Aquapark in natura

Dopo le montagne, ecco i fiumi e i canyon: dell'Ardèche, del Gard e del Verdon. Veri e propri parchi di divertimento acquatici... disegnati dal Sommo Architetto.

Indice dell'itinerario

Sia la struttura fisica che quella amministrativa della Francia sono in gran parte definite dai bacini dei grandi fiumi, e questi sono anche un’ottima guida naturale per chi vuole praticare il pleinair. Nel nostro itinerario ne abbiamo inseriti tre fra i più spettacolari e importanti: l’Ardèche, il Gard e il Verdon.

Felice Ardèche
Non è soltanto un fiume ma anche una regione, e fisicamente sembra uno scrigno delle meraviglie. Famosissime sono le gole nel classico tratto che va da Pont d’Arc a Saint Martin; ma, come vedremo, sono tali e tante le bellezze di questo comprensorio che gli stessi francesi lo frequentano in numero sempre crescente, fino al punto di creare qualche problema di compatibilità ambientale (finora risolto efficacemente e tenendo nei confronti del pleinair un atteggiamento ispirato sempre alla massima liberalità, com’è nella tradizione di questo paese). Esploreremo l’ambiente partendo dal punto in cui l’Ardèche si getta nel Rodano, a Pont Saint Esprit, facilmente raggiungibile da qualsiasi direzione tramite le veloci arterie di fondovalle, con il lungo ponte e le sagome delle chiese che spuntano sul lungofiume.
Ma assai di più ci offre, poco dopo, Saint-Just-Plage che si sviluppa nei pressi di un vecchio ponte sull’Ardèche, ormai crollato e poco distante da quello nuovo che lo ha sostituito. Il sito è molto bello e frequentato: troviamo un campeggio, alcuni punti di ristoro, la prima offerta di mezzi e servizi per discendere il fiume nelle vicine gole e soprattutto una vasta area libera – frequentata dai camper e dai bagnanti – di fronte alle rovine del ponte, insomma un luogo che invita a sostare e a fare la prima conoscenza con questo magnifico ambiente fluviale. Le acque dell’Ardèche sono sempre invitanti, anche se non più così limpide come una volta, e ciò in relazione al crescente e visibile traffico di canoe, che porrà pure qualche problema ma che ha il pregio di invitare irresistibilmente anche i neofiti a tentare l’avventura (vedi approfondimento “Pagaie per tutti”) e ad accostarsi in questo modo meraviglioso a una natura altrimenti inviolabile.
Ancora un passo e siamo allo sbocco delle gole, in una zona veramente stupenda che annovera molti spunti di interesse: innanzitutto il paese di Saint Martin, ben fornito e animato, in uno scenario davvero magnifico, poi il suggestivo e panoramico Aiguèze, che domina una delle pareti rocciose incombenti sulla riva opposta (e offre anche tranquille possibilità di sosta); ma soprattutto il sito di Souze Plage, cioè il punto d’arrivo dei 28 chilometri di discesa delle gole che partono da Pont d’Arc. Qui si trova anche un parcheggio a pagamento con servizi dove, per soli 3,5 euro, ci si può fermare tutto il giorno ed è tollerata anche la sosta notturna. La maggior parte dei camperisti, infatti, giunge il pomeriggio e il giorno dopo si serve del servizio presente sul posto per effettuare la discesa: alle 8.30 del mattino un pulmino risale circa 4 chilometri a valle di Pont d’Arc, in un sito dove si trovano già le canoe e le attrezzature di sicurezza – giubbetti salvagente, caschi protettivi e contenitori stagni – per effettuare la discesa del fiume (in questo caso 24 km) senza alcuna preoccupazione di tempo, arrivando proprio vicino al citato parcheggio. Scegliendo invece di sostare a Pont d’Arc si è legati agli orari dei pulmini che riportano indietro, oltre a dover fare i conti con un maggiore affollamento.
Chi è poco pratico di navigazione in canoa può giungere a Souze Plage in tempo per affittarne una ed esercitarsi senza rischio risalendo la corrente (cosa possibile perché gli ultimi chilometri sono privi di rapide), dormire qui e il giorno successivo presentarsi preparato per la discesa. Questi ultimi chilometri, del resto, sono un meraviglioso e naturale parco acquatico dei divertimenti per pedoni, bagnanti e imbarcazioni di ogni tipo.
Dopo aver esplorato l’ambiente dall’acqua occorre ora scoprirlo via terra e, come vedremo, le soddisfazioni non sono da meno. La strada panoramica che fiancheggia le gole dall’alto lungo la riva sinistra offre infatti numerosi belvedere e soprattutto numerose grotte (come è facile attendersi in un ambiente caratterizzato da imponenti fenomeni di erosione) che in vario modo cercano di far concorrenza alla più bella e famosa, l’Aven d’Orgnac: quest’ultima ha il solo svantaggio di non trovarsi sulla strada ma sulla sponda opposta, a una ventina di chilometri da Pont d’Arc. Chi l’ha già vista o non vuole allontanarsi può perciò scegliere le grotte che incontra sulla strada, in particolare quella di Marzal (affiancata da un giardino preistorico e dalle ricostruzioni di vari tipi di dinosauri) oppure quelle di Saint Marcel, della Madeleine o degli Ugonotti (che si segnala non per le concrezioni ma per essere stata abitata).
Al termine della corniche si trova infine la località più spettacolare, frequentata e famosa: Pont d’Arc, dove il fiume – che scorreva tra deliziose spiaggette – passa ora sotto uno spettacoloso arco di roccia e si infila nelle gole. Malgrado la crescente disponibilità di aree di parcheggio e l’obbligo di mantenere ogni veicolo a motore ad almeno 200 metri di distanza, la pressione turistica resta fortissima e conviene visitare il posto con una sosta diurna, come già accennato, piuttosto che tentare un pernottamento.
A poca distanza c’è poi Vallon Pont d?Arc, uno dei pochi paesi animati fino a tarda sera, ben fornito e molto turistico e piacevole. Nell’ampia area di sosta con acqua e vuotatoio, tranquilla e circondata dal verde ma anche vicina all’abitato, è consentito fermarsi fino a 48 ore; il pernottamento costa 6 euro, mentre l’uso dei servizi per chi è di passaggio è gratuito.
Risalendo il fiume i paesaggi sono sempre molto belli e per diversi chilometri i centri nautici si susseguono senza intervalli. Giunti a Ruoms, 10 chilometri a monte di Vallon, ci aspettano – concentrate in un fazzoletto – alcune bellezze paesaggistiche che non hanno nulla da invidiare alle precedenti e che, essendo meno conosciute, hanno il pregio di essere più facilmente fruibili.

Piccoli paradisi
Risalendo il fiume da Ruoms per altri 3 chilometri lungo la D 579 si incontra a sinistra, poco prima del paese di Pradons, il ponte di Chauzon. Al di là si apre, sulla sinistra, uno scenario quanto mai attraente: l’Ardèche disegna un magnifico meandro che presenta da un lato una spettacolare parete rocciosa e dall’altro una bella spiaggia attrezzata (accessibile a pagamento). A destra del cancello d’ingresso parte anche una stradina dissestata che dopo soli 500 metri, percorribili a fatica anche in camper, termina in un ampio parcheggio. Da qui una vecchia carrareccia, molto ripida e chiusa al traffico, scende in pochi minuti poco a valle dell’area attrezzata, in un tratto di fiume ancora più bello e solitario, per una sosta entusiasmante in un ambiente grandioso.
Tornati a Ruoms si può traversare di nuovo l’Ardèche passando sul ponte che conduce al villaggio di Labeaume che trae il nome dal fiume Beaume, il più bello degli affluenti dell’Ardèche, al quale arriva dopo aver creato anch’esso delle pittoresche gole molto più intatte perché assai poco accessibili. Sotto l’abitato le acque sono di una limpidezza quasi irreale; la parete rocciosa che incombe sulla riva destra sembra disegnata dal progettista di un parco acquatico, mentre sulla sinistra una lunga spiaggia ciottolosa e un grande parcheggio rendono facile e comoda per tutti la fruizione del luogo, che infatti è molto frequentato.
Sempre in direzione di Ruoms si incontra sulla destra prima di arrivare al ponte la D 208, una stradina che porta a Chandolas: percorrendola per poche centinaia di metri si trova, sempre lungo la Beaume, un altro punto forse ancora più bello e sicuramente meno affollato, con un grandissimo parcheggio gratuito. Qui siamo immersi nella natura più dolce e selvaggia al tempo stesso, in un paesaggio che pare uscito da un cartone animato. Tornati lungo la D 579 incontriamo, dopo circa 7 chilometri, il bivio per Balazuc. E’ questo un villaggio assai caratteristico che merita una visita per la posizione panoramica sulle alte pareti che fiancheggiano l’Ardèche, da raggiungere meglio a piedi perché l’attraversamento dell’abitato in camper può risultare piuttosto penoso. Da qui in poi le acque del fiume sono più povere e anche più inquinate, ma vale ancora la pena di effettuare una sosta nel paesino di Vogue, dal nome della famiglia che ne era proprietaria e che vi possiede ancora uno scenografico castello (visitabile). Paesaggisticamente valido anche il fiume, con le sponde rocciose e una bella spiaggia sotto il ponte che conduce al paese.
La risalita dell’Ardèche porta ora a Aubenas, città di scarso interesse, e poi s’addentra nell’area dei vulcani del massiccio centrale. Ma noi invertiamo la rotta nel punto in cui si torna sulla N 102, scendendo lungo la D 104 verso sud e il bacino del Gard (il fiume che dà il nome al dipartimento confinante con quello dell’Ardèche sul lato meridionale). Il trasferimento presenta almeno tre interessanti spunti per altrettante soste.
Prima tappa è la grotta della Cocalière (si dice sia la più lunga di Francia) che offre una gradevole cornice paesaggistica e una simpatica organizzazione turistica, con il tragitto di ritorno effettuato tramite un trenino.
Dopo Saint-Ambroix la D 37 porta a Lussan, erta su un colle cinto da mura che difendono un bel castello (accessibile anche ai camper il posteggio panoramico). A 7 chilometri si trova il parcheggio da cui parte il sentiero che scende nell’abisso delle Concluses, dove si può camminare in un paesaggio insolito tra le “marmitte dei giganti”, spesso ancora piene d’acqua; la passeggiata richiede almeno un’ora, e soprattutto una costante sorveglianza del camper per il rischio di furti (segnalato dappertutto).
Da Lussan si prende infine la D 979 fino a Uzès, cittadina deliziosa e animatissima, con il solo inconveniente di essere letteralmente aggredita dalle auto che stentano a trovar posto nei pur grandissimi e funzionali parcheggi periferici.

Un fiume di storia
Il Pont du Gard è uno di quei posti la cui notorietà aumenta di anno in anno, creando la necessità costante di adeguarne le strutture alla crescente pressione turistica (figurarsi oggi che la sua immagine è finita persino sull’euro…). Pur trattandosi di un luogo assai noto, il cronista scrupoloso deve quindi apportare continui aggiornamenti.
Attualmente i mezzi a motore debbono fermarsi a circa 500 metri dal ponte, dove trovano su entrambe le rive capienti parcheggi a pagamento (5 euro indipendentemente dalla durata della sosta) dove però non è consentito pernottare. Per la sosta notturna il posto migliore è il campeggio municipale di Remoulins, alle spalle del parcheggio sulla riva destra. Preferibile comunque quest’ultima, anche se oggi è quella che maggiormente ha risentito dei danni provocati dalle terribili alluvioni del 2002. La salvaguardia ha giovato sia alla conservazione che alla fruizione, visto che quel mezzo chilometro da percorrere a piedi fino al sito è pur sempre un filtro, e la balneazione non ha più quei connotati invasivi che si registravano quando ci si poteva avvicinare con il veicolo. Le acque si mantengono quindi assai limpide e regna una maggiore tranquillità, mentre una rete ben realizzata di camminamenti permette di esplorare a piedi ogni angolo di questo parco storico-naturale, le cui caratteristiche sono illustrate da mostre e cartelloni.
Tuttavia il sito naturalisticamente più pregiato si trova, a nostro avviso, poco più a monte e precisamente a Collias. Qui un comodo parcheggio a pagamento sul fiume consente di sostare davanti a uno scenario davvero superbo, che si trova all’uscita di una gola navigabile per circa 5 chilometri e priva di rapide. Superando a mano un paio di sbarramenti si può risalire in canoa (noleggi disponibili in abbondanza sul posto), ma anche a piedi grazie a un comodo tracciato che segue un percorso naturale e offre innumerevoli punti meritevoli di sosta: c’è persino una sorgente che si getta direttamente nel fiume. Ma soprattutto è l’insieme che, come in alcune delle aree già descritte, sembra disegnato appositamente per creare un parco dei divertimenti come nessun artificio riuscirebbe mai a realizzare. Chi se la sente può affittare un bikayak, risalire la gola finché possibile e poi discendere fino al Pont du Gard, dove troverà il servizio di recupero: sono 18 chilometri in tutto, tanto gratificanti quanto facilissimi. Unico neo della situazione, anche qui c’è il pericolo di furti (di cui siamo stati vittime, fortunatamente con lievi danni) malgrado occorra posizionare il camper nel parcheggio in modo che sia bene in vista da parte dei custodi. Il Gard offrirebbe ancora altro, ma nell’economia del nostro itinerario ci dobbiamo ora spostare verso un altro bacino di sommo interesse, quello del Verdon, attraversando una regione illustre come la Provenza (per la quale rimandiamo al servizio apparso sul numero 380 di PleinAir).

Il grande canyon
Dopo quello del Colorado, che è il primo al mondo, viene il canyon scavato dal Verdon, fruibile solo grazie a una serie di strutture assai ardite. Il fiume offre anche quattro laghi di sbarramento e un’altra gola meno nota ma assai godibile.
E’ nella cittadina termale di Geoux che incontriamo il Verdon e le segnalazioni che conducono al vicino lago di Esparron, forse il più bel bacino artificiale che abbiamo conosciuto: per la forma sinuosa, in pratica un allargamento del fiume, per le accoglienti sponde di rocce a gradoni e le acque limpidissime, per la possibilità di risalire senza problemi la gola che si trova a monte e, non da ultimo, per le comode possibilità di parcheggio (1,5 euro all’ora in estate, gratis nei giorni feriali dopo il 1° settembre) e affitto di ogni tipo di mezzo. Risalire la gola in canoa o in pedalò (tra gli 8 e i 10 euro per 60 minuti di noleggio) comporta almeno un paio d’ore, e ancor più un’esplorazione completa del lago; potrebbe allora essere conveniente l’affitto di una confortevole ma costosa imbarcazione elettrica (20 euro all’ora; i motori a combustione sono tassativamente proibiti).
Sul lago di Sainte Croix, dalle sponde limacciose anche se ben attrezzate, la pressione turistica – soprattutto quella dei camper – ha indotto a proteggere la fascia costiera vietando la sosta sulla riva, talora con l’adozione di sbarre. Ma i parcheggi, anche in aree pregiate, non mancano davvero. Segnaliamo quelli vicini ai graziosi villaggi di Sainte Croix, Bauduen e Les Salles, e un campeggio comunale proprio allo sbocco delle gole; nei pressi si noleggiano le imbarcazioni per la risalita dell’ultimo tratto di canyon, possibile per diverse centinaia di metri fino alle prime rapide. Arrivati fin qui, non si può mancare di visitare il vicino borgo di Moustier Sainte Marie, certamente il più prezioso e animato della zona, dove si può effettuare anche la piacevole passeggiata fino alla panoramica e solitaria chiesetta di Notre Dame du Beauvoir, di pregevole architettura (così come la chiesa madre del paese).

Discesa nell’abisso
Una strada panoramica avvolge il canyon ed è dotata di molti terrazzi belvedere e di varie aree utili per la sosta. E’ preferibile percorrere prima il tratto che costeggia l’orlo meridionale, la Corniche Sublime. Giunti ai balconi della Mescla, i più celebrati, la strada abbandona il ciglio della gola e il passaggio sulla riva opposta è alquanto laborioso. La cosa migliore è quella di imboccare la D 30 per Trigance, un altro quieto villaggio che ha il merito di aver attrezzato un’area di sosta (al costo di 5 euro) con vuotatoio e acqua, sempre poco reperibile quando ci si allontana dalle montagne. Da qui ci si porta rapidamente sul lato settentrionale delle gole. Per completare la visione dall’alto conviene recarsi innanzitutto al Point Sublime, una grande piattaforma naturale panoramica con parcheggio e ristoro, seguita da altri belvedere. Si arriva così in breve a La Palud dove inizia la Route des Cretes, uno straordinario percorso che offre le viste più significative e spettacolari (noi abbiamo potuto osservare per un buon quarto d’ora le evoluzioni di ben cinque avvoltoi).
Tornati a La Palud non conviene riprendere la panoramica fino a Moustier, ma riportarsi al Point Sublime e da qui scendere al magnifico e frequentato belvedere del Corridoio Samson: è un tranquillo parcheggio posto all’imbocco di uno dei punti più spettacolari delle gole, una lunga strettoia che ne chiude l’ingresso tra due immani pareti rocciose; il sito è ideale per la sosta notturna e punto di partenza, il giorno successivo, per la lunga ma non difficile escursione che permette di penetrare nel cuore del canyon lungo il famoso sentiero Martel, una sorta di discesa negli inferi dopo che si è osservato l’abisso dall’alto. Il corridoio si supera solo grazie a due lunghe gallerie (indispensabile quindi munirsi di una torcia elettrica), mentre il sentiero prosegue in saliscendi e dopo poco più di un’ora e mezzo si avvicina al fiume e consente di raggiungere una bella spiaggetta panoramica. Ora il percorso si fa più aspro ma anche più spettacolare, e dopo una quarantina di minuti giunge davanti a una parete rocciosa che pare invalicabile: qui però una vertiginosa scala in ferro incassata in una fenditura, sconsigliabile a chi soffre di vertigini, si arrampica in pendenza crescente per circa 70 metri (gli ultimi gradini sono quasi in verticale) e arriva in cima alla parete. Da questa si ridiscende fino a un bivio: andando a sinistra si giunge di nuovo sul fiume nel punto più bello del canyon, vale a dire sotto i balconi della Mescla (venti minuti dopo aver superato la scala). Tornando al bivio si può ancora proseguire per circa un’ora arrivando a un’altra passerella e quindi a un diverso punto sul fondo del canyon, da dove si staccano due sentieri in salita che portano a due belvedere sulle rive opposte. Ciò che ci sentiamo di consigliare è l’escursione fino alla Mescla, che richiede in tutto 6 o 7 ore fra andata e ritorno a seconda della durata delle soste. Rimandiamo alla nota a parte (vedi approfondimento “Verdon per tutti i gusti”) l’elenco delle molte cose che si possono fare in questo comprensorio unico in Europa, che merita un soggiorno prolungato e una visita approfondita. Punti di riferimento sono il campeggio comunale di Rougon posto circa 2 chilometri a monte del Corridoio Samson, la strada che lo collega a Castellane, Castellane stessa e il lago di Castillon. Quest’ultimo, con la bella riva attrezzata che si incontra appena arrivati (ampio parcheggio gratuito, ristoro, noleggio canoe e pedalò, acque limpidissime, panorama sereno e suggestivo) rappresenta il sito ideale per concludere in relax un soggiorno ricco di attività entusiasmanti ma spesso anche faticose. Il ritorno in Italia permette di scoprire ancora tante bellezze, tali da costruire un’altra vacanza. Ma, appunto, sarà per la prossima volta.

PleinAir 381 – aprile 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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