Attrazione glaciale
Liberi dal rischio di non trovare alloggio, indifferenti agli orari altrui, padroni di fermarsi o andare quando e dove preferiamo, possiamo dedicare alla scoperta tutto il nostro tempo, con il risultato di fare conoscenza con luoghi, persone e tradizioni spesso esclusi dai percorsi classici del turismo. Non è un segreto che alcune località, oggi noti agli italiani, siano state scoperte dai viaggiatori pleinair per primi, soprattutto in quei Paesi di consolidata tradizione ambientalista. Il nord Europa in generale e la Norvegia in particolare sono fra le mete più ricche di opportunità in tal senso. Superato ormai il mito di Capo Nord , il Paese scandinavo viene visitato con sempre più attenzione; dai fiordi a nord e a sud di Bergen alle isole Lofoten e Vesterålen, dalle montagne di Lillehammer alla penisola di Varanger, ogni anno nuove tappe si aggiungono ai programmi di chi viaggia in camper o caravan verso il grande nord. E proprio nei pressi delle più note Lofoten e Vesterålen (vedi rispettivamente PleinAir n.246 e n.298) si possono fare altre due scoperte interessanti: la zona di Harstad e l’isola di Senja.
Quando, meno di due anni fa, fu inaugurato il nuovo collegamento via mare fra Andenes, nelle isole Vesterålen, e Grillefjord, a Senja, si intese dare impulso allo sviluppo turistico di quest’ultima, abbreviando di molto il percorso necessario per raggiungerla. La via più corta, tuttavia, non è in questo caso la migliore, perché impedisce di visitare la vasta area intorno a Harstad: e sarebbe un vero peccato.
Harstad è una città di 23.000 abitanti, capoluogo di Hinnoya, la più vasta isola della Norvegia. Tranquilla e ordinata, conserva tuttavia ricordi di ben più tragici momenti: durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi fecero costruire ai prigionieri russi i più grandi cannoni del mondo, capaci di sparare bombe di 600 chili a oltre 50 chilometri di distanza. Durante quella follia i prigionieri morirono a centinaia; ma, fortunatamente, il conflitto volgeva al termine e le micidiali armi non furono mai usate. Oggi restano una testimonianza e un monito per tutti. In netto contrasto con i cannoni, Harstad custodisce anche una delle più antiche costruzioni religiose del nord: la chiesa di Trondenes, del 1220, sorta nel luogo simbolo del precedente potere laico dei vichinghi.
Per allargare la conoscenza della zona è consigliabile un’escursione in barca verso le piccole isole che circondano la città; a tal fine è stata attrezzata la goletta Anna Rodge, un meraviglioso veliero del 1869, perfettamente restaurato e attrezzato per le crociere in mare. Probabilmente è la più vecchia goletta ancora in funzione nel mondo e fino al 1972 faceva regolare servizio di trasporto merci nel nord Atlantico.
Con l’Anna Rodge si torna al passato: mentre naviga verso le isole di Gritoy e Bjarkoy, i marinai lucidano gli ottoni e sorvegliano le vele, in un’atmosfera tutta particolare, resa ancora più speciale dal pranzo servito a bordo, a base di uova di gabbiano e frutti di mare. Dopo una sosta a Sundvollsundet, gremita da migliaia di gabbiani tridattili, si giunge a Bjarkoy, una piccola isola fuori del mondo. Qui ha sede uno dei più completi musei ornitologici privati d’Europa; nelle ordinate vetrine si osservano centinaia di uccelli impagliati: sono presenti tutte le specie dell’Artico e una gran varietà di volatili provenienti da varie parti del mondo.
Le destinazioni dell’Anna Rodge sono anche altre e tutte ugualmente interessanti; è possibile ad esempio, con una crociera di più giorni, scendere fino alle Lofoten e oltre.
Lasciata Harstad si può tentare un’esperienza altrettanto curiosa sulle basse montagne di Blafjell; dal villaggio di Tovik una strada sterrata molto ardua per mezzi pesanti conduce per qualche chilometro verso l’interno, arrestandosi in un vasto piazzale erboso. Di qui, con un percorso a piedi di un’ora, si sale verso Olegammen, un insediamento semi originale ancora abitato, in estate, da alcuni lapponi.
E’ consigliabile una guida: non è semplice infatti raggiungere le loro capanne. Ma qui sarà anche possibile pernottare dopo una robusta cena a base di renna bollita, innaffiata con abbondanti bevute di… grasso liquefatto! Non si tratta di una ricostruzione per turisti: questi uomini abitano Olegammen da generazioni e, anche se oggi vi restano solo nei mesi estivi, tutto è autentico e “vissuto”. L’intera area, del resto, offre scorci di un passato che non è del tutto scomparso.A Foldvik Brygge, nel fiordo di Gratangen, si trova uno degli ultimi monumenti all’epopea della pesca alle aringhe. Qui venivano le flotte per riparare le reti o sistemare le barche dopo le tempeste artiche, qui scaricavano le tonnellate di pesce strappato alle acque gelide. C’è ancora, nell’aria, un vago odore di salsedine e di catrame. Poco oltre Foldwik Brygge si può visitare un interessante museo della navigazione, con antiche barche restaurate e una suggestiva collezione di foto d’epoca.
Cultura e paesaggio sembrano fare a gara per contendersi il primato dell’interesse, ma la sorpresa più curiosa arriva, stranamente, dal sottosuolo. A Gumpedal si trovano una ventina di grotte nelle quali il fiume Sagelvas s’insinua più volte; con l’assistenza di una guida molte di esse sono visitabili, seguendo per brevi tratti l’irruente corso d’acqua. Nonostante siano note da secoli, ben pochi norvegesi le hanno visitate e fino agli anni Cinquanta non sono mai state esplorate. Il motivo’ Il timore di suscitare l’ira dei troll, i folletti maligni e dispettosi del sottosuolo nordico. La credenza era così radicata che furono speleologi francesi e ungheresi ad entrare per primi nei cunicoli sotterranei e a disegnarne la prima mappa. La leggenda dei troll ha indotto i norvegesi a celebrarne il mito aprendo un parco loro dedicato, nell’isola di Senja, dove troneggia il più grande esemplare del mondo, tanto imponente da ospitare al suo interno un bar, un cinema e un negozio di souvenir.
Senja è la seconda isola del Paese per grandezza e gareggia in bellezza con le Lofoten. I suoi abitanti usano distinguerla in due aree, Innersida e Ittersida; quest’ultima, sul versante orientale, è pianeggiante, adatta all’agricoltura e al commercio. Innersida, al contrario, è proiettata verso l’oceano, ed è il versante più spettacolare: alti dirupi torreggianti sul mare, fiordi, insenature minuscole o ampie baie, piccoli villaggi nascosti in fondo alla civiltà.
Qui, da secoli, tutto ruota intorno al mare e alle sue risorse; ad Hamn, per esempio, vive una comunità di pescatori, in non più di quattro o cinque edifici stretti intorno al piccolo porto situato in fondo a un corto braccio di terra, sorvegliato da montagne possenti e dominato dalla vastità dell’oceano artico. Quando le tempeste invernali infuriano, la violenza del vento è tale da impedire alla gente di uscire di casa.
Il borgo di Grillefjord, al contrario, è riparato dall’omonimo fiordo e giungervi in una giornata di pioggia, quando tutto è silenzio e i camini fumano, anche in agosto, ha il fascino dell’insolito.
L’isola ha una viabilità a raggiera: partendo da Finnsnes sulla terraferma e oltrepassato il ponte, è possibile avviarsi in quattro diverse direzioni, fra loro non congiunte da strade, per cui occorre sempre ritornare al punto di partenza.
Andando verso nord si potrà raggiungere Husoy, che significa ‘isola delle case’; vi sono, infatti, novanta abitazioni in un territorio di un chilometro di larghezza e cinquecento metri di lunghezza. Qui la violenza del vento è tale che le case più antiche sono ancorate al terreno con cavi d’acciaio! Se si imbocca la strada verso nord-ovest, la stessa che conduce a Grillefjord, si potrà raggiungere Steinfjord, un importante centro di pesca e, proseguendo ancora in uno scenario di bellezza unica, giungere fino al piccolo villaggio di Ersfjord, poche case fra un’alta parete rocciosa e una lunghissima spiaggia di sabbia, luogo ideale per un pernottamento da sogno.
La via che conduce a sud corre nell’Ittersida e si ferma a Skrolsvik, un’ex area militare segreta che alla bellezza del paesaggio unisce l’opportunità di entrare in un forte sotterraneo ora abbandonato, ma operativo fino a pochi anni fa. Centinaia di metri di corridoi su cui si aprono camerate, centri strategici, celle di punizione, armerie, tutte sepolte sotto terra, al riparo dalle incursioni nemiche. E anche qui, come già a Harstad, il contrasto fra i cannoni puntati nel nulla e la quiete delle piccole isole che incoronano la baia è tanto forte da indurre a chiedersi se mai l’uomo riuscirà ad apprendere la lezione di armonia che l’ambiente intorno a lui dovrebbe da sempre ispirargli.
PleinAir 311 – giugno 1998