Bianchi e rossi in campo verde

Sono i trenini svizzeri del Jura, che insieme al, camper, alla bici e ai piedi ci aiutano a confezionare una vacanza di grande pregio nel verde rigoglio delle Franches-Montagnes, alle porte di Berna.

Indice dell'itinerario

Milletrecento chilometri di sentieri, 300 di strade secondarie per biciclette, 100 di piste da fondo per l’inverno: i dati e lo schema dei percorsi delle Franches-Montagnes sono in bell’evidenza sull’orario degli Chemins de fer du Jura, il sistema di ferrovie a scartamento ridotto realizzato 100 anni fa in questo angolo del Jura svizzero, non lontano da Berna. Un altopiano che sfiora quota 1000, dove prati e pascoli si alternano a boschi di abeti, e le dolci ondulazioni sono interrotte dalla gola del Doubs. Fino all’anno Mille soltanto questa vallata (con St-Brais e Montfaucon) conosceva la presenza dell’uomo, mentre il resto dell’altopiano era coperto da foreste, stagni e paludi. Solo in seguito alle franchigie accordate dal principe vescovo Imier de Ramstein i primi coloni cominciarono a coltivare queste terre, dette “montagne franche” proprio per le esenzioni da tasse. Oggi i fitti boschi lasciano spazio a radure dove pascolano in libertà cavalli e mucche: un paesaggio insolito, trasformato dall’uomo ma ancora naturale, che si gusta muovendosi lentamente: a piedi, in bici oppure con i trenini bianco-rossi degli Chemins de fer du Jura. Una linea collega Glovelier a La Chaux-de-Fonds passando per Saignelégier e Le Noirmont, mentre da questa località un’altra linea raggiunge Tramelan e Tavannes,. Una rete non lunga (74 km) ma assai suggestiva, integrata da collegamenti in pullman (postali o gestiti dalla stessa compagnia ferroviaria), con coincidenze delle Ferrovie Federali Svizzere (un biglietto giornaliero permette di utilizzare tutti i mezzi dell’Arc Jurassien).
Le Franches-Montagnes si raggiungono facilmente, con 350 chilometri di autostrada da Milano fino a Biel-Bienne: attraversata la bella cittadina si sale a Sonceboz; qui si abbandona l’autostrada e si scavalca il colle detto Pierre-Pertuis, per il suo caratteristico arco sotto cui passava l’antica via romana. Scesi a Tavannes, si risale a Tramelan, nel tipico paesaggio del Jura. Dopo appena 3 km, presso il Moulin de la Gruère inizia il sentiero-pontile che permette di osservare il particolare ambiente della torbiera e dello stagno della Gruère; due km più avanti c’è il Centre Nature Les Cerlatez, con sale dedicate agli ambienti umidi e alle torbiere tipiche di questi luoghi. Il nome della minuscola capitale del distretto, Saignelégier, deriva da saigne légère, “leggermente paludoso”, per la conformazione del terreno: pedule impermeabili sono necessarie anche per brevi passeggiate!
Ancora un chilometro tra morbide ondulazioni ed ecco sulla destra il campeggio: i prati tra cui svettano abeti altissimi ospitano camper, caravan, tende, in uno scenario a tutta natura. Saignelégier dista appena 2 km, e nel suo ufficio turistico (sulla destra, prima del passaggio a livello) si trovano materiali utili per visitare la zona: ad esempio il pieghevole con dettagliata mappa 1:10.000 della Randoline, un sentiero dotato di pannelli che illustrano l’ambiente circostante.

A due passi dal campeggio
Si parte dalla Halle-cantine, un edificio in legno che ospita manifestazioni: proprio nei prati a sinistra del tracciato si tiene ad agosto la grande fiera-mercato di cavalli. Il tracciato (indicato da un quadrato bianco su fondo rosso) passa accanto al centro sportivo (con piscina coperta, utile in caso di pioggia), attraversa la strada, poi si immerge in una foresta che si alterna a boschi più radi, dove pascolano le mucche. Si transita così a fianco del campeggio, letteralmente nascosto degli alberi. Dopo uno scorcio su vaste praterie il sentiero si rituffa nel bosco, dove si cela un laghetto; senza lasciare il tracciato, si scavalca una collina e si attraversa la strada. L’ingresso del campeggio è vicino, sulla destra, ma sarebbe un errore rinunciare alla seconda parte dell’anello. Una ripida salita fra i prati, ed ecco un vialetto che a sinistra porta a un nucleo di cascine: proseguendo ancora si arriverebbe a Cerlatez, dove inizia un altro percorso ad anello. Il viale ombreggiato da aceri e frassini scende verso le cascine di Sous-la-Neuve Vie, dove si gira a sinistra passando tra le case: una stradina fiancheggiata da muretti corre diritta nelle campagne. Ma dopo un chilometro occorre lasciarla per salire a destra, tra i prati: si passano tre “porte” puntando verso alcune macchie di alberi. Sono vere foreste in miniatura con molte essenze diverse. Scavalcata una collina, ecco apparire i prati e i tetti di Saignelégier, dove termina l’anello: sono appena 7 km, ma occorrono almeno tre ore per viverlo a ritmi rilassati, camminando in un ambiente vario e piacevole.

Il Sentiero dello Sparviere e lo Chemin des Crêtes
Un opuscolo all’ufficio turistico propone 6 itinerari nei dintorni, indicati ciascuno da un animale diverso: abbiamo provato il Sentiero dello Sparviere, che coincide con un tratto dello Chemin des crêtes, l’itinerario di traversata che corre per decine di chilometri sul limite settentrionale degli altopiani. Il tracciato, adatto anche alle mountain bike, da Saignelégier corre fra le colline e scende tra i pascoli verso Muriaux. Tra le cascine del paesino c’è anche un museo dell’automobile: intorno si vedono mandrie di cavalli, mucche, tranquilli escursionisti. Scavalcata strada e ferrovia, l’itinerario risale su una stradina tra gli abeti fino a un bivio: qui parte il sentiero che si inoltra su un promontorio boscoso, e con strette gradinate a saliscendi porta al terrazzino dei Rochers des Sommêtres. Il panorama è mozzafiato: 500 metri più in basso scorre tra prati verdissimi il Doubs, il fiume che segna per un lungo tratto il confine tra Svizzera e Francia: sono già francesi le colline che si ammirano a perdita d’occhio. Poco sotto il terrazzino si trova anche un minuscolo rifugio, utilizzato da escursionisti e appassionati di birdwatching: non è gestito, ma la cura con cui è mantenuto non lascia dubbi sulla correttezza svizzera. Qui termina il Sentiero dello sparviere, ma tornati al bivio seguiamo almeno per un tratto i segnavia dello Chemin des crêtes: l’itinerario pianeggia nel bosco, poi si abbassa tra ampie praterie e linde casette fino a Le Noirmont: volendo si potrebbe proseguire fino a La Chaux-de-Fonds, mentre la vicina stazione permette un comodo rientro con la ferrovia.

Pedule, mtb e treno
Le gite a piedi o in bici sono quasi sempre sinonimo di fatica: ma se l’itinerario si svolge in leggera discesa, e la risalita si può effettuare su un treno la stanchezza scompare. Queste le caratteristiche dell’itinerario n. 61 che dall’altopiano scende nella valle del Tabeillon fino a Glovelier. Dal campeggio si può seguire lo stradello che passa alle cascine di Sous le Bémont, giungendo fin quasi alla stazioncina di Le Bémont: qui si va a destra, sullo stradello che pianeggia fra i campi, un po’ distante dalla ferrovia, fino a Pré-Petitjean: è la stazione del sovrastante Montfaucon, che ospita alcune locomotive a vapore. Traversati i binari, si continua sul viottolo che si snoda parallelo alla ferrovia: tra radure e saliscendi si raggiunge il Plain de Saigne, con un bel laghetto (riserva naturale). Una svolta a sinistra, poi a destra lo stradello asfaltato porta a La Combe, stazioncina con ristorante. Qui terminano i vasti panorami: si costeggia uno stagno e si entra in un valloncello, dove il sentiero corre vicino ai binari. Li si lascia soltanto per scendere a un bivio: qui si può continuare giù nel bosco, o risalire alla vicina stazioncina di Bollement da cui un sentiero ridiscende al tracciato principale presso un mulino. Superata una gola, si cammina sul fondo del vallone, costeggiando il torrente Le Tabeillon. Passati ai piedi di una rupe, si trascura il ramo in salita dello stradello, per continuare lungo il torrente fino al bivio della stazione di Combe Tabeillon. Qui termina il tratto più bello dell’itinerario (15 km, 4 ore) e gli escursionisti possono attendere il treno (fermata a richiesta). Ma si può continuare sullo sterrato, sulla destra del rio, lasciando in basso la cascina di Combe Tabeillon, per poi attraversare il torrente seguendolo fino alla segheria. Su asfalto si entra in Glovelier, raggiungendo la chiesa: i cartelli “gare” indicano la via per la stazione (un’ora e mezzo, 5 km). Il ritorno si fa sul treno, che guadagna quota grazie a un’inversione di marcia alla stazione di Combe Tabeillon e poi con un tornante: uscito sull’altopiano, procede più veloce fra le praterie verso Saignelégier.

Un’occhiata nei dintorni
Il viaggio di ritorno può prevedere un itinerario diverso. Da Saignelégier si va verso ovest, con una sosta al caseificio subito fuori città: qui si produce il tête de moine, un formaggio raro e prelibato. La strada continua tra pascoli e campi, toccando Montfaucon (parco ornitologico) e poi St-Brais, disposto su un costone ai margini dell’altopiano. La strada si abbassa fino a Glovelier, con la sua chiesa dal campanile romanico e le sue cascine che ospitano cavalli di razza. Si segue la strada per Delémont, svoltando subito a destra per Berlincourt. La via risale in un valloncello lungo il torrente Sorne fino a Undervelier, nota in passato per le sue fucine. Procedendo per una strada secondaria si entra nella valle di Soulce, borgo con un canale sopraelevato che portava acqua a un mulino. Tornati a Undervelier si continua verso le Gorges du Pichoux: conviene parcheggiare prima della gola, per osservare le falesie di calcare e la strettoia in cui strada e torrente si disputano il poco spazio. Oltrepassate le gole, il paesaggio ritorna agreste, toccando piccoli villaggi e l’imponente abbazia di Bellelay: l’attuale edificio è settecentesco, ma i monaci si installarono qui fin dal 1136. Lo scavalcamento di una collina permette di scendere infine a Tavannes, dove si lasciano le Franches-Montagnes.

PleinAir 314 – settembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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