Bianca Badia

Vi invitiamo sulle piste di fondo dell'Alta Val Badia, per ripercorrere con noi tre magnifiche escursioni alla portata di ogni appassionato della neve, in un luogo dove le strutture ricettive accolgono degnamente i turisti pleinair.

Indice dell'itinerario

La lunga parete occidentale del Sasso della Croce domina la Val Badia come una fortezza: da qualunque parte la si osservi è impressionante, ma lo è soprattutto dall’Ospizio di Santa Croce adagiato ai piedi dello spigolo del Monte Cavallo, la cui cima svetta 700 metri più in alto. Lì si apre un altopiano brullo, il Regno di Fanes, in cui si ambienta una delle più belle leggende di questi monti.Ad accendere la fantasia popolare è senza dubbio la bellezza del paesaggio, da favola soprattutto d’inverno quando la neve ammanta i paesi. I ladini le chiamano viles: sono i borghi rurali comprendenti i masi, antiche fattorie altoatesine costruite su terreni compresi tra i 1200 e i 1700 metri di quota. Nel Sudtirolo se ne contano circa 22.000, la metà dei quali “chiusi”, proprietà indivisibili che passano in eredità al figlio primogenito. In Alta Badia ne abbiamo visti di splendidi a La Val, un borgo raggiungibile per una stradina che si stacca sulla destra della statale per Brunico, all’altezza di Pederoa: in particolare il maso Pincia adagiato sulla rotabile diretta alla frazione di Cians, costruito a blockbau (intelaiatura a castello) con tronchi sovrapposti. A La Val e nelle frazioni vicine non ci sono impianti di risalita né locali alla moda: il viaggiatore viene accolto con sincera gentilezza, e vi è ancora possibile assaggiare lo ziger, tipico formaggio servito con cipolle tagliate a fette, olio, aceto e sale.

Un mondo antico
La cucina ladina è fatta di piatti semplici legati a prodotti stagionali: erbe, funghi, selvaggina, verdure dell’orto. Chi visita l’Alta Badia si rende conto che l’amore per le tradizioni è rimasto, e non solo in cucina. Durante le più importanti feste religiose la gente indossa ancora con orgoglio il costume ladino. In occasione del Corpus Domini a San Leonardo tutti partecipano al rito della processione e preparano piccoli altari da esporre lungo il tragitto. Il lunedì di Pasqua le ragazze da marito offrono uova colorate ai giovani pretendenti; nello stesso giorno c’è un gioco, il cufè i üs da Pasca: i due contendenti devono cercare di scalfire con i denti un uovo sodo.
I 9.000 abitanti della Val Badia difendono con orgoglio anche la loro lingua, il ladino: un idioma simile al romancio parlato nel Canton dei Grigioni in Svizzera. Il ladino è riuscito a resistere perché quest’angolo isolato delle Dolomiti non è stato stravolto dalle invasioni. Ma l’Alta Badia ha dimenticato l’isolamento dei secoli scorsi, e oggi è una delle mete turistiche preferite dai viaggiatori, in particolare d’inverno. Sono 130 i chilometri di piste larghe e ben battute: la più celebre è la nera Gran Risa del Piz La Villa che ogni anno ospita una gara di Coppa del Mondo.
Da Corvara e dagli altri paesi dell’Alta Badia si può iniziare il Sella Ronda, il Giro dei Quattro Passi (Gardena, Sella, Pordoi, Campolongo): 26 km senza togliere gli sci dai piedi. Una delle piste più panoramiche delle Dolomiti parte dal Monte Lagazuoi, sopra il Passo Falzarego: l’Armentarola scende ai piedi delle Cime di Fanes e dei Monti Conturines. E chi non ama sciare può scoprire il fascino della montagna camminando con le ciaspoles (racchette da neve), per meglio sintonizzarsi con la natura e scoprire le tracce dei camosci.

Tre escursioni da non perdere
Gli itinerari proposti vanno affrontati solo con neve ben assestata perciò mai dopo abbondanti nevicate. In ogni caso, quando vi allontanate dalle piste battute è sempre meglio portare l’ARVA (un apparecchio che facilita l’individuazione di una persona travolta da una valanga).

La pista Armentarola. Da San Cassiano risalite in direzione del Passo Falzarego, dopo alcuni chilometri sulla destra troverete l’Hotel Armentarola e un parcheggio. Da qui partono i pulmini che salgono la rotabile fino al Passo Falzarego. Dal passo, con la funivia, arriverete in prossimità della vetta del Monte Lagazuoi (2752 m). Vi consigliamo di salire al vicino Rifugio Lagazuoi (tel. 0436/867303), da cui i gode un panorama che spazia dal Gruppo di Fanes al Pelmo, dal Civetta alle Tofane, dalla Marmolada alle Cinque Torri. Tornati alla stazione di arrivo della funivia, vi consigliamo di scendere per la pista Armentarola, lunga 7 km e sempre perfettamente battuta. La discesa si svolge lungo una pista rossa, fattibile anche da sciatori medi. La parte iniziale è la più ripida, mentre il tratto compreso tra la Capanna Alpina (1726 m) e il campeggio Sass Dlacia è quasi pianeggiante. Dal campeggio, attraversata la strada per il Passo Falzarego, troverete una pianeggiante pista battuta. Dopo circa 1 km arriverete nei pressi del parcheggio dell’Hotel Armentarola e degli impianti di Piz Sorega.
Si può optare anche per un percorso fuoripista (difficoltà media, 1 ora), da affrontare solo con neve trasformata, che si snoda più a destra dell’itinerario sopra descritto. Scendete per 200 metri di dislivello; dove la pista si divide in due (da un lato si scende per l’Armentarola e dall’altro si torna al Passo Falzarego), lasciate la pista e attraversate in piano verso la Cima Scotoni. Dopo circa 10 minuti, mantenendosi sempre ai piedi della cima, si arriva all’omonimo laghetto. Attraversate per cinque minuti in leggera salita (tenersi sulla sinistra); arrivati a un ripido ma breve canale, scendetelo con prudenza (passaggio chiave). Dopo 200 metri il percorso si collega alla Pista Armentarola. Lungo questa si scende alla Capanna Alpina e al campeggio.

Boschi di Corvara. Da Corvara salite in direzione del Passo Campolongo e dopo 1 km e mezzo, sulla sinistra, trovate il parcheggio e gli impianti che salgono al Rifugio Utia Punta Trieste. Dietro alla seggiovia inizia un sentiero spesso battuto dalle motoslitte (1700 metri, indicazioni Rifugio Cherz). Proseguite lungo questo in direzione sud; dopo 45 minuti di cammino, ad un bivio girate a sinistra (indicazioni per il rifugio) e continuate in salita. Man mano che si sale, il bosco si apre lasciando vedere il Rifugio Cherz (2082 metri, 2 ore di cammino senza difficoltà, circa 400 metri di dislivello; tel. 0436/79270). Prima di tornare a valle per lo stesso itinerario, vi consigliamo di raggiungere la sommità di un colle, posto a sud del rifugio (30 minuti). Da questa propaggine, la più alta dell’Altopiano Ru de Mont, si ha una bella vista verso il Sella, la Marmolada e il Col di Lana. Per tornare al parcheggio è necessaria circa un’ora di cammino.

Il Sasso della Croce. Da Pedraces andate in direzione della frazione di San Leonardo; dopo poco c’è la seggiovia che sale all’Ospizio di Santa Croce. Gli impianti salgono a 2045 metri di quota, poco sotto alla chiesetta e all’ex ospizio (oggi rifugio, tel. 0471/839632), posto ai piedi del Sasso della Croce. Questa parete, lunga più di 6 km, culmina con il Cavallo battezzato così per le striature che ricordano la criniera dell’animale. Dal rifugio inizia il tracciato marcato con il segnavia n. 15, che attraversa verso sud sotto la parete del Sasso della Croce. Si scende senza difficoltà prima su terreno aperto, poi nel bosco con larici e abeti. A quota 1740, dirigetevi sulla destra (segnavia estivo n. 12) fino ad arrivare in prossimità dell’abitato di La Villa (1420 mt, circa 640 di dislivello in discesa). Arrivati alla strada asfaltata continuate sulla destra fino alla statale 244, dove passa lo skibus o l’autobus di linea per Pedraces (circa una corsa all’ora, per informazioni chiamare il Numero Verde 167-846047). L’escursione, priva di difficoltà tecniche, richiede circa 2.30-3 ore di cammino.

PleinAir 319 – febbraio 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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