Irlanda, Atlantic drive

Lungo la costa dell'Irlanda in un anello che la abbraccia per intero, dalle città principali (compresa naturalmente Dublino) ai villaggi di pescatori, dalle abbazie ai siti megalitici, dalle scogliere su cui si infrange l'oceano alle stradine che arrivano quasi a sfiorarne le onde. Un itinerario per scoprire o riscoprire l'isola verde, con soste da spettacolo in un'atmosfera da grande pleinair.

Indice dell'itinerario

La prima cosa che ci sorprende è il traffico, e non perché si guidi a sinistra. In Irlanda il clacson non esiste, i bambini ti salutano con le manine dai finestrini mentre mamma e papà accostano per farti passare, visto che hai un veicolo più ingombrante. Le auto si fermano alle strisce pedonali e gli autisti, incrociandosi nelle strette strade di campagna, si scambiano un cenno di ringraziamento per aver rallentato.
Ad aumentare lo stupore, già dopo qualche chilometro di marcia, è la girandola dei colori: quasi a rispondere al grigiore del cielo, che non smentisce la tradizione anche nei mesi estivi, gli irlandesi hanno dipinto le loro abitazioni in ogni tonalità, e più è vistoso meglio è. Pareti viola e finestre fucsia, muri blu e stipiti azzurri, porte gialle su intonaci arancioni o rossi, vicoli multicolori, insegne sgargianti. Non stupisce che il verde sia il colore nazionale, e non serve pensare al quadrifoglio o a San Patrizio: è sufficiente attraversare la campagna perdendosi in tutte le sfumature possibili, dall’acquamarina all’olivastro, dallo smeraldo alle gradazioni più acide. Pur in questo scenario da favola, gli irlandesi non sembrano cavalcare l’onda modaiola di fate e folletti, ad eccezione dei negozi di souvenir per turisti: ma avete mai ascoltato il richiamo di una foca, che sembra il canto di una mitica sirena, o inseguito un fuoco fatuo nella notte luminosa della breve estate nordica?
Se poi è vero che le nuove generazioni si stanno abituando al numero crescente di visitatori stranieri, è comunque impossibile sedersi in un pub e prendere una birra da soli: il bere è da sempre una tradizione di compagnia, anche se non si capisce nulla del gaelico con cui immancabilmente si brinda. E anche se la crescita del turismo residenziale ha snaturato i luoghi più noti con una cementificazione selvaggia, restano ancora chilometri e chilometri di scogliere deserte, di dune dorate su cui s’infrange l’oceano, di rocciosi promontori tappezzati dall’erba dove accostare il camper aspettando qualche magico incontro.

Il battesimo dell’oceano
Appena sbarcati dal traghetto a Rosslare Harbour imbocchiamo senza difficoltà la N25 in direzione di Wexford, ma la lasciamo dopo nemmeno un paio di chilometri: in questo nostro itinerario, che percorrerà ad anello la costa dell’Eire, vogliamo dedicarci soprattutto ai centri minori, ai piccoli villaggi sperduti fra mare e campagna, alle brughiere affacciate sull’Atlantico.
La R736 ci guida verso le spiagge del sud dove numerose aree di sosta sul mare, nelle fishing bays, compensano la fatica di percorrere le strette stradine a una sola corsia, chiuse da muretti. Il bacino di Lady’s Island, piccolo paradiso del birdwatching, può essere una valida soluzione per fermarsi, così come il bel borgo marinaro di Carne o la zona di pesca di Tomhaggard, proseguendo sulla strada che va verso ovest. Esiste anche uno splendido sentiero da Rosslare a Kilmore Quay, il Wexford Coastal Path, che si snoda tra dune e laghetti costieri e merita di essere percorso anche solo in parte. Kilmore Quay è il primo vero porto nordico, affollato di pescherecci d’altura: ogni anno, a metà luglio, vi si tiene un’importante sagra dei prodotti del mare. Si può parcheggiare in fondo all’abitato, dopo il porto (ignorando il parcheggio per le auto, chiuso da sbarre) oppure poco più avanti, appena oltrepassato il Memorial Garden delle vittime del mare, a picco sulla scogliera.
Ripresa la R736 in direzione di Carrick e Wellington Bridge incontriamo le indicazioni per il Ring of Hook, deviazione ad anello sulla penisola omonima: la bellezza dei luoghi ripaga delle innumerevoli curve. In prossimità dell’incrocio si trova la ben conservata Tintern Abbey, che mette a disposizione un parcheggio gratuito. I più allenati potranno seguire i numerosi tracciati escursionistici che collegano l’abbazia ai paesi circostanti, un tempo utilizzati dai monaci per la questua e dai contadini per la decima, oggi ripuliti e ben indicati. Proseguendo sul ring si incontra Baginbun Head, classico promontorio con tanto di faro, dove un parcheggio sulla scogliera e uno presso la piccola spiaggia rendono possibile anche il pernottamento.
Sul versante opposto, lungo l’estuario del fiume Barrow, Duncannon è un villaggio fortificato che vale la pena visitare, trovando spazio per il camper nell’area del porto. Continuando verso nord scopriamo i resti di Dunbrody Abbey, un monastero cistercense del XIII secolo: dopo esserci sistemati nel parcheggio gratuito, con area picnic, ci godiamo il museo e un bel labirinto di siepi, ideale per far sfogare i più piccini tra un acquazzone e l’altro. L’ultima tappa nella contea di Wexford è New Ross, cittadina assai pittoresca sul Barrow che ospita il Dunbrody Famine Ship, un veliero in cui è ricostruita la vicenda degli emigranti in fuga dalla grande carestia che colpì l’Irlanda fra il 1845 e il 1849. Anche qui, proprio dinanzi alla nave, troviamo un comodo posteggio libero.
La contea di Waterford si può raggiungere con la N25, ma chi vuole evitare il passaggio da New Ross e il lungo giro stradale attorno all’estuario del Barrow può imbarcarsi a Ballyhack, a modico prezzo, sulla chiatta per Passage East. Nell’uno o nell’altro modo si giunge a Waterford, bella città con edifici dai colori accesi che si stendono sulle rive del Suir. L’unico parcheggio accessibile, a pagamento, si trova subito dopo il ponte prima della torre. Dopo una piacevole passeggiata, che include la visita al Museum of Treasures, usciamo dal centro per recarci al Waterford Crystal Visitor Centre, all’interno della fabbrica che ha reso celebre la locale produzione di cristallerie.
Chi vuole rituffarsi nelle atmosfere della costa atlantica può dirigersi lungo la R684 verso Dunmore East oppure immettersi sulla South East Coastal Drive, la R675, che conduce a Tramore e prosegue lungo il mare: lontano dalle principali vie di comunicazione si godono panorami incantevoli fino a Dungarvan, con molteplici possibilità di pernottare in vista dell’oceano.

Gli anelli del sud-ovest
Ritrovata la N25, che scorre a qualche chilometro nell’entroterra, procediamo velocemente in direzione di Cork senza trascurare le deviazioni per qualcuno dei paesini costieri, come Ardmore e Ballycotton. Poco fuori l’abitato di Carrigtwohill merita una visita il Barryscourt Castle, una fortezza del XVI secolo in tipico stile irlandese, con visite guidate che illustrano la vita della nobiltà locale e le antiche lotte che hanno segnato la storia e il destino di questa terra. Cobh, piccolo centro che sorge su un isolotto alla foce del fiume Lee, si segnala per il suo storico porto e per la cattedrale di Saint Colman, un imponente edificio neogotico ultimato nel 1918. Questi siti di villeggiatura sono molto popolari fra gli abitanti di Cork, seconda città dell’Eire e capoluogo dell’omonima contea, famosa per le fabbriche di birra e il Butter Museum forse ancor più che per le belle chiese dell’800 e gli splendidi edifici in stile georgiano. Di grande vivacità culturale, con numerose istituzioni di musica, teatro, cinema e design, è una tappa assolutamente da non perdere e alla quale andrebbero dedicati almeno un paio di giorni. A meno di non cercare un campeggio nelle località del circondario, tutte però a vari chilometri di distanza, il parcheggio è piuttosto impegnativo: il consiglio è di cercare posto alla stazione dei treni e degli autobus, non troppo vicino al centro.
La R600 scende a Kinsale, grazioso villaggio in cui si organizzano piccole escursioni in barca per l’avvistamento delle foche, e di qui a Timoleague dove devieremo lungo la R807 per compiere un tour del Seven Heads, spettacolare promontorio dove si può passare la notte lontani dalle case e avvolti dall’odore della salsedine. Dopo North Ring la strada panoramica si immette sulla N71 e in pochi chilometri ci troviamo al cerchio di pietre di Drombeg, uno dei siti megalitici più noti dell’Irlanda: oltre al monumento, orientato secondo il solstizio d’inverno, si possono osservare le vasche per i lavaggi rituali e i resti di un’adolescente cremata almeno 2.800 anni fa. Purtroppo il parcheggio dell’area archeologica è sbarrato e durante la visita occorre lasciare il camper sulla strada.
A Skibbereen sorge un interessante Heritage Centre che rievoca, come già a New Ross, gli anni della grande carestia. Baltimore è invece il miglior punto d’imbarco per le isole della Roaringwater Bay o per una gita di whalewatching; in alternativa, prendendo la R592 per lo scenografico villaggio di Skull e proseguendo per Toormore e Crookhaven, si giunge ai promontori più occidentali della contea.
Tornati sulla N71 ci portiamo a Bantry dove visitiamo la Bantry House, una bella residenza settecentesca con giardini affacciati sulla baia, prima di proseguire con viste mozzafiato sino a Glengarriff, porta d’accesso meridionale del Ring of Beara. Il paesaggio comincia a cambiare mentre si profilano le aspre pendici delle Caha Mountains, così chiamate nonostante non superino i 700 metri di altezza: pascoli e brughiere viola, rocce rosse, licheni verdi e azzurri, pecore con il vello decorato da chiazze di venice colorata per distinguerle. La R572 giunge a Casteltownbere, con bel panorama sull’antistante Bere Island, e di qui a Garnish Point, dove parcheggiamo ma purtroppo leggiamo su un cartello che non è consentita la sosta notturna. Una singolare funivia collega il promontorio a Dursey Island: a bordo della cable-car hanno la precedenza gli isolani, umani o animali che siano, ed è forse per non infastidire i residenti quadrupedi o pennuti che non sono ammessi i cani. Continuando lungo l’anello dobbiamo evitare la strada di Gortgarriff, incredibilmente stretta e comunque vietata ai mezzi oltre le 3 tonnellate, ma optiamo per una bella scarpinata pur di non perdere due incantevoli villaggi di pescatori affacciati sulla Kenmare Bay.
La N70 o Ring of Kerry è la litoranea che ci accompagna intorno alla più grande delle penisole sud-occidentali, e inizia proprio a Kenmare. Attraverso caratteristici paesini costieri arriviamo a Castlecove, dove una strada secondaria si arrampica sino allo Staigue Stone Fort, una fortificazione gaelica antichissima, anche se finora non si è riusciti a datarla con esattezza.
Poco più avanti, Derrynane e il Coomakesta Pass sono caratterizzati da spettacolari rocce di colore scuro e da un panorama sulle scogliere che diventa ancora più indimenticabile uscendo, dopo Waterville, sullo Skellig Ring e raggiungendo la Saint Finan’s Bay. In diversi villaggi lungo la strada si organizzano gite in battello alla Skellig Michael o Great Skellig, un isolotto pietroso al quale sono aggrappati i resti di un’abbazia costruita nel 588: il sito è frequentato da innumerevoli uccelli marini, compresa una nutrita colonia di pulcinelle di mare.
A Portmagee un ponte ci permette di attraversare il piccolo canale e salire a Valentia Island, terminale orientale della prima connessione telegrafica transatlantica nel 1857, famosa anche per la Glanleam House con i suoi giardini caratterizzati da un microclima subtropicale dovuto alle estreme propaggini della Corrente del Golfo. Proprio sul litorale troviamo lo Skellig Experience Centre, mentre a Knightstown, centro principale dell’isola con i suoi 172 abitanti, si può visitare l’Heritage Centre.
Tornati sulla terraferma, da Killorglin svoltiamo sulla N72 per raggiungere Killarney, in riva al Lough Leane, sulla cui sponda opposta si affaccia il parco nazionale che prende il nome dalla cittadina. Un bel parcheggio si trova di fronte alla cattedrale di Saint Mary, del XIX secolo, mentre un’area di sosta comoda e gratuita, dove si può anche pernottare, è antistante il quattrocentesco Ross Castle. Dal castello partono varie escursioni guidate e i visitatori possono cenare nelle antiche sale, oltre che approfittare del servizio di bed&breakfast. Dopo una puntata alle rovine della Muckross Abbey, monastero francescano fondato nel 1448, attraversiamo il Killarney National Park incontrando lungo strada numerose aree picnic con bei parcheggi, da uno dei quali parte il sentiero per la Torc Waterfall (una bella cascata raggiungibile a piedi in circa 20 minuti). Proseguendo fino a Ladies’ View, svoltando in direzione nord e superando con attenzione una piccola galleria alta 4 metri, ci si ritrova al Gap of Dunloe, uno stretto valico fra le alture di Macgillycuddy’s Reeks e le Purple Mountains che segue per un tratto il corso del fiume Loe, il quale forma cinque piccoli specchi d’acqua. La strada è molto stretta e con poche piazzole, ma gode di una vista spettacolare lungo il canyon.
Riprendendo il nostro itinerario sulla N70, a Castlemaine c’è la deviazione per l’ultima grande penisola delle coste meridionali, Dingle, la più apprezzata da surfisti e bagnanti ma anche l’unica che vieta ai camperisti l’ingresso ai parcheggi delle spiagge, in particolare quelle di Inch e di Bull’s Head. Siamo in una delle zone a maggioranza gaelica dell’isola e spesso le segnalazioni sono solo in lingua, anche per il capoluogo, indicato come An Daingean. Il pittoresco borgo ospita alcuni negozi di lana, gioiellerie e laboratori di pellame e di vetro soffiato; dal molo partono le escursioni per la baia in cui abita Fungie, un delfino che dal 1983 convive tranquillamente con i pescatori tanto da essersi meritato una statua in piazza. Lo Slea Head Drive conduce sino all’estremità del promontorio, dove si concentrano diversi siti celtici e si affaccia la cittadina di Dún Chaoin, ovvero Dunquin: da qui partono le escursioni per le vicine Blasket Islands, paradiso del birdwatching e zona di riproduzione delle foche.
Lasciamo la penisola per una sosta a Tralee, sede del Kerry County Museum e del Blennerville Windmill (uno dei mulini più fotografati d’Irlanda); alla fine di agosto vi si svolge il popolarissimo festival della Rose of Tralee, una sorta di concorso di bellezza che oggi coinvolge tutte le comunità irlandesi del mondo e le cui partecipanti, al di là dell’aspetto, devono anche dar prova di conoscere le antiche tradizioni del paese. Una deviazione sulla R551 conduce ad Ardfert, terra di antiche abbazie, per poi guadagnare la N69 sino a raggiungere la costa del River Shannon, l’ampio e profondo fiordo che incide la costa di fronte a Limerick. Da Tarbert si può decidere se proseguire per la città oppure imbarcarsi sul ferry che conduce all’altra sponda, ed è così che facciamo.

Selvaggio Connemara
Sbarcati nei pressi di Killimer ci avviamo verso nord lungo la N67, passando per fiabeschi paesini: ma la meta cult di questa contea, il Clare, è costituita indubbiamente dalle Cliffs of Moher, le scogliere più affollate d’Irlanda. Nonostante il panorama, la grotta e il nuovo centro visitatori, dove un’imponente vetrata sull’oceano permette di sporgersi oltre il baratro, l’eccessiva commercializzazione ha in gran parte rovinato la magica atmosfera del sito. Troviamo più affascinanti i rocciosi paesaggi del Burren dove gli appassionati di speleologia possono scendere alla Aillwee Cave, una bella grotta carsica, mentre chi preferisce rimanere alla luce del sole (o quasi…) può visitare il vicino dolmen di Poulnabrone.
Ripresa la marcia, incontriamo le rovine della duecentesca Corcomroe Abbey e il Dunguaire Castle, una casa-torre costruita nel 1520 che nelle sere d’estate offre la possibilità di banchettare all’interno delle mura ed è dotata di un comodo parcheggio. Da qui ci immettiamo sulla N18 e in breve siamo a Galway, terza città dell’Eire, popolata di studenti, vivace e coloratissima, che soffre però della carenza di spazi in cui lasciare il camper: ci sono alcune possibilità verso il porto, dietro l’Arts Centre (che ospita curiose mostre e installazioni) oppure sui lungomare fuori città, da dove è necessario prendere un mezzo pubblico.
Galway è la porta del Connemara, una regione particolarmente selvaggia che offe un eccezionale campionario di laghi, torbiere, fiordi, isole e fiumi. Dalla R336, a Casla deviamo sulla 374 per Gorumna Island, caratterizzata da innumerevoli passaggi su piccoli ponti che collegano isolette e rocce, ma con strette stradine adatte solo al camperista che abbia buon occhio per le misure. Procedendo verso nord, in corrispondenza del Maam Cross ci immettiamo sulla N59 verso Clifden: su ogni propaggine della penisola è indicato un percorso che meriterebbe una deviazione, come il promontorio di Errislannan o il breve anello della Sky Road, a picco sulle falesie. Poco oltre, a Letterfrack, si accede al parcheggio del Connemara National Park, una splendida riserva naturale con centro visite che offre un’interessante panoramica storico-geologica di queste brughiere; da qui partono anche quattro sentieri di diversa difficoltà e lunghezza per il Twelve Bens, la catena montuosa che domina il circondario. A poca distanza si trova Kylemore Abbey, un castello costruito alla metà dell’800 che oggi ospita un monastero benedettino, mentre per il pernottamento ci si può dirigere a Tully Cross. Chi preferisce può tornare sul mare a Leenaun, gateway settentrionale del Connemara, dove si dorme affacciati sul Killary Harbour, l’unico vero e proprio fiordo d’Irlanda.

Storia e preistoria
Con la R355 risaliamo nella regione di Murrisk, paesino minuscolo noto per le rovine dell’abbazia agostiniana costruita nel 1457 e soprattutto per il Croagh Patrick, il monte che domina l’abitato: ogni anno, l’ultima domenica di luglio, il sentiero che porta alla cima è percorso da un pellegrinaggio in onore del patrono d’Irlanda, San Patrizio, che nell’anno 441 rimase sulla vetta per quaranta giorni e, secondo la leggenda, scagliando una campana a valle scacciò dall’isola tutti i serpenti.
Superata la cittadina di Westport, piccolo caposaldo turistico del circondario dove è piacevole intrattenersi per una passeggiata in centro fra negozietti e pub, la N59 prosegue fino al villaggio di An Mhala Raithní (tradotto in inglese come Mulrany, Mulranny o talvolta Mallaranny). Da qui la R319 si addentra nella celebre Achill Island, l’isola più grande al largo dell’Eire, altro piccolo paradiso per i surfisti. Anche se è piuttosto costruita rispetto ad altre zone, resta ancora affascinante per le spiagge e per l’Atlantic Drive, la splendida litoranea.
Per ritrovare atmosfere più tradizionali puntiamo ancora verso nord, da Bangor con la R313 fino alla Mullet Peninsula, con le belle spiagge riparate di Blacksod Point. Seguendo poi la R314 raggiungiamo i Céide Fields, nei pressi del villaggio di Ballycastle: l’area archeologica, che presenta un monumento megalitico la cui costruzione sarebbe precedente alle piramidi egizie, è anche un luogo di natura incontaminata che offre un bel panorama sulla costa, caratterizzata in questo punto da una spettacolare scogliera a picco sul mare.
Da Ballina la panoramica R294 attraversa le Ox Mountains e a Tubbercurry si immette sulla N17 per Sligo. La città è ricca di edifici ottocenteschi, come la cattedrale e il municipio, ma l’attrazione principale è sicuramente il Convent of the Holy Cross, un’abbazia domenicana della metà del ‘200. A pochi chilometri merita una visita Carrowmore, sulla collina di Knocknarea: una trentina di tombe megalitiche che risalgono al Neolitico, in un ambiente davvero magico. Chi ama la letteratura non vorrà poi farsi mancare una tappa al cimitero di Drumcliff dove riposa il poeta William Butler Yeats, orgoglio nazionale anche per via del premio Nobel per la letteratura che gli venne assegnato nel 1923.
La N15 si srotola fra monti e mare avvicinandosi ai confini dell’Ulster, mentre noi facciamo tappa a Donegal, cittadina di origine vichinga e capoluogo dell’omonima contea, con un castello costruito fra il XV e il XVII secolo. In questa zona le strade costiere, se possibile, sono ancora più strette di quelle affrontate sinora: anche i veicoli di medie dimensioni dovranno rinunciarvi e seguire la N56 per Ardara, Dunglow e quindi Gweedore, dove si trovano le indicazioni per il Glenveagh National Park, area naturale dove si riproduce il cervo rosso irlandese e unico sito di ripopolamento dell’aquila reale. Dal centro visite, con parcheggio gratuito anche per la notte, si accede a un itinerario panoramico che in circa 4 chilometri porta al castello sul lago, dove c’è anche un servizio di bus navetta per il ritorno. Siamo all’estremità settentrionale dell’Eire: possiamo cominciare a scendere per non rinunciare alla visita della capitale e dei dintorni.

L’arte di brindare
La N56 punta verso sud fino a Letterkenny, dove ci immettiamo sulla N14 raggiungendo il confine con l’Irlanda del Nord presso Strabane. Da qui la A5, attraverso la parte sud-occidentale dell’Ulster, ci porta in una sessantina di chilometri a rientrare in territorio irlandese, raggiungendo Monaghan e con la N2 Drogheda, dove ci riaffacciamo sulla costa orientale. Appena fuori dalla cittadina, molto animata ma priva di grandi attrattive architettoniche, vale la pena visitare l’antico sito monastico di Monasterboice e i resti della Mellifont Abbey, prima abbazia cistercense irlandese, fondata nel 1142. Poco distante, presso Newgrange, la valle del Boyne ospita un complesso archeologico di oltre cinquanta monumenti costruiti nel Neolitico da una civiltà preceltica. Ancora pochi chilometri sulla M1 e siamo finalmente a Dublino, capitale gioiosa ed effervescente come la birra che si spilla nei pub. I parcheggi migliori sono lungo i quays, alla stazione dei treni o ai margini del Phoenix Park, uno dei giardini pubblici urbani più vasti d’Europa. La passeggiata in città inevitabilmente ruota attorno a Temple Bar, strada principale di un quartiere consacrato all’arte del far festa, mentre il celebre e austero Trinity College conserva il Book of Kells, uno dei manoscritti miniati più pregevoli dell’antichità. Una visita alla National Gallery ci mostrerà invece capolavori di arte medioevale, moderna e contemporanea. Appena usciti, prima di riprendere la strada verso l’imbarco di Rosslare, tra la casa di Oscar Wilde e la stazione non possiamo mancare la fabbrica della Guinness, dove scopriremo come si fa la birra che poi andremo a bere in un pub, accompagnandola con una fetta di pane imburrato: proprio come fanno gli irlandesi.

Testo di Federica Botta
Foto di Alessandro De Rossi

PleinAir 443 – Giugno 2009

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