Arrivano i nostri!

Quattro settimane negli States su un camper a noleggio. Cinquemila chilometri percorsi nelle mitiche terre dei pellerossa e dei pionieri. Una inebriante immersione nella natura: tra Montagne Rocciose, sconfinate praterie e un insieme unico al mondo di parchi e aree protette. Un viaggio di quelli che non si dimenticano.

Indice dell'itinerario

L’arrivo a Salt Lake City nello Utah, a bordo di uno dei comodi voli della Delta Airlines che collegano la città a New York e Atlanta, è di per sé un’esperienza memorabile.
Dopo aver sorvolato infinite pianure, si parano improvvise ai finestrini le Montagne Rocciose che si scavalcano passando sopra la via usata dai primi pionieri. In pochi attimi il paesaggio piatto, verde e monotono diventa multiforme e variegato; al centro si erge il Grande Lago Salato, un enorme raccoglitore d’acqua piovana senza immissari né emissari. La sua alta concentrazione di sale si deve all’accumulo nei millenni di cloruri sodici trasportati sin qui dai fiumi che scorrono dalle montagne circostanti.
Preso in consegna il camper (una delle basi di noleggio della CruiseAmerica si trova non lontana dall’aeroporto), si visita in città almeno il tempio dei Mormoni (da non perdere i cori della domenica mattina) e l’adiacente bel museo storico che racconta l’incredibile viaggio di questa setta. Imboccata quindi verso est la lunga highway HWY 80, il primo luogo di “pellegrinaggio e di sosta commossa” arriva presto: il South Pass. Un cartello a lato della strada con la scritta “Historic Site” (se ne incontrano a centinaia lungo tutto il percorso) spiega che quello è lo spartiacque del continente: dalle basse colline digradanti verso la pianura arrivavano le teorie di carri di pionieri che, lungo l’Oregon Trail, si riversavano nello Utah per poi piegare a sud-ovest verso la California o a nord verso l’Idaho e l’Oregon. In qualche giorno d’auto si coprono distanze che necessitavano ai pionieri due, tre mesi di cammino. Diverse segnalazioni lungo la strada richiamano l’attenzione sulle tracce del loro passaggio; nel Wyoming tanti altri cartelli ancora localizzano luoghi di scaramucce con la Cavalleria, di massacri famosi e sconosciuti, di forti e avamposti scomparsi, di trading post di trapper e mountain men.
E’ d’obbligo una deviazione verso Kemmerer per visitare il vicino Butte Fossil National Monument, un’area protetta di straordinario interesse geologico per i suoi vasti depositi di pesci e rettili acquatici fossili. Tornati sulla HWY 80 e attraversate velocemente le verdeggianti pianure del Wyoming si punta a nord verso Casper; in alternativa si può continuare sulla HWY 80 fino a Laramie, visitando l’omonimo forte ricostruito e la capitale Cheyenne, famosa per il suo rodeo. Nelle vicinanze di Casper, paese storico sorto alla biforcazione tra l’Oregon Trail e la pista Bozeman, c’è un altro luogo mitico per chi ama il vecchio West: The Hole in the Wall, letteralmente “il buco nella parete”, che vale sicuramente una deviazione un po’ complessa.

South Dakota
Seguendo la HWY 18, superato il confine del South Dakota, ecco le Black Hills, le montagne sacre dei Lakota, le prime alture che apparivano ai pionieri e ai cercatori d’oro dopo settimane di monotona e piatta prateria. Il generale Custer le attraversò nel 1874 comandando un’esplorazione “scientifica” affidata a due squadroni di cavalleria, 300 carri e una mezza dozzina di geologi. Il vero compito della spedizione era verificare se nelle Black Hills ci fosse oro. La scoperta del prezioso metallo avrebbe creato conflitti con gli indigeni anche in questo ultimo angolo di wilderness assegnato come intoccabile agli indiani Lakota.Oggi le meraviglie di quest’area sono protette dai confini del Wind Cave National Park, dal contiguo Custer State Park e dalla vastissima Black Hills National Forest. Il Wind Cave National Park prende il nome da un insieme impressionante di grotte sotterranee, in parte visitabili comodamente poiché un tratto è stato illuminato e dotato di ascensore. In superficie è un susseguirsi di colline, praterie, boschi di conifere dove si incontra un gran numero di bisonti americani, di cervi-mulo, di antilocapre che si fanno osservare abbastanza da vicino (mai però accostarsi troppo ai bisonti). Vicino al paesino termale di Hot Springs c’è il Wild Horse Sanctuary dove sono stati liberati un centinaio di mustang, i famosi cavalli selvaggi americani. Presso l’Husted Ranch è possibile soggiornare e fare passeggiate ed escursioni a cavallo. In città vale una visita il Mammoth Site, dove si trovano i resti fossili di alcune decine di mammuth.
Subito fuori i confini del Custer Park si percorreranno due strade panoramiche: la Needles Highway, tra formazioni rocciose a forma di aguzze guglie, e la Peter Norbeck Scenic Byway, dalle incredibili curve a 360° con sottopassaggi di legno. Entrambe conducono al famoso Mount Rushmore scolpito da Gutzon Borglum per ritrarre i presidenti Washington, Lincoln, Roosevelt e Jefferson. Sul fianco di un’altra montagna, a poche decina di miglia lungo la HWY 385, l’artista Korzac Ziolkoski ha iniziato a scolpire nel 1949 l’effigie di Crazy Horse, Cavallo Pazzo. Fino ad oggi è stata completata la testa del grande guerriero Lakota e si prevedono almeno altri vent’anni di lavoro.
Le HWY 40, 41 e 2 conducono in un baleno giù in pianura fino a costeggiare la parte occidentale del Badlands National Park, un improvviso susseguirsi di aridi pinnacoli di bianco terreno. Una deviazione è quasi obbligatoria per raggiungere, con la HWY 33 e la 28, il luogo del massacro di Wounded Knee. Qui, il 29 dicembre 1890, trecentocinquanta componenti della tribù Oglala di Grosso Piede (in gran parte donne, vecchi e bambini) furono trucidati dalla cavalleria americana, che qui ha scritto una delle pagine più infamanti della sua storia. La HWY 3 e la 44 riportano a nord fino all’ingresso del Grass Land National Park. Lo si attraversa seguendo una strada asfaltata appositamente realizzata tra panorami lunari. Qui un discendente dei Lakota (Piuma Bianca d’Aquila) conduce viaggi a cavallo di più giorni all’interno dell’area protetta (pernottamenti in tepee). La HWY 14 riporta a ovest passando per la città di Rapid City, un ottimo luogo per rifornirsi di provviste e per visitare l’interessantissimo museo storico The Journey Museum oltre al ricchissimo negozio di arte e moda indiane Praire Edge Trading & Co.

Montana
Ci si avvia ad entrare in Montana tagliando ancora le Black Hills. Una foresta pietrificata, Fort Meade e il suo museo della cavalleria americana, il paesino storico minerario di Deadwood (i lettori di Tex Willer devono una visita alle tombe di Wild Bill Hickock e Calamity Jane), la miniera d’oro a cielo aperto di Lead e la bellissima strada panoramica Speerfish Canyon Scenic Byway (HWY 14A) meritano altrettante soste e deviazioni. E’ poi la HWY 212 a condurci attraverso le riserve indiane Cheyenne e Crow in un altro luogo del mito, esaltato da una mezza dozzina di film hollywoodiani: il Little Big Horn Battlefield National Monument, l’angolo di prateria dove il generale Custer e 210 cavalleggeri furono spazzati via dai guerrieri di Toro Seduto.
Si punta quindi il muso del camper verso nord-ovest fiancheggiando, lungo le HWY 12 e 89, la catena delle Montagne Rocciose. Si lascia la pianura per un centinaio di miglia per attraversare la Lewis & Clark National Forest non prima di aver raggiunto, con una deviazione sulla HWY 294, la città mineraria fantasma di Castle, esempio tipico di una boom town di fine secolo nata, cresciuta e morta nel volgere di qualche anno tra la scoperta e l’esaurimento delle vene di minerale. Si torna in pianura fino a trovare, a Great Falls, un altro protagonista della storia del West: il fiume Missouri. Risalendone la placida corrente, da qui passarono gli esploratori Lewis e Clark che raggiunsero per primi la costa del Pacifico attraversando le montagne. Per conoscere i particolari di quella memorabile impresa, che richiese tre anni, basta visitare a Great Falls il Lewis & Clark Historic Trail Interpretive Center, straordinario museo dedicato interamente a quell’epico viaggio. L’ingresso della riserva dei Piedi Neri (da vedere il museo etnico-storico della tribù a Browning) preannuncia l’avvicinarsi del Waterton/Glacier National Park. Il parco è diviso in una parte canadese e una americana (la più grande) e viene chiamato il “Parco della Pace” per commemorare il lungo accordo tra i due stati nordamericani. E’ del 1910 l’intesa per proteggere questa parte straordinaria delle Montagne Rocciose coperte da ghiacciai perenni, foreste e laghi cristallini. Qui ci si può fermare a lungo dedicandosi a molteplici attività nella natura: rafting, canoa sui laghi glaciali, escursioni a cavallo, trekking. Ma l’esperienza più straordinaria è attraversare la catena montuosa lungo la panoramicissima quanto angusta Going to the Sun Road. Purtroppo si può percorrerla solo in auto, ma ci si può unire a un tour organizzato. Nel parco è possibile fotografare l’orso americano, cervi, daini, cervi-mulo e numerosi rapaci: gli avvistamenti sono assicurati all’alba o poco prima del tramonto. La HWY 2 permette comunque viste incantevoli su tappeti di conifere, fiumi turbolenti e laghi chiarissimi.
Dal paesino di East Glacier si scende velocemente di quota sull’altro versante delle Montagne Rocciose, si costeggia il grande lago Flathead e si punta decisamente a sud per immettersi nella HWY 90. Il paesaggio è un continuo susseguirsi di grandiosi panorami, alte montagne, pascoli e isolate fattorie, cartelli di “Historical Site” che raccontano le imprese di commercianti, missionari, capi indiani, pionieri e cercatori d’oro. Il capolinea è la cittadina di Bozeman, che ha preso il nome dall’omonima pista utilizzata dai pionieri. Pochi chilometri ancora e si arriverà all’arco d’ingresso del parco nazionale di Yellowstone.

Wyoming
Lo Yellowstone National Park, il più antico parco del mondo, è in gran parte occupato dalla caldera del vulcano esploso 600.000 anni fa lanciando in aria un’immane quantità di detriti che raggiunsero perfino il Nebraska e il Kansas. Il cratere risultante dallo sprofondamento del suolo raccolse le acque piovane formando il lago Yellowstone, dal quale nasce il fiume cui si deve la creazione dell’incantevole Yellowstone Canyon. La visita delle aree più importanti del parco è facile e comoda. Vi sono cinque ingressi, uno a nord, uno a ovest, uno a sud e due a est. Una strada asfaltata è stata creata a formare due grandi anelli che permettono di visitare tutti i luoghi di maggiore importanza e bellezza. Si consiglia di dedicare a Yellowstone non meno di tre giorni, per quanto gli oltre 1800 chilometri di sentieri offrano innumerevoli occasioni di soggiorno.
Le mete da non perdere sono davvero tante ed è opportuno procurarsi una buona guida. Citiamo almeno: Fort Yellowstone, il quartier generale del parco (occupato dall’esercito, prima che fosse fondato il corpo dei Ranger); le attigue Mammoth Hot Spring, terrazze di depositi calcarei e cascatelle d’acqua calda; la vasta area vulcanica del Norris Geyser; il Gibbon Canyon, scavato dal Forehole River; l’Old Faithfull, un geyser che “spara” acqua calda a intervalli regolari (nei pressi inizia la straordinaria passeggiata che conduce ad altri geyser attivi e non).
Nel 1988 il parco di Yellowstone è stato devastato da un immane incendio che ha mandato in cenere 900.000 acri; per spegnerlo del tutto, oltre all’opera di 9000 uomini, ci sono volute le nevicate invernali. Dopo dieci anni, tuttavia, la vita vegetale e animale sta tornando e la catastrofe a lungo andare si sta rivelando una fonte di rigenerazione per tutta la foresta.
Nei nostri tre giorni di permanenza la watching list è stata superba: tre grizzly, un orso nero, due alci, alcune centinaia fra bisonti, cervi, cervi-mulo e antilocapre, un coyote, diverse marmotte, tre mufloni, vari scoiattoli terricoli, scoiattoli rossi, citelli, uno stormo di sei cigni, una coppia di falchi pescatori, decine di oche canadesi, un’aquila calva e altre 45 specie d’uccelli. In pratica, è mancato all’appello solo il lupo che, reintrodotto appena da qualche anno, teme l’uomo e vive nelle aree più isolate. Lasciando il parco dal suo ingresso meridionale, la HWY 89 attraversa il John D. Rockefeller jr. Memorial, un’area naturale che appartiene alla miliardaria famiglia ma è vincolata anch’essa a ferree regole di protezione. Separa i parchi di Yellowstone e del vicino Grand Teton National Park (nome che richiama le forme invero… muliebri dei suoi rilievi). Le montagne Teton si innalzano direttamente dalla pianura, senza colline o contrafforti preliminari. Sono originate infatti da un repentino innalzamento del suolo, dovuto a una serie di terremoti molto localizzati che hanno creato una lunga faglia, alla cui base (sul versante del Wyoming) si sono formati alcuni laghi. All’alba la luce inizia ad arrossare le cime innevate creando un’atmosfera sublime. La strada asfaltata corre parallela ai monti tra ampie viste panoramiche, comprendenti anche le volute che lo Snake River disegna nella pianura. Bisonti e cervi sono anche qui numerosi e facilmente osservabili. A est il parco confina con la vasta Bridger Teton National Forest, seguita dall’immensa Shoshone National Forest, entrambe aree naturali soggette a regole di protezione diverse da quelle dei parchi nazionali (ad esempio vi è ammessa la caccia controllata). Sono queste le zone dove ha vissuto per tanti anni il leggendario mountain man Jeremiah Johnson, immortalato sullo schermo da Robert Redford nel film Corvo Rosso non avrai il mio scalpo. Chi vuole compiere qui viaggi a cavallo eccezionali può rivolgersi agli outfitter che operano nella vicina città di Dubois.
Subito fuori dal parco merita una visita la cittadina di Jackson Hole (vi ha scelto di vivere l’attore Harrison Ford) con i suoi negozi, gallerie d’arte, ristoranti e alberghi alla moda. La HWY 22 ci fa lasciare il Wyoming scavalcando il Teton Pass.

Idaho
Siamo così nell’Idaho. Noto nel Nordamerica per la produzione di patate, questo stato poco conosciuto in Europa come meta turistica sorprende per la varietà, la ricchezza e la bellezza dei suoi ambienti naturali.La Teton Scenic Drive che si segue verso nord costeggia il versante orientale del parco, attraversa infiniti campi di patate e s’immette nella Mesa Falls Scenic Byway, che risale di quota tra cascate e fitti boschi. Al bivio sulla HWY 20, a destra si raggiunge l’ingresso occidentale dello Yellowstone, a sinistra si scende nella grande pianura che occupa l’Idaho meridionale, come illustra un plastico nel Visitor’s Center del Crater of the Moon National Monument (lo si raggiunge proseguendo sulle HWY33 e 20/26). Nel bel mezzo di una prateria, si entra improvvisamente in un ambiente naturale di origine vulcanica: crateri, colate laviche, sabbia vulcanica, canali a cielo aperto e grotte occupano una vasta area oggi protetta, attraversata da una stradella asfaltata. Alcuni itinerari segnati permettono di visitarne a piedi gli angoli più significativi e spettacolari. Si torna quindi indietro di 25 chilometri per imboccare verso nord la HWY 93, una delle più solitarie e suggestive strade americane: dal borgo di Mackay fino a Challis non si incontrano agglomerati urbani, ma solo pochi e isolati ranch, campi di fieno e resti di antiche fattorie. Sulla destra svettano la più alta montagna dell’Idaho, il Borah Peak (oltre 4.000 metri di altezza) e la spettacolare Willow Creek Summit. Lungo tutto il percorso s’incrociano rari pick-up e qualche auto un po’ datata. Da Challis (dove, nel Land of the Yankee Fork Interpretive Center, si racconta la storia di trapper e minatori) la HWY 75 segue il corso del Salmon River, che può essere disceso in rafting.
Purtroppo i camper non possono percorrere interamente la Custer Motorway Adventure Road, una carrareccia un tempo riservata ai carri dei minatori. Lungo il percorso si osservano vecchi impianti minerari, le capanne delle stazioni di sosta, le gost town di Bonanza City e Custer City con i rispettivi cimiteri storici, la capanna dove si pagava il pedaggio per il transito. Tornati sulla HWY 75 si incontrano sorgenti d’acqua calda (grande attrazione per i minatori del secolo scorso) e il paesino di Clayton, una decina di case in tutto con un caratteristico negozio di anticaglie esposte fin sulla strada. Al bivio con la HWY 21 (denominata Sawtooth Scenic Byway) si punta a sud per attraversare una delle aree naturali più significative, quella delle Sawtooth Mountains (montagne a dente di sega). Qui si possono effettuare straordinarie escursioni a cavallo e a piedi. Non mancano campeggi, rifornimenti di carburante, negozi e tutti i servizi per il turista. Avvolta dalla wilderness più assoluta, la strada scende maestosamente fino a Sun Valley, una località di turismo estivo e invernale.
Ancora 200 chilometri in pianura seguendo le HWY 20 e 51 e ci aspetta un’altra bellezza naturale: il Bruneau Dunes State Park. In un vasto avvallamento il gioco dei venti ha formato nei millenni un incredibile scenario di alte dune sabbiose; al centro di queste si adagia un laghetto che nei weekend è una delle mete preferite degli abitanti della vicina Boise, capitale dell’Idaho. Da qui in avanti si segue a lungo il corso dello Snake River percorrendo le quasi parallele HWY 84 e 30. All’imbocco di quest’ultima appare improvvisamente un’alta e lunga parete rocciosa, estrema propaggine di un immenso fronte lavico che ha deviato il corso del fiume. Superato il lungo ponte sullo Snake, sulla riva di sinistra si osservano le Thousand Springs: dalla lava, sparpagliate su un fronte di un chilometro, decine di cascatelle riversano nello Snake le acque affluite nel bacino di drenaggio delle pianure settentrionali. Ma i giochi d’acqua non finiscono qui. A Twin Falls, la Shoshone Fall è un’attrazione a cinque stelle, specialmente nelle ore del tramonto, quando la cascata si tinge d’oro. E altre sorprese, associate questa volta al vulcanismo, attraggono nell’area di Soda Springs e di Lava Hot Springs, raggiungibili con le HWY 86 e 30. Qui, presso le sorgenti di acque calde terapeutiche sorgono piscine termali, alberghi e ristoranti aperti tutto l’anno.
Il viaggio delle meraviglie si avvia al suo epilogo. Si rientra verso Salt Lake City lungo la Caribou Scenic Byway passando per la cittadina storica mormone di Montpellier e la sponda occidentale del grande Bear Lake. Si attraversa quindi la Wasatch National Forest e si punta a Salt Lake City seguendo la HWY 15. Prima di riconsegnare il camper alla CruiseAmerica, vale la pena di visitare l’Antelope Island, una grande isola del Lago Salato oggi protetta da un parco. Anche qui è stato reintrodotto il bisonte, vero simbolo del West, tornato a vivere dove la sete di guadagno dell’uomo bianco lo aveva fatto letteralmente sparire; insieme ai lupi, agli orsi, ai mufloni e agli stessi indiani d’America.

PleinAir 334 – aprile 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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