Aria di fiesta

Un itinerario d'arte e di storia per approfondire la conoscenza dell'Andalusia fuori stagione.

Indice dell'itinerario

Due settimane di mezza stagione, quando il clima è temperato e la folla si è diradata: il periodo ideale per visitare l’Andalusia, dedicandosi in particolare alle sue celebri mete d’arte grandi e piccole. Le nostre aspettative erano alte ma, alla prova dei fatti, assolutamente ben riposte: sarà perché i tanti tesori sono ancora più valorizzati dalla luce radiosa dei mesi autunnali, ma anche per la contagiosa simpatia degli estroversi andalusi.
Prima tappa Siviglia che, con oltre 700.000 abitanti, è fra le maggiori città spagnole e capoluogo della regione. Ai sivigliani non sono mai mancati coraggio e iniziativa, e il desiderio di conservare e valorizzare le tradizioni non intralcia la spinta all’innovazione e al progresso. Due esempi estremi? L’Expo Universale del 1992, un vero trampolino verso il futuro, e la ricca storia delle civiltà musulmana e cristiana che si sono succedute, incrociate, combattute, spesso amalgamate.
Intanto cerchiamo una sistemazione, potendo scegliere fra diversi campeggi: a 8 chilometri in direzione Cadice il Motel Camping Club de Campo (uscita a Dos Hermanas) oppure il Villsom (uscita Dos Hermanas-Isla Menor), una buona struttura ben ombreggiata ma resa non proprio tranquilla dalla vicinanza all’autostrada. Stesso problema per il Sevilla, il più prossimo alla città, dunque comodo ma rumoroso trovandosi per di più a poca distanza dall’aeroporto.
Due giorni sono il minimo per la visita, da pianificare con un po’ di accortezza controllando orari e giorni di chiusura dei siti: da non perdere tutto il colorato e vivacissimo quartiere antico di Santa Cruz, la cattedrale e l’adiacente torre della Giralda, l’Alcazar, la Casa Lonja, il Patio de Los Naranjos, la Casa de Pilatos e la sterminata e scenografica Plaza de España con il suo trionfo di ceramiche e azulejos. A prescindere da come si giudichi la corrida, che noi personalmente avversiamo, è intrigante anche la Plaza de Toros, architettonicamente pregevole e comunque un simbolo della cultura iberica. Illuminante però, a una nostra precisa domanda, la risposta della giovane guida: oggigiorno la corrida è certo ancora molto apprezzata dagli spagnoli – oltre che, beninteso, da molti turisti – ma solo quelli da una certa età in su, mentre i giovani la rinnegano quasi concordemente.
E’ tempo di volgere la prua a nord, entrando in un’Andalusia più raccolta e genuina per raggiungere Córdoba. In questi tempi di intolleranze religiose e di fondamentalismi di varia matrice, dove il termine globalizzazione significa consumismo più che crescita e conoscenza, scalda il cuore sapere che esiste un posto come questo, esempio palese di multietnicità: le chiese cattoliche si ergono a pochi passi dalla sinagoga, l’Universidad Islamica Internacional è dietro l’angolo. Paradigma dello scontro e della fusione tra culture è la Mezquita, ovvero la moschea che ingloba la cattedrale, un vero miracolo dell’architettura puntualmente preso d’assalto dai turisti (consigliamo di visitarla fra le 8 e le 10 del mattino, ore in cui l’ingresso è gratuito e l’affluenza ancora molto modesta). Poi ci si immerge nel quartiere ebraico della Judería, lindo e affascinante dedalo di stradine, piazzette e segreti patii fioriti, dove l’ombra è squarciata da sciabolate di luce e le facciate sono scandite da finestre traboccanti di gerani, insegne di antichi negozi e mestieri, azulejos con raffigurazioni religiose. E’ naturale, a un certo punto, chiudere la guida e farsi condurre dal caso, imbattendosi in luoghi frequentati dai turisti ma anche in angoli di insolita tranquillità.
Un altro gioiello è l’Alcazar, con notevole vista sull’ampio corso del Guadalquivir, sempre a due passi dal centro storico. Occorre poi trovare almeno un’ora di tempo per il Palacio de los Marqués de Viana, originario del ‘300 e trasformato nel ‘600, con un incantevole susseguirsi di cortiletti che è un vero piacere scoprire tra arcate, fontanelle, vialetti fioriti avvolti in un’atmosfera incantata (orario dalle 10 alle 14, chiuso il sabato pomeriggio e la domenica). Se poi voleste fare uno spuntino, cercate di evitare i locali per turisti e cercate quelli più discreti, che non espongono cataloghi fotografici dei loro piatti: fra gli altri ci sentiamo di suggerire, in Calle Romero Barros di fronte all’Hostal Los Arcos. una vineria con cucina che offre tapas e ricette della tradizione.
Per la sosta ci sono varie strutture nei dintorni: per i camperisti la più pratica è il camping El Brillante, in direzione di Vilaviciosa, ombreggiato, dotato di lavanderia e market e, soprattutto, ben collegato al centro dai bus che funzionano fino a tarda sera. Disponendo di un po’ di tempo si può continuare per Granada non per la via più diretta ma zigzagando in cerca di località di pregio, come la barocca cittadina di Cabra e l’antica Baeza dalle caratteristiche stradine lastricate, il Palacio Jabalquinto, la cattedrale e la Plaza del Populo. A seguire troviamo Ubeda, ancora non troppo turistica, che nel 2003 l’Unesco ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità: da segnalare la Casa Museo Andaluz, la Plaza de Vazquez de Molina e il giro dei bastioni, che racchiudono pittoreschi quartieri e regalano panorami eccezionali. Per i pernottamenti in questa zona le scelte sono limitate e vanno valutate sul posto, mentre i campeggi latitano e forse i caravanisti farebbero meglio a sistemarsi nelle città maggiori compiendo puntate giornaliere nei dintorni.
Ma eccoci alla magnifica Granada, dove un buon approdo (aperto però solo da metà marzo a metà ottobre) è l’omonimo camping a 5 chilometri dal centro, collegato da minibus; in alternativa c’è il Sierra Nevada, più rumoroso e affollato, accanto alla stazione degli autobus. E ora dedichiamoci alla scoperta di questa città stupefacente: da non mancare le immacolate stradine dell’Albayzín, l’antico quartiere abbarbicato al belvedere di San Nicolás, ripagati da scorci indimenticabili su finestre e portoncini vivacemente decorati, rubando immagini di segreti giardini, panorami mozzafiato sulla sottostante città e, soprattutto, sulla collina dirimpetto in cima alla quale troneggia l’Alhambra. Impossibile descrivere in poche parole l’emozione suscitata da questo complesso di edifici e giardini, altro esempio di ciò che la cultura araba ha lasciato in dono alla terra di Spagna: l’unico modo per capire è osservare con i propri occhi.
Oltre al citato Albayzín (dove si possono scovare graziosi localini anche per la cena, spostandosi con gli economicissimi taxi) va visitato l’adiacente quartiere di Sacromonte; poi ci si può immergere nelle trafficatissime, caotiche ma allegre arterie centrali che pullulano di negozi alla moda, ristorantini e gli immancabili souvenir. Altre mete possibili di una visita che dovrebbe durare almeno tre giorni sono il monastero di San Jeronimo, la cattedrale, i Baños Arabes, la Plaza Bibarrambla. Per gli appassionati può essere interessante, nei dintorni, una puntata a Fuentevaqueros che si raggiunge tramite l’autostrada per Malaga, uscendo dopo l’aeroporto: si tratta della città natale di Federico Garcia Lorca, con annesso il gradevole museo (chiuso il lunedì). Suggeriamo inoltre, in direzione di Valencia, di visitare Llorca, antica e caratteristica cittadina di origini romane che possiede un interessante patrimonio monumentale: spiccano in particolare Plaza de España, il municipio, la Casa del Corregidor e il castello arabo. Per un buon pranzo tipico a prezzi più che abbordabili ci si può sedere ai tavoli del ristorante del Carmen, di fronte all’omonima chiesa.

Per concludere…
Questo nostro viaggio fuori stagione in Andalusia ci ha pienamente soddisfatto: abbiamo visitato le più importanti città e villaggi dell’interno (per il mare se ne parlerà la prossima volta) e siamo rimasti semplicemente affascinati dalla bellezza dei luoghi e dei siti, con punte di assoluta eccellenza come l’Alhambra di Granada e la Mezquita di Córdoba. Ricorderemo a lungo anche la cordialità dell’estroversa gente andalusa, che sa fondere a perfezione l’atmosfera rilassata e gioiosa tipica del sud con un’operosità e un’efficienza davvero inattese. E’ sorprendente constatare come ci si possa informare e acquistare servizi tramite gli innumerevoli e invitanti siti Internet, e l’organizzazione sul territorio non è da meno, con una gestione precisa e affidabile. I periodi migliori sono certamente la primavera e l’autunno, mentre in estate il caldo, soprattutto all’interno, tocca punte… africane; va però tenuto presente che, a fronte di un costo della vita mediamente più contenuto rispetto all’Italia, nei periodi festivi (ad esempio la Settimana Santa, le ricorrenze religiose in generale e la Feria de Siviglia) i prezzi si impennano e la ricettività si satura. La sicurezza personale è normalmente più che accettabile, non certo inferiore a qualsiasi località europea, quindi basta applicare il solito buonsenso che fa intuire il comportamento adatto a seconda della zona che si sta frequentando: è ovvio infatti che le periferie delle grandi città non sono la stessa cosa della piazzetta del villaggio sperduto. Per quanto riguarda il pernottamento libero in camper, formalmente vietato, si scopre tuttavia che basta rivolgersi alla polizia locale o agli uffici del turismo per farsi indicare postazioni fruibili e tranquille, con notevole tolleranza al di fuori dei mesi estivi.
Insomma, veniamo al sodo senza troppa retorica: siamo pentiti di non aver scelto l’Andalusia già molto tempo fa. Chiaro, no?

Dedicato a Giorgio Ciancio, che mi ha insegnato a viaggiare.

PleinAir 424 – novembre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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