Aria di casa mia

Alla ricerca del tempo che fu tra i borghi e i casolari intorno a Schio. Lungo i viottoli di campagna, tra i muri sbrecciati e i cortili ormai vuoti, teneri ricordi si mescolano al rimpianto di un mondo che scompare. Vivere in contrada era un'arte. Potrebbe esserlo di nuovo?

Indice dell'itinerario

Sono circa 90 le borgate sparse del comune di Schio e costituiscono l’esempio tipico di piccolo agglomerato urbano a saldatura di due economie: quella agricola di pianura e del pedemonte e quella industriale delle faglie metallifere, tipiche della zona, con fucine, segherie, mulini azionati dai numerosi ruscelli che precipitano a valle.
A guardare verso nord, dal limitare della pianura veneta, l’orizzonte alle spalle dell’abitato di Schio è chiuso dal profilo del Pasubio, Cornetto e Sengio alto, le estreme propaggini delle Prealpi Venete. La valle che porta al passo, che collega questa regione a Rovereto e quindi al Trentino, è la Val Leogra, degradante verso la pianura con rilievi disseminati di paesi e contrade.
Il torrente che l’attraversa, il Leogra, è stato fin dall’Ottocento alla base dello sviluppo economico della valle alimentando mulini, battiferro, centraline, segherie e filande. Sui pendii numerose contrade fungevano da collegamento tra l’economia basata sulla piccola fabbrica o officina e quella agricola delle medie altitudini.
Queste, collegate a valle con strade tortuose, hanno vissuto di un’economia quasi autarchica fino alla prima metà del nostro secolo per poi vivere un periodo di quasi totale abbandono, cui seguì negli anni ’60 e ’70 una nuova rinascita. In alcune, ad esempio Mondonovo, sono tornati a rivivere non solo gli edifici ma anche le decorazioni sui muri esterni delle case: ecco affacciarsi a fianco di una finestra l’immagine di una Madonna o santi con angeli, e su un muro bene esposto, una meridiana dalle linee semplici.
I capitelli sono stati i primi recuperati: la religiosità popolare si rispecchia in questo elemento architettonico. Quello sulla spalletta del ponte a schiena d’asino che, subito dopo l’abitato di Torrebelvicino, porta ad attraversare il fiume all’altezza di una centralina e a raggiungere contrada Manfron, detto Ponte Capre, ha davvero rappresentate delle capre sul lato destro: raro esempio di motivo pittorico profano. Sulla spalletta del ponte che porta invece, dopo l’abitato di Gisbenti, a Contrà Seghetta c’è un’edicola: qui la Madonna guarda a valle, lasciandosi immediatamente alle spalle il piccolo edificio della segheria (ora museo), con la ruota che continua a far funzionare una sega, un battiferro e una mola per arrotare.
Prendete una qualsiasi delle strade che si inerpicano sulle colline alla destra o alla sinistra del torrente: vi permetteranno di scoprire case isolate, piccoli nuclei abitati, una chiesa, una fonte, un affresco, tutti elementi che vi faranno vivere per breve tempo in una dimensione lontana dall’attuale. Tutte piuttosto strette queste strade, ma scarso certamente il traffico che le frequenta.
Sarà proprio il rumore del traffico che scorre sulla statale del Pasubio e che sentirete dagli ultimi tornanti che vi riportano a fondovalle a dirvi che il tempo e il luogo della calma, della lentezza, sono rimasti lassù, tra santi e gatti alle finestre.

Istruzioni per l’uso
A Schio, nel comprensorio degli impianti sportivi La Campagnola, è sorta da poco un’area attrezzata, con parcheggio riservato e zona servizi. Nel nostro caso questa è ottima per passare la notte, ma poi le escursioni proposte prevedono l’uso, in parte, del mezzo.
Da Schio ci si dirige verso Poleo e poi, all’ingresso del paese, si devia a destra per San Martino (bella chiesetta quattrocentesca con notevoli affreschi). Raggiunta la località Belvedere, si lascia il mezzo nel parcheggio vicino all’omonimo ristorante e si continua a piedi seguendo le indicazioni per Festaro, Formalaita, Quartiero.
Tornati all’auto, si scende verso Le Piane (attenzione alle strettoie) fino a trovare la strada che da Schio si dirige, a sinistra, verso località Tretto. Dopo circa 2 kmi, all’esterno di una curva, bivio a destra per Pozzani. Si procede per circa 200 metri e si lascia il mezzo in uno slargo tra gli alberi. Visitata la contrada, si continua per Tretto. Raggiunta questa località, si può tornare a Schio girando a destra per San Rocco (la strada è davvero stretta e piena di curve) o meglio, procedendo verso sinistra, si prosegue fino a località Santa Caterina; da qui la strada, affiancando il torrente Gogna, ridiscende a Schio. Seguendo le indicazioni per il monumento ai martiri di Vallortigara che troviamo prima dell’abitato di Santa Caterina, si raggiunge Enna e ci si ricollega all’itinerario relativo alle contrade della Val Leogra. Dall’abitato di Enna (dove si può passare la notte in magnifica posizione di belvedere sulla valle) una passeggiata di circa due chilometri tra faggi ci porta a Contrà Cortivo, bell’esempio di architettura rurale tradizionale, in parte restaurata.
Ripreso il mezzo e scesi a valle, superato l’abitato di Valli e raggiunto Gisbenti, parcheggiamo di fronte al ristorante Chalet di Staro, superiamo il ponte sul fiume e raggiungiamo il piccolo edificio alla nostra sinistra. In questo manufatto ancora perfettamente funzionante è una ruota ad acqua che alimenta la segheria con meccanismi d’epoca. Prima dell’abitato di Torrebelvicino un bivio a destra ci porta a Mondonovo, la contrada più bella della zona con santi e meridiane sulle facciate. Tutto il percorso è molto interessante: belli i paesaggi, belle le case isolate. Si incontra pure una falegnameria: il proprietario sarà felice di mostrarvi le macchine e le vecchie foto esposte all’interno, e vi racconterà del mulino più in basso (gli impianti sono funzionanti ma in decadimento) e di quando le donne del luogo, disobbedendo a quelle che erano le direttive sui tempi di funzionamento nel periodo di guerra, decisero di farlo andare da sole, opponendosi ai soldati mandati a fermare il lavoro.
Tornando verso Schio, poco prima dell’albergo Fonte Margherita, a destra il Ponte Capre ci porta, fra castagni, a contrada Manfron. Parcheggiate prima del ponte: la strada, tra vecchie case, begli affreschi, fonti, edicole, ci porterà in breve in contrada. Ripreso il mezzo superiamo il ponte sulla Gogna e arriviamo a Schio e, seguendo le indicazioni per Thiene-Asiago (saltando la pedemontana), ritroveremo il nostro mezzo alla Campagnola.

PleinAir 316 – novembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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