Bici, crete e cipressi

Abbiamo verificato alcuni degli itinerari cicloturistici tracciati dal progetto dell'APT "Bici in Terra di Siena". Ma si è trattato anzitutto di un doveroso omaggio all'ospitalità locale e alla suprema malia di un comprensorio unico al mondo.

Indice dell'itinerario

Pensi alla provincia di Siena e pensi alla bicicletta. E’ un’associazione di idee automatica per chi ama viaggiare su due ruote. Certo, mica facile spiegarla: è che in Italia di posti così adatti alla bicicletta ce ne sono pochi. Quelle infinite strade bianche sembrano i nastri di un enorme pacco di Natale e il fiocco è l’immancabile cittadina medioevale collocata sul colle più bello. Ma volete mettere la magia di scoprire, quasi dietro ogni curva, un casale, una pieve, un borgo? La suprema emozione di sentirsi soli ma non abbandonati e di attaccare bottone col primo che s’incontra, fingendo di aver perso la direzione giusta solo per godersi quel musicale, dolcissimo dialetto toscano? Alla fine fai amicizia anche con le buche e i sassi che ti strapazzano il fondoschiena e gli avambracci, perché ti senti bene con te stesso: mai paesaggio è stato più radicalmente trasformato eppure di tale naturalità. Nel silenzio profondo ti accorgi che uomo e natura hanno qui lavorato, di comune accordo, a un capolavoro. Ma la bici da queste parti è tutt’altro che una tradizione. La culla del ciclismo toscano è altrove, verso Pistoia o verso Firenze, per assurdo proprio dove maggiori sono i problemi di traffico e d’inquinamento. Anche Giancarlo Brocci, presidente del Parco Ciclistico del Chianti, fatica a trovare una ragione al successo del ciclismo in terra di Siena. Ma forse fa solo finta, perché tutti sanno benissimo cosa vengono a cercare qui i cicloturisti americani, olandesi, tedeschi, inglesi, e italiani: il bellissimo paesaggio, certo, e tutto il resto (le pievi, i paesi, il vino, il cibo…), ma soprattutto una dimensione spaziotemporale completamente diversa. Ci sono altre zone collinari in Italia, ma nessuna ha questa atmosfera sospesa e misteriosa. Altrove ci saranno anche splendide piste ciclabili, magari comodissime, magari più sicure, ma le strade del Senese, quelle sono inimitabili. Lo sanno bene anche gli operatori del turismo. «Guardandoci intorno ci siamo resi conto di avere a disposizione un territorio davvero vocato alla bicicletta. Il problema era però quello di organizzare tutto senza tradire lo spirito di questo modo di viaggiare. Perciò siamo partiti dalle specifiche esigenze del cicloturista» spiega Luigina Benci dell’APT di Siena. Esigenze che in fondo non sono molte, ma particolari: la possibilità di sostare anche per un solo giorno in una struttura ricettiva, di lavare i propri indumenti, di asciugarli e stirarli velocemente (nelle sacche da bici di vestiario ne entra poco e si suda molto…), un posto dove sistemare la bici per la notte, un servizio di assistenza tecnica, e così via, per arrivare addirittura alla possibilità di trasporto del bagaglio da una meta all’altra. «Abbiamo consegnato a tutte le strutture ricettive del territorio un documento sottoscrivendo il quale si impegnavano ad essere più accoglienti verso i cicloturisti, fornendo certi servizi ad hoc, specificati uno per uno. Sinora hanno riposto circa 100 tra agriturismi, Bed & Breakfast, hotel: non tutti sono già attrezzati a dovere, ma si adegueranno in fretta. Resta il problema di mettere in collegamento il cicloturista con questa offerta e per questo ci siamo rivolti a Internet. Sul nostro portale www.terresiena.it è possibile avere tutte le informazioni per costruire autonomamente il proprio itinerario in bici: non solo le strutture ricettive, ma anche i percorsi – con tutti i dati utili come cartografie, altimetrie, presenza di acqua e così via – che in tutto saranno almeno una cinquantina in grado di accontentare ogni esigenza». Al progetto, ovviamente, collaborano anche molti appassionati: come Andrea Rossi, che nella sua bella casa di Palazzo a Merse (che ha trasfornato in un confortevole B&B a misura di ciclista) ci riceve per fare due chiacchiere sulla comune passione: «Il progetto “Bici in Terra di Siena” è stato suddiviso dalla Provincia in 7 aree e ci sono circa una decina di percorsi per area, parte su asfalto e parte su sterrato, con vari livelli di difficoltà. Poi è stato creato un percorso di circa 360 chilometri in 7 tappe dove le strutture che hanno aderito al progetto avranno l’impegno di portare il bagaglio da struttura a struttura nel giorno del trasferimento in bici». Andrea è anche istruttore di MTB e amava la bici già prima che il progetto partisse. Ma che ne pensano gli operatori “normali”, quelli che si sono accostati al progetto pur senza essere a loro volta dei ciclisti? «La presenza dei turisti in bicicletta è alta, sia di italiani che di stranieri. Generalmente si muovono in gruppo e si fermano per il finesettimana, due o tre notti, a volte anche di più. Ho aderito al progetto con qualche perplessità, ma ora sono contenta di averlo fatto: quello dell’APT è un buon progetto, senz’altro!». Laura Cresti gestisce a Buonconvento La Ripolina, uno stupendo agriturismo dove ogni stanza è arredata con mobili d’epoca e ha un colore diverso: «Odio i numeri, mi piacciono i colori!». All’interno dei terreni dell’azienda si trova anche la Pieve di Piana, un monumento a rischio: risale all’800, quindi ha sulle spalle più di 1200 anni di età e, purtroppo, si vede. Speriamo che si intervenga presto per evitare che una testimonianza così importante per la storia della Val d’Arbia vada perduta.
Per dare un contributo, uno degli itinerari che vi suggeriamo di seguito parte proprio dalla Pieve. Così il cerchio si chiude: quel territorio straordinario che attira migliaia di cicloturisti da ogni angolo del mondo deve la propria salvezza grazie anche alla presenza di questi ciclisti. «Molte strade bianche sarebbero già state asfaltate se non ci fosse stata l’opposizione dei cicloturisti» ci conferma Giancarlo Brocci. Ma soprattutto se quella presenza, pur così discreta e silenziosa, non avesse rappresentato una nuova importante prospettiva economica.
La ricchezza di proposte e possibilità del progetto è tale che avrebbe forse poco senso proporre alcuni itinerari piuttosto che altri. Con l’aiuto degli operatori turistici del luogo, che non ringrazieremo mai abbastanza per la cortesia e la totale disponibilità, abbiamo comunque individuato alcuni percorsi di varia lunghezza e difficoltà. Modificabili in molti modi, rappresentano però un punto di inizio per un viaggio cicloturistico in questa parte di Toscana anche con l’appoggio del camper. Abbiamo escluso la zona del Farma e Merse perché illustrata in un recente servizio di Giorgio Ciancio (vedi PleinAir n. 364), così come l’area a nord di Siena, il Chianti, di cui parleremo prossimamente. L’APT di Siena e quella di Chianciano hanno prodotto molto materiale cartaceo di supporto al cicloturismo: a breve uscirà un volume con tutti gli itinerari della provincia, per ora è già disponibile l’agile ma utile libricino Terredisiena in bici a cura di Enrico Caracciolo, distribuito gratuitamente.

Intorno a Chianciano Terme
Famosa per le sue acque curative, Chianciano merita di essere conosciuta anche per la straordinaria bellezza dei dintorni. Per gli itinerari che di seguito vi illustriamo siamo debitori a Luigi Pagnotta, addetto stampa dell’APT di Chianciano, che ce li ha fatti scoprire, dimostrandosi disponibile e competente ma soprattutto di ottima e piacevole compagnia.
A Sarteano (circa 7 chilometri da Chianciano) si trova uno dei primi dieci campeggi d’Europa: magari il dato è un po’ di parte, ma garantiamo che la struttura è di altissimo livello, ben al di sopra della media nazionale e alla pari delle migliori in Europa. Il Camping delle Piscine (Via Campo dei Fiori 31, tel. 0578 265531) sorge in un’area verde dove si trova anche il Bagno Santo, una sorgente termale a 24° (costanti) le cui acque sono raccolte in una bella piscina. Nei pressi c’è anche un riparatore per le bici: che volere di più? Da Sarteano si prende la provinciale 127 per Castiglioncello del Trinoro: la strada sale dolcemente e dopo circa un chilometro e mezzo in modo molto più netto, con viste via via più ampie su uno splendido paesaggio. Sullo sfondo si vedono i laghi Trasimeno, di Chiusi e Montepulciano. Si passa un fontanile e si entra in un ambiente di fitti boschi e prati in cui si aprono numerose tombe etrusche a inumazione, i cui corredi sono in gran parte visibili nell’interessantissimo Museo Archeologico Etrusco delle Acque di Chianciano (Viale Dante, angolo Via 1° Maggio; tel. 0578 30471. Aperto da martedì a domenica dalle 10 alle 19; da novembre a marzo solo nei weekend o su prenotazione). Dopo poco più di 4 chilometri si incontra un bivio e si sale a destra verso il paese (a sinistra si scende nella Val d’Orcia). La strada diventa sterrata e passa in mezzo a un bel bosco: incontreremo un bivio per la faggeta Crocette che prenderemo dopo aver visitato Castiglioncello (776 m). Il tranquillissimo borgo, collocato in panoramica posizione, è davvero un gioiellino da gustare con calma. Splendido il panorama verso la rocca di Radicofani e la Val d’Orcia, il monte Amiata e il monte Cetona. Tornati al bivio, si prende a sinistra per la faggeta. La strada, sterrata ma buona, scende sino al bivio de La Foce passando in un bel bosco, in ambiente piacevolissimo. Si incontra anche un’area picnic da cui parte un itinerario nella faggeta “depressa” (a quota più bassa del normale): siamo nella Riserva Naturale di Pietraporciana.
La strada attraversa una sella da cui si vedono contemporaneamente la Val d’Orcia e la Val di Chiana, passa alcuni vivai forestali con aree picnic attrezzate, quindi scende decisamente fino al bivio. Andando a destra si torna direttamente a Sarteano. Invece andiamo a sinistra, passando così dinanzi a Villa La Foce. Qui visse Iris Origo, la scrittrice anglo-americana di cui è stato appena festeggiato il centenario della nascita. Testimone in prima fila delle vicende legate alla Seconda Guerra Mondiale, ha lasciato di quegli eventi una dolente testimonianza in uno dei suoi libri più importanti, La Guerra in Val d’Orcia. 1943-44. Studiosa attenta e competente della letteratura italiana, trasformò questa villa in un’autentica opera d’arte, affidando la realizzazione del giardino all’italiana all’architetto inglese Cecil Pinsent il quale creò appositamente anche la famosissima strada bianca “tutte curve e cipressi” che si può agevolmente vedere dalla strada. La villa è visitabile tutti i mercoledì dalle 15 alle 19 da aprile a settembre e dalle 15 alle 17 negli altri mesi (tel. 0578 69101).
La strada scende, oltrepassa un’area picnic e un ristorante sino al fondovalle. Si seguono le indicazioni verso sinistra per Radicofani: questo tratto di strada (S.P. 40) è privo di grandi dislivelli e molto piacevole. Si supera la deviazione a sinistra per Sarteano e si arriva al ponte sull’Orcia. La strada sale, divenendo in breve piuttosto ripida, poi spiana un po’ fino all’incrocio Radicofani – Sarteano (fin qui, sono 34 chilometri). Volendo si può andare a destra per dare un’occhiata alla bella rocca di Radicofani, recentemente restaurata, ma in tal caso il percorso si allunga di circa 10 chilometri tra andata e ritorno e si devono affrontare salite a volte davvero impossibili. Il nostro itinerario prosegue invece sulla sinistra: la strada dapprima illude scendendo, poi inizia a salire in modo deciso e faticoso ma con splendide viste. Si passa l’abbazia di Spineto (privata) in corrispondenza della quale la strada spiana e, dopo circa 16 chilometri, si rientra a Sarteano. In totale avremo percorso 50 chilometri.
Altro bel giro con partenza da Sarteano è quello che conduce a Cetona e quindi torna passando per Santa Maria in Belverde. L’itinerario si svolge alle pendici del monte Cetona ed è quindi riservato a ciclisti allenati e dotati di mezzi con rapporti adeguati. Da Sarteano si seguono le indicazioni per Cetona: la provinciale 21 procede dapprima in piano, poi scende decisamente con ampie curve fino al bel borgo eletto a residenza da molti vip. Per il ritorno si può passare per il convento di San Francesco: il bivio si prende tornando per un paio di chilometri verso Sarteano, a sinistra. Attenzione: si tratta di una salita non lunga, ma tostissima! Si passa tra boschi e prati e ovviamente davanti al convento (ospita una comunità di tossicodipendenti), ma occorre davvero avere buone gambe. Il giro completo, invece, prevede di attraversare Cetona e prendere a destra fino ad incontrare la strada proveniente da San Casciano dei Bagni (altra meta meritevole): si va a destra con una salita interrotta da vari saliscendi fino all’area archeologica di Belverde. Poco più avanti si incrocia la strada proveniente da San Francesco. Andando dritti, praticamente sempre in discesa, si ritorna a Sarteano. Per l’ultima proposta in questa zona si parte da Chianciano Terme, prendendo la statale 146 verso Montepulciano. La strada sale, poi spiana e infine scende quando appare il paese. Dopo un’accurata visita (in particolare alle cantine), si prosegue in direzione di Monticchiello, con continui saliscendi in un bellissimo ambiente. Si entra così nel Parco Artistico Naturale e Culturale della Val D’Orcia; si oltrepassa un bel bosco e un’area picnic e si inizia a scendere verso le splendide colline di Pienza, con continue curve davvero divertenti (21 km). Dopo una lunga discesa tutta curve tra i cipressi (un classico) si prende il bivio a destra e si entra a Monticchiello: è un borgo meraviglioso perfettamente conservato. Sembra davvero di fare un salto nel passato. Di fronte, splendido panorama su Pienza, verso cui ci dirigiamo subito dopo: la strada scende, poi al successivo bivio si va a destra (indicazioni) e si inizia a risalire lentamente fino al paese. La “città ideale” voluta da Pio II offre una pausa ritemprante che riempie gli occhi e l’anima di cose belle. Da Pienza si torna indietro fino a superare il bivio da cui si proveniva (quello per Monticchiello) e si procede diritti verso la statale 2 Cassia. Poco dopo, altro bivio: prendiamo a sinistra (indicazioni per Chianciano – Contignano, SP 53). La strada prosegue in piano, supera una cava, passa sotto un cavalcavia su cui si sale prendendo, dopo poche centinaia di metri, la stradina a sinistra (andando dritti si va verso Radicofani ricollegandosi con il primo itinerario). Si sale a lungo, con numerosi tornanti sino a La Foce. Da qui la strada scende ripida nel bosco, risale passando davanti a un impianto di potabilizzazione e infine scende rapidamente su Chianciano. In totale avremo percorso circa 65 chilometri.

Intorno alla Pieve di Piana
L’itinerario, breve (23 km) ma molto intenso, non presenta particolari difficoltà, tranne una salita al 15% lunga circa 600 metri. La partenza e il ritorno si effettuano dalla Pieve di Piana, un monumento straordinario ma poco noto, nei pressi dell’agriturismo La Ripolina. Dalla Pieve si scende verso la strada per Buonconvento. Il paese si trova sulla Cassia, alla nostra destra, e certo merita una deviazione. Di particolare interesse è il Museo d’Arte Sacra della Val d’Arbia, ospitato nel Palazzo Ricci Socini, in stile liberty e a sua volta autentico pezzo d’arte (tel. 0577 807181). All’incrocio proseguiamo sulla provinciale 34 verso Bibbiano. In breve si arriva alla citata salita: guardando verso destra consolatevi con lo splendido paesaggio, dominato dalla pieve. Subito dopo la strada spiana (6 km) e si giunge a un bivio: si va a destra per Murlo (prima può valere la pena dare un’occhiata al notevole castello di Bibbiano: risale al XIII secolo), seguendo una strada che da qui in poi attraversa una vera e propria galleria di splendidi e indimenticabili paesaggi.
Si inizia con la villa-castello di Castelnuovo Tancredi, si prosegue con una serie di bellissime viste sulle ben note colline senesi, poi la strada scende e risale, supera il bivio per Piana che prenderemo al ritorno e raggiunge Murlo. Al bivio andiamo verso sinistra per visitare il borgo antico, davvero grazioso (molto interessante l’Antiquarium, realizzato nel 1991). A Murlo c’è anche un camping (Le Soline, tel. 0577 817410), ma per raggiungerlo occorre fare ancora parecchia strada: superata la frazione di Vescovado, si seguono le indicazioni per Casciano. Si passa anche presso i ruderi del castello di Crevole dov’è un’area picnic, in ambiente verde e piacevole, ma con notevoli salite. In tutto si allunga il giro di circa 10 chilometri. Tornati al bivio per Piana, si prende a sinistra la comoda strada sterrata che con diverse curve, in un ambiente fresco e sereno, riconduce alla Pieve.

PleinAir 368 – marzo 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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