Avvento savoiardo

A poca distanza dal confine italiano, Chambéry e Annecy sono due delle più interessanti città delle Alpi francesi, e i mercatini natalizi una perfetta occasione per visitarle. A zonzo fra la sobria eleganza del barocco piemontese, che caratterizza il centro storico della prima, e le ambientazioni medioevali e rinascimentali della seconda, che sorge sulle rive dell'omonimo lago.

Indice dell'itinerario

Usciti dal tunnel del Fréjus, l’autostrada si tuffa nel fondovalle serpeggiando tra alte pareti ricoperte da fitti boschi di conifere. La meta è Chambéry, storica cittadina soprannominata, per la sua strategica posizione, la porta delle Alpi. A poco meno di tre ore di guida da Torino, qui e nella vicina Annecy, durante le settimane d’Avvento si tengono i più importanti e caratteristici mercatini di Natale dei dipartimenti di Savoia e Alta Savoia. Decine di chalet in legno espongono giocattoli e bambole, oggetti di arredo, prodotti tipici, abbigliamento, bigiotteria artigianale, divertenti chincaglierie: i momenti migliori per gli acquisti sono in genere la mattina o le ore iniziali del pomeriggio, prima che la folla cominci ad addensarsi, mentre il culmine dell’effetto scenografico si raggiunge all’avvicinarsi del tramonto, quando si accendono le brillanti luci natalizie ma il cielo è ancora chiaro. A riscaldare ancora di più gli animi e a ristorare il corpo dal freddo decembrino, ampia è anche la scelta di spuntini e piatti tradizionali, da quel vero toccasana che è il vin brûlé fino a specialità locali come la tartiflette, le gaufres o le crêpes au chocolat.
Raggiunta dunque Chambéry e parcheggiato il veicolo in una delle aree di sosta allestite per l’occasione, l’impatto con il centro storico risulta simile, per architetture e ambientazioni, a quello di molte cittadine del Piemonte. La somiglianza è presto spiegata dai dépliant offerti dall’ufficio del turismo: alla metà del ‘500 questa parte dell’odierno territorio savoiardo apparteneva al Regno di Piemonte e Sardegna, con capitale Torino, e Chambéry, capoluogo del ducato di Savoia, venne abbellita con edifici nel classico stile barocco piemontese, come si nota passeggiando lungo i portici di Rue de Boigne sotto i quali trovano posto caffè del tutto simili a quelli torinesi. E non fu solo l’architettura a svilupparsi in parallelo nelle vallate franco-piemontesi, ma anche l’arte pittorica, ad esempio la tecnica del trompe-l’oeil. Fra le tante similitudini scopriamo poi che il vermouth locale, il celebre vino liquoroso aromatizzato alle erbe che fu inventato a Torino alla fine del ‘700 da Antonio Benedetto Carpano, viene anche qui realizzato con gli stessi metodi utilizzati dai produttori italiani.
Oltre ai portici che collegano le piazze principali di Chambéry, nella città vecchia si snodano numerose allée, stretti passaggi pedonali che collegano tra loro giardini, cortili, abitazioni private e uffici pubblici, creando un dedalo di vicoli che sbucano in ampi viali diretti verso le mura del castello, uno degli scenari più suggestivi per le bancarelle natalizie. Il palazzo fortificato dei duchi di Savoia, che tra il XVII e il XIX secolo era il cuore amministrativo del territorio, oggi è una delle maggiori attrazioni turistiche della città e quando cala il buio, illuminato da potenti riflettori, si erge imponente sul mercatino di Rue du Château e sulla grande piazza omonima. Nella vicina Place de l’Hôtel de Ville si trova il secondo mercatino, presso il quale si tengono spettacoli musicali e di intrattenimento ai quali si può assistere gratuitamente.
La manifestazione, che prende le mosse il primo sabato di dicembre per terminare nel pomeriggio della Vigilia, si apre con la sfilata della slitta di Babbo Natale, come sempre attorniata da centinaia di bambini festanti: precedono il convoglio la banda musicale, le majorette e i giocolieri, mentre al seguito si muove la folla di residenti e turisti che si uniscono alla parata lungo le vie del centro storico. A più riprese, infine, si tengono iniziative pomeridiane rivolte in special modo ai più giovani, dal trenino per gite a tema attraverso la città alle passeggiate in musica, dagli stage di trucco in compagnia dei clown alle buffe esibizioni dei portalettere di Babbo Natale. Quest’anno sono inoltre previsti alcuni appuntamenti culturali e turistici, che si protrarranno anche dopo Natale, per festeggiare il centocinquantenario dell’unione della Savoia alla Francia.

Laguna alpina
Se Chambéry si presenta in una veste tutto sommato seriosa, peraltro tipica del carattere savoiardo e piemontese, Annecy, sulle rive del lago omonimo, spiazza il visitatore con le sue atmosfere lagunari, e non per caso è stata ribattezzata dai valligiani la Venezia delle Alpi. Il porticciolo che si apre fra gli alberi, le vele all’orizzonte che si mimetizzano con la neve in quota, gli equipaggi dei canottieri che scivolano sulle acque sono immagini davvero inconsuete nel paesaggio alpino, e se poi ci si addentra nel borgo antico lo stupore cresce a dismisura. La città sorge infatti là dove, in tempi assai remoti, si stendeva un’ampia laguna tra il bacino e il suo emissario, il fiume Thiou, e già nel Neolitico gli isolotti che emergevano dalle paludi erano abitati da popolazioni che vi avevano trovato rifugio contro gli assalti di tribù nemiche. Più tardi, con la sconfitta dei Galli da parte dei Romani, l’insediamento divenne un centro commerciale di spicco, trovandosi all’incrocio di importanti vie di comunicazione che conducevano da un lato verso Ginevra e il Lago Lemano, dall’altro verso il mare e le fertili pianure al di là delle Alpi, cioè sulle rotte principali che collegavano questo settore delle Alpi a Roma e a Nordeuropa. Ma fu nel corso del Medioevo che la città si sviluppò velocemente con la bonifica delle paludi, la realizzazione di un sistema per il deflusso delle acque e la fortificazione di alcuni isolotti rocciosi: un impianto che si può notare ancora oggi passeggiando lungo i tre canali principali del Thiou, del Vassé e del Saint-Dominique. La trasformazione iniziata nel XIII secolo fu portata a compimento alla metà del XVI con la costruzione del castello ducale, della cattedrale e di alcuni splendidi edifici come il Palais de l’Île, dalla curiosa forma di nave, oggi sede di uno dei musei cittadini. Nel XVIII secolo vennero invece costruiti numerosi mulini a vento per macinare il grano prodotto sulle sponde del lago e nel contempo, con lo sviluppo della tecnologia, nacque l’industria tessile del cotone, rendendo Annecy una delle più prosperose città della Francia.
Se a Chambéry la sfilata inaugurale dei mercatini si apre con Babbo Natale, qui scendono in strada bellissime maschere settecentesche che, ancora una volta, ricordano Venezia e il suo Carnevale, con la sapiente illuminazione di ponti e palazzi a rendere ancora più singolare il festoso corteo. Le casette dei mercatini sono distribuite in tre aree: nella piazza della cattedrale, sul lungofiume e sulla strada che attraversa l’abitato in prossimità del lungolago. Ma non è solo il primo giorno ad essere suggestivo, divertente e unico nel suo genere: impossibile non farsi conquistare dagli scorci che si aprono sui canali, dalle lucenti vetrine dei negozi sotto i portici, dalla confusione multicolore delle bancarelle di frutta, verdura e prodotti tipici che al mattino affollano le strade del centro in una cornice architettonica di impronta medioevale e rinascimentale. E anche ad Annecy non ci si possono far sfuggire le storiche botteghe di specialità locali, come la formaggeria Pierre Gay in Rue Carnot, con il pavimento in vetro che lascia vedere i sotterranei in cui avviene la stagionatura, o la pasticceria Fidèle Berger in Rue Royale, per gustare dolci tipici di fattura casalinga. Verso sera, quando si accendono i potenti proiettori che disegnano immagini fantastiche sui palazzi del lungolago e si diffonde nell’aria il denso aroma del vino speziato che sobbolle nei pentoloni di rame, il passeggio si fa ancora più vivace e Annecy, lasciate le vesti di antico borgo lacustre, diventa un caleidoscopio di divertimenti per tutti. A dare l’ultimo tocco al quadro, capita di ritrovarsi con i piedi sprofondati nella neve che d’inverno può cadere copiosa anche qui, a meno di 500 metri di quota, come a volerci ricordare che sulla via del ritorno ci aspettano le piste dei giganti delle Alpi.

Testo e foto di Carlo Piccinelli

PleinAir 461 – dicembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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