Bastia, capitale di Levante

Di origine ed evidenti caratteri genovesi, Bastia è il principale porto commerciale della Corsica. Ma anche un interessante patchwork urbanistico.

Indice dell'itinerario

A Bastia la sosta si basa in genere su parcheggi a pagamento diurno lungo le strade per una durata massima di due ore. Il parcheggio Saint Nicolas, parallelo al lungoporto, invece non prevede limiti di tempo, con tariffe che per 24 ore ammontano a circa 10 euro. Sosta gratuita e senza limitazioni di durata abbiamo però rilevato nella zona del porto turistico (subito a destra uscendo dal porto di sbarco) e intorno al Porto Vecchio, luogo di forte richiamo anche per i bastiesi con il suo sapore marinaro, i ristoranti e i bistrò in parte aperti anche fuori stagione. E’ qui, ad esempio, che si può ordinare una buona zuppa di pesce all’uso locale. Poiché il Porto Vecchio è un valido punto di riferimento per visitare, naturalmente a piedi, le cose interessanti della città conviene se possibile posteggiare qui, percorrendo il semicerchio degli approdi fino al termine, dove abbiamo spesso notato dello spazio disponibile.
Sembrerebbe impossibile che fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando si cominciò a pensare a un nuovo bacino, nel Porto Vecchio trovassero approdo anche le navi mercantili. Il suo fondale da teatro è una cortina continua di alte case alla cui destra un labirinto di carrugi, archi, sottopassaggi sale alla piacevole Piazza del Comune, con il mercato e su un lato i forniti banchi del pesce.
Dominante su tutto l’altura scoscesa su cui poggia la Cittadella, detta anche Terranova, da poco restaurata. Per raggiungerla bisogna salire per alcune rampe o per qualcuna delle ripide strade in un patchwork di facciate pittoresche quanto degradate, e imboccare la porta settecentesca che attraversa i bastioni. Nel Quattrocento, quando i governatori genovesi decisero di abbandonare la vecchia e mal difendibile sede di Biguglia, più a sud, la bastiglia della Terranova (di qui il nome Bastia) nacque secondo un razionale piano regolatore che affiancava al palazzo fortificato la regolare scacchiera di un quartiere d’abitazioni; in basso l’approdo. Il governatore aveva dimora nel grande torrione circolare. La scelta di un sito ben protetto mostrò la sua efficacia in varie occasioni legate anche al carattere ribelle delle popolazioni e alla durezza del dominio genovese. Nel 1730, ad esempio, in seguito alle usuali questioni di tasse, qualche migliaio di abitanti dell’interno si rivoltò causando in Bastia incendi e saccheggi. Parte dei cittadini della Terravecchia, i quartieri bassi, fuggirono nell’isola di Capraia ma la Cittadella non subì danni e il governatore riprese il controllo della situazione. La piazzetta che fa da cerniera tra il palazzo, il palazzetto dei Nobili Dodici e il borgo è l’angolo più ricco di carattere della Terranova, ma merita anche una passeggiata il vecchio cammino di ronda. Belle vedute su Terravecchia e il Porto Vecchio si godono dal palazzo, che ospita oggi un museo dove la storia si alterna all’etnografia, all’archeologia, alla geologia dell’isola. In uno slargo della Terranova ecco infine Santa Maria, da quattro secoli cattedrale cittadina. Nel ricco interno di gusto italiano spicca la figura dell’Assunta che viene annualmente portata in processione, riscuotendo a Bastia una venerazione non inferiore a quella del miracoloso Crocifisso nero ritrovato in mare da alcuni pescatori e conservato in una cappella alle spalle della cattedrale.Gli assi del quartiere ottocentesco sono paralleli al litorale. Il più importante è il Boulevard Pasquale Paoli, che è anche il trafficato corso dei negozi. E parallela al mare, al quale si affaccia, è anche la lunga Piazza Saint-Nicolas, ombreggiata da platani e palme e orlata dai tavolini di numerosi caffè, preferito punto d’incontro dei bastiesi. Tanto grande che ci potreste atterrare con un piccolo aereo. Vi campeggia anche un marmo di Napoleone in tenuta da imperatore romano che ha una curiosa origine. Alcuni funzionari del Comune di Bastia, incaricati di commissionare una statua di Napoleone, visitarono a Firenze lo studio dello scultore Lorenzo Bartolini che per altri scopi aveva da poco ultimata una statua di Cesare Augusto. Per gli inviati, tanto più che il monumento era già bello e pronto, fu la soluzione ideale, e poco dopo l’Augusto-Napoleone poteva approdare a Bastia.

In bici alla canonica
Percorrendo una trentina di chilometri a sud di Bastia si raggiunge la città romana di Mariana (prese il nome dal console Mario, ai cui veterani furono assegnate delle terre da coltivare). Era prossima alla foce del Golo, al cui interno la flotta ebbe un approdo. Ma venne il tempo della decadenza e le invasioni dei barbari e, più tardi, le razzie saracene resero precaria la vita nella piana e sul litorale flagellato anche dalla malaria. Comunque, fu proprio dove i resti di Mariana si mescolano a quelli di un battistero coi suoi mosaici e di una basilica paleocristiana, più volte ricostruiti, che il romanico pisano lasciò una delle sue più belle realizzazioni in Corsica. Isolata nella pianura, la chiesa detta la Canonica, del 1100, eleva purezza e semplicità di forme e gli amabili leggeri cromatismi della sua pietra. La chiesa fu cattedrale dei vescovi di Mariana, che seguirono i successivi spostamenti del baricentro amministrativo trasferendosi due secoli dopo a Biguglia e infine nella Cittadella. A meno di mezzo chilometro, per una stradina poco a ovest della Canonica, si può raggiungere un’altra chiesa isolata, San Parteo, che sarebbe originaria del V secolo con rifacimenti successivi. Ma il restauro, purtroppo, non esitò a rimpiazzare con il cemento le parti mancanti dell’edificio.
La Canonica è meta eccellente per una passeggiata in bici piacevole e non faticosa. Dopo essere usciti da Bastia di qualche chilometro in direzione sud, occorre prendere la strada che si stacca sulla sinistra per continuare lungo il litorale. Questa variante, poco trafficata, dispone per di più di una recente pista ciclabile. Si attraversa il bell’ambiente naturale della sottile lingua di terra tra il mare e lo stagno di Biguglia, rifugio di numerose specie di uccelli. Per sfuggire al traffico in uscita dalla città converrebbe mettere a terra le bici solo dopo aver posteggiato il mezzo nel parcheggio agli inizi della litoranea.

PleinAir 330 – gennaio 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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