poi alla cittadina di Echternach: la famosa processione in memoria di San Willibrord nella quale migliaia di pellegrini raggiungono la grande abbazia del monaco guaritore saltellando da una gamba all’altra, vi si svolge il martedì successivo a Pentecoste.
Da Echternach in poi ritroviamo la Sûre, che la strada costeggia fino a Wasserbillig. Da qui, per passare in Germania, oltre alla possibilità di uscire al ponte di Wasserbillig (per puntare così su Treviri) si offre quella di continuare in terra lussemburghese fra i vigneti che tappezzano la valle della Mosella. Quest’ultima soluzione è preferibile se si è diretti verso la Saar e il sud in genere: in questo caso si lascerà il Lussemburgo a Schengen.

PleinAir 309 – aprile 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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