Asino chi legge

Facili trekking tra campagne, boschi e vallate, giornate di mietitura e di vendemmia con i contadini, feste popolari e storia locale: in compagnia di simpatici asinelli, avventure per grandi e piccini sull'Appennino Modenese.

Indice dell'itinerario

Due lunghe orecchie pelose e appuntite sbucano da dietro un rotolone di fieno appena tagliato. L’inconfondibile raglio annuncia la sagoma rotondetta del simpatico quadrupede e un asinello nato da poco, con una folta frangetta sulla fronte, ci trotterella incontro tirandosi dietro una fila di bimbi che gridano, ridono, inciampano e si spingono. Al seguito le asine adulte cariche di tende, sacchi a pelo e stuoini, e tutta la caotica carovana di escursionisti con genitori e fratelli più grandi che faticano a reggere il passo degli scatenatissimi bambini.
Nel nostro trekking a dorso d’asino sull’Appennino Modenese stiamo ora attraversando una zona coltivata, senz’altra preoccupazione che arrivare al prato dove sorgerà il campo serale, immersi nel profumo dell’erba falciata di fresco, facendo attenzione a scorgere i nidi di fagiano tra gli sterpi, evitando qualche rondine che si lancia in spericolate acrobazie per catturare gli insetti.
Nel Frignano, tra la Val Dragone e la Val Rosenna, le montagne non sono impegnative: boschi freschi e scuri di castagni, lecci e querce spezzano qua e là il verde uniforme dei coltivi e dei pascoli, indispensabili per alimentare le numerosissime mandrie di vacche il cui latte è impiegato per la produzione del parmigiano e del grana. E’ un paesaggio dolce e sereno, disegnato dalla presenza secolare dell’uomo. Sparse con una certa regolarità sui pendii appaiono innumerevoli stalle, oggi dotate di moderne attrezzature; i campi sono disseminati di balle e rotoloni, le strade bianche intrecciano ragnatele sulle colline. Di tanto in tanto la forza della natura torna prepotentemente alla superficie in un calanco, frana d’argilla friabile modellata dal vento e dalla pioggia: bianchissimo o spesso argenteo, esplode di luce riflettendo il sole con i suoi quarzi.
Per una vacanza con i bambini questo è un ambiente ideale. Poche situazioni di rischio e nessuna estrema, tanti angoli di una bellezza quasi fantastica… E poi ci sono gli asinelli, che calamitano tutte le attenzioni dei più piccoli: in loro compagnia si trasformano in perfetti camminatori, scoprendo energie e spirito d’avventura insospettabili.
Siamo accompagnati da Massimo, vulcanica guida della Podesteria di Gombola, che ha organizzato l’escursione per noi tracciando il percorso, preparando i campi base in cui piantare le tende, inventando giochi, gare e storie che manterranno sempre vivo l’interesse dei piccoli partecipanti lungo tutto il percorso. Questa volta, fra le tante proposte abbiamo scelto un semplice trekking: su e giù per le colline a scoprire piccoli castelli dell’epoca di Matilde di Canossa, a risalire torrenti e ruscelli, a correre sulle scarpate erbose ma anche fuori dei sentieri, procedendo a naso, con tutta la tranquillità di godersi il chiacchiericcio di passeri e fringuelli nella boscaglia o il passaggio veloce di una lepre. In più, la comodità delle asinelle che trasportano i nostri bagagli, le attrezzature, i viveri e l’acqua.
Ed eccoci a seguire il corso del ruscello fino al villaggio abbandonato della tribù dei Piedi Neri, dove abbiamo ricostruito con le liane e le frasche del bosco i tepee rovinati dalla pioggia. Poi abbiamo cercato l’oro – o meglio la pirite – tra le pietre franose dei calanchi. E la sera, dopo aver dato acqua e fieno alle nostre pazienti accompagnatrici che ci hanno aiutato ad arrivare fin lì, un bel cerchio attorno al fuoco per raccontare le piccole avventure della giornata, ricordando chi è stato trascinato via da un’asinella troppo intraprendente o chi per chilometri ha dovuto tirarne una un po’ più pigra. Poi, tutti in tenda per una notte difficile da dimenticare, soprattutto per i più piccini che fanno la fila davanti agli igloo per provare l’emozione del sonno sotto le stelle già prima di cena. Ma non è che una delle mille attività che si possono fare accompagnati dai simpatici asinelli del Castello e Asineria di Gombola che, di stagione in stagione, ha in calendario le più varie iniziative: per esempio la partecipazione alla mietitura, per scoprire il lungo viaggio del grano dal campo alla tavola. Nei campi di un contadino amico abbiamo potuto riempire le nostre ceste di spighe appena falciate, provando persino a mietere; quindi una piccola marcia fino al mulino ad acqua della Strega Pentolina, che ci ha mostrato i misteriosi ingranaggi e ha macinato il nostro raccolto. Ancora a dorso d’asino la farina è arrivata finalmente al Castello, dove l’abbiamo impastata in pagnotte (di forma un po’ strana, a dire il vero!) messe poi a cuocere nel forno a legna. Una bella storia di paura, raccontata a lume di candela nelle segrete, ci ha tenuto compagnia mentre aspettavamo la cottura; e quando siamo usciti, rabbrividendo per il freddo e l’umidità delle celle, il pane era pronto, caldo e fragrante.
A settembre invece si vendemmia, sempre trasportando il raccolto nelle ceste intrecciate sul basto delle asinelle, mentre i più piccoli si infilano in mutande nelle tinozze per pigiare l’uva con i piedini. E a marzo si imbottiglia durante una festa con musici in costume, flauti, mandolini, canti e balli intorno al fuoco, come si usava fare un tempo, con la fila dei bambini eccitati per il rito del primo assaggio del vino: c’è chi ha imbrogliato e si è rimesso in riga più volte, smascherato dalle guance rosse e dall’andatura dondolante e chi, disegnata la sua etichetta e conquistata la sua bottiglia, l’ha portata con sé fino a sera. A ottobre sarà la volta delle castagne da arrostire nel camino, a Natale si costruiranno i giocattoli di una volta con materiali di recupero, da regalare per le feste.
Una vecchia favola racconta che una volta asini e bambini potevano parlare tra loro con un linguaggio segreto e che i simpatici quadrupedi esaudivano i desideri dei più piccoli scuotendo le lunghe orecchie. E’ la magia di Gombola, che sa trasformare anche una semplice gita in un’avventura indimenticabile.

PleinAir 383 – giugno 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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