Atene, culla della democrazia

La prima capitale in senso moderno del mondo antico è una metropoli segnata dalla crisi di quello contemporaneo: ne scopriamo la storia, le suggestioni e il pragmatismo che l’hanno resa e la rendono un luogo multietnico

Indice dell'itinerario

Ogni viaggiatore accorto sa quanto sia opportuno rifuggire dai luoghi comuni. Nel caso di Atene, caotica metropoli tentacolare, diventa un imperativo per non cedere all’impulso di darsela a gambe da una città che sembra assediare sé stessa e contaminare a perdita d’occhio tutta l’Attica. Vi gravitano infatti ogni giorno più di cinque milioni di persone distribuite nel grappolo degli oltre cinquanta comuni e distretti autonomi, tessere dell’ingarbugliatissimo puzzle chiamato Grande Atene. Tant’è che i più scappano. Eppure liquidare la prima capitale democratica del mondo come tappa pressoché obbligata (insieme con il porto del Pireo, da decenni una città nella città) per raggiungere altre agognate destinazioni, in particolare le isole, è riduttivo.

La piazza di Monastiraki con la moschea Tzistarakis e i ruderi della Biblioteca di Adriano
La piazza di Monastiraki con la moschea Tzistarakis e i ruderi della Biblioteca di Adriano

La scoperta della sua spesso euforica inclinazione alla vita richiede tempo e passione, come si conviene a una città “tanta”, sospesa tra la civiltà cosiddetta occidentale – di cui fu culla in un’epoca non a caso soprannominata classica – e gli ozi e i negozi di sapore levantino, di cui pure è profondamente intrisa. Una città cerniera, insomma, e insieme imbuto, con un nucleo dove ogni crocicchio è una lezione di storia, dall’Età d’Oro di Pericle al XX secolo passando per Roma, Bisanzio e la plurisecolare dominazione ottomana. Epicentro di una crisi economica continentale, che se da un lato ne aggrava, dall’altro ne esalta le intriganti contraddizioni, Atene è troppo densa di memorie intense per sbarazzarsene in poche ore. Anche a voler adottare un approccio accademico se ne uscirebbe sfiancati, piena com’è di monumenti antichi e moderni, di chiese, musei, teatri, parchi e persino monti: a nord-est il Penteli, a nord il Parnitha (1.413 m, parco nazionale), a sud-est la mini-catena dell’Ymittòs che fino a una ventina d’anni fa la riforniva di ottimo miele di timo.

Ricostruita nel 1950, la Stoà di Attalo fu donata dal re di Pergamo agli Ateniesi nel II secolo avanti Cristo. Oggi le sue colonne sorreggono un museo
Ricostruita nel 1950, la Stoà di Attalo fu donata dal re di Pergamo agli Ateniesi nel II secolo avanti Cristo. Oggi le sue colonne sorreggono un museo

Le vestigia archeologiche sono talmente parte integrante del paesaggio che si rischia di inciamparci senza accorgersene. S’infi lano persino nelle fermate della metropolitana, una rete fi tta di linee che servono anche i comuni più remoti. Succede alla centralissima stazione di Syntagma o piazza della Costituzione, un grande quadrato circondato da alberghi in stile neoclassico, chiusa a nord dal Parlamento dove gli evzones con il gonnellino plissettato si esibiscono in una teatrale ronda marziale. Non li distraggono, sul marciapiede opposto, i senzatetto accampati su giacigli di cartone, né i manifestanti che scandiscono slogan vuoi contro le tasse, vuoi per i diritti dei pensionati, degli autonomi, delle casalinghe, perfi no degli uccelli che solcano i cieli dell’Ellade. In controcanto, qualche musicista in cambio di una monetina distoglie i passanti a suon di musica, Leitmotiv emotivo per ventiquattr’ore su ventiquattro di ogni greco che si rispetti. Sullo sfondo, tra agavi e tortuosi viottoli, si erge la collina del Licabetto, una delle molte che fungono da fari per orientarsi nell’oceano di condomini della città. E che ne disegnano il profi lo, ondulato come la sua anima che trova la propria epitome nella collina dirimpettaia dell’Acropoli. O Sacra Rocca, come la chiamano, un museo a cielo aperto, faro nei millenni per l’umanità, presa d’assalto prima da Turchi e Veneziani, adesso da orde accaldate di turisti provenienti da ogni parte del pianeta per ammirare le celeberrime rovine risalenti al V secolo avanti Cristo.

L’Agorà Romana
L’Agorà Romana

Conquistarla può rivelarsi impresa ardua, specie in piena estate quando le temperature sono alte. Di eretto, all’interno del poderoso recinto, restano i ruderi dei Propilei e del magnifi co tempio consacrato ad Atena, la dea della saggezza con la civetta sulla spalla, patrona della città battezzata in suo onore. Nonché naturalmente quelli del Partenone, che elevandosi a 156 metri sopra il livello del mare domina tutta l’area urbana. In effetti la sua prospettiva migliore si gode dall’adiacente colle di Filopappos, un’oasi di silenzio rotto a tratti dal richiamo di mamme ansiose ai loro piccoli, sormontato dall’edicola funeraria voluta dagli Ateniesi nel 116 d.C. per omaggiare un sovrano romano-siriaco loro benefattore. Vi si accede dalla via pedonale Dionisiou Aeropagitou, lungo la quale s’incontrano il museo che forse istruisce sull’Acropoli più di una visita alle gloriose rovine, poi il teatro di Dioniso e l’odeon intitolato a Erode Attico, dove tuttora vengono allestiti spettacoli sotto le stelle.

Un particolare del teatro di Erode Attico
Un particolare del teatro di Erode Attico

Altrettante sorprese a saliscendi regala il versante opposto, che lo si guadagni con una passeggiata lungo il viale alberato della Teoria o da via Thrassyvoulou. Prima ci s’imbatte nel rione degli Anafiotika, che sembra un sonnolento villaggio delle Cicladi depositato sulla mole di pietra con i suoi graziosi caffè; dai vicoli imbiancati il passaggio al dedalo di viuzze, slarghi, scalinate e chiesette della Plaka – il primo borgo ateniese in ordine cronologico – è fluido. E lo stesso quartiere, bollato come esempio di pornografia turistica, rimane bellissimo con la sua Torre dei Venti, ottagonale orologio idraulico e osservatorio meteorologico ante litteram, i resti dell’Agorà Romana, le case di fine Ottocento ristrutturate di fresco con vista sull’Eretteo, un altro tempio dell’Acropoli. Il suo incerto confine è marcato a nord-ovest dal candido sasso dell’Areopago, che poi era il tribunale ai tempi di Socrate, a est dall’Arco di Adriano e, rispetto all’Acropoli, dall’Agorà Antica, ora un sito archeologico chiazzato di arbusti, fiancheggiato a monte dalla panoramica via Adrianou, e un tempo cuore della vita pubblica e amministrativa. A ovest troviamo il Theseion Efaisteion o Thissio, dedicato al dio fabbro Efesto; a est la Stoa di Attalo, edificio a porticato del I secolo a.C. ricostruito a metà degli anni ’50, dove i bambini giocano ogni mattina a nascondino tra la sua doppia fila di imponenti colonne doriche.

Il tempio di Efesto ripreso dall’Areopago
Il tempio di Efesto ripreso dall’Areopago

Ancora più incerto è il confine tra la Plaka e il quartiere di Monastiraki, dal nome dell’omonimo slargo che ne costituisce il fulcro. Più che altro lo si intuisce appena le vestigia elleniche e romane cedono il passo alle più arrotondate forme di bagni turchi, moschee e madrasse (scuole coraniche), o appena l’ambiente assume tutti i connotati di un suq. Non a caso, sullo stesso slargo s’affacciano sì la Biblioteca di Adriano e la chiesa bizantina della Pantanassa, ma anche la Dzami Tzistarakis, alias Moschea del Bazar, e l’affascinante stazione della ferrovia (ora della metropolitana) di gusto vagamente liberty che all’inizio del Novecento collegava Atene con il Pireo.

Le colonne del Tempio di Zeus Olimpio
Le colonne del Tempio di Zeus Olimpio

Per riprendere fiato basta una breve escursione in direzione opposta, attraversato il viale Amalias e oltrepassato il tempio di Zeus Olimpio, fino al Giardino Nazionale. Inaspettato polmone verde, addirittura lussureggiante nel sommo quadrilatero istituzionale circondato da ambasciate, ministeri e uffi ci governativi, l’idilliaco parco detto Zappio è frequentato in prevalenza da bambini con tate e anziani che passano il tempo giocando a carte o a tavli (il backgammon greco) all’ombra di alberi centenari.

Il quartiere di Gazi, dove i capannoni industriali e i gazometri sono stati ristrutturati e destinati alla fruizione pubblica
Il quartiere di Gazi, dove i capannoni industriali e i gazometri sono stati ristrutturati e destinati alla fruizione pubblica

In una giornata abbiamo visitato il cuore della città; è tempo di scoprirne altri aspetti, a cominciare dal vivace mercato alimentare, una lunga tettoia fin de siècle che protegge i banconi di pescivendoli e macellai. Fuori, le bancarelle degli ortaggi sono un trionfo di melanzane, pomodori, carciofi , cachi, olive, mandorle ed erbe aromatiche, piramidi di delizie esposte nel rettangolo disegnato dalle vie Athina, Eolou, Evripidou e Sofokleous, a metà strada tra piazza Omonia e Monastiraki. Da qui, attraversando la lunga e stretta Ermou, ci si trova nello Psirì, quartierino rinato negli anni ’90 come covo di un’intellighenzia alternativa e molto cool, oggi una specie di grande emporio. Poco più in là, tra le vie Pireos e Iera Odos – quella Via Sacra che ai tempi di Pericle fendeva il cimitero del Ceramico per condurre ai riti misterici di Eleusi – si estende la zona di Gazi che comprende l’ex giardino botanico e i capannoni di setifi ci dismessi e trasformati in complessi polivalenti con cinema, gallerie d’arte, teatri off, dj-bar, fast food e ristoranti alla moda, nonché la vecchia centrale municipale del gas convertita in Technopolis, centro culturale e di aree espositive ricavate nei gazometri. È un’altra Atene, una delle molte, tutte diverse ma illuminate dalla stessa luce che la sera le imporpora, preludio di un giorno nuovo e speranza di una nuova rinascita.

Lungo illustri corridoi

Tra i molti luoghi della cultura degni di nota in città non si può prescindere da una visita al Museo Nazionale Archeologico: fondato alla fine del XIX secolo, custodisce una delle più importanti collezioni d’arte greca antica al mondo (Patission 44, www.namuseum.gr, aperto tutti i giorni dalle 8 alle 20). Ha una storia antica anche il Museo dell’Acropoli, le cui forme e dimensioni attuali risalgono però a meno di dieci anni fa: situato ai piedi del Partenone, grazie a un gioco sapiente di luci e di volumetrie e a una sistemazione intelligente dei reperti consente di immaginare l’ascesa al tempio di Atena all’epoca di Pericle (Dionysiou Aeropagitou 15, www.theacropolismuseum.gr con servizio di biglietteria online, orario da aprile a ottobre dalle 8 alle 20, venerdì fino alle 22, lunedì fino alle 16). Sotto il Licabetto troviamo il più piccolo ma non meno interessante Museo di Arte Cicladica, dedicato alle antiche culture dell’Egeo e di Cipro e incentrato in particolare sulle opere risalenti al terzo millennio avanti Cristo (Neophytou Douka 4, www.cycladic.gr, aperto dalle 10 alle 17, martedì fino alle 20, domenica chiuso).

Museo degli Strumenti Musicali
Museo degli Strumenti Musicali

L’ultima segnalazione è per il Museo degli Strumenti Musicali, ospitato in un bell’edificio ottocentesco della Plaka. Accoglie più di mille strumenti di musica popolare greca e mediterranea, dalla preistoria ai giorni nostri (Dioghenous 1, aperto da martedì a domenica dalle 8 alle 15). 

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