Azzorre, le isole dei colori

Perse nel cuore dell’Oceano Atlantico, pressoché equidistanti fra Europa e America, le isole Azzorre sono una destinazione a misura di famiglia, fra storia, sapori, vulcani e una natura esuberante e protagonista

Indice dell'itinerario

Compariva puntuale ogni sera prima del telegiornale e con la sua bacchetta il colonnello Edmondo Bernacca introduceva il pubblico ai segreti di isobare, millibar, cicloni e anticicloni, dei quali il più atteso era appunto quello delle Azzorre, capace di portare tempo stabile e soleggiato sulla nostra penisola. Ero bimbo, e stavo lì, davanti al televisore, cercando di immaginare quale fantastico paese, comunque invisibile sulla lavagna nera del colonnello, potesse generare tanto beneficio per le mie estati di passeggiate e giochi all’aria aperta.

Gli anni passano, gli anticicloni si susseguono – anche se a quanto pare non sono più quelli di una volta – ma il tarlo delle Azzorre resta, fino a che, una quarantina di anni più tardi, si prende la famiglia, si sale su un aereo e ci s’imbarca per andare a scoprire se queste nove isole lontane nell’oceano sono così belle come i sogni di un bambino immaginavano.

São Miguel
São Miguel

Alla ricerca di Atlantide

Ritenute ciò che rimane del mitico continente di Atlantide, le Azzorre non sono poi così distanti: tre ore di volo per Lisbona e un altro paio per Ponta Delgada, la capitale dell’arcipelago. E la tappa intermedia, oltre a permettere la sosta in una delle più affascinanti città europee, aiuta anche a gestire meglio un eventuale viaggio con i bimbi. Sì, perché le Azzorre sono sicuramente una destinazione a misura di famiglia, grazie a un contesto territoriale eterogeneo ma sufficientemente limitato da consentire una vacanza rilassante, coniugando il desiderio di terre incognite dei più grandi con le piccole esplorazioni e i giochi dei più piccoli.

Questo paradiso naturale dai molteplici colori e dai vasti orizzonti è composto da nove isole vulcaniche, l’una diversa dall’altra e tutte in grado di proporre scenari di grande bellezza, tra il fascino del mare aperto e delle nere scogliere, degli antichi crateri occupati da laghi smeraldini e delle passeggiate immersi in una natura esuberante e incontaminata, che ricorda le foreste equatoriali quanto a stratificazione e complessità, ma sempre facilmente raggiungibile ed esplorabile a piedi.

Isole quindi da visitare senza fretta al ritmo del tempo naturale, perdendosi fra le cantine dei vecchi borghi marinari, le rugginose brughiere dell’interno e gli alti sentieri su scogliere lanciate nell’oceano.

La capitale Ponta Delgada
La capitale Ponta Delgada

São Miguel, tutto in una

L’isola principale delle Azzorre è anche la più grande e il passaggio obbligato da Lisbona ricorda che questo arcipelago è comunque una regione autonoma del Portogallo. L’oceano l’avvolge per migliaia di chilometri, donando una sensazione di isolamento subito contraddetta dalle luci, dalle automobili, dai negozi dalle vetrine un po’ demodé di Ponta Delgada, la sua graziosa capitale. Ma la vita dei nativi si dipana tranquilla, rilassata, come si conviene a chi trascorre un’esistenza propria, lontana dall’America e dall’Europa.

Il panoramico lungomare chiude un intricato tessuto di viuzze acciottolate dagli stretti marciapiedi a mosaico. Case basse, tetti in cotto, facciate imbiancate che rivelano qua e là qualche decorazione, alcuni azulejos e gli immancabili balconi in ferro battuto, tipici di uno stile barocco coloniale più proprio delle Americhe. Ponta Delgada è una città da vivere a piedi, spingendosi verso nord fino al Forte de São Bras, costruito nella metà del ‘500 per proteggere la città dagli attacchi dei pirati, ma che difese anche la neutralità portoghese durante la Seconda Guerra Mondiale; e poi al suo interno, nel rigoglioso parco Antonio Borges, ricco di essenze tropicali fra cui il fantastico e poderoso ficus dalle radici aeree e sporgenti. E in effetti l’atmosfera di questa cittadina, i suoi ritmi, i suoi colori ricordano più un abitato sudamericano che europeo.

São Miguel, la piacevole cittadina di Ribeira Grande
São Miguel, la piacevole cittadina di Ribeira Grande

Ma la ricchezza di quest’isola rigogliosa, che alcuni scorci fanno somigliare a una Svizzera con vista sul mare, si scopre allontanandosi dalla città con uno dei rari autobus o noleggiando una vettura, per scoprire un entroterra di pascoli tagliato da un’infinità di muretti a secco che squadrano la terra e da migliaia di ortensie che bucano la lava. È un susseguirsi ininterrotto di case rurali intonacate di bianco e di piccoli borghi prima di giungere a Ribeira Grande, antica cittadina sulla costa settentrionale, con il palazzo comunale e la grande chiesa di Nossa Senhora da Estrella che dominano l’abitato e una sconfinata spiaggia battuta dai marosi, dove i bimbi si possono giustamente scatenare.

La scoperta dell’isola continua verso occidente, attraverso il suo lussureggiante interno fino ai 580 metri del Miradouro Vista do Rei, dove lo sguardo si spalanca sul magico mondo della Caldeira das Sete Cidades. Il vasto e verdeggiante cratere dalle ripide pareti strapiombanti è occupato da due laghi combacianti che prendono il nome dal colore delle loro acque: la Lagoa Verde e la Lagoa Azul. Una carrareccia incastrata sull’affilato bordo occidentale del vulcano permette una rilassante passeggiata di dieci chilometri, fra vivaci fioriture di ortensie e di sterlizie, che qui crescono come da noi la gramigna, e con alterne vedute sullo smeraldo dei laghi e il blu dell’oceano, lungo una discesa quasi ininterrotta capace di condurre beati anche i più piccini verso l’abitato di Sete Cidades, in bella posizione sul fondo del cratere proprio sugli specchi d’acqua.

Sao Miguel, uno dei tanti sentieri a picco sull’oceano
Sao Miguel, uno dei tanti sentieri a picco sull’oceano

Dopo la parte occidentale, da Ponta Delgada ci si dirige alla scoperta del lato opposto dell’isola. Da non mancare una visita alla Chà Gorreana (www.gorreana.org), l’unica piantagione di tè europea che dal 1883 si dedica a tale attività conservando le tecniche più tradizionali di coltivazione, e a seguire alle cascate e al sistema di mulini ad acqua di Ribeira dos Caldeiroes, intervallando soste ai vertiginosi miradouro, punti panoramici con tavoli e muretti alti sulle scogliere in un lussureggiante contorno di ortensie.

E poi via attraverso il selvaggio Nordeste, paradiso del trekking, su strade simili ai sentieri di un orto botanico per la varietà di colorate essenze floreali che le contornano, verso la Valle di Furnas e il suo lago. L’omonimo abitato è immerso nei vapori solforosi del parco geotermico, dove si può scegliere un bagno nelle piscine di acqua sulfurea o una passeggiata fra sorgenti di acque minerali e ampie caldere ribollenti, dove quei buontemponi dei locali preparano anche pannocchie lesse e un piatto tipico chiamato appunto cozido caldeiras das Furnas: una pignatta di carne e verdure dall’aroma caratteristico cotta nelle sorgenti sulfuree.

È tempo di rientrare a Ponta Delgada, non prima però di una sosta alla Plantação de Ananases Arruda, appena fuori della città, per assaporare questi piccoli e gustosi frutti dell’isola.

Pico
Pico

Pico, l’isola delle balene

Il piccolo turboelica sorvola le cento miglia di Atlantico verso l’isola di Pico, quando dalle nubi emerge imponente il cono vulcanico di 2.351 metri che da il nome all’isola e che a oltre 1.600 chilometri dalla terraferma è anche la più elevata vetta del Portogallo. E dall’alto si apprezza il complicato sistema di intricati muretti di scura pietra lavica, destinati a proteggere le piante dai venti impetuosi dell’oceano e al contempo a catturare il calore del sole per consentire maturazioni altrimenti impossibili. Pico si presenta così, nera, lavica, rocciosa e battuta da venti e marosi, esprimendo appieno la natura di questi “monti di fuoco, vento e solitudine”, come li descriveva nel Cinquecento uno dei primi viaggiatori portoghesi che vi sbarcò.

La campana della chiesa batte lontana sette rintocchi nel piccolo abitato costiero di Madalena quanto agguantiamo un pulmino Volkswagen e ci lanciamo alla scoperta degli stupefacenti scenari di quest’isola di ruvida e selvaggia bellezza. La costa nord, ventosa e meno esposta al sole, è più aspra, meno rigogliosa di vegetazione e con un mare che senza requie spazza le sue rocce laviche alzando alte torri di schiuma. Traversiamo una serie di piccoli borghi in pietra nera calcinata, in un contrasto esaltato dalla limpida luce atlantica. Lajido, São Roque, Santo Amaro, puliti, ordinati e deserti: ancora con gli scivoli per calare in acqua le lance per la caccia alla balena e con le botti, i tini, i torchi per la produzione del vino che ora è la nuova ricchezza di questa terra.

Ci inoltriamo in un paesaggio di bassi vigneti attorniati da contorti baluardi in pietra lavica. Qualche miradouro si affaccia alto sull’Atlantico con alberi che si protendono come braccia verso l’azzurro e siamo all’estrema punta orientale dell’isola, sorvegliata dal massiccio faro di Ponta da Ilha, luogo adatto per far scatenare i bimbi mentre i grandi si godono il sole della scogliera. Siamo di nuovo in marcia e non appena affrontiamo il versante meridionale il paesaggio cambia, si fa più rigoglioso sopra un mare blu meno spazzato dal vento.

Pico
Pico

A Calheta de Nesquim c’è un piccolo museo con le barche, gli strumenti della caccia alla balena, le foto degli ultimi balenieri: volti dai tratti aspri, segnati dal vento e dalla fatica, ma estremamente vivi. Abbandoniamo la costa e ci inerpichiamo verso la montagna in un ambiente punteggiato da intense fioriture di ortensie che presto lasciano il posto alla brughiera, con pietre muscose e contorte essenze arboree. La Lagoa do Capitão, sotto un cielo plumbeo, e in breve siamo ai 1.223 metri di Cabeço das Cabras, dove inizia il sentiero per la grande montagna.

Una vertiginosa discesa fra leprotti e piante che da noi vivono in appartamento riporta verso la costa e al ventoso abitato di Lajes, piccola piacevole cittadina da dove partono i tour di avvistamento di balene e delfini; senza dimenticare il pittoresco museo dedicato alla caccia al grande cetaceo, antica attività economica oggi riconvertita in attrazione turistica. Un’ultima sosta fra i muretti a secco dei vigneti permette di fare incetta di fichi e grappoli, con gran divertimento dei bambini, e la sera due pesci boca negra sapientemente cucinati concludono degnamente la giornata, insieme a una bottiglia di bianco Frei Gigante.

Horta, alcuni dei murales che decorano il porto
Horta, alcuni dei murales che decorano il porto

Faial, crocevia del mondo

Appena mezz’ora di mare ventoso e agitato separano Pico dall’isola di Faial, con una navigazione allegra in grado di divertire i bimbi. A dispetto delle ridotte dimensioni dell’isola, Horta è una città ampia e strutturata, affacciata su due baie naturali (tra le quali la famosa Porto Pim citata dallo scrittore Antonio Tabucchi) protette dal promontorio vulcanico della Caldeira do Inferno. Questa posizione ne ha fatto per secoli un approdo privilegiato nelle rotte marine e il porto è ora pieno delle barche a vela di chi per censo o scelta di vita può permettersi di navigare attraverso l’Atlantico, dalle coste di tutt’Europa, dal continente americano e dai Caraibi.

E prima di prendere il mare è usanza di buona sorte lasciare un murales sui bastioni del porto, che quindi è letteralmente tappezzato di disegni, con date e nomi, equipaggi e navi, in un multicolore caleidoscopio di storie. E poi c’è la rilassata e cosmopolita marina di Horta, con la fortezza di Porto Pim, lo storico Caffè Peter, punto d’incontro dei marinai di mezzo mondo che qui lasciano i loro messaggi sorseggiando un gin tonic, e gli splendidi azulejos della chiesa di São Salvador, prima di gustare un arroz doce (riso cotto nel latte con cannella) o di una serata davanti a un bicchiere di rosso Basalto, scaldato dalle note struggenti del fado.

Terceira, il pittoresco borgo di São Mateus da Calheta
Terceira, il pittoresco borgo di São Mateus da Calheta

Terceira, l’isola della storia

L’odore del grasso, della nafta, la salsedine che si mischia al fumo, quei sentori di nave che entrano nell’anima la prima volta che si prende il mare e che non si dimenticano più. Terceira è raggiungibile con un grande traghetto oceanico dove i bambini possono correre e giocare, mentre i grandi prendono il sole guardando il Pico che si allontana, costeggiando la verde e frastagliata São Jorge e affrontando poi qualche ora di oceano aperto con una gelida cerveja Sagres fra le mani.

Scoperta per terza dal portoghesi (nomen omen), Terceira ha una capitale, Angra do Heroismo, dichiarata patrimonio dell’umanità per la bellezza e la ricchezza della sua architettura. Protetta infatti da due fortezze e dal promontorio di Monte Brasil, Angra fu uno scalo essenziale per il traffico dei galeoni carichi di oro, argento e merci preziose. Nonostante il devastante terremoto del 1980, la città mostra ancora i fasti di quei tempi eroici, in un tessuto urbano che fonde lo stile classico portoghese con le influenze dell’architettura coloniale sudamericana.

Uno scorcio di Angra do Heroismo
Uno scorcio di Angra do Heroismo

Almeno una giornata è necessaria per scoprire i suoi tesori e cogliere le sue atmosfere, per inoltrarsi nel dedalo delle viuzze su cui si affacciano colorati palazzetti seicenteschi dalle belle ringhiere lavorate; per entrare nelle sue tante ricche chiese, passeggiare sul porto turistico dominato da una cattedrale color pervinca e arrampicarsi infine nel parco, ricco di essenze tropicali, per uno sguardo d’insieme su questa piacevole città affacciata sull’oceano. E se si è fortunati, la sera dall’alto di un balcone ci si può godere un’incruenta tourada a corda, una specie di corrida in salsa isolana, dove pochi temerari (ma neanche tanto, vista la poca energia dei piccoli tori comunque legati) affrontano e sbeffeggiano gli animali, con frequenti cadute in acqua per entrambi.

Ma Terceira sorprende anche per il suo interno, in un’alternanza di paesaggi alpini e fumiganti antri sulfurei, di brughiere ricoperte di erica e grotte laviche. Attraverso una serpeggiante strada fra gli abeti si raggiunge la Lagoa do Negro e ci s’inoltra, con grande meraviglia dei bambini, nella vicina Gruta do Natal, un lungo e oscuro canale di lava sotterraneo. Non lontana ecco la Furnas do Enxofre, una zona di spaccature dove fra muschi e licheni fuoriescono infernali getti di vapore bollente.

La discesa nell’oscuro antro dell’Algar do Carvão
La discesa nell’oscuro antro dell’Algar do Carvão

Infine non si può mancare di calarsi nell’incredibile Algar do Carvão, una voragine vulcanica che si apre nella roccia per novanta metri, fino alle placide acque di un laghetto sotterraneo. Poi si può concludere la giornata con una zuppa di pesce servita in una grande pagnotta e innaffiata dal saporoso bianco locale Terras de lava.

Seguendo invece la litoranea occidentale si lambisce un mare tempestoso che conduce dai più arditi panorami marini ai bucolici e montani paesaggi dell’interno, attraversando tranquilli paesini, ognuno ornato di un imperio, una sorta di coloratissima cappella dedicata allo Spirito Santo. E ancora vertiginose scogliere e ombrosi boschi di eucalipto, punti di avvistamento delle balene e piscine naturali nei blocchi di lava, come a Biscoitos, dove con qualche bretella di cemento è stato creato un gratuito e suggestivo luogo per fare il bagno nell’oceano.

Poi ci si può spingere attraverso uno stupefacente interno di ortensie e criptomerie fino ai 1.021 metri del vulcano di Serra de Santa Barbara, da dove l’ellisse di quest’isola appare nella sua interezza, ulteriore visione d’insieme di un arcipelago magnifico e di una varietà impensabile: dal mare alla montagna, dalle scogliere alle brughiere, dai sentori scozzesi a quelli brasiliani e con un popolo gentile e disponibile che non fa sentire estranei in questa terra rigogliosa e dai mille colori.

Grappoli e salsedine

azzorre_12

La visita di queste isole – e soprattutto di Pico – è anche l’occasione per immergersi in una cultura vinicola originale, capace di sfruttare e di volgere a favore un territorio roccioso e inospitale. Questo ha profondamente trasformato nel corso dei secoli il paesaggio dell’isola, solcato ovunque da neri muretti in pietra lavica per creare camere capaci di proteggere i filari dai salati venti atlantici. Uno scenario di tale bellezza che nel 2004 i vigneti sui campi lavici della costa di Pico sono stati inseriti dall’Unesco nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità.

Furono i frati francescani a importare nel XV secolo il vitigno verdello e presto scoprirono che nel clima di Pico rendeva un vino robusto e liquoroso (il Verdelho, appunto) che divenne ambito sulle tavole delle corti di tutta Europa. Nella seconda metà del XIX secolo una devastante epidemia di filossera ne causò lo sterminio e furono impiantate nuove vigne più resistenti, basate sui vitigni verdello, arinto e terrantez. La maggior parte dei vini dell’isola sono prodotti dalla Cooperativa Vitivinícola da Ilha do Pico (www.picowines.net) a Madalena, ma conservano comunque nomi antichi: i bianchi Lajido, Frei Gigante e Terras de lava, e il rosso Basalto.

I nipotini di Achab

“Non pochi di questi balenieri provengono dalle Azzorre, dove le navi di Nantucket dirette in mari lontani approdano sovente per aumentare gli equipaggi con i coraggiosi contadini di queste coste rocciose. Non si sa bene perché, ma il fatto è che gli isolani sono i balenieri migliori”. La storia delle Azzorre è anche una storia di balene e balenieri, ricordata anche da queste parole nel Moby Dick di Melville. E se anche il Portogallo ha aderito alla moratoria internazionale sulla caccia alla balena e l’ultimo esemplare fu ucciso nel 1987, la cultura isolana è ancora profondamente permeata da un’attività che sino alla fine è stata condotta dai balenieri delle Azzorre con imbarcazioni a vela e a remi e arpioni manuali.

E questa cultura isolana si ritrova ancora oggi nei monumenti al baleniere, nelle dismesse fabbriche per la lavorazione del cetaceo, nei piccoli musei che ricordano una caccia dura e pericolosa ma in grado di donare, quando fortunata, un tangibile anche se momentaneo benessere a una piccola comunità. Una mirabile descrizione di una caccia a cui prese parte si trova nel libro Donna di Porto Pim di Antonio Tabucchi (Sellerio Editore), mentre oggi le agili imbarcazioni dei balenieri solcano ancora l’oceano per le regate e le balene sono di nuovo parte integrante dell’economia delle isole come attrazione turistica dei tour di whale watching.

Isole nell’oceano

Con una superficie di 2.333 chilometri quadrati, la metà della provincia di Roma, le Azzorre si estendono per più di 600 chilometri nel cuore dell’Oceano Atlantico e le quattro isole proposte sono sicuramente le più facili da visitare, in grado inoltre di fornire una visione pressoché completa del carattere di questo arcipelago. Ma chi ha tempo e voglia può spingersi verso le altre cinque che lo compongono, alcune tanto remote e piccole da garantire un’esperienza assoluta di solitudine oceanica. Fra queste c’è Corvo, la meno estesa e con solo trecento residenti in un ambiente montuoso e selvaggio caratterizzato da mulini a vento in pietra nera con vele di stoffa triangolari.

Non lontana verso sud ecco Flores, il punto più occidentale delle Azzorre e quindi d’Europa, un giardino tropicale galleggiante, ricco di cascate, laghi e ortensie. Nel gruppo centrale ci sono Graciosa, rocciosa e scoscesa, e São Jorge, una delle meno visitate, stretta e lunga, attraversata da una cordigliera e nota per i paesaggi bucolici e il gustoso queso, il formaggio Dop tipico del Portogallo dal sapore lievemente piccante. Infine Santa Maria, la più meridionale dell’arcipelago e l’unica che si presti veramente al turismo balneare, con belle baie e piacevoli spiagge sabbiose. 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio