Bella vita in provincia

Ricca di storia e con una vivacissima temperie culturale, Utrecht è il caposaldo di un percorso che consente di scoprire un'Olanda meno conosciuta, fra villaggi tradizionali, monumenti singolari e attrazioni naturalistiche inconsuete. Il tutto a due passi dalle metropoli del Mare del Nord e con una fitta rete di servizi e strutture per il soggiorno all'aria aperta.

Indice dell'itinerario

I parchi, le dighe, le lunghe passeggiate in bicicletta, i mulini a vento, il museo di Van Gogh e naturalmente Amsterdam, Rotterdam, L’Aja: per chi non è mai stato in Olanda, sono queste le voci principali in un’ipotetica stesura preliminare dell’itinerario. Tutto giusto, compresi i mulini (che sono perlopiù diventati attrazioni turistiche ma continuano a piacere un po’ a tutti). E se invece venisse la voglia di scoprire qualcosa di diverso? Così è successo a noi dopo aver visitato il paese più di una volta, tanto da spingerci a dedicare una nuova puntata alla provincia di Utrecht. Certo, qui non si può fare a meno di appoggiarsi ai campeggi visto che quasi ovunque la sosta libera è vietata nelle ore notturne, ma i costi sono decisamente moderati e le attrezzature di prim’ordine, come si conviene a una terra in cui il pleinair è la forma di turismo prediletta dalla maggioranza della popolazione.

Vista dall’alto
Dall’Italia si raggiunge Utrecht in tutta comodità, praticamente senza mai uscire dall’autostrada: un viaggio non breve (un migliaio di chilometri da Milano) ma di modesto impegno alla guida. All’arrivo siamo dunque pronti a scoprire subito questa antica e piacevolissima città, famosa per il suo centro universitario le cui origini si fanno risalire addirittura al VII secolo, quando il monaco Willibrord fondò una scuola di studi superiori per i giovani nobili e per chi voleva affrontare la carriera ecclesiastica.
Nonostante il pomeriggio di pioggia, non infrequente da queste parti anche d’estate, le strade sono affollate di studenti che passeggiano lungo i canali del centro storico, l’Oudegracht e il Neuegracht. I tetti delle case sono sormontati dall’imponente campanile del duomo, che rappresenta un utile punto di riferimento: basta seguirlo e ci si ritrova puntualmente nel cuore di Utrecht. Ma i negozi e i musei chiudono presto, e già alle sei di sera le strade sono quasi deserte. Chiediamo informazioni ai pochi passanti su come trascorrere la serata, e per caso incontriamo due giovani olandesi che hanno avuto un’idea veramente originale: dopo aver acquistato un vecchissimo camper l’hanno completamente ristrutturato in stile nautico e ogni anno compiono lunghissimi viaggi in giro per l’Europa a bordo di questo veicolo di legno che ricorda una barca con le ruote. D’estate invece lo parcheggiano nel giardino di casa e lo adibiscono a bed&breakfast: ci mostrano con grande orgoglio la loro creazione, poi ci invitano per un aperitivo.
Il giorno dopo ci svegliamo con il sole e una temperatura veramente insolita per queste latitudini, 28 gradi, fra le più alte degli ultimi decenni. Invogliati dalla bella giornata, ci incamminiamo di nuovo verso il duomo che mostra una particolarità architettonica poco comune, ovvero il campanile separato dal corpo di fabbrica, come in alcuni esempi dell’Italia settentrionale e della Provenza; ma qui l’edificio principale risulta tronco e disposto in una posizione illogica. Cerchiamo di capirne il motivo rivolgendoci all’ufficio turistico che si trova sulla piazza, e scopriamo che la chiesa subì un terribile crollo nel 1674 a seguito di una tempesta che distrusse la navata centrale. Fu deciso però di non ricostruire ciò che era andato perduto e di lasciare la torre campanaria dov’era in origine, dando prova di quella praticità che caratterizza il temperamento olandese. Facendo appello a tutto il nostro coraggio, affrontiamo i 479 scalini del campanile che salgono a un’altezza di 70 metri: l’impegnativa ascesa è allietata da un museo delle campane ospitato nei piani intermedi della torre dove i visitatori, soprattutto i bambini, sono invitati a suonare bellissimi carillon e un’enorme campana di bronzo con un martello di gomma. Giunti finalmente in cima, il poco fiato rimasto è mozzato dalla spettacolarità della vista: tutta la città è ai nostri piedi, mentre a nord si riesce a intravvedere Amsterdam (che dista una trentina di chilometri) e la mancanza di rilievi nel paesaggio dà l’impressione di poter osservare tutta l’Olanda come su una gigantesca mappa. In più, sopra le nostre teste gravita il gigantesco meccanismo che fa suonare le campane, al cui movimento musicale si può assistere a orari fissi.
Tornati al livello del mare – l’altitudine ufficiale è di un metro, come del resto nella maggior parte dell’Olanda – ci dirigiamo verso l’Oudegracht, lungo il quale moltissimi locali e ristoranti si affacciano direttamente sull’acqua. A due passi dal placido canale assaggiamo una delle specialità della gastronomia olandese, un pannenkoek impastato con le mele e servito con sciroppo di zucchero di canna, pancetta e zucchero a velo: un insieme dal gusto singolare, che accompagniamo con un buon bicchiere di birra Amstel prima di riprendere la nostra passeggiata, dedicandoci questa volta allo shopping. Utrecht vanta un’infinità di bei negozi in cui si trova di tutto, dall’abbigliamento moderno al vintage, dall’etnico all’antiquariato, ma il pezzo forte è sicuramente costituito dal design e dall’arredamento per la casa e il giardino, con una miriade di oggetti d’ogni tipo, dimensione e prezzo: un passatempo che può far trascorrere piacevolmente anche una mezza giornata. E tra le mille botteghe e i ristoranti che offrono cucina di ogni parte del mondo si incontrano di continuo showroom, laboratori di artisti ed esposizioni di opere interessanti e dal gusto raffinato.
Ancora un paio di giorni sono necessari per dedicarsi al rinomato quartiere dei musei, contiguo al centro e facilmente raggiungibile a piedi o in bicicletta, il mezzo che qui va per la maggiore. Come prima tappa scegliamo, in Erasmuslaan 9, la Rietveld Schröderhuis che prende il nome da chi la disegnò e dal suo committente: il celebre architetto Gerrit Rietveld e Truus Schröder, colta e benestante signora che collaborò largamente al progetto. L’edificio, costruito nel 1924, presenta linee fortemente squadrate che seguono i canoni del movimento artistico De Stijl (cui appartenne anche Piet Mondrian) ed è un concentrato di quello che la proprietaria chiamava “il lusso della frugalità”. Torniamo quindi in pieno centro per visitare, in Steenweg 6, il Museum Van Speelklok tot Pierement, un’incredibile raccolta di carillon, orologi meccanici, organi di Barberia e altri curiosi strumenti musicali, che datano a partire dal 1480. Dopo una breve passeggiata approdiamo al complesso del Centraal Museum e della casa di Dick Bruna, in Nicolaaskerkhof 10. Il primo è il più antico museo olandese, con una bellissima collezione di dipinti del Medioevo e del Rinascimento caravaggesco, ma anche opere contemporanee e installazioni di grande effetto. La seconda tappa è invece dedicata al disegnatore e illustratore nato a Utrecht nel 1927 (il suo personaggio più noto è la dolce coniglietta Miffy) ed è pensata soprattutto per i più piccoli: uno spazio creativo e giocoso dove la fantasia può svilupparsi senza freni, e anche noi ci scrolliamo qualche anno dalle spalle.
Il campanile del duomo ci fa nuovamente da guida per raggiungere, al civico 106 di Lange Nieuwstraat, il museo dell’Università di Utrecht. Oltre a consistenti raccolte di antichi strumenti chirurgici e ad uno spazio dove sperimentare dal vivo alcuni principi scientifici, da non perdere è il meraviglioso giardino botanico. Al centro del parco si trova una grande serra con una vasca nella quale è ospitata un’impressionante Victoria Amazzonica, una ninfea dalle dimensioni eccezionali che costituisce il vero orgoglio del locale dipartimento di botanica e la cui crescita si può osservare giorno dopo giorno grazie al sito Internet dell’ateneo. Vale una visita anche il negozio, che invece dei soliti souvenir offre molti interessanti oggetti ispirati alla ricerca scientifica. Prima di lasciare la città visitiamo infine le Poste Centrali, con sede in un’imponente costruzione in stile Bauhaus che presto diventerà un museo.

Memorie napoleoniche
Riguadagnato il mezzo ci dirigiamo verso Soest, una decina di chilometri a nord-est (se non si vuole passare per i sobborghi di Utrecht si può prendere la A27 in direzione Hilversum, quindi la A1 in direzione Apeldoorn e uscire proprio a Soest). La cittadina in sé è di scarso interesse turistico, ma da qui si raggiunge facilmente un sito naturalistico di eccezionale bellezza, le Soesterduinen, area protetta che tutela enormi distese di sabbia bianca trasportata dal vento nell’entroterra: un piccolo paradiso per trekker, cavallerizzi, famiglie e ciclisti. L’accesso è segnalato da cartelli, ma consigliamo di lasciare il camper prima che la strada diventi troppo stretta, proseguendo con i mezzi alternativi a disposizione oppure a piedi. Una passeggiata di poco più di un’ora sotto un bel sole ci fa rendere conto della singolarità del paesaggio. Poco lontano, verso la località De Birkt, un’imponente colonna di granito nero dedicata al principe d’Orange ricorda la sua vittoria su Napoleone durante la battaglia di Waterloo, mentre tutt’intorno ruminano placidi bovini ignari della storia d’Europa.
Ironia della sorte o, per l’appunto, della storia, a pochi chilometri si trova un altro monumento che ricorda l’età napoleonica, ma dal punto di vista contrario. Incuriositi da una dicitura sulla cartina, proseguiamo infatti per Austerlitz: visto che qualche anno fa abbiamo visitato l’omonima città morava puntiamo senz’altro sulla nuova destinazione, situata in pieno polder (da Soest si prendono la N221 e poi la N227 per Maarn e Doorn, svoltando sulla N224 dopo circa 5 chilometri). Il minuscolo paese è gemellato con la Austerlitz della battaglia, la moderna Slavkov u Brna della Repubblica Ceca, e deve ovviamente il nome alla vittoria napoleonica: l’Olanda a quell’epoca era sotto il dominio francese e il piccolo centro fu così battezzato a fini propagandistici. Lungo la strada sorge la Piramide van Austerlitz (interessata da lavori di risistemazione al momento della nostra visita): fu fatta costruire da Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone e a quell’epoca re d’Olanda, per celebrare i fasti imperiali.
La vicina Amersfoort, seconda città della provincia, si raccoglie intorno all’Hof, la piazza principale sorvegliata da un altissimo campanile e popolata da ristoranti, negozi, artisti di strada e volti resi allegri dalla birra. Qui nacque Piet Mondriaan, del quale si può visitare la casa natale oggi adibita a museo delle arti plastiche. Passeggiando per il centro di evidente impianto medioevale avremo inoltre occasione di ammirare le muurhuizen, le tipiche case in mattoni risalenti a cinque secoli fa, tuttora abitate e perfettamente conservate.
Ripresa la A1 per Hilversum, la lasciamo quasi subito a Bunschoten per portarci sull’Eemmeer a Spakenburg, un delizioso villaggio di pescatori dove è ancora possibile incontrare, lungo il canale pieno di barche ormeggiate nell’animato porticciolo, donne che indossano il tradizionale klederdracht. Sempre in pieno centro e proprio di fronte all’ufficio turistico, in Oude Schans 47, si trova il Museum ‘T Vurhuus, nel quale è esposta una piccola collezione di abiti antichi.

Il regno del silenzio
Viaggiare in questa regione è particolarmente piacevole: distanze molto ridotte, poco traffico, automobilisti cortesi e strade comode (ma attenzione a rispettare i severissimi limiti di velocità). Decidiamo così di spostarci a nord-ovest di Utrecht raggiungendo Vinkeveen, tranquillo paese con curate abitazioni e giardini rigogliosi, che sorge in una zona solcata da decine di piccoli canali. Sono luoghi che trasmettono una sensazione di pace, scandita dalle imbarcazioni che scivolano silenziose mentre i ponti si alzano al loro passaggio. A poca distanza, tornando brevemente verso Utrecht, c’è la graziosa cittadina di Breukelen (che ha dato il nome al distretto newyorkese di Brooklyn) dove ogni venerdì si tiene un variopinto mercato in cui consigliamo di assaggiare il salmone affumicato, le aringhe e il pesce fritto, tutto consumato rigorosamente in piedi.
Seguendo il corso del fiume Vecht, che qui si snoda a brevissima distanza da ampi bacini denominati Loosdrechtse Plassen, saliamo a Vreeland, dove abbiamo quasi paura di far rumore o di parlare ad alta voce: la serenità di questi luoghi è irripetibile, pare davvero di essere sospesi nel tempo e nello spazio. Visitiamo il De Willigen Logies, un centro turistico gestito da una famiglia di agricoltori e casari, dove è possibile acquistare il formaggio di loro produzione. La struttura, ospitata in antiche case dai tetti di paglia, offre anche un comodo servizio di noleggio natanti per chi volesse avventurarsi in una gita sul fiume, che scorre a pochi passi dalle camere a disposizione dei clienti.
In questo magico angolo d’Olanda l’unico consiglio è di non avventurarsi lungo le stradine con il proprio camper, specialmente se di grossa stazza, perché spesso non c’è spazio sufficiente nemmeno per l’incrocio di due autovetture: ce ne accorgiamo transitando sulla stretta strada verso Nederhost der Berg, in direzione nord. Intorno a noi tutto tace e fra i mulini che punteggiano la campagna cavalli, mucche e cicogne ci osservano senza mostrare fastidio.

Un pezzetto d’Olanda
L’estremità settentrionale del nostro itinerario è rappresentata da Weesp e da Muiden, bei villaggi di pescatori in prossimità dell’IJmeer. Come al solito, in luogo del corso c’è un grande canale affollatissimo di barche, cariche di gente che festeggia l’assolata domenica. Non perdiamo l’occasione di uno spuntino a base di wafel, che qui come altrove riempiono le strade con il loro profumo: due strati di cialda cotta su una piastra, con ripieno di morbido caramello, sono l’ideale per affrontare una lunga passeggiata.
Tornati in prossimità di Utrecht visitiamo il castello De Haar nei pressi del villaggio di Haarzuilens, facilmente raggiungibile tramite l’autostrada A2. L’impianto originario risale al XIV secolo, ma dopo alterne vicende l’edificio fu distrutto e abbandonato alla metà del ‘600. Solo nel 1887 il barone van Zuylen, sposatosi con una delle figlie del banchiere Rotschild, decise di ricostruire la casa avita chiamando l’architetto Cuypers, che già si era affermato come progettista del Rijksmuseum e della stazione centrale di Amsterdam: il risultato è un edificio neogotico a dir poco sfarzoso e di dubbio gusto, per la cui realizzazione fu abbattuto il villaggio preesistente di cui rimane solo la chiesa, usata come cappella. Le fattorie rase al suolo vennero ricostruite un chilometro ad est, e andarono a formare l’odierno centro di Haarzuilens. Il vasto parco del castello, percorso da canali lungo i quali è possibile passeggiare, scattare foto e rilassarsi all’ombra degli alberi, è più interessante degli interni, che comunque ospitano una bella collezione di vasi orientali di cui il barone andava fiero.
Il viaggio volge al termine, ma prima di riprendere la via del ritorno deviamo di una quarantina di chilometri sulla A12 per raggiungere Gouda, unica tappa al di fuori della provincia di Utrecht, che si rivela una città molto piacevole e animata. Rimaniamo impressionati dall’ampia piazza che si apre all’improvviso fra le strette viuzze del centro storico: qui sorge il grande edificio gotico della Stadhuis, la sede comunale, con un notevole orologio meccanico e un’enorme pesa pubblica sulla facciata anteriore; poco distante Sint Janskerk, la chiesa di San Giovanni. Perfetta conclusione della visita, l’acquisto di una generosa porzione del celebre formaggio locale in una versione stagionata che non conoscevamo, dal sapore intenso e aromatico: un modo effimero ma gustoso per riportare a casa un pezzetto d’Olanda.

Testo e foto di Alberto Dati


PleinAir 441 – Aprile 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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